Webgiornale 1-15 novembre 2024

 

Inhaltsverzeichnis

1.     USA al voto il 5 novembre. La politica estera di Trump e Harris a confronto. 1

2.     Elezioni americane, l’approfondimento multimediale nel «Messaggero di sant’Antonio». 1

3.     Europa, non Europa. Due differenti (forse opposte) visioni 1

4.     I socialisti avvertono Ursula: addio fiducia se appoggia il piano Italia-Albania. 1

5.     Italia: Dossier Immigrazione. 1

6.     Flop Albania. Sui migranti un richiamo all'Europa e ai suoi valori 1

7.     Consiglio dei ministri. Centri per migranti in Albania: varato un decreto legge. 1

8.     Rapporto Immigrazione 2024: il Paese reale è più avanti del dibattito politico sui migranti 1

9.     L’Intercomites Germania riunito il 27-28 settembre a Colonia. 1

10.  Le Acli sulla situazione scolastica in Baviera. Riflessioni e proposte. 1

11.  Fiera del Libro di Francoforte: il bilancio degli editori 1

12.  Fiera del Libro di Francoforte 2024. Impressioni 1

13.  Alla Buchmesse il Padiglione Italia targato Stefano Boeri 1

14.  Crisi Volkswagen, l'azienda vuole chiudere tre stabilimenti. Sindacati in rivolta. 1

15.  Longevità in calo in Germania. 1

16.  Le migliori guide sull’Italia. Consegnato a Francoforte il Premio Enit 1

17.  IIC di Amburgo. Salone Internazionale del Graphic Novel con Federico Cacciapaglia, Javi Rey e Alfred. 1

18.  Conferenza Usef. Un ponte di legalità tra Baviera e Sicilia. 1

19.  Berlino. Appuntamenti Comites. Ultime “Visioni Sarde”. 1

20.  Lotta alla mafia, Fabio Porta (Pd) alla conferenza a Monaco di Baviera organizzata dall’Usef. 1

21.  Bochum. Deceduto Aduo Vio. L’addio dei Bellunesi nel Mondo. 1

22.  Monaco di Baviera. Giuseppe Locoselli vince “The Best Italian Chef Germany 2024”. 1

23.  Le recenti puntate di Cosmo italiano, ex-Radio Colonia. 1

24.  Brevi di politica e di cronaca tedesca. 1

25.  “Oltre le barriere”: a Dortmund il 9 novembre l’incontro di ReteDonne. 1

26.  Esslingen. Suv travolge e uccide una donna italiana e i suoi figli di 6 e 3 anni 1

27.  Alla Fiera di Francoforte sei fotografie di Luigi Spina da Interno Pompeiano. 1

28.  Francoforte. La lettera del Consolato agli amanti della cultura italiana. 1

29.  Le nostre fragilità in un Occidente debole e impotente. 1

30.  "Razzismo in polizia e politica", il Consiglio d'Europa accusa l'Italia: ira del governo. 1

31.  Consiglio d'Europa, quali sono le sue funzioni e perché non fa parte dell'Ue. 1

32.  Allucinante. 1

33.  “Paesi sicuri”, ma a rischio: il Dossier Statistico Immigrazione 2024. 1

34.  L’editoria italiana va all’estero: la ricerca Aie alla Buchemesse. 1

35.  Letta all’Europarlamento: “O integriamo i mercati europei o diventiamo una colonia di Usa o Cina”. 1

36.  Ci vuole chiarezza. 1

37.  Giornata mondiale dell’alimentazione: a rischio 2 milioni di bambini 1

38.  Ventimiglia, gli sgomberi non fermano l’emergenza migratoria. 1

39.  La manovra 2025 del Governo: si accanisce contro gli italiani all’estero?. 1

40.  Il partito che non c’è. 1

41.  "Gestazione per altri": in Italia diventa reato universale. 1

42.  Centri di trattenimento in Albania. 1

43.  Sette verità universali della vita. 1

44.  Politica domani 1

45.  Rapporto Immigrazione 2024. Popoli in cammino. 1

46.  Dl fiscale, ok del Cdm: cosa c'è nel decreto. 1

47.  Cina-Africa: la diplomazia della “trappola del debito”. 1

48.  Il tramonto. 1

49.  Presentato il Rapporto “I giovani e la scelta di trasferirsi all’estero”. 1

50.  CGIE, Commissione Europa: un’agenda ambiziosa per i diritti politici degli italiani all’estero. 1

51.  Riunita a Bruxelles la Commissione Continentale Europa. 1

52.  Immigrazione, emigrazione: convegno FILEF a Matera. 1

53.  Assemblea UNAIE: Oscar De Bona confermato presidente. Nuovi obiettivi 1

54.  Presentato alla Farnesina il Rapporto Estero OICE 2024. 1

55.  Il Seminario sulla Cittadinanza Italiana tenuto alla Camera. 1

56.  Turismo delle Radici, a Roma l’evento “Il Soft Power delle origini”. 1

57.  L’Italia nel mondo: torna il World Pasta Day. 1

58.  La fuga dei cervelli costa 134 miliardi di euro all’Italia (e non si arresta) 1

59.  Legge di Bilancio, CGIE: su pensioni garantire pari dignità di trattamento ai connazionali all’estero. 1

60.  Inps: oltre 310.000 pensioni pagate all’estero nel 2023. 1

 

 

1.     Melonis Albanien-Pläne kommen vor europäische Justiz. 1

2.     US-Wahlen. Ethnische Zugehörigkeit beeinflusst Wahlentscheidung. 1

3.     Georgien: Renovabis fordert stärkere EU-Präsenz. 1

4.     US-Wahlkampf. Entscheiden Trump-Wähler in Deutschland die US-Wahlen?. 1

5.     Wie man gegen Trump verliert. 1

6.     Fachkräfteeinwanderungsgesetz. Fortschritte bei Erwerbsmigration – aber hohe Hürden und Diskriminierung bleiben. 1

7.     Vereinte Nationen. Mehr als 150.000 Menschen in Gaza tot, verwundet oder vermisst 1

8.     Cem Özdemir. „Anatolischer Schwabe“ will Ministerpräsident werden. 1

9.     Strenger als nötig. Menschenrechtsinstitut kritisiert deutsche Pläne für EU-Asylreform.. 1

10.  Koalition der Mittelmächte. 1

11.  Humanitäre Lage in Nahost „apokalyptisch“ dramatisch. 1

12.  EU-Parlament streitet über Abschiebezentren außerhalb der EU.. 1

13.  Weltsicht. Die Welt hat ein Gewaltproblem.. 1

14.  Italien. Meloni will Albanien-Urteil mit Erlass umgehen. 1

15.  Europäisches Parlament fordert zügige Reform der europäischen. 1

16.  Autoren für Italienreportagen ausgezeichnet. 30. Premio ENIT Medienpreis verliehen. 1

17.  „Selma“. Museum für Einwanderungsgeschichte soll 2029 in Köln öffnen. 1

18.  Gartenarbeit im Winter – von Bodenpflege bis Schnitt. 1

19.  Die Welt war schon viel bunter: Diversity im Fernsehen geht zurück. 1

20.  Zahl der Geburten in Deutschland nimmt drastisch ab. 1

21.  Vatikan fordert bei UNO verstärkten Schutz vor atomarer Strahlung. 1

22.  Im Widerspruch gefangen. 1

23.  Wenig Konkretes beim EU-Migrationsgipfel und viele Alleingänge. 1

24.  Auf dem Weg zur Bombe?. 1

25.  Gericht: Geflüchtete in Lagern in Albanien müssen wieder zurück nach Italien. 1

26.  ifo Institut fordert Strategie für Anpassung an Klimawandel 1

27.  Ethikrat offiziell berufen - Erste Sitzung am 14. November 1

28.  Zwei von drei Deutschen für Harris als US-Präsidentin – nur AfD-Wähler hoffen auf Trump. 1

29.  Studie: US-Demokraten präferieren weibliche Kandidatinnen; Republikaner ohne Geschlechtspräferenz. 1

30.  Europa-Union verabschiedet „Stuttgarter Signal“ zur Unvereinbarkeit mit dem BSW.. 1

31.  Buchmesse: weiter geschrumpft 1

32.  Menschenhandel in Deutschland. Großes Dunkelfeld „schwerster Menschenrechtsverletzungen“. 1

33.  Ein Viertel der ukrainischen Geflüchteten will sich dauerhaft im Ausland niederlassen. 1

34.  Interviews „Nicht jeder Wandel ist gut“. 1

35.  Erste Geflüchtete in italienischen Lagern in Albanien angekommen. 1

36.  Krach in der SPD. „Migrationspaket“ ist „massive Verschiebung nach rechts“. 1

37.  Papst fordert globale Inklusion: „Jeder Mensch ist ein Geschenk“. 1

38.  Hunger im Nahost. EU schmiedet Notfallplan gegen weitere Geflüchtete. 1

39.  EU zu langsam bei der Anpassung an den Klimawandel 1

40.  Millionen Menschen mit Schmerzen unzureichend behandelt 1

41.  Zuppi in Moskau: Hochrangige Gespräche über humanitäre Fragen. 1

42.  Fachkräftemangel. Deutschland will Arbeitskräfte aus Indien werben. 1

43.  Im Trentino Garda befindet sich das nördlichste Olivenanbaugebiet der Welt 1

 

 

 

USA al voto il 5 novembre. La politica estera di Trump e Harris a confronto

 

Donald Trump e Kamala Harris, i due sfidanti per la Casa Bianca, hanno entrambi esperienza di politica estera, uno per averla diretta durante il suo mandato presidenziale e l’altra avendo contribuito a definirla come vice-presidente di Joe Biden. Le politiche che hanno diretto o promosso, nonché le esternazioni fatte durante la campagna elettorale, permettono di ricostruire in maniera abbastanza accurata la loro posizione sull’indirizzo generale dell’azione internazionale degli Stati Uniti e sui principali dossier in agenda. Naturalmente, una volta in carica Trump o Harris potrebbero fare valutazioni diverse vista l’incerta direzione delle crisi in corso. Ma è comunque possibile fare una valutazione plausibile degli obiettivi dell’uno o dell’altra candidata – e delle sfide per realizzarli – nei tre maggiori teatri di interesse americano: Europa, Medio Oriente e Asia orientale.

Il teatro europeo

La politica di Trump verso l’Ucraina si configurerebbe in una doppia pressione: da un lato, Trump minaccerebbe di interrompere il sostegno militare per spingere l’Ucraina al compromesso, dall’altro di aumentare l’assistenza militare all’Ucraina stessa per fare pressione su Mosca. L’ipotetico accordo conseguente prevedrebbe la fine delle ostilità in cambio della neutralità dell’Ucraina, che però continuerebbe a beneficiare delle forniture di armi americane. Alla Russia verrebbe lasciato il controllo di fatto (ma non di diritto) delle province ucraine che occupa, ma le sanzioni resterebbero in vigore. Gli europei, in questo scenario, sarebbero consultati poco o nulla. Questa politica incontrerebbe però ostacoli a ogni passo: resistenze interne ai Repubblicani e nell’establishment militare, timori degli alleati europei e l’opposizione di Kyiv. A tutto ciò si aggiunge la probabile indisponibilità della Russia a negoziare nei termini proposti da Trump.

La strategia di Harris è orientata alla continuazione del supporto militare all’Ucraina e ad avviare un negoziato con Mosca solo con pieno coinvolgimento di Kyiv e partecipazione delle capitali europee. Perché questo approccio funzioni, Harris dovrebbe in primo luogo contare su una maggioranza in Congresso disposta a erogare aiuti all’Ucraina, il che è tutt’altro che sicuro. Inoltre, permangono incertezze sulla posizione di Harris su fondamentali dimensioni della gestione del conflitto, dall’autorizzazione a Kyiv all’uso di armi occidentali per colpire obiettivi militari in Russia (possibile) alla garanzia dell’ingresso nella NATO (improbabile). Queste incertezze operative e strategiche rischiano di indebolire la resistenza ucraina e dividere gli europei, minando alla base il tentativo di dare un assetto più stabile alla sicurezza europea.

Il teatro mediorientale

Le divergenze fra i due candidati sono meno pronunciate in Medio Oriente. In continuità col suo primo mandato, Trump darebbe a Israele carta bianca per continuare le sue operazioni a Gaza e in Libano. Nel contempo, tornerebbe a una politica di massima pressione sull’Iran (a dispetto delle sue occasionali esternazioni in favore di una qualche intesa con Teheran) e spingerebbe perché l’Arabia Saudita si unisca alla normalizzazione diplomatica arabo-israeliana nota come Accordi di Abramo.

Dal canto suo, Harris seguirebbe la linea di Biden di sostenere la riduzione militare del network di alleati non-statali dell’Iran: Hamas, Hezbollah e gli Houthi. Anche Harris si impegnerebbe per il rilancio della normalizzazione israelo-saudita, e potrebbe essere pronta ad aumentare le già considerevoli concessioni USA in termini di assistenza nucleare e garanzie di difesa. A differenza di Trump, Harris darebbe maggiore enfasi alla necessità di alleggerire la pressione sui palestinesi e offrire loro una prospettiva di statualità. Né è da escludere che possa appoggiare indirettamente la distensione fra Iran e paesi arabi del Golfo.

Sia l’approccio di Trump sia quello di Harris si scontrano però con ostacoli significativi. L’appoggio a Israele o, nel caso di Harris, la riluttanza a metterlo sotto pressione, continuerà a costringere gli Stati Uniti ad adeguarsi alle politiche di un alleato che tende ad agire unilateralmente e con poco riguardo per le sensibilità di Washington. Questo aumenterebbe il rischio di un coinvolgimento militare diretto americano in un’eventuale escalation con l’Iran, che né Trump né Harris vogliono. Inoltre, la leadership saudita sembra indisponibile a normalizzare i rapporti con Israele in assenza di una prospettiva di risoluzione della questione palestinese, che oggi è però più lontana che mai. La politica mediorientale degli Stati Uniti rischia così di diventare un costante esercizio di ‘limitazione del danno’ a prescindere da chi vinca.

Il teatro asiatico

Il teatro di maggiore convergenza fra Trump e Harris è quello asiatico, visto che entrambi favoriscono una linea dura verso la Cina, ma ciò non vuol dire che non ci siano significative differenze. Trump punterebbe a indebolire la Cina attraverso il ‘disaccoppiamento’ commerciale (decoupling) da attuarsi per mezzo di alte tariffe, restrizioni all’export e pressione sui paesi terzi, europei inclusi, perché riducano i loro affari con Pechino in settori tecnologici sensibili. Questa strategia presenta diverse criticità. Le tariffe causerebbero danni economici agli Stati Uniti e indirettamente anche agli alleati, riducendo la loro propensione a coordinarsi con Washington. Inoltre, non è chiaro fino a che punto Trump sia disposto a impegnarsi nella difesa dei partner asiatici degli Stati Uniti, e in particolare se sia pronto a opporsi militarmente a un tentativo cinese di forzare Taiwan all’unificazione con la terraferma.

Harris continuerebbe il contenimento modulare e multilaterale avviato da Biden, che prevede controlli mirati all’esportazione di tecnologie avanzate e il rafforzamento di partnership come AUKUS (l’accordo di cooperazione militare con Australia e Regno Unito), le trilaterali USA-Giappone-Corea del Sud e USA-Giappone-Filippine, e il Quad, il forum sulla governance indo-pacifica con Giappone, Australia e India. Harris potrebbe aumentare il sostegno a Taiwan ma allo stesso tempo proseguire il dialogo di alto livello con Pechino per contenere i rischi di conflitto. Su questo approccio pesa però la riluttanza a individuare margini di compromesso con la Cina, e resta inoltre incerta la volontà di investire le risorse necessarie per una deterrenza militare credibile nella regione.

Conclusione

Il motore ideale della politica estera di Trump è un combinato di aggressivo unilateralismo e nazionalismo nativista. L’obiettivo è assicurare il primato dell’America creando sistemi di clientele e trattando coi rivali da posizione di forza. Sulla carta, questo pragmatismo spregiudicato dà a Trump maggiore libertà d’azione, perché indifferente alle limitazioni che emanano da norme, pratiche condivise e alleanze. Dall’altra però conferisce un carattere erratico all’azione internazionale degli Stati Uniti che rende più difficile consolidare i guadagni acquisiti.

Harris punta a rafforzare la leadership degli Stati Uniti attraverso il mantenimento del sistema di alleanze in Asia, Europa e Medio Oriente, senza però impegnarsi in conflitti senza una via d’uscita chiara. Il problema è che mantenere la solidità delle alleanze può risultare incompatibile con una gestione ‘da remoto’ delle crisi in Europa, Medio Oriente e potenzialmente nell’Asia-Pacifico. Alla fine, Harris potrebbe esser messa di fronte alla scelta se impegnare gli Stati Uniti più attivamente nei vari teatri o ridimensionare la portata delle alleanze. Riccardo Alcaro, AffInt, 28

 

 

 

 

Elezioni americane, l’approfondimento multimediale nel «Messaggero di sant’Antonio»

 

Manca una settimana esatta dalle elezioni presidenziali americane, che il 5 novembre indicheranno il 47esimo presidente degli Stati Uniti. La sfida a due è tra la candidata dei democratici Kamala Harris e il candidato dei repubblicani Donald Trump. Il «Messaggero di sant’Antonio» edizione italiana per l’estero, che conta numerosi lettori negli States, in queste settimane ha accompagnato il dibattito attraverso una serie di approfondimenti curati dal caporedattore Alessandro Bettero.

 

«Mai prima d’ora, nella storia recente, gli Stati Uniti sono arrivati così divisi e rissosi alle elezioni presidenziali – scrive Bettero in “Un voto che cambia la storia” – La campagna elettorale è stata improntata a uno stile bellicoso, imperniata sull’esasperazione del conflitto, e su un antagonismo ideologico, tra Repubblicani e Democratici, declinato più a suon di slogan che non su una seria e pacata disamina dei mali dell’Unione. Un bell’affare anche per gli spin doctors che hanno supportato la comunicazione pubblica dei due candidati alla Casa Bianca. La contrapposizione fra Donald Trump e Kamala Harris appare, dunque, come il paradigma di due visioni opposte della società americana e del suo futuro, oltre che l’esito di due ruoli diversi e antitetici che Washington intende ritagliarsi in un mondo che, con la progressiva evaporazione della sbornia globalista e con le rivendicazioni geopolitiche multipolari di vecchie e nuove superpotenze, sta franando sotto il peso dei revanscismi nazionalistici. Eppure i temi all’ordine del giorno non mancano: l’inflazione e la riduzione del potere d’acquisto, in particolare da parte del ceto medio statunitense, l’immigrazione, la criminalità, la sanità, il welfare, il dilagare del fentanyl (un oppioide sintetico con proprietà analgesiche e anestetiche, ma usato come una droga), le crisi in Ucraina e in Palestina, la spada di Damocle di Pechino su Taiwan e la minaccia cinese nell’Indo-Pacifico, la mina vagante nordcoreana».

Il servizio raccoglie anche i commenti autorevoli di Mauro della Porta Raffo, editorialista, scrittore, presidente onorario della Fondazione Italia USA; Bill Emmott, per molti anni direttore del settimanale «The Economist», giornalista, scrittore, consulente di istituzioni internazionali, e autore del saggio Deterrence, Diplomacy and the Risk of Conflict Over Taiwan (Routledge); Mario Del Pero, professore di Storia internazionale e di Storia degli Stati Uniti a SciencesPo a Parigi, autore del saggio Libertà e impero per i tipi di Laterza; Alessandro Carrera, direttore del Dipartimento di Lingue classiche e moderne all’Università di Houston, in Texas, che ha scritto il saggio I vecchi, i giovani e gli strani. Biden, Harris, Trump e il destino del mondo (Luca Sossella editore).

 

Come sono cambiati gli Stati Uniti in questi anni, e con quali aspettative gli elettori si presentano al voto per le presidenziali di novembre? A queste domande risponde il professore Alessandro Carrera (Università di Houston) nell’ampia intervista di Bettero intitolata “L’America al bivio”, che affronta i temi dell’attualità politica americana, letti anche in una prospettiva storica, economica e sociale. Così Carrera: «L’America è sempre stata divisa, arrabbiata, rissosa e molte altre cose. La polarizzazione politica assoluta di cui siamo testimoni è, però, un fenomeno recente, e data all’incirca dalla campagna elettorale che vide vincitore George W. Bush contro Al Gore nel 2000, per un pugno di voti e con decisione finale della Corte Suprema. In passato ci sono stati molti temi su cui l’elettorato era diviso: la fine della segregazione, i diritti delle minoranze, la visione repubblicana dell’americano fai-da-te che non ha bisogno dello Stato, e la visione democratica di uno Stato non proprio assistenziale, ma comunque più aperto a programmi di “giustizia sociale” (termine che i Repubblicani aborriscono). Tutto questo è cambiato negli anni Novanta. Da un lato, la presidenza Clinton, come il premierato di Tony Blair in Inghilterra, ha unito, anche forzosamente, la sinistra sociale con il neoliberismo riducendo, a poco a poco, tutti gli spazi della sinistra tradizionale e lasciando quindi la classe operaia e medio-bassa senza una vera rappresentanza. Dall’altro lato, ai conservatori è mancato il terreno sotto i piedi, ora che il loro modello economico era stato assimilato dall’agenda democratica, e hanno reagito con un netto spostamento a destra, simboleggiato all’inizio da Newt Gingrich, presidente repubblicano della Camera dei Deputati e arcinemico di Clinton. Da allora, questa frattura si è solo allargata e ha portato al populismo di Donald Trump. Il presidente che più di ogni altro ha cercato di riportare i Democratici a un’agenda veramente sociale è stato proprio Biden, il presidente più di “sinistra” che gli Stati Uniti abbiano avuto dai tempi di Franklin D. Roosevelt, anche più di Obama. Ben pochi sembrano essersene accorti, perfino tra coloro che ne hanno beneficiato».

 

In un clima di incertezza sull’esito delle elezioni, e di tensioni tra i supporter dei Repubblicani e dei Democratici, gli Stati Uniti si dimostrano sempre più come un Paese diviso in un contesto storico nel quale l’Occidente, di fronte agli autoritarismi consolidati di Russia e Cina, e a quelli emergenti, si ritrova a vivere in un’inedita condizione di fragilità. Libertà, solidarietà e tolleranza, oltre al futuro stesso dell’Occidente, sono i temi affrontati dall’intervista audio a Bill Emmott, già direttore del settimanale «The Economist» intitolata “Stati Uniti. Democrazia alla resa dei conti?”. MSA 29

 

 

 

 

Europa, non Europa. Due differenti (forse opposte) visioni

 

La recente visita di Viktor Orban a Strasburgo, e il braccio di ferro ingaggiato con Ursula von der Leyen e una parte dell’Europarlamento, ha sollevato diversi interrogativi sul presente e il futuro dell’Ue. Il premier ungherese ha contribuito a far emergere divisioni fra gli stessi “europeisti” -di Gianni Borsa

Una Europa o più “Europe”? Una comune visione di futuro o progetti differenti, forse persino opposti? Quali i valori comuni? Quali percorsi e scelte politiche derivanti da quegli stessi valori? Si infittiscono le domande sul cammino dell’Unione europea. Il vento nazionalista che spira da anni sul vecchio continente, e le instabilità geopolitiche che scuotono il mondo disseminano di ostacoli il cammino dei Ventisette. Una riprova se ne è avuta – e c’era da aspettarselo – la scorsa settimana, con la visita ufficiale al Parlamento europeo del premier ungherese Viktor Orban, presente a Strasburgo in qualità di presidente di turno del Consiglio Ue.

Orban ha esposto dapprima ai giornalisti e poi in emiciclo la sua idea di Europa, con analisi ad ampio spettro fra economia, competitività e mercato unico, sicurezza e migrazioni, ambiente e agricoltura, inverno demografico e natalità. Il tutto con un eloquio sciolto, a tratti appassionato, talvolta spigoloso ma senza mai perdere aplomb.

L’accoglienza riservatagli dagli eurodeputati si è polarizzata: da una parte (popolari, socialdemocratici, conservatori, liberali, verdi, sinistra) duri attacchi al premier su diritti umani, stato di diritto, vicinanza alla Russia e debole sostegno all’Ucraina, europeismo “tradito”; dall’altra elogi e sostegno esplicito dalle destre estreme raccolte nei due gruppi Patrioti per l’Europa (del quale fa parte il partito di Orban, Fidesz) e Europa delle nazioni sovrane.

Orban ha incassato accuse pesanti senza rinunciare ad altrettante ferme repliche, come è avvenuto nei confronti dell’eurodeputata italiana Ilaria Salis.

Ma lo scontro più duro si è avuto con la compassata, decisa, Ursula von der Leyen: Russia, corruzione, libertà e stato di diritto, migrazioni i temi su cui la presidente della Commissione europea ha incalzato Orban.

“Il mondo ha assistito alle atrocità della guerra russa. E tuttavia, c’è ancora qualcuno (senza citarlo, ndr) che attribuisce la colpa di questa guerra non all’invasore, ma all’invaso. Non alla brama di potere di Putin, ma alla sete di libertà dell’Ucraina”. Poi l’affondo: “Vorrei chiedere loro: darebbero mai la colpa agli ungheresi per l’invasione sovietica del 1956? […] Noi europei potremmo avere storie e lingue diverse, ma non esiste una lingua europea in cui la pace sia sinonimo di resa”.

Von der Leyen ha quindi sollevato il tema delle migrazioni: “Lei – rivolgendosi a Orban – dice che l’Ungheria sta proteggendo i suoi confini e che i criminali vengono rinchiusi in Ungheria. Mi chiedo solo come questa affermazione si adatti al fatto che l’anno scorso le sue autorità hanno rilasciato dalla prigione trafficanti e contrabbandieri condannati prima che scontassero la pena”. E “a proposito di chi far entrare: come è possibile che il governo ungherese inviti cittadini russi nella nostra Unione senza ulteriori controlli di sicurezza? Questo rende il nuovo sistema di visti ungherese un rischio per la sicurezza, non solo per l’Ungheria ma per tutti gli Stati membri”. Ancora: “Come è possibile che il governo ungherese permetta alla polizia cinese di operare nel suo territorio? Questo non è difendere la sovranità dell’Europa, è una porta sul retro per l’interferenza straniera”. Lo scontro si è protratto a lungo in aula.

Viktor Orban nella due giorni strasburghese ha sostenuto che l’Unione europea è una “bolla”, segnata dalla burocrazia, costosa, inefficace, incapace di contrastare i grandi cambiamenti in corso nel mondo a partire dalla sicurezza, dalle migrazioni (ha proposto hub esterni all’Ue) e dalla competizione economica con Cina, Stati Uniti e altre potenze emergenti. Dal canto loro Von der Leyen e numerosissimi deputati hanno sostenuto che l’ottica con la quale il premier ungherese guarda all’integrazione europea sia contraria allo spirito stesso dell’Ue, irrispettosa dei Trattati, “sovranista” anziché comunitaria, debole verso Putin.

Le obiezioni sollevate contro Orban nascondono peraltro divisioni tra i suoi detrattori, così pure ritardi nelle politiche comunitarie, riforme Ue accantonate, passi indietro della stessa Commissione (basterebbe citare il Green Deal annacquato), divisioni fra gli Stati membri (sulla risposta all’aggressione russa, sul fronte mediorientale, sulla politica estera, sulle stesse migrazioni, sul bilancio Ue…). Orban ha avuto buon gioco a inserirsi in queste fratture; l’Ue nel suo insieme dovrebbe farsene carico. Sir 19

 

 

 

I socialisti avvertono Ursula: addio fiducia se appoggia il piano Italia-Albania

 

La capogruppo di S&D, Iratxe Garcia Perez: “Siamo contro la strategia del Ppe e di Meloni e siamo molto preoccupati dal fatto che von der Leyen voglia adottarla”

Ci risiamo: il supposto spostamento a destra di Ursula von der Leyen fa traballare l’appoggio dei socialisti, che è stato cruciale per la riconferma di Vdl alla presidenza della Commissione. Se prima delle elezioni di giugno il timore nasceva dalla sua apertura ad alcuni esponenti dell’Ecr, Giorgia Meloni in primis, ora i socialisti sono preoccupati dall’apertura sul patto Italia-Albania e minacciano di far venire meno il loro sostegno all’esecutivo von der Leyen.

Von der Leyen ha esposto la sua linea al Consiglio Europeo sulla migrazione: nelle politiche migratorie Ue “dovremmo continuare a esplorare possibili modi per procedere per quanto riguarda l’idea di sviluppare hub di rimpatrio al di fuori dell’Unione, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sul rimpatrio. Con l’avvio delle operazioni del protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni da questa esperienza nella pratica”.

Una posizione che consacra l’accordo stretto dalla presidente del Consiglio italiano e dal presidente albanese Rama. Una posizione che non piace affatto ai socialisti che ora minacciano di sfiduciare Ursula.

Non è la prima volta che la presidente dell’esecutivo Ue tende la mano a Giorgia Meloni in materia di immigrazione. Il Gruppo dei socialisti è anche preoccupato dai continui viaggi del duo Meloni-von der Leyen nella Tunisia del controverso presidente Kaïs Saïed, che ha ricevuto diversi milioni di euro per bloccare le partenze dei migranti. La presidente della Commissione ha quindi invitato i vari capi di Stato e di governo a “valutare” il modello degli hubs nei Paesi terzi dove processare le richieste d’asilo. Mente i socialisti la invitano a fare un passo indietro.

Cosa hanno detto i socialisti a von der Leyen

La capogruppo di S&D, Iratxe Garcia Perez, non ha usato mezzi termini per esprimere il proprio dissenso rispetto a questa linea politica: “Socialisti e Democratici sono contro l’esternalizzazione della gestione della migrazione. Siamo contro la strategia del Ppe e di Meloni, siamo molto preoccupati dal fatto che von der Leyen voglia adottare questa strategia”.

L’eurodeputata spagnola poi è passata alle possibili ripercussioni politiche: continuando di questo passo, von der Leyen “non può contare sul nostro sostegno”. Concludendo il suo appello, la capogruppo di S&D ha lasciato aperta la via del dialogo con la presidente della Commissione: “può contare su di noi se vuole implementare il Patto per la migrazione e l’asilo”. Adnkronos 25

 

 

 

Italia: Dossier Immigrazione

 

Il governo di Giorgia Meloni ha rivendicato con soddisfazione il calo nel numero degli arrivi irregolari di migranti verificatosi nel corso del 2024. Dall’inizio dell’anno, infatti, circa 45.000 persone hanno raggiunto l’Italia, in netta diminuzione rispetto agli oltre 132.000 sbarcati sulle coste italiane nello stesso periodo dell’anno precedente. Alla fine del 2023, il dato complessivo sarebbe stato di circa 157.000 arrivi. Si trattava del culmine di una crescita nel numero di arrivi via mare iniziata in realtà già nel 2020 e intensificatasi a partire dall’autunno del 2022, proprio in concomitanza con la salita al governo di Meloni. Non a caso, il nuovo esecutivo è entrato in carica con il chiaro mandato elettorale di limitare il fenomeno migratorio.

Gli accordi sulle migrazioni dell’Italia

L’intensificazione degli arrivi dell’anno scorso è stata accompagnata da un cambiamento nel contesto migratorio affrontato dall’Italia. Per anni, infatti, la Libia è stato il principale punto di partenza per migranti e richiedenti asilo che tentano di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo Centrale. Tuttavia, tra il 2022 e il 2023, la Tunisia è diventata il punto di partenza per la maggioranza dei migranti diretti verso l’Italia. Anche il profilo nazionale delle persone che raggiungevano il paese cambiava: se la presenza di cittadini tunisini è rimasta una costante negli anni, cresceva in quel periodo il numero di persone provenienti da paesi dell’Africa subsahariana, come Costa d’Avorio e Guinea, in transito attraverso la Tunisia. Al momento, la situazione è tornata ad assestarsi su binari più tradizionali, con il ritorno della Libia come principale luogo di partenza. Tuttavia, il contesto migratorio sviluppatosi nei primi mesi d’azione del governo Meloni ha fortemente condizionato le sue scelte, che hanno infatti privilegiato la dimensione esterna delle politiche migratorie.

Il governo si è mosso per rafforzare quello che è stato identificato come il principale strumento dell’Italia per ridurre le partenze irregolari (ed eventualmente aumentare il numero dei rimpatri): la collaborazione con i governi dei paesi della sponda sud del Mediterraneo. L’Italia è stata quindi uno dei principali sponsor degli accordi che l’Unione europea ha siglato con una serie di paesi mediterranei fra il 2023 e il 2024, dal Libano all’Egitto, fino alla Mauritania. La priorità è stata data però al Protocollo d’Intesa firmato nel luglio 2023 con la Tunisia. L’accordo copre diversi ambiti, dall’agricoltura all’energia, rappresentando un tassello benvenuto per la cooperazione bilaterale. Tuttavia, è evidente come l’investimento politico e finanziario maggiore sia stato destinato al dossier migratorio. 

L’Ue, su spinta italiana, è quindi scesa a patti con un governo dalle tendenze sempre più autoritarie, quello di Kais Saied, che negli ultimi anni ha fortemente compresso gli spazi democratici nel paese e ha anche favorito una campagna di discriminazione, sfociata in veri e propri episodi di violenza, contro i migranti subsahariani che transitano o risiedono nel paese. Saied non si è dimostrato un partner facile, avanzando più di una rimostranza circa i contenuti dell’accordo: la Tunisia si rifiuta di accogliere i migranti rimpatriati dall’Europa o di gestire le proprie frontiere per conto terzi. 

Allo stesso tempo, nei primi mesi del 2024, il numero di migranti intercettati in mare dalle autorità tunisine è aumentato sensibilmente, contribuendo alla diminuzione degli arrivi in Italia. Tuttavia, con questa mossa, l’Ue si espone al rischio di dipendere da un attore esterno poco affidabile, rendendo questa politica di esternalizzazione dei confini poco sostenibile nel lungo periodo. Inoltre, l’Ue accetta implicitamente che la riduzione delle partenze dalla Tunisia avvenga a costo di violazioni dei diritti dei migranti ancora presenti o riportati in Tunisia. Un costo che, d’altro canto, l’Italia affronta consapevolmente da anni anche per quanto riguarda gli accordi con la Libia e, più di recente, con l’Albania. Alla base di questi accordi vi è il principio della deterrenza. Misure ispirate da questo principio non tengono però in conto i molteplici fattori di rischio presenti nei paesi di origine e transito, a partire dalle conseguenze del cambiamento climatico.

Le mosse del governo italiano in Africa si inseriscono in un più ampio quadro europeo che ha visto Roma negoziare con gli altri Stati membri l’adozione del già citato Nuovo Patto, che nelle intenzioni dovrebbe riformare profondamente il funzionamento delle politiche migratorie europee. L’Italia, in quanto paese di primo ingresso per i migranti che raggiungono l’Ue, ha visto aumentare le proprie responsabilità nella gestione dei richiedenti asilo. In cambio, insieme agli altri paesi in prima linea sul Mediterraneo, ha ottenuto l’impegno a misure di solidarietà obbligatorie ma flessibili: gli altri Stati membri potranno decidere se collaborare accettando il ricollocamento di alcuni richiedenti asilo o contribuendo finanziariamente o tramite altre capacità operative. 

Il governo Meloni considera il Nuovo Patto una vittoria per l’Italia, poiché è stato accompagnato dal rilancio dell’investimento dell’Ue nella dimensione esterna per ridurre le partenze, come dimostrano gli accordi menzionati in precedenza. In effetti, l’Ue sta perseguendo questa strada con una certa coerenza, nonostante questo approccio non costituisca certo una novità: è almeno dalla crisi migratoria di alcuni anni fa che l’Europa investe nelle relazioni con i paesi terzi per bloccare le partenze dall’Africa verso l’Italia e l’Europa. Queste azioni sono state spesso sostenute dai fondi per la cooperazione allo sviluppo bilaterale ed europea, spesso indirizzata verso l’Africa. 

Cooperazione al servizio delle politiche migratorie

Un esempio emblematico dell’uso sempre più espansivo di investimenti nella dimensione esterna da parte dell’Ue e dei suoi Stati membri riguarda il cambiamento climatico come fattore di migrazione “di massa” in grado di destabilizzare l’assetto europeo. L’Unione e i suoi Stati membri non negano infatti che i disastri, il cambiamento climatico e il degrado ambientale abbiano un impatto sulla mobilità umana. Tuttavia, la maggior parte dei loro sforzi per prevenirne gli effetti in ambito migratorio si limita ad azioni di politica estera, in particolare progetti e misure di adattamento e mitigazione da attuare in Paesi terzi particolarmente esposti ai fattori climatico-ambientali. Al contrario, gli Stati membri risultano particolarmente restii nell’offrire uno status di protezione per le persone costrette a lasciare il proprio Paese a causa di questi fattori. Lo dimostra il fatto che nel 2021 Svezia e Finlandia, due dei pochissimi Stati europei a riconoscere protezione per cause climatico-ambientali, abbiano abrogato le rispettive norme in materia, temendo i flussi migratori che queste forme di protezione avrebbero potuto generare negli anni a venire. 

La reticenza degli Stati Ue a fornire protezione è in parte motivata dal fatto che l’azione esterna dell’Ue in tema di cooperazione allo sviluppo viene spesso utilizzata come strumento per prevenire la migrazione verso l’Europa. Questo risulta particolarmente evidente se si guarda a come i Paesi europei spendono i propri fondi bilaterali di aiuto pubblico allo sviluppo (APS, in inglese Official Development Assistance). Gli APS sono risorse pubbliche utilizzate dallo Stato per finanziare attività e progetti di cooperazione in Paesi in via di sviluppo, al fine di eradicare la povertà e migliorare il livello di benessere del Paese beneficiario. I fondi impiegati consistono solitamente in prestiti agevolati (che possono essere rendicontati come fondi concessi a dono, prestiti agevolati e prestiti meno agevolati). Il comitato DAC (Development Assistance Committee) dell’OCSE monitora la corretta rendicontazione degli APS nonché la loro conformità con le regole OCSE. 

Già nelle conclusioni della Conferenza internazionale su migrazione e sviluppo organizzata dal governo italiano nel luglio 2023, Meloni sottolineava il nesso tra cambiamento climatico e migrazioni, evidenziando la necessità di facilitare la transizione verde e la resilienza climatica in Africa. Tuttavia, per comprendere appieno il ruolo della cooperazione italiana nella gestione della migrazione indotta da fattori climatico-ambientali è necessario tenere in considerazione due voci di spesa nell’ambito degli APS bilaterali: i cosiddetti in-donor refugee costs e i costi associati al clima. 

La prima voce è particolarmente aumentata nel corso degli anni: nel 1992 ammontava al 2% degli APS bilaterali disponibili a livello globale, mentre nel 2023 ha raggiunto il 13.8% (o 30.9 miliardi di dollari), secondo fonti OCSE. Tuttavia, l’aumento del numero di crisi umanitarie e conflitti nel mondo negli ultimi due decenni non è sufficiente a giustificare tale impennata. Altre due ragioni devono essere considerate per completare il quadro. Innanzitutto, negli ultimi anni, gli Stati donatori hanno cominciato a catalogare come in-donor refugee costs non solo i costi relativi all’accoglienza e alla protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche quelli associati a rifugiati e richiedenti protezione che si trovano nei loro stessi territori. In pratica, i Paesi del Nord Globale, inclusi i Paesi Ue e l’Italia, utilizzano i loro fondi APS per pagare le proprie spese di gestione dei flussi migratori in entrata. È difficile comprendere come il “rimborso” delle proprie spese di gestione dei flussi possa essere considerato come aiuto allo sviluppo in Paesi meno abbienti. Inoltre, per lungo tempo, il comitato DAC ha sostenuto la necessità di escludere tali costi dagli APS, in quanto questi dovrebbero teoricamente supportare spese strettamente legate a politiche di cooperazione e sviluppo, mentre i costi associati all’accoglienza e alla protezione degli stranieri riguardano più le politiche amministrative e di welfare, ben lontane dalla cooperazione. Infine, non si può trascurare che gli Stati Ue cercano di far passare misure di deterrenza dei flussi migratori come in-donor refugee costs, in violazione delle regole e principi OCSE che vietano di finanziare azioni anti-migratorie. In questo senso, potrebbero essere considerati anche l’accordo con la Tunisia e altri interventi concordati da Ue e Italia con diversi paesi africani.

Per quanto riguarda gli impegni assunti in ambito climatico tramite gli APS, nel 2021-22 questi rappresentavano il 32.9% degli APS bilaterali totali. Di questa percentuale, il 34% era destinato a misure di adattamento al cambiamento climatico, il 37% a misure di mitigazione e il 29% ad azioni comprensive di entrambi gli obiettivi. La mitigazione riguardava principalmente i trasporti e l’energia, mentre l’adattamento si concentrava maggiormente su agricoltura, silvicoltura e pesca. La migrazione causata da fattori climatico-ambientali non viene, tuttavia, mai menzionata. 

Nel 2022, l’APS bilaterale italiano ammontava a 3.6 miliardi di dollari (+46.8% rispetto al 2021 secondo fonti OCSE). Di questi, 1.5 miliardi sono stati utilizzati per finanziare i propri in-donor refugee costs. Ciò significa che il 41% dell’APS bilaterale lordo totale dell’Italia è stato destinato a coprire i costi relativi ai flussi migratori, decretando un aumento del 190.5% rispetto al 2021. È la percentuale più alta registrata in quell’anno tra tutti i Paesi dell’Europa meridionale. 

L’Africa si conferma una priorità italiana, ricevendo 641.3 milioni di dollari, pari al 17.8% dell’APS bilaterale lordo disponibile. I principali Paesi beneficiari sono Tunisia, Mozambico, Etiopia, Egitto e Libia, ossia alcuni tra i principali Paesi di transito dei flussi migratori diretti verso l’Europa e ricchi di materie prime (soprattutto energetiche). Per quanto riguarda gli obiettivi climatici, l’Italia ha allocato solamente il 24.5% dei propri APS bilaterali a tale voce, ben al di sotto della media indicata dal comitato DAC fissata al 35.1%. 

Il Piano Mattei per l’Africa

In questo contesto si inserisce il Piano Mattei per l’Africa, attraverso il quale il governo italiano intende innescare un cambio di paradigma nelle relazioni con il continente africano, costruendo un partenariato paritario, lontano da approcci paternalistici, compassionevoli o predatori. La migrazione e la lotta al cambiamento climatico emergono come priorità centrali nel Piano. Ciò si evince dal discorso di apertura di Giorgia Meloni al Vertice Italia-Africa del 29 gennaio 2024, dove si afferma che il Piano intende limitare le cause strutturali “dell’immigrazione illegale di massa” attraverso la realizzazione di opportunità, lavoro, formazione e percorsi di migrazione legale. Allo stesso modo, molte linee d’intervento del Piano mirano a migliorare la resilienza climatica e a rafforzare il settore agricolo ed energetico, innescando così una giusta ed equa transizione verde nel continente africano (in linea con l’accordo con la Tunisia). Per finanziare il Piano Mattei, l’Italia ha stanziato 5.5 miliardi di euro, grazie ai fondi della cooperazione allo sviluppo e del Fondo Italiano per il Clima. Dalla prima dovrebbero arrivare risorse per 2.5 miliardi di euro da destinarsi a interventi sociali ed economici in conformità con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile assunti dai Paesi africani. Il Fondo per il Clima, invece, prevede prestiti concessionari per programmi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo. 

Nonostante queste premesse, molte organizzazioni della società civile temono che il principale strumento di cooperazione italiana in Africa possa trasformarsi in un meccanismo di controllo delle migrazioni nel continente. In effetti, nel Piano si sottolinea che il macro-obiettivo è garantire ai giovani africani “il diritto a non dover emigrare”. Tuttavia, la scelta di focalizzarsi sui principali Paesi di origine e transito dei flussi migratori, nonché quelli ricchi di risorse energetiche (Costa d’Avorio, Algeria, Egitto, Mozambico, Tunisia, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Marocco), potrebbe corroborare la tesi per cui il Piano Mattei potrebbe seguire più gli interessi nazionali dell’Italia al fine di raggiungere l’indipendenza energetica dalla Russia e il controllo delle migrazioni, piuttosto che promuovere lo sviluppo dei Paesi destinatari dei fondi. 

Le linee di intervento, i progetti e le azioni del Piano Mattei sono stati finora definiti in modo vago e superficiale, impedendo un’approfondita valutazione dell’impatto del Piano sullo sviluppo del continente africano e, in particolare, sulla tutela dei migranti in fuga da fattori climatico-ambientali. Poche sono le informazioni rese pubbliche, segno di una limitata trasparenza e di un lacunoso approccio consultivo con le organizzazioni della società civile italiane e africane. 

La cooperazione italiana, di cui il Piano Mattei è prima espressione, appare quindi totalmente sbilanciata verso la gestione dei flussi migratori, mentre la lotta al cambiamento climatico risulta ben al di sotto degli obiettivi prefissati a livello internazionale e la crescita dei Paesi in via di sviluppo rimane sullo sfondo. Il rischio è dunque che le azioni in questi ambiti chiave siano subordinate sempre di più agli obiettivi a breve termine nella dimensione esterna delle politiche migratorie, a partire dalla riduzione degli arrivi irregolari. Luca Barana, Chiara Scissa, AffInt 21

 

 

 

Flop Albania. Sui migranti un richiamo all'Europa e ai suoi valori

 

La vicenda dei migranti liberati dalla magistratura dai centri albanesi è un richiamo per tutta l’Europa. Ricorda che vincerà le sfide che ha davanti – compresa, e forse soprattutto, quella dei flussi migratori – se resta sé stessa rispettando la propria storia e quindi la civiltà del diritto. Al netto delle polemiche politiche, in attesa dell’esito dei ricorsi che presenteranno sia i 12 migranti contro il rigetto della domanda d’espulsione sia il governo verso il decreto del Tribunale di Roma che li ha liberati e riportati stamane in Italia, la giornata di ieri suggerisce alcune riflessioni.

La prima riguarda l’Italia e i partner europei, compresa la Gran Bretagna ormai esterna al perimetro dei 27 Stati dell’Unione. La magistratura italiana non è isolata: almeno due importanti decisioni dei giudici di altrettanti Paesi di primo piano hanno richiamato i propri governi al rispetto di questa civiltà giuridica. Lo scorso febbraio il Consiglio di Stato francese, accogliendo come il tribunale di Roma il pronunciamento della Corte di Giustizia europea che aveva censurato i respingimenti forzati e collettivi in deroga a qualsiasi norma comunitaria e convenzione internazionale, ha messo dei paletti ai brutali respingimenti dei minori non accompagnati e al trattenimento notturno in stazione a Mentone delle famiglie da parte delle guardie di frontiera prima di rispedirli proprio a Ventimiglia dove ieri si è tenuto il vertice italo-francese. Non si può dimenticare poi la sonora bocciatura dell’Alta Corte britannica alla legge del precedente governo conservatore che prevedeva in sostanza la “deportazione” dei richiedenti asilo in Ruanda, esternalizzando così alle autorità di Kigali persino l’esame delle domande di asilo.

Quindi il tribunale di Roma che, come era prevedibile, ora accoglie i rilievi sempre della Corte di giustizia europea sui Paesi considerati sicuri sulla carta (mentre la realtà dice altro) è in buona compagnia.

Non c’è insomma un giudice solo a Roma, e non è per forza invasione di campo. Ricorda alle cancellerie europee interessate all’“esperimento” italiano in Albania l’esistenza di un diritto internazionale umanitario solido e pensato non per favorire i migranti ma il cui scheletro risale al 1951 per tutelare soprattutto i tanti europei dell’Est che fuggivano dalle dittature comuniste oltre la cortina di ferro, in quei Paesi come l’Ungheria oggi paradossalmente in prima linea contro l’arrivo di profughi e rifugiati.

Occorre poi non abbandonare la via dell’umanità e del buon senso applicando la legge ai più vulnerabili. Chi infatti proviene dall’inferno della Libia, qualunque sia la sua nazionalità di origine, si porta dietro un passato fatto di detenzioni, torture e violenze da parte dei trafficanti, e per questo soffre regolarmente di stress post traumatici. Ed è poi fondamentale determinare con certezza l’età dei minori non accompagnati, molti dei quali spariscono dai radar sulle rotte migratorie e diventano potenziali prede dei peggiori criminali, come trafficanti di organi, pedofili e sfruttatori sessuali. Per farlo non basta, come dimostra la breve vicenda dei centri albanesi, qualche sommario accertamento in acque internazionali: il margine di errore è elevato, e non è consentito sbagliare. Questo accade perché l’Italia e i principali Paesi europei hanno ratificato le convenzioni internazionali che li obbligano a proteggerli.

La Corte di giustizia europea e i giudici nazionali ricordano ai cittadini che la dignità umana in Europa si rispetta in una cornice di civiltà e democrazia. Il caso Albania ci ricorda che i diritti dei deboli non sono mai diritti deboli. Paolo Lambruschi, Avvenire 19

 

 

 

Consiglio dei ministri. Centri per migranti in Albania: varato un decreto legge

 

Il Consiglio dei ministri ha varato un decreto legge con l’intento di risolvere la disputa intorno ai centri per migranti in Albania. Disputa sorta in seguito a un provvedimento dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento di profughi egiziani e bengalesi, in quanto provenienti da Paesi considerati non sicuri. Il nodo è la compatibilità delle norme italiane con il diritto europeo che in caso di contrasto è sovraordinato alle prime.

Il Consiglio dei ministri ha varato un decreto legge con l’intento di risolvere la disputa intorno ai centri per migranti in Albania. Disputa sorta in seguito a un provvedimento dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento di profughi egiziani e bengalesi, in quanto provenienti da Paesi considerati non sicuri. Il nodo è la compatibilità delle norme italiane con il diritto europeo che in caso di contrasto è sovraordinato alle prime. Il termine di riferimento, in questa specifica situazione, è una sentenza della Corte di giustizia europea dello scorso 4 ottobre. Il testo ufficiale del decreto al momento non è noto. Prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, che segnerà l’immediata entrata in vigore delle nuove norme, il decreto dovrà essere firmato dal Presidente della Repubblica il cui vaglio preliminare ovviamente non si sostituisce al più penetrante giudizio che spetterà alla Corte costituzionale, qualora venga chiamata in causa secondo le procedure previste.

Oltre alle dichiarazioni rese in conferenza stampa dai ministri dopo la riunione del Consiglio, di scritto c’è il comunicato diffuso da Palazzo Chigi che riferisce dei contenuti del decreto-legge con cui si introducono “disposizioni urgenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale”. “Il testo – si legge nel comunicato – analogamente a quanto previsto da altri Paesi europei, aggiorna con atto avente forza di legge l’elenco dei Paesi di origine sicuri. Tenuto conto dei criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti, sono considerati come Paesi di origine sicuri i seguenti: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia”. Il Governo ha fatto sapere di aver espunto dalla lista Camerun, Colomba e Nigeria in quanto non considerati sicuri per il loro intero territorio.

Dunque la lista dei Paesi presso cui possono essere rimpatriati i profughi (nel caso in cui non avessero titolo per la protezione internazionale), ora è definita con legge e non soltanto con un decreto interministeriale come avveniva in precedenza. Questo costituisce indubbiamente un rafforzamento della norma, ma a quanto pare di capire non risolve il problema giuridico di fondo. Anche una legge, infatti, può essere disapplicata per contrasto con il diritto europeo. Peraltro, la provenienza da Paesi considerati sicuri consente una procedura accelerata ma non sostituisce l’esame della singola posizione. La verifica dei requisiti per la protezione internazionale dev’essere comunque effettuata caso per caso. Stefano De Martis, sir 22

 

 

 

 

Rapporto Immigrazione 2024: il Paese reale è più avanti del dibattito politico sui migranti

 

Presentata a Roma la XXXIII edizione del Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes.

Sono oltre 5 milioni e 300 mila i cittadini stranieri residenti in Italia (+3,2% rispetto allo scorso anno), oltre 200 mila di loro hanno conseguito la cittadinanza lo scorso anno e in media rappresentano il 9% della popolazione residente in Italia.

Questi alcuni dei macro-dati che emergono dalla XXXIII edizione del Rapporto Immigrazione realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, presentata questa mattina a Roma, e che analizza e rielabora i dati disponibili sul fenomeno migratorio. Un’edizione che è stata integrata da 4 ricerche inedite, frutto delle reti territoriali dei due organismi pastorali della Conferenza episcopale italiana su lavoro, scuola e appartenenza religiosa.

Cittadinanza: aumentano tra i nuovi italiani i neomaggiorenni nati in Italia

Tra coloro che hanno conseguito la cittadinanza lo scorso anno, un dato in linea con gli anni precedenti, prevale la modalità di acquisizione “altro” (46,1%) rispetto alla residenza continuativa (45,1%) e al matrimonio con un/a cittadino/a italiano/a (8,8%). Si tratta prevalentemente dei neomaggiorenni nati in Italia.

Lavoro: cresce occupazione, accanto però ad abbandono scolastico e “working poor”

Lo scorso anno il tasso di occupazione dei lavoratori non-Ue si è avvicinato maggiormente (60,7%) a quello della totalità dei lavoratori (61,5%). Tra il 2019 e il 2023, la domanda di lavoratori immigrati è aumentata significativamente e la quota di lavoratori stranieri sulle assunzioni totali è salita dal 13,6% del 2019 al 19,2% del 2023. I servizi sono l’ambito che ne assorbe di più, e in cui l’aumento delle assunzioni è stato nell’ordine del 58,9%, in particolare, nel settore della cura alle persone e del lavoro domestico (10,6% delle attivazioni). In generale, però, le attivazioni che hanno riguardato i cittadini stranieri sono state come “personale non qualificato”, inoltre, le donne presentano tassi occupazionali inferiori a quello delle italiane e degli stessi lavoratori stranieri e un tasso di disoccupazione più elevato.

Il tasso di occupazione più alto è tra i giovani non comunitari (42%), seguito dai comunitari (38,6%) e dagli italiani (34%). Ma non si tratta necessariamente di un dato incoraggiante: si ricollega, almeno in parte, all’alto tasso di abbandono scolastico (quasi un terzo di loro, lascia prematuramente la scuola, tre volte di più rispetto ai giovani italiani).

A proposito della fragilità di chi un lavoro lo possiede, i dati raccolti attraverso i Centri d’ascolto e i servizi Caritas, ci dicono che uno straniero su quattro che chiede assistenza è un lavoratore povero (working poor, 28,1%) e che in presenza di difficoltà ad accedere alle misure governative di contrasto alla povertà il supporto familistico e informale è ancora la strategia di resilienza alle situazioni di difficoltà economica più resistente e probabilmente ritenuto più affidabile dai migranti in Italia. Secondo i dati dei Centri d’ascolto e dei servizi Caritas è risultato percettore di RdC (Reddito di Cittadinanza, poi sostituito dall’AdI – Assegno di Inclusione) il 27,2% delle famiglie italiane, a fronte del solo 7,2% di quelle immigrate, soprattutto per l’imposizione del requisito normativo dei 10 anni di residenza.

Scuola e cultura hip-hop: contraddittori spazi di integrazione

Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2023/2023 è di quasi 915 mila, e la percentuale dei nati in Italia cresce sempre più fino ad arrivare al 65,4%. Tra le principali difficoltà si segnalano la ridotta frequenza della scuola dell’infanzia; il ritardo scolastico; la difficoltà nel completamento e proseguimento degli studi; l’abbandono scolastico, in particolare dopo la scuola secondaria di primo grado.

Il fenomeno migratorio è mal rappresentato nei libri di testo scolastici. Secondo una delle ricerche inedite del Rapporto, nei libri di scuola mancano riferimenti al ruolo che delle ong o delle associazioni laiche o religiose nei processi di integrazione dei migranti sul territorio; e alle difficoltà, degli ostacoli burocratici, normativi che i migranti devono affrontare per soggiornare regolarmente in Italia, acquisire diritti e obblighi formali.

L’impatto dei doposcuola diocesani nel supporto alla didattica dei minori stranieri, già strutturato in particolare nel periodo della pandemia, è stato pressoché mantenuto e nel 36% dei casi anche ampliato sia nella tipologia dei destinatari (giovani con un’età media più elevata e maggiore partecipazione delle ragazze), sia per il tipo di supporto offerto.

La relazione del mondo hip-hop con il tema della cittadinanza e dei “nuovi italiani” è un indicatore. Musica e stili di vita legati a questa cultura molto diffusa tra i giovani sembrano cogliere meglio di altri settori l’evoluzione della società, con una reciproca contaminazione sul piano multiculturale e multilinguistico che, pur fra molte contraddizioni, si rivela uno strumento educativo.

Appartenenza religiosa: il ruolo dei cattolici immigrati in Italia

All’inizio del 2024 i cristiani tornano ad incidere sul totale della popolazione straniera iscritta nelle anagrafi dei comuni italiani per il 53,0% sul totale, mantenendo il proprio ruolo di maggioranza assoluta; quello di maggioranza relativa passa per molto poco ai musulmani, col 29,8% d’incidenza (1 milione 582 mila). Nella pratica religiosa comunitaria il ruolo dei cattolici immigrati – consacrati e laici, provenienti da Paesi extra-europei e in massima parte più giovani rispetto agli autoctoni – appare fondamentale, sebbene ancora oggi non pienamente espresso, anche a causa del perdurare di alcuni stereotipi sull’immigrazione.

Mons. Felicolo (Fondazione Migrantes): migranti, da “ospiti” a soggetti attivi

“Non è possibile realizzare un’efficace e autentica accoglienza dei migranti – né una loro protezione, promozione e integrazione – se si curano solo gli aspetti economici o lavorativi, ignorando le dimensioni sociali e relazionali”. Così commenta la nuova edizione del Rapporto Immigrazione, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, che aggiunge: “Qualsiasi concezione di accoglienza che concepisse quest’ultima solo come impegno materiale sarebbe una pericolosa riduzione”. Un’autentica inclusione della persona migrante, secondo Felicolo “può dirsi compiuta quando da ospite (spesso considerato passivo oppure costretto alla passività) diventa soggetto partecipe e attivo, offrendo un contributo personale alla crescita del tessuto sociale, del quale fa parte”.

Card. Zuppi (CEI): superare approccio orientato soltanto all’emergenza

“Spesso assistiamo al perdurare di un approccio orientato soltanto all’emergenza – scrive in apertura del volume S. Em. il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana – che trascura promozione e integrazione: dimentichiamo che l’immigrazione, se ben gestita, può essere una risorsa per la società”. Per Zuppi, “l’eccessiva politicizzazione del fenomeno migratorio, fondata sulla ricerca del consenso e sulle paure, impedisce la creazione di un sistema di accoglienza autentico e non opportunistico. Ed è invece di questo che abbiamo bisogno, per la sicurezza reciproca, di chi parte e di chi accoglie”. Migr.on.16

 

 

 

 

L’Intercomites Germania riunito il 27-28 settembre a Colonia

 

Temi: dalla situazione attuale dei comitati a quella degli enti gestori, dallo stato dei servizi consolari alle attività e ai progetti comuni che i Comites in Germania stanno portando avanti a favore della collettività italiana.

La riunione dell’Intercomites Germania si è tenuta a Colonia venerdì 27 e sabato 28 settembre 2024 in concomitanza con la visita di Stato del Presidente Sergio Mattarella in Germania e il previsto incontro con la comunità italiana a Colonia il 28 settembre al quale erano invitate/i tutte/i le /i Presidenti dei Comites e i consiglieri CGIE della Germania.

Diversi i punti all´O.d.g. della riunione Intercomites Germania: dalla situazione attuale dei comitati a quella degli enti gestori, dallo stato dei servizi consolari alle attività e ai progetti comuni che i Comites in Germania stanno portando avanti a favore della collettività italiana.

Hanno partecipato ai lavori, in modalità ibrida (in presenza e in collegamento da remoto): il Sen. Crisanti, gli Onorevoli Simone Billi e Toni Ricciardi, in rappresentanza del CGIE la Segretaria Generale Maria Chiara Prodi, per la prima volta presente a una riunione Intercomites dopo la sua elezione, i Consiglieri Tommaso Conte e Gianluca Errico. Per i Comites erano presenti i Presidenti: Luigi Bucci (Stoccarda), Glenda Crisà (Hannover), Nicoletta De Rossi (Norimberga), Simonetta Del Favero (Colonia), Daniela Di Benedetto (Monaco), Gioacchino Di Vita (Dortmund), Andrea Gatti (Friburgo), Patrizio Maci (Saarbrücken) e Federico Quadrelli (Berlino). Ospite la vicepresidente del Comites di Colonia, Luciana Stortoni.

La Segretaria Generale Maria Chiara Prodi ha portato il saluto suo e del CGIE. Con la sua presenza alla riunione Intercomites la Segretaria Generale del CGIE ha confermato la continua e proficua collaborazione tra i Comites della Germania e il CGIE, grazie anche ai consiglieri eletti in Germania. La sua presenza ha riportato alla memoria di tutti il precedente e compianto Segretario Michele Schiavone: un caro amico degli italiani all’estero, esempio di dedizione, impegno e disponibilità per tutte/i noi.

Durante la riunione si è lavorato in armonia e con un bel gruppo coeso. L’Intercomites Germania si è nuovamente ritrovato a parlare delle difficoltà che i comitati e gli enti gestori stanno affrontando per i tagli ai finanziamenti ministeriali 2024. Confidiamo che le richieste di finanziamento integrativo già presentate dai singoli Comites vengano al più presto elargite per consentire a tutti i Comites di coprire le spese di gestione fino alla fine del 2024 senza dover chiudere la propria sede, gli sportelli di sostegno e aiuto per i connazionali aperti nelle varie circoscrizioni e interrompere l’attività che quotidianamente viene svolta a sostengo della comunità italiana.

Per quanto riguarda la situazione dell’insegnamento della lingua italiana in Germania preoccupa il nuovo DM 1049 del 20.09.2024 a firma del Vicedirettore Generale della DGDPC, Min. Plen. Filippo La Rosa che ha lo scopo di dare applicazione alle disposizioni previste dalla Circolare 4 dell´8 marzo 2022. L’oggetto del DM sono i “Corsi di lingua e cultura italiana e altre iniziative scolastiche a cura degli enti gestori”. Il decreto indica i criteri e le modalità relative all’attribuzione ed erogazione dei fondi. Su questo tema è intervenuto il Consigliere CGIE Tommaso Conte ricordando che il nuovo DM potrebbe creare problemi e portare alla scomparsa dei corsi di sostegno a causa delle nuove regole in esso previste.  Il lavoro degli enti gestori ha un’importanza essenziale per la divulgazione della cultura e della lingua italiana in Germania e ricopre anche un rilevante ruolo sociale. L’Intercomites Germania ritiene pertanto importante promuovere un incontro, in modalità online, con gli enti gestori presenti sul territorio tedesco per un approfondimento e verifica della situazione.

Servizi consolari – In generale si rileva un miglioramento del servizio sulla rete consolare. Persistono ancora delle situazioni negative, come ad esempio ad Hannover, dove siamo ancora a 6 mesi per un appuntamento per un documento d’identità e a Saarbrücken per la CIE, dove l’attesa arriva ora a 8 mesi e mezzo. Rimangono problemi legati alla carenza di personale e alle difficolta nell’effettuare le prenotazioni. Confermata la corsia preferenziale per le persone over 65 anni.

Rimane l’incognita legata alla scadenza della validità delle carte di identità cartacea prevista dal Regolamento dell’Unione europea n. 2019/1157 per il quale la carta d’identità cartacea dovrà cessare la validità entro il 3 agosto 2026. Non si sa ancora se ci sarà una proroga utile al rinnovo o se effettivamente tutte le carte d’identità cartacea verranno abolite. Rimane il rischio di alti numeri di persone che rischieranno di non avere la CIE entro il termine previsto. 

Luciana Stortoni ha presentato la piattaforma Orizzonti, progetto realizzato dal Comites Colonia, chiedendo ai Presidenti un appoggio per rafforzare la piattaforma con contenuti nuovi, soprattutto sul tema scolastico che in Germania è suddiviso tra i vari Länder con grandi divergenze territoriali. L’interesse per portare avanti la piattaforma e renderla uno strumento valido utilizzabile su tutto il territorio tedesco è stato dimostrato dai Presidenti presenti.

Prosegue l’aggiornamento della guida “Primi passi in Germania”. Affidato l’incarico per la parte descrittiva e grafica, i Comites si occuperanno dell’aggiornamento delle informazioni contenute nelle schede relative alle diverse circoscrizioni consolari contenute nella guida. La guida vuole continuare a essere uno strumento importante per i nuovi arrivati, ma anche per coloro che vivono già in Germania. 

Nel pomeriggio di sabato 28 settembre i Presidenti dei Comites e i consiglieri del CGIE presenti hanno avuto la possibilità di salutare il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il Presidente della Repubblica Federale tedesca Frank-Walter Steinmeier. L’occasione è stato l’invito ricevuto per il concerto presso il Comune della città di Colonia alla presenza della sindaca di Colonia Henriette Reker, dell’Ambasciatore Armando Varricchio, delle/i Consoli della rete consolare italiana in Germania, delle delegazioni italiana e tedesca e delle/dei rappresentanti della comunità italiana. È stata anche l’occasione di incontrare il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani presente all’evento.

Un ringraziamento particolare va al Presidente del Land NRW, Hendrik Wüst, per l’invito rivolto ai Presidenti dei due Comites presenti nel Land del Nord Reno Westfalia, Colonia e Dortmund, per la cena organizzata in onore dei Presidenti Sergio Mattarella e Frank-Walter Steinmeier. Un riconoscimento significativo dell’attività che i Comites svolgono sul territorio tedesco.

Simonetta Del Favero, coordinatrice Intercomites Germania

 

 

 

 

Le Acli sulla situazione scolastica in Baviera. Riflessioni e proposte

 

Premessa

L’insuccesso scolastico della popolazione scolastica italiana, ormai stigmatizzato da decenni e analizzato da diverse angolature, rappresenta, purtroppo, ancora oggi una drammatica realtà. Le stragrandi percentuali di giovani discenti italiani frequentano la Mittelschule, con un preoccupante tasso d’interruzione dei corsi di studio ed, in ogni caso, un limitato numero di studenti che perviene al diploma qualificante finale. Scarsa e marginale rimane la frequenza delle scuole con maggiore prospettiva professionale (Realschule e Gymnasium), mentre costante ed elevata è la presenza dei nostri alunni nelle scuole speciali differenziali di apprendimento (Sonderschule). Ancora irrilevante, le statistiche purtroppo lo confermano, la percentuale di studenti italiani nelle Università tedesche.

Si aggiunge, in generale, ed è un aspetto significativo in negativo, che nella nostra Circoscrizione consolare i corsi di lingua e cultura italiana hanno assunto un rilievo marginale.

Le ACLI ritengono fondamentale un recupero proprio di questo rapporto con la lingua e cultura italiana. Pensiamo, infatti, che solo una personalità dello studente in equilibrio con la propria identità ed origine, consapevole della ricchezza del bagaglio culturale italiano, attraverso una buona conoscenza della lingua madre, corrisponda ad uno stato e situazione ideale per il raggiungimento ed ottenimento di migliori risultati nel sistema scolastico tedesco e ai fini di u’integrazione europea gratificante. Un perfetto bilinguismo pone le condizioni per un approccio diverso allo studio ed al perseguimento di risultati che assicurino una dignitosa e qualificata carriera professionale e lavorativa in Germania, in Italia, nel mondo.

Periodo prescolastico / Asilo nido e Scuola materna

È una fase delicata ed importante per il bambino, dove la comunicazione ed il rapporto di gruppo assume contorni sempre più marcati. La frequenza degli asili nido e della scuola materna riveste un ruolo basilare per il successo scolastico successivo. L’informazione ai Genitori, un aspetto che in tutto il progetto ACLI è ribadito all’ennesima potenza, rimane irrinunciabile. L’apprendimento ordinato ed anticipato nei tempi della lingua tedesca, in un corretto e naturale parallelismo con la lingua italiana, ne configura i contenuti esaltandone, anche se,i n questa fase inconsapevolmente, le prospettive future. Ben vengano a proposito, nelle piccole e grandi città o conurbazioni, le iniziative di inserimento nei programmi di apprendimento di una lingua straniera proposta ludicamente e siano sostenuti, con un monitoraggio periodicamente aggiornato, i progetti che prevedono la proposta della lingua italiana come lingua straniera, già per altro, in diverse realtà esistente.

Politica di assistenza scolastica

Alla luce dell’evoluzione, in quest’ultimi anni, delle politiche di assistenza scolastica in Germania ed in Europa, le ACLI Baviera propongono di calibrare nuovi obiettivi ed avviare nuove riflessioni d’intervento di assistenza scolastica. Ciò significa che le disponibilità finanziarie concesse dai Ministeri italiani e, purtroppo, abbiamo registrato, come, perlomeno, nell’ultimo decennio, essi siano in continuo calo, fino ad essere la nostra circoscrizione consolare la più penalizzata in Germania, in considerazione, rispetto ad altre circoscrizioni, di una popolazione scolastica di oltre 5.000 alunni e con nuovi flussi considerevoli di emigrazione italiana in Germania secondo i recenti Rapporti della Migrantes sui flussi migratori italiani nel mondo.

Gli interventi programmati negli ultimi anni, soprattutto, se non esclusivamente, con l’organizzazione dei corsi di sostegno agli studenti in difficoltà, non ha sortito i benefici sperati. Qualcuno obietta che se non si fosse intervenuto in tal senso, i risultati sarebbero ancor più negativi.

Le ACLI Baviera, in considerazione di:

- contributi ritenuti insufficienti per una politica scolastica efficace e propositiva;

- un insuccesso scolastico perdurante e divenuto quasi fisiologico;

- una necessaria riaffermazione della diffusione dell’apprendimento della lingua italiana in ogni ordine e grado nel sistema scolastico bavarese;

propongono:

· la scuola e la formazione professionale come fulcro e centralità delle azioni sociopolitiche;

· l’istituzione per Genitori di corsi informativi sul sistema scolastico tedesco e le possibilità di percorsi di carriera scolastica, moltiplicati sul territorio della circoscrizione in collaborazione con il mondo associativo italiano, Enti e/o Patronati;

· sostegno, qualora richiesto dai casi e dalle circostanze, alle famiglie meno abbienti, per la frequenza agli asili o scuole materne, nonché per i corsi di sostegno organizzati all’interno degli Istituti scolastici.

 

Corsi di lingua e cultura italiana

Le ACLI Baviera auspicano e richiedono un:

· potenziamento e rilancio dei corsi di lingua e cultura italiana, che in una nuova ottica di condivise finalità, riceva supporti didattici adeguati e aggiornati;

· l’allargamento della frequenza ad alunni italiani provenienti dalle Realschulen e Gymnasien, oggi classificati alla stregua di uditori;

· possibilità di frequenza di alunni tedeschi nella cornice di reciproco arricchimento culturale europeo;

· il finanziamento di un „Giornalino” di lingua italiana e/o sito internet, con redazione mista d’Insegnanti e Scolari, rivolto e diffuso capillarmente nei corsi di lingua e cultura italiana;

· un programma ufficiale di appuntamenti, annuale, dove gli alunni siano protagonisti ed interpreti della cultura e lingua italiana (manifestazione del 25 Aprile, 2 Giugno, Commemorazione dei defunti…);

· coinvolgimento dell’imprenditoria italiana della circoscrizione consolare legata indissolubilmente alla scuola ed ai processi di formazione attraverso sponsorizzazioni per borse di studio alle migliori pagelle, concorsi di lettura italiana e produzione di elaborati, soggiorni premio in Italia;

· ripristino del rapporto con le Regioni di provenienza italiane per programmi di supporto culturale in Germania ed Italia;

· politica di aggiornamento del corpo insegnante;

· diploma di conoscenza della lingua italiana rilasciato agli scolari al termine dell’iter scolastico previsto;

· ripristino delle attività sportive per i giovani studenti (Giochi della Gioventù) in collaborazione con il CONI.

 

Concludendo, le ACLI Baviera ritengono che per superare gli snodi, gli sforzi si debbano concentrare su:

· informazione puntuale alla Collettività attraverso tutti i mezzi disponibili, accentuando il carattere di cooperazione con Associazioni, Enti e Patronati e formando un Gruppo di lavoro, presso l’Ufficio scuola del Consolato, di stimolo e verifica;

· affermazione dell’apprendimento della lingua e cultura italiana nel sistema scolastico bavarese;

· assistenza scolastica differenziata;

· programmazione di attività ed iniziative di supporto per il profilo scolastico degli alunni italiani.

Il Presidente delle Acli Baviera Carmine Macaluso (de.it.press, novembre)

 

 

 

 

 

Fiera del Libro di Francoforte: il bilancio degli editori

 

Francoforte sul Meno - Si è chiusa a Francoforte la Buchmesse 2024 di Italia Ospite d’Onore, con oltre 230 tra editori e agenti letterari italiani presenti.

“Siamo arrivati fin qui attraverso un percorso non semplice, attraversando anche forti momenti di contrasto e incomprensioni”, ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Associazione Italiana Editori. “Ma abbiamo sempre creduto di doverci impegnare per sostenere la libertà di espressione degli autori e per portare alla Buchmesse tutta intera la ricchezza, la complessità della nostra editoria e della nostra letteratura e l’abbiamo fatto confrontandoci con tutti. Registriamo un incremento importante di presenze e volumi d’affari tra gli editori dentro e fuori lo Stand Collettivo. È stata la strada giusta e i risultati li vediamo oggi e pensiamo li vedremo ancor più nei prossimi mesi e anni in termini di vendita di diritti di traduzione. Fondamentale sarà in questo senso il supporto delle istituzioni, anche attraverso il sistema dei bandi per le traduzioni che va rafforzato e razionalizzato”.

Attenzione record per l’editoria italiana

Al termine dei cinque giorni di Fiera, gli ultimi due e mezzo aperti anche al pubblico non professionale, si registrano sale piene per gli incontri del programma letterario a cura di AIE con il coordinamento del Commissario Straordinario del governo, così come per quelli del programma professionale, sempre a cura di AIE con il supporto di ICE - Agenzia e di Italia Ospite d’Onore 2024. Soddisfazione tra gli editori e gli agenti letterari presenti autonomamente o all’interno dello Stand Collettivo Italiano organizzato da ICE - Agenzia con AIE.

Gianluca Foglia, Direttore Generale Polo Contenuti di Feltrinelli, parla di “importante occasione per dare luce e visibilità alla narrativa italiana più letteraria valorizzando le molte e differenti voci che la animano. Ne è prova la grande attenzione per L’anniversario, il nuovo romanzo di Andrea Bajani che pubblicheremo a gennaio e che è già stato venduto in tutto il mondo, e l’interesse di molti editori europei per Alma, il romanzo di Federica Manzon che ha appena vinto il premio Campiello”.

Francesco Anzelmo, direttore generale Mondadori, annuncia che “Spera, l’autobiografia di Papa Francesco, uscirà in 80 Paesi e 20 lingue diverse, Tutto chiede salvezza, di Daniele Mencarelli, in 15 Paesi, Paolo Nori (Sanguina ancora e Vi avverto che vivo per l’ultima volta) è venduto, tra gli altri paesi, in Russia e Francia, molto interesse anche per Valentina D’Urbano e per l’esordiente Edoardo Vitale”.

Cristina Foschini, ufficio diritti Gruppo editoriale Mauri Spagnol, premette che “non si possono dare dati quantitativi perché molte cose si chiudono dopo Francoforte, ma nelle vendite all’estero hanno destato molto interesse due scrittrici di peso ma di diverso genere: Alessia Gazzola ha avuto grande riscontro grazie al nuovo progetto, Miss Bee, un giallo alla Agatha Christie con tinte di Jane Austen perfettamente nelle sue corde e Rokia, regina del dark romance nostrano, sempre più apprezzata. Registriamo anche il consolidamento degli autori di catalogo con le ottime vendite delle nuove opere di Francesca Giannone Domani, domani e di Erin Doom, Arcadia, e il rinnovato interesse anche per le saghe storiche. Sicuramente una Francoforte in crescita e vivace”.

“Torniamo da Francoforte con circa 45 titoli venduti all’estero – spiega Jacopo Gori, Direttore Libri Trade di Giunti –. È andato molto bene il libro di Milena Palminteri. Come l’arancio amaro (Bompiani), è una nostra scoperta cui teniamo tantissimo. L’autrice sarà tradotta in un gran numero di paesi e da editori celebri tra cui Simon and Schuster, HarperCollins France, e poi Stroki in Russia, Atheneum in Ungheria, Presença in Portogallo, Book Zone per la Romania, HarperCollins in Olanda. Tra i nostri autori più consolidati: Giulia Caminito, Premio Campiello nel 2021, raggiunge le dieci traduzioni: Germania, Francia, Spagna, Catalogna, Croazia, Romania, Bulgaria, Olanda, Slovacchia, Slovenia e Ungheria”.

Andrea Gessner, editore di nottetempo parla di “un interesse inedito per i nostri libri e in generale per la saggistica italiana, soprattutto quella più letteraria”. Tra i titoli più richiesti del catalogo della casa editrice c’è il saggio di Giulia Siviero, Fare femminismo e le Case che saremo, di Luca Molinari.

Nella casa editrice Il Castoro sottolineano l’interesse “per gli illustratori italiani, considerati tra i migliori al mondo. Il più richiesto per noi – da parte di 25 editori internazionali – è l’albo A volte arriva il buio di Francesco Morgando, con le illustrazioni di Melinda Berti. Anche il fumetto italiano richiama moltissimo. Da noi molto apprezzato il graphic novel Tessa presidente di Susanna Mattiangeli e Kanjano, previsto per la primavera 2025. Infine, anche grazie alla presenza dell’autrice Marta Palazzesi, nella delegazione ufficiale, molto interesse e richieste per il seguito Sal, dal deserto al fiume, in uscita il 29 ottobre”.

Elisa Dicecca, ufficio diritti di Hoepli: “Siamo molto felici di come procedano importanti collaborazioni come quella con la Spagna, dove abbiamo appena venduto il manuale Moda illustrata di Irene Festa. Abbiamo inoltre riscontrato un crescente interesse da parte di editori cinesi e avviato un dialogo sulla produzione di audiolibri. Infine, abbiamo finalizzato l'importante vendita di un manuale universitario di lingua cinese classica per il mercato statunitense, con l'editore Brill, operazione di cui siamo estremamente soddisfatti”.

Emanuela Anechoum, ufficio diritti di e/o: “Abbiamo sicuramente notato un aumento delle vendite negli anni precedenti, in preparazione a questa edizione della Buchmesse. Soprattutto il mercato tedesco è stato più ricettivo del solito. Nell'ultimo anno, per esempio, abbiamo avuto un esordio letterario, La parte sbagliata di Davide Coppo, che molto velocemente è stato pre-emped in Francia e Germania, ed è poi stato venduto in Olanda, Repubblica Ceca, Portogallo, Grecia... Nelle prossime settimane raccoglieremo sicuramente i frutti del lavoro fatto in fiera”.

Parla di “Francoforte fortunata e abbondante” l’agente letterario Carmen Prestia: “Ho ricevuto offerte da moltissimi editori che avevano già pubblicato il primo libro per Beatrice Salvioni e che vogliono continuare a pubblicarla con La Malacarne (Einaudi): Germania, Penguin Random House per l’inglese, Francia, Spagna, Paesi dell’est, Serbia, Polonia, Olanda, Finlandia, Danimarca… Abbiamo chiuso le ultimissime lingue per Viola Ardone, tradotta in tutto il mondo. Oliva Denaro, il suo secondo romanzo, ha avuto un’offerta, che è stata accettata, da un editore arabo, quando prima era stato rifiutato per via dei temi che tratta. Grande interesse e una prima offerta dalla Francia per La Strangera, di Marta Idala (Guanda)”. (aise/dip 21) 

 

 

 

 

Fiera del Libro di Francoforte 2024. Impressioni

 

Qualsiasi giro alla Fiera del libro di Francoforte è parziale, il programma dell’Italia, ospite d’onore alla 76° Buchmesse era vastissimo. Si perdono importanti cose che non volevano perdere assolutamente; ma magari di partecipa a eventi non di grido ma che sono rivelatori di novità del mondo editoriale dall’Italia. Ciascun visitatore si costruisce un proprio “fil rouge” della fiera e questo è il mio, modestamente, per quello che il tempo, frammentato da tanti impegni di lavoro, mi ha concesso di filare. Questa quindi è una mia narrazione, parziale, ma che, spero, offra spunti e curiosità.

L’Italia, ospite d’onore alla fiera del Libro, ha messo in moto un circuito virtuoso: 150 sono le nuove traduzioni di opere italiane presentate. Camminando fra gli stand degli editori tedeschi, campeggiavano i volti di autori e autrici del Belpaese e le loro novità letterarie. L’invito del direttore della Fiera Juergen Boos è sempre stato quello di non fermarsi alla polemica sugli autori non invitati dalla delegazione ufficiale ma di andare a scoprire il ricco panorama della narrativa italiana. I circa cinquanta appuntamenti con autori e autrici dall’Italia lo consentivano.

È stato bello vedere come venerdì mattina nella piazza del Padiglione Italia, c’erano tantissimi giovani a sentire il famosissimo storico, Alessandro Barbero e lo storico e giornalista Aldo Cazzullo: giovani delle scuole superiori dove si insegna italiano e studenti universitari di italianistica. Domanda finale di un giovane: perché il patriottismo in Germania ha sapore di estrema destra e di neo nazismo. Questo è stato il tenore: si è parlato di cose serissime ma con la sapienza di chi sa e conosce la storia: che cosa significa parlare dell’Italia, perché non è possibile avere una memoria condivisa ma che invece il giudizio deve essere condiviso su quanto è accaduto, il riferimento esplicito è al fascismo e il nazismo.

La Fiera del Libro ha offerto uno spazio di parola a quegli autori che non facevano parte della delegazione italiana ufficiale: Roberto Saviano (espressamente non invitato), Paolo Giordano e Antonio Scurati (che hanno declinato l’invito ufficiale per solidarietà). Sono stati ospiti dei loro editori tedeschi. Offrire uno spazio di parole e di dissenso è nello spirito della Buchmesse. Roberto Saviano e Antonio Scurati, separatamente, hanno ricordato come l’Italia è un laboratorio politico, che ciò che inizia in Italia poi si fa altrove. La Germania guarda con preoccupazione all’ascesa del partito di estrema destra AFD. Saviano e Scurati sono stati molto seguiti dal pubblico tedesco. L’incontro con Saviano si intitolava: Scrivere in tempi illiberali. Lui non è stato invitato perché non rappresenta l’Italia, e non rappresenta l’Italia perché scomodo.

Antonio Scurati alla Literaturbühne della ARD nell’incontro moderato da Tommaso Pedicini, caporedattore di Cosmo Italiano, il podcast in lingua italiana prodotto dall’ente pubblico radiotelevisivo WDR.

Scurati a Francoforte ha presentato il quarto volume pubblicato da Bompiani della serie M, incentrata sulla figura di Mussolini e del fascismo, il quarto volume è uscito contemporaneamente in italiano e in tedesco per l’edito da Klett Cotta. I fascismi e i populismi, ha detto Scurati, danno una risposta semplice ai problemi della società. Ed è sempre una risposta che individua, costruisce un nemico, da combattere. Ciò è valso per i fascisti, per i nazisti, ora per i populisti sono i migranti che minacciano i confini dell’Italia, dell’Europa.

Detto questo, non significa affatto, e basta scorrere i nomi per vederlo, che i cento autori e autrici della delegazione ufficiale italiana siano filogovernativi o allineati al governo. Loro hanno animato dibattiti aperti e offerto prospettive critiche verso un potere politico che, per esempio, non fa nulla contro i femminicidi. Hanno presentato un’Italia non stereotipata, più sfaccettata, lontana dalla retorica che vuole mostrare solo la sua bellezza e grandezza del suo passato. Le radici verso il futuro non sono lineari.

In questo contesto è stato un incontro brillante e stimolante quello con Olga Campofreda a Chiara Valerio alla Deutsche Italienische Vereinigung di Francoforte, (dove si sono tenuti molti altri importantissimi incontri, con Liliana Segre, con Igiaba Scego, tutti organizzati in collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiano di Colonia), poco conosciute al pubblico tedesco perché non ancora tradotte finora. Ci ha pensato la piccola e premiata casa editrice Non Solo di Friburgo che pubblica le nuove voci letterarie dall’Italia e che, con la collana Non Solo Limoni, (di goethiana evocazione), diretta da Mario Desiati (Premio Strega 2022), si dedica espressamente alle scrittrici. Olga Campofreda e Chiara Valerio sono le prime.

Questa fiera è stata l’occasione per presentare al palcoscenico internazionale quello che sta succedendo in Italia con la grafic novel e il genere Romance, due generi, che in tutto il mondo stanno riscuotendo successo dal pubblico giovani e dove gli italiani sono originali protagonisti. Due generi che vendono molto.

Sappiamo tutti che cos’è un fumetto, e vi rientrano tutti i tipi di storie illustrate, siano le strisce, i manga e i romanzi a fumetto, le grafic novel appunto. Questo genere a cui Umberto Eco diede dignità letteraria, è in Italia in forte crescita da almeno cinque anni. La cosa interessante è che chi legge fumetti è un lettore onnivoro, cioè legge narrativa, saggistica, ascolta i podcast, legge su carta o legge ebook. Due fumettisti molto interessanti sono Teresa Radice e Stefano Turconi, la coppia del fumetto italiana, scrivono storie avvincenti e molto ben documentate, tanto da ricevere un premio dalla Marina francese per la grafic novel Il porto proibito. Leggendo i loro romanzi a fumetto si comprende la piena dignità letteraria del genere.

Il Romance. Genere che rientra insieme alla letteratura fantasy nell’orizzonte del New Adult, perché seguito da giovani. Ha talmente successo, sta ridando fiato al mercato librario che alla Fiera di quest’anno per la prima volta c’era un intero padiglione al New Adult di oltre 8.000 metri quadrati. Dall’Italia è venuta la “regina” del dark romance che ha venduto oltre 600.000 copie delle sue due saghe, Kiss me like you love me e Meet Efrem Krugher. Il suo è un Dark Romance, e come dice l’aggettivo dark dà spazio al lato oscuro delle storie. Kira Shell pseudonimo di Valeria, pugliese, ha un pubblico affezionatissimo che la segue sui social perché lei dà voce a tematiche delicate quanto tabuizzate, al riconoscimento di dinamiche di relazioni che possono essere tossiche o dannose. Non chiamiamola allora letteratura d’evasione. Paola Colombo, CdI online 21

 

 

 

 

Alla Buchmesse il Padiglione Italia targato Stefano Boeri

 

Francoforte sul Meno - Con l’apertura della Fiera del Libro di Francoforte l’Italia, Paese Ospite d’Onore della 76esima edizione, accoglie i visitatori in un allestimento di 2.300 mq disegnato, su incarico del commissario straordinario Mauro Mazza, dallo studio multidisciplinare Stefano Boeri Interiors, fondato dall’architetto Stefano Boeri con l’architetto Giorgio Donà.

In linea con il tema “Radici nel futuro” scelto per il Padiglione Italia, il progetto allestitivo si ispira ai canoni della piazza italiana, intesa non solo come spazio ma anche come principio generatore e simbolo identitario per eccellenza della città italiana ed europea. L’allegoria della piazza italiana proposta da Stefano Boeri Interiors richiama la limpida struttura architettonica caratteristica dei centri storici italiani e la piazza come luogo delle relazioni informali, palcoscenico privilegiato dell’imprevedibilità della vita quotidiana.

Un luogo di incontro e scambio culturale, dove passato e futuro trovano espressione sotto forma di inattese combinazioni, grazie alle quali letteratura, musica, arte e vita quotidiana dialogano in modo aperto e coinvolgente tra i tavolini, i portici, gli androni, i palazzi civili e le architetture sacre. La piazza è dunque insieme l’allegoria e il calco fisico di una comunità urbana, ma anche lo scenario dove si è depositato nei secoli l’immaginario narrativo di centinaia di scrittrici e scrittori. Uno spazio grazie al quale la cultura italiana e in particolare la sua letteratura si sono rappresentate nel mondo.

“Anima delle nostre città e del nostro Paese, la piazza è il luogo della libertà di pensiero e di espressione: ci si può semplicemente passare attraverso per raggiungere un punto di interesse, oppure sostare, sedersi, assistere ad un evento, manifestare per difendere un diritto, leggere un libro, riposare o immaginare la vita che vi ha preso forma nelle epoche passate. La piazza che abbiamo disegnato non è soltanto il luogo in cui esplorare le ultime novità editoriali e letterarie, ma in cui riscoprire il valore dell’incontro, del dialogo e della convivialità”, commenta l’architetto Stefano Boeri.

“Per trasmettere questi valori ai visitatori della Fiera del libro di Francoforte, abbiamo voluto create uno spazio capace di accogliere e unire forme di spontaneità che una piazza, con la sua architettura, può suggerire. Colonne, porticati, gradini e portali identificano i fondamenti di un linguaggio che si manifesta in spazi, forme e stili ben definiti e riconoscibili”, aggiunge l’architetto Giorgio Donà.

Il progetto

Nato da un’idea condivisa con lo storico dell’arte Giovanni Agosti, il progetto allestitivo si articola attorno a quegli elementi che tradizionalmente compongono le piazze italiane, al di là delle innumerevoli declinazioni storiche e funzionali che questi luoghi hanno assunto.

Il cuore del padiglione è costituito dalla riproduzione in scala ridotta di una piazza, creata ispirandosi ai toni monocromatici del granito e della pietra; uno spazio rettangolare di circa 2300mq delimitato da una serie di colonne in stili architettonici diversi, e da quattro file di portici, dai quali si accede alle stanze perimetrali che ospitano le esposizioni selezionate per la Buchmesse.

Lo spazio centrale della piazza, occupato da tavolini e sedute, è separato dai portici grazie a un perimetro di gradoni che fungono da seduta informale per i passanti e i visitatori, come accade normalmente nelle piazze dei centri storici italiani.

Il monumento che occupa l’area centrale, come spesso accade nelle piazze italiane, è un’opera dell’architetto, designer e artista Alessandro Mendini (1931-2019), uno dei principali protagonisti della grande tradizione del Design italiano. L’opera Guanto, una mano aperta in segno di convivialità e accoglienza, parte della collezione Mobili per Uomo della Fondazione Bisazza, è stata selezionata insieme a Triennale Milano, istituzione che promuove la cultura contemporanea attraverso i linguaggi del design, dell'architettura e delle arti e che, in questo momento, con Fondation Cartier pour l’art contemporain sta dedicando un’ampia retrospettiva ad Alessandro Mendini (in Triennale, fino al 10 novembre 2024).

Una parte del lato corto della piazza è occupato dall’Arena, dove si trovano il palco e la platea, destinata ai dibattiti e alle presentazioni. Su questo lato, un grande schermo ospita il video che il regista e artista visivo Davide Rapp ha dedicato alla presenza delle piazze nella storia e nella cultura cinematografica italiana.

Sul lato opposto della piazza si accede invece al Caffè letterario, che a sua volta è la cornice di presentazioni, dibattiti e confronti. Le luci dell’allestimento e i diversi paesaggi illuminotecnici che accompagnano gli eventi e le situazioni ospitate nella piazza, sono state studiate dallo scenografo e light designer Pasquale Mari, uno dei protagonisti della storia del teatro e del cinema italiano contemporaneo.

Le stanze

Sulla piazza, si affacciano 10 stanze nelle quali sono visitabili una serie di esposizioni tematiche e attività selezionate dal Commissario Mazza, dedicate ad alcune delle più rilevanti espressioni della cultura italiana. Ognuna di queste sale perimetrali, a cui è possibile accedere attraverso i portici, è unica per i toni cromatici e le peculiari scelte allestitive come accade per gli edifici, diversi e multiformi che caratterizzano il perimetro o una piazza storica italiana.

Le stanze ospitano: la mostra a cura del Ministero della Cultura sull’arte classica dei musei nazionali italiani “Sotto un cielo antico. Pompei tra passato e presente”; il tributo a Goethe come figura chiave nei rapporti culturali tra Italia e Germania; l’omaggio ad Aldo Manuzio, inventore del libro “tascabile” alla fine del ‘400 (Venice International University); l’esposizione dedicata a Il Principe di Machiavelli, un testo in grado di proporre una riflessione sempre attuale su leadership e potere; una galleria a cura di TILA - The Italian Literary Agency riunisce i ritratti dei più importanti scrittori italiani del XX secolo; una sala raccoglie i lavori di trenta giovani illustratori della nuova generazione artistica italiana, selezionati da Bologna Children's Book Fair; una sezione anticipa la celebrazione dell’evento GO! 2025 Nova Gorica Gorizia Capitale Europea della cultura transfrontaliera; Treccani presenta un'installazione interattiva dedicata all’arte, al design e all’artigianato italiani; il Multi, Museo multimediale della lingua italiana offre un'esperienza virtuale immersiva attraverso la storia e la cultura della lingua italiana; infine, come è tradizione per il Paese ospitato, una selezione di oltre 600 libri tradotti dal tedesco all’Italiano scelti dagli editori di tutto il mondo si trova all’interno di “Books in Italy”.

Tra tecnologia e Made in Italy, l’azienda Kartell presenta una speciale esposizione di prodotti legati alla cultura e alle radici del design italiano che, come gli Ecological Panel® dall'azienda Saviola in legno riciclato e riciclabile al 100% utilizzati per molte superfici del padiglione, guardano al futuro nel rispetto dell'ambiente. Morfeo Gadget introduce “3D La Stampa del Futuro”, realizzazioni dal vivo di oggetti personalizzati che evocano il motto della presenza italiana alla Buchmesse. Per finire, il padiglione Italia offre anche l’opportunità di un viaggio con gli storici treni italiani presentati dalla Fondazione FS Italiane e pubblicazioni di Pirelli a testimonianza del ruolo dell’impresa nell’innovazione e nella divulgazione culturale.

Le istituzioni e i partner che hanno preso parte alla realizzazione del padiglione Italia Ospite d’Onore sono numerose: il Ministero della Cultura, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, l'Ambasciata d'Italia a Berlino, l’ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, il Centro per il libro e la lettura e l'Associazione Italiana Editori.

(aise/dip 16)

 

 

 

 

Crisi Volkswagen, l'azienda vuole chiudere tre stabilimenti. Sindacati in rivolta

 

L’allarme del consiglio di fabbrica: “L’azienda vuole decine di migliaia di tagli. Nessuno è più al sicuro”. Mercoledì il primo incontro con le rappresentanze dei lavoratori - di Tonia Mastrobuoni

BERLINO – È una bomba, la rottura di un tabù. E i sindacati sono già sul piede di guerra. Volkswagen ha intenzione di chiudere "almeno" tre stabilimenti in Germania e di tagliare decine di migliaia di posti di lavoro. La battagliera capa del Consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo, lo ha rivelato alla riunione dei dipendenti convocata per stamane, aggiungendo che i vertici del maggiore colosso automobilistico europeo "vogliono anche ridimensionare gli altri stabilimenti" e imporre pesanti sforbiciate a orari, stipendi, linee di produzione e turni. Un massacro che "riguarderà tutti gli stabilimenti: nessuno è più al sicuro".

Se confermato, il piano rappresenterebbe una rottura storica col passato: mai dalla sua fondazione, un secolo fa, Volkswagen ha chiuso una fabbrica in Germania. Il marchio "del popolo" impiega 120mila persone in dieci stabilimenti. Secondo Handelsblatt, i tagli draconiani sono stati ribattezzati dai sindacati il "piano avvelenato". Ma i vertici hanno dormito per anni mentre la Cina investiva in modo massiccio sull'elettrico. E fanno i conti enormi costi del lavoro e in particolare con concorrenti come la giapponese Toyota che produce due milioni di vetture in più con la metà dei dipendenti.

Mercoledì il primo incontro con i sindacati

L'azienda, per ora, tace, ma parlerà mercoledì, quando è previsto il primo incontro con il sindacato metalmeccanico IgMetall per il rinnovo del contratto. Ma a fronte della pesante crisi e delle intenzioni dei vertici di decurtare le buste paga fino al 18%, è del tutto utopistico pensare in un accordo: le rappresentanze dei lavoratori chiedono aumenti del 7%.

La crisi più grave del maggiore colosso automobilistico tedesco cade oltretutto in un momento drammatico, di totale caos politico. Basti pensare che il cancelliere Olaf Scholz aveva convocato per domani una riunione con sindacati e aziende per parlare di iniziative di rilancio dell'economia e il ministro delle Finanze Christian Lindner ha fatto sapere di aver organizzato un contro vertice con altre imprese per fare lo stesso. Le voci su una possibile crisi di governo ed elezioni anticipate a marzo sono ormai assordanti. In quel caso il salvataggio delle fabbriche della Volkswagen rischia di diventare il principale argomento di campagna elettorale. LR 28

 

 

 

Longevità in calo in Germania

 

Aspettativa di vita in calo. A farne le spese la popolazione anziana immigrata. Un effetto del sistema medico duale?

Negli ultimi anni, la longevità della Germania ha segnato il passo, e si trova oggi a un livello inferiore a quello della media degli altri paesi dell’Europa occidentale. Edith Pichler e Stefano Mazzuco quantificano il ritardo, e ipotizzano che tra le possibili cause ci siano sia il sistema sanitario “duale”, sia un certo impoverimento della popolazione anziana, soprattutto di quella immigrata. Riportiamo l’articolo apparso su www.neodemos.it per gentile concessione della redazione.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale i progressi della longevità sono stati continui e sostenuti nei paesi ricchi; non solo è scesa rapidamente la mortalità infantile, giovanile e adulta, ma anche quella in età anziana ha segnato riduzioni che decenni addietro erano considerate impossibili. Si è gradualmente infoltita la schiera di coloro che ritengono aperta la strada per ulteriori, continuativi progressi anche nel ciclo finale della vita umana. Accreditate proiezioni – come quelle periodicamente aggiornate delle Nazioni Unite – ritengono che prima della metà del secolo le popolazioni più longeve (come il Giappone, la Francia, l’Italia e la Spagna) possano avvicinare o superare una speranza di vita di 90 anni per le donne e di 85 per gli uomini. Nemmeno la pandemia di Covid-19 sembra avere attenuato queste rosee aspettative. Eppure non mancano segnali che dovrebbero invitare alla prudenza; il Covid-19 insegna che nuove patologie possono emergere; in alcuni paesi la longevità segna il passo; in altri la coperta della sanità pubblica minaccia di ritrarsi.

Germania: perché perde terreno in Europa?

Una recente pubblicazione ufficiale ha confermato che la Germania è il fanalino di coda dell’Europa occidentale in termini di aspettativa di vita. Il divario rispetto al resto d’Europa è aumentato costantemente negli ultimi due decenni, come si evince dalle Figure 1 e 2.

Nella Figura 1 si vede, inoltre, che se all’inizio degli anni Novanta si poteva imputare il divario tra Germania e altri paesi europei agli effetti dell’unificazione (la Germania Est aveva livelli di longevità molto più bassi rispetto alla Germania Ovest, abbassando così la media generale), questo argomento non vale ai giorni nostri: nonostante il divario tra le due Germanie si sia quasi annullato, la distanza dagli altri paesi è andata aumentando, anziché diminuire. Nel 2000 la Germania aveva una speranza di vita di 0,7 anni inferiore rispetto alla media dei 12 paesi dell’Europa occidentale considerati, nel 2022 il divario è salito a 1,7 anni. “L’inizio degli anni 2000 ha segnato un punto di svolta nelle dinamiche di sviluppo della mortalità in Germania”, ha spiegato Pavel Grigoriev del BiB (Bundesinstitut für Bevölkerungsforschung). Da allora, il divario di mortalità tra la Germania e gli altri Paesi dell’Europa occidentale è “cresciuto in modo relativamente costante”.

Dall’inizio del millennio, il gap rispetto agli altri paesi era di 0,7 anni sia per gli uomini che per le donne; nel 2022, è raddoppiato per le donne (1,4 anni) e cresciuto di due volte e mezzo per gli uomini (1,8 anni). Questo divario rimane confermato anche se consideriamo la speranza di vita a 65 anni), a dimostrazione che il ritardo della Germania rispetto agli altri paesi sia dovuto in buona parte a una maggiore mortalità in età avanzata

Un’alta quota della mortalità è imputabile alle patologie cardiovascolari – patologie che sono state fortemente contenute dai moderni sistemi di cura. Si ritiene che il sistema sanitario tedesco sia moderno e efficiente, e presumibilmente è così, se si pensa all’opera di contenimento dell’epidemia Covid-19. Occorre però considerare il fatto che la Germania è caratterizzata da un sistema sanitario – spesso criticato – della cosiddetta “Zweiklassemedizin”, in realtà un sistema “duale”. Da un lato il sistema che si appoggia alle varie casse mutue pubbliche (GKV) che copre la grande maggioranza della popolazione, dall’altra il sistema assicurativo privato, ritenuto più efficiente, per la maggiore disponibilità e qualità dei servizi.

Solo problemi sanitaria o anche socio-economici?

La disparità di trattamento sanitario si combina con fattori socio-economici che potrebbero amplificare l’effetto negativo sulla longevità. Una parte della crescente popolazione anziana tedesca vive in condizioni economiche precarie anche perché le “pensioni” nella Germania “frugale” sono calcolate al 48% dell’ultimo stipendio.

Secondo alcuni dati dell’Ufficio federale di statistica del 2022, la soglia-povertà per una persona che vive da sola è di 15.000 euro netti all’anno (1.250 euro al mese). Mentre meno del 15% della popolazione totale è a rischio di povertà, il tasso di rischio di povertà per le persone di 65 anni e oltre è molto più alto, attualmente al 20%. Si tratta del 42% di tutti i pensionati del Paese, secondo la risposta del governo a un’interrogazione parlamentare.

Ancora più precaria è la situazione dei pensionati “Gastarbeiter”. Gli ex lavoratori stranieri ricevono in media circa 280 euro in meno di pensione rispetto ai tedeschi: 834 euro contro 1.111 euro al mese, secondo una valutazione dell’assicurazione pensionistica del 2022. Le donne sono particolarmente colpite, e rappresentano quasi i due terzi dei beneficiari di pensione. La loro pensione è inferiore di circa un terzo rispetto a quella delle donne tedesche (661 euro rispetto a 899 euro).

Le ragioni di questo divario attengono alla politica migratoria della Germania e alle caratteristiche del mercato del lavoro e al fatto che gli stranieri, generalmente impiegati nei segmenti bassi della produzione. guadagnano meno dei loro colleghi tedeschi. All’inizio, compensavano i salari più bassi con gli straordinari e i bonus per i lavori pesanti. In seguito, però, durante la crisi petrolifera degli anni ’70, sono stati i primi a perdere il lavoro.

Il risultato? Quando non c’è abbastanza per vivere, molte persone in età pensionabile continuano a lavorare. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel giro di dieci anni il loro numero è raddoppiato, arrivando a circa il 20%. Non a caso è molto alto il numero dei pensionati impegnati a raccogliere i vuoti a perdere per “guadagnare 10 centesimi”. Un nuovo sistema sociale per integrare le pensioni povere?

Infine, in Germania, la maggioranza dei pensionati residenti nelle città vivono in case il cui canone di affitto è fortemente aumentato negli ultimi anni. Infatti le “case popolari”, negli ultimi decenni, sono entrate a far parte del libero mercato, diventando oggetto di speculazioni delle grandi società immobiliari o delle assicurazioni, e generando buoni profitti.

Le ristrettezze economiche costringono molti “poveri” pensionati a risparmiare sul cibo, un fattore negativo per loro salute e la loro aspettativa di vita. I banchi alimentari in Germania registrano un numero crescente di pensionati tra i propri clienti. Andreas Steppuhn, presidente di Tafel Deutschland (una delle più grandi associazioni di volontariato della Germania, membro della European Food Bank) ha dichiarato: “Per molte persone, rivolgersi al banco alimentare è un modo per risparmiare e arrivare a fine mese. La povertà degli anziani esploderà”. I banchi alimentari distribuiscono le donazioni di cibo ai bisognosi in oltre 2.000 punti di distribuzione in tutto il Paese. Un utente su quattro è un pensionato.

Conclusione

Le dinamiche della longevità in Germania ci suggeriscono qualcosa anche per l’Italia. In particolare, un sistema sanitario a “due velocità“ combinato con una crescente disuguaglianza socio-economica, potrebbe essere un pericolo anche per il nostro paese; anzi, è un pericolo attuale, dato il definanziamento della sanità pubblica. Le conseguenze in termini di mortalità potrebbero non tardare a farsi sentire. Ricordiamoci che l’universalità del sistema, e la democratizzazione dell’accesso ai suoi servizi, è forse la causa più potente dell’alta longevità del nostro paese.

www.Neodemos.info Neodemos è un foro indipendente di analisi e osservazione. Fondata e promossa nel 2007 come associazione culturale senza fini di lucro da un gruppo di studiosi con ampia esperienza di ricerca internazionale con l’obiettivo di diffondere e divulgare le analisi sulle tendenze demografiche in Italia, in Europa e nel Mondo, e di discutere le loro implicazioni per le politiche sociali, la coesione sociale, lo sviluppo. Attualmente i soci sono quattordici, tutti appartenenti a Università o Enti di Ricerca, fra cui Edith Pichler, docente (Centre for Citizenship, Social Pluralism and Religious Diversity dell’Università di Potsdam), si occupa di diverse ricerche su emigrazioni, etnicità, minoranze e cultura della memoria in Europa ed è membro del Rat für Migration. Stefano Mazzuco, ordinario di scienze statistiche (Università di Padova). Edith Pichler, Stefano Mazzuco, CdI ottobre

 

 

 

Le migliori guide sull’Italia. Consegnato a Francoforte il Premio Enit

 

Francoforte - In occasione della Fiera del Libro di Francoforte che ha visto l’Italia come ospite d’Onore, sono stati premiati i vincitori del prestigioso Premio ENIT, giunto alla sua 30^ edizione. Il premio riconosce i migliori reportage di viaggio realizzati dai media di lingua tedesca sulla Destinazione Italia.

“La curiosità e la passione sono i tratti distintivi dei tantissimi turisti che dalla Germania ogni anno vengono – e tornano – in Italia”, ha sottolineato Armando Varricchio, Ambasciatore d’Italia in Germania: “ce lo mostrano ogni anno i numeri: anche nel 2023 il gruppo nazionale straniero più presente nelle strutture ricettive italiane è quello tedesco. Sicuramente favoriscono questa attrazione verso l’Italia alcune linee guida del turismo italiano. L’attenzione alla sostenibilità, per esempio, è qualcosa che risuona con piacere nelle orecchie dei viaggiatori tedeschi”.

Secondo i primi risultati della Reiseanalyse 2024, oltre 6 milioni di turisti tedeschi che hanno visitato l’Italia nell’anno in corso.

“Abbiamo voluto premiare la potenza del racconto per arricchire e motivare l’immagine del viaggio ed aiutare a tradurre il desiderio in realtà” ha spiegato la Presidente ENIT Alessandra Priante. “Il racconto dei luoghi meno conosciuti della nostra penisola aiuta a promuovere la diversità geoculturale e identitaria italiana, consentendoci di comunicare un’Italia densamente ricca di esperienze uniche e irripetibili”.

I premi

Su un totale di 128 contributi presentati, la giuria di esperti ha selezionato i vincitori e le vincitrici in sei categorie di concorso:

Guida di viaggio: “Endlich Zeit für Venetien” di Beate Giacovelli, Styria Buchverlag

Reportage print: “Wildes Italien” di Annette Reuther, Süddeutsche Zeitung

Servizi televisivi: Die Adria di Caroline Haertel und Mirjana Momirovic, arte TV

Trasmissioni radiofoniche: Comacchio – Hauptstadt di Aale von Manfred Schuchmann, BR2 radioReise

Blog di viaggio: Die Basilikata: Unser Guide für Italiens unbekanntes Juwel di Rebecca Hirsch, 22places

Podcast: Reise nach Triest: Unsere Must Sees und Geheimtipps di Tinka Dippel e Silvia Tyburski, Merian Podcast “Reisen beginnt im Kopf”.

In questa 30° edizione è stato assegnato anche un Premio Speciale fuori categoria dedicato ai reportage che hanno esplorato destinazioni italiane meno conosciute.

Premio speciale: Die Sterne von Salina di Herbert Taschler e Udo Bernhart, Christian Verlag. (aise/dip 22) 

 

 

 

 

IIC di Amburgo. Salone Internazionale del Graphic Novel con Federico Cacciapaglia, Javi Rey e Alfred

 

Amburgo – Dal 2010, gli Istituti culturali europei di Amburgo riuniti nell’associazione EUNIC Amburgo – Instituto Cervantes, Istituto Italiano di Cultura, Goethe-Institut, Institut français Hamburg, Instituto Camões, presso l’Istituto di Romanistica dell’Università di Amburgo – presentano l’Internationaler Graphic Novel Salon – Il Salone Internazionale del Graphic Novel. Per l’edizione di quest’anno, Eunic Hamburg e Infopoint-Europa hanno invitato gli autori Alfred (Francia), Federico Cacciapaglia (Italia) e Javi Rey (Spagna) a presentare le loro ultime opere e a mostrare le diverse declinazioni del graphic novel come medium.  L’evento, organizzato da Eunic Hamburg con Europe Direct Info-Point Europa Hamburg in collaborazione con la libreria Strips&Stories, il Comicfestival Hamburg e il sostegno della Fondazione Alfred Toepfer Stiftung F.V.S., si è tenuto giovedì 10 ottobre dalle ore 19:00 alle ore 22:00 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo, in tedesco, spagnolo, italiano e francese, con traduzione in tedesco, e si è svolto nell’ambito del Comicfestival. La moderazione della serata è stata curata dalla Dr.ssa Francesca Bravi dell’Università CAU di Kiel e la traduzione in consecutiva in italiano dalla Dr.ssa Angelica Giribaldi dell’Università di Greifswald, mentre la traduzione in spagnolo è stata eseguita da Carmen Almendros, traduttrice, interprete e autrice e quella in francese da Svenja Huckle, traduttrice e interprete simultanea, consecutiva o sussurrato in francese, inglese e spagnolo. Alla serata hanno partecipato numerose persone provenienti dai Paesi degli autori, ma anche tedeschi e di altre nazionalità.  Al termine dell’evento si è potuto dialogare direttamente con gli autori davanti a bevande e spuntini offerti dai tre Istituti di cultura organizzatori.  Inoltre il firmacopie è stato quasi lungo quanto l’evento, poiché gli artisti non si limitavano a scrivere semplicemente una dedica, ma hanno scatenato la loro fantasia e usato la loro bravura per disegnare a ogni richiedente un soggetto diverso. Il fumettista Federico Cacciapaglia vive dal 2012 a Berlino, anche se sostiene di vivere in una realtà fluida chiamata “Acquaspazio”. Nel suo fumetto Bipolar Bear (l’orso bipolare), racconta la storia di un orso polare che viaggia con la personificazione della morte dal Polo Nord al Polo Sud, esplorando diversi temi come il cambiamento climatico, l’estinzione, la vita, la morte, il dolore, l’amore e la speranza. Federico è nato a Roma nel 1987. Si è laureato in filosofia nella sua città, ha studiato alla Comic University di Roma e alla School of Visual Arts di New York. Nel 2011 ha partecipato alla Biennale d’Arte di Venezia. Da quando vive a Berlino, si concentra principalmente sulle sue storie a fumetti, che affrontano la problematicità del mondo contemporaneo. Disegna anche piccoli dinosauri, di cui pubblica le storie su Instagram. Federico viaggia molto ed è coinvolto in vari festival della scena fumettistica underground in Europa. I suoi libri “Die Growls” (2016) ”Mjam mjam, Italienisches Kochtheater” (2017), “Immigrant Star” (2017), ”How to sail to the moon” (2020),”Impfland” (2021) sono stati pubblicati da Jaja Verlag a Berlino. La sua più recente pubblicazione con Jaja Verlag è appunto la divertente ed emozionante graphic novel “Bipolar Bär”. L’opera del fumettista spagnolo Javi Rey, “Un nemico del popolo”, è un adattamento a fumetti del dramma di Henrik Ibsen, pubblicato nel 2023, che racconta la storia di una città la cui principale fonte di reddito è il turismo balneare. Tuttavia, il medico Thomas Stockmann scopre che l’acqua è contaminata e avverte dei gravi pericoli per la salute dei cittadini, dei turisti e dei pazienti, scontrandosi così con l’atteggiamento ostile di personalità influenti. Javi Rey, nato nel 1982, è un illustratore e fumettista freelance. È cresciuto a Barcellona e ha studiato presso l’illustre scuola catalana di illustrazione Escola Joso. È poi entrato nel mondo dell’animazione lavorando come freelance e storyboarder. Da allora ha pubblicato diverse graphic novel, una delle quali è stata persino nominata agli Eisner Awards. Rey vive a Barcellona. Infine, l’autore francese Alfred presenta Maltempo, la storia di Mimmo, un adolescente del Sud Italia che vede nella sua chitarra e in un’audizione musicale un modo per sfuggire alla povertà e all’influenza della mafia e inseguire il suo sogno di rock’n’roll. Lionel Papagalli, noto come Alfred nel mondo dei fumetti, è nato a Grenoble (Francia) nel 1976. Proveniente da una famiglia di artisti, scopre presto la gioia di creare. All’età di diciotto anni fonda una piccola casa editrice dove pubblica diversi fumetti. Il suo debutto in questo settore avviene nel 1997 con l’editore francese Delcourt. Per la sua opera Come Prima, ha ricevuto il premio per il miglior album al Festival internazionale del fumetto di Angoulême nel 2014. La manifestazione del 10 ottobre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo e i tre bravissimi fumettisti hanno evidenziato la versatilità del graphic novel come forma d’arte, mostrando le tendenze attuali nella progettazione artistica e nella scelta dei soggetti, coinvolgendo talenti provenienti da diversi Paesi europei. (Inform/dip 15)

 

 

 

Conferenza Usef. Un ponte di legalità tra Baviera e Sicilia

 

Monaco di Baviera - Una conferenza internazionale sulla lotta alla criminalità e sul ponte di Legalità tra Baviera e Sicilia, organizzata dall’USEF, con finanziamento della regione Sicilia, ospitata dal gruppo parlamentare della Deputata Bavarese Christiane Feichtmeier (SPD), lei stessa ex Poliziotta, e dal Vicepresidente del Parlamento Bavarese, Markus Rinderspacher, ex giornalista televisivo.

La conferenza ha coinvolto il presidente della Commissione Antimafia Siciliana, Antonello Cracolici, il Giudice tedesco di origini siciliane, Alessandro Bellardita, il giornalista giudiziario dell’organo di radiocomunicazione di stato della Baviera (BR) Oliver Benedixen, il Dirigente USEF nonché deputato del Pd eletto in Sudamerica, Fabio Porta, e Philip Kania, Unione di polizia, Gruppo distretto polizia federale/dogana, per la moderazione della Deputata Bavarese Christiana Feichtmeier e della Dirigente USEF Daniela Di Benedetto. Le conclusioni sono state affidate al Presidente USEF Angelo Lauricella (anche dirigente ANPI ed ex parlamentare).

La conferenza è stata preceduta dalla presentazione della mostra "Giornalisti: Testimoni di Verità" realizzata dall’ordine dei giornalisti siciliano e dedicata ai giornalisti siciliani (ODG) uccisi dalla mafia e dal terrorismo, ben 10 solo tra i Siciliani.

La mostra è stata introdotta da Roberto Gueli, Presidente dell'ODG nonché direttore della più grande redazione europea (TGR), da Salvo Li Castri, vicepresidente ODG e pubblicista, Francesco Nicastro, curatore della mostra, ex Presidente ODG, oggi Direttore del Centro Studi Pio La Torre "A Sud’Europa". Proprio Nicastro fu chiamato al giornale L‘Ora a sostituire il collega Mario Francese, appena ucciso dalla mafia, anche da qui la sua particolare sensibilità per questo importante tema: la libertà di stampa e l’esposizione dei giornalisti alla criminalità.

Presenti in sala il Console Generale, Sergio Maffettone, e il consigliere CGIE, Gianluca Errico.

Dalla conferenza è emerso che quello che si ritiene troppo spesso essere un fenomeno prettamente italiano, la criminalità organizzata, è invece un fenomeno ormai europeo, che è riuscito infatti a infiltrarsi nell'economia tedesca quasi senza ostacoli. Un business da miliardi di euro all’anno solo in Germania, come confermato da Kania e Bellardita, contro il quale la Germania non è opportunamente attrezzata, né da un punto di vista culturale, né tantomeno e soprattutto legislativo e politico.

Riciclaggio di denaro, traffico di esseri umani, spaccio di droga, intimidazioni agli organi giudiziari, procure e giornalisti sono anche in Germania all'ordine del giorno, riferisce Feichtmeier.

Anche Cracolici, presentando in modo chiaro e preciso il fenomeno, ragguaglia di fronte al rischio di non affrontare in modo congiunto la criminalità organizzata e il fenomeno mafioso.

Gli esperti Cracolici, Bellardita, Porta, Bendixen, Kania sono risultati tutti essere d'accordo: ci sono miglioramenti nell'applicazione della legge, ma c'è ancora molto da fare nel campo della legislazione.

Alcuni degli esempi citati sono l’inasprimento del paragrafo 129 del codice penale tedesco, più personale nelle autorità investigative e di controllo, più risorse nella politica educativa.

Al termine di un ricco dibattito, Lauricella ha presentato le sue conclusioni introducendo il percorso storico che ha portato al concepimento degli strumenti costituzionali italiani a difesa delle fasce deboli e della democrazia stessa e ha auspicato una maggiore armonizzazione a livello europeo dei processi investigativi e giudiziari, nonché degli strumenti giuridici e culturali per una lotta comune alla criminalità organizzata.

La conferenza, dotata di collegamento in remoto e traduzione simultanea, è stata accompagnata al Pianoforte dalla pianista di origine siciliana, Serena Chillemi, con “Libertà è Partecipazione” di G.Gaber, brano che aveva accompagnato per anni gli aperitivi politico-musicali da lei portati in giro per Monaco con Daniela Di Benedetto e una Toccata di Eliodoro Sollima, componista siciliano e forse il primo a dedicare un brano alle vittime di mafia.

La conferenza è stata seguita da un momento di networking altrettanto partecipato e accompagnato da un aperitivo.

In seguito alla manifestazione la mostra è stata spostata presso il Consolato Generale di Monaco di Baviera dove resterà visitabile negli orari di apertura dello stesso fino a fine Ottobre.

Daniela Di Benedetto, ideatrice del format e coordinatrice in loco con Christiane Feichtmeier, ha espresso piena soddisfazione per la riuscita di un evento molto complesso per i temi affrontati e le modalità necessarie ma impeccabile nel risultato, anche grazie al supporto tecnico garantito dal Parlamento Bavarese, alla competenza e paziente professionalità delle interpreti, e alla passione messa da tutti i convenuti.

Di Benedetto ha riferito dunque che da anni era suo desiderio portare questi temi a questo livello nel cuore di un luogo di esercizio democratico come il parlamento Bavarese e ha ricordato in conclusione l’esperienza di "Un’altra Italia a Monaco di Baviera".

"Se un cambiamento culturale deve avvenire - ha spiegato la stessa Di Benedetto - dobbiamo volerlo e affrontarlo tutti insieme, anche in Germania. Noi italiani non possiamo continuare ad affrontare questi temi tra di noi se vogliamo che soluzioni internazionali e locali in altri sistemi giuridici vengano trovate. Occorre costruire ponti di legalità, anche tra Baviera e Sicilia".  (aise/dip 21)

 

 

 

Berlino. Appuntamenti Comites. Ultime “Visioni Sarde”

 

Si terrà sabato 16 novembre, alle ore 19.00 presso la sede del Comites di Berlino, l’ultimo appuntamento con i cortometraggi sardi “Visioni Sarde”.

A presentare il progetto e condurre il dibattito seguente alla visione dei film saranno Federico Quadrelli, Presidente del Comites Berlino, ed Elettra de Salvo, Consigliera del Comites stesso.

La Regione Autonoma della Sardegna promuove la rassegna itinerante "Visioni Sarde" con lo scopo di raccontare nel mondo la Sardegna attraverso il cinema, distribuendo le sue migliori produzioni dell'anno.

I film sono sottotitolati in modo da rappresentare uno strumento strategico per la diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero.

La lista di titoli proposti rappresenta, sia a livello di stile che di contenuti, la cifra di questa edizione della rassegna. Pur se girati in Sardegna i film esprimono temi di valore universale. Il loro livello artistico è riconosciuto da numerosi premi e riconoscimenti.

I titoli proiettati sono: Incappucciati, foschi (13 Minuti) Nicola Camoglio; Una coppia viene a contatto con una banda di rapitori; Quello che è mio (19 minuti) Gianni Cesaraccio; Ex soldati malati terminali cercano di dare dignità ai loro ultimi giorni; Ranas (18 Minuti) Daniele Arca, presente il regista in collegamento online.

Per partecipare alla proiezione è obbligatoria la prenotazione inviando una e-mail a info@comites-berlin.de. 

Il prossimo 4 novembre alle 11.00 presso il cimitero di Vegueta - Las Palmas de Gran Canaria, il Comites presieduto da Maurizio Mior organizza una cerimonia per commemorare i defunti. Ne dà notizia Giuseppe Bucceri, Segretario del Comites della Circoscrizione Consolare di Arona, spiegando che la cerimonia è organizzata in stretta collaborazione con il Vice Consolato di Arona rappresentato da Anna Laura Vieceli - Agente Consolare d'Italia a Las Palmas de Gran Canaria - e il Console Emerito Carlo De Blasio.

Officerà la cerimonia sua Eccellenza Don Cristobal, Vescovo Ausiliario della Diocesi di Las Palmas.

Aperta a tutti i connazionali e non che vorranno partecipare, la cerimonia sarà accompagnata dal canto della soprano Rosanna Ciulli.

Oltre ai defunti verrà commemorata anche la tragedia dell’affondamento del bastimento italiano “Sud America”: l’incidente avvenne il 13 settembre 1888 nelle acque del porto della città di Las Palmas, dove il piroscafo Italiano fu speronato da una nave francese.

In quella tragedia morirono 6 membri dell’equipaggio e numerosi passeggeri fra cui 81 italiani che facevano ritorno da Rio de Janeiro a Genova.

“Dialoghi con la Logopedista” è un laboratorio condotto dalla dottoressa Anna Biavati rivolto ai genitori italiani che vivono in Scozia, con particolare attenzione allo sviluppo del linguaggio, alla gestione della balbuzie e del mutismo selettivo dei bambini e delle bambine. Ad organizzarlo, il prossimo 9 novembre, è il Comites Scozia – Irlanda del Nord.

L’incontro – in programma dalle 10.00 alle 12.00 alla Broughton High School (29 East Fettes Avenue Edinburgh EH4 1EG) - mira a fornire ai genitori una comprensione approfondita dei benefici del bilinguismo, dei prerequisiti fondamentali per lo sviluppo linguistico e delle strategie pratiche per affrontare eventuali difficoltà di comunicazione in modo sereno ed efficace.

Obiettivo del laboratorio offrire sia un approfondimento teorico che un workshop pratico per rafforzare le competenze e il coinvolgimento dei genitori nel supporto linguistico dei propri figli.

L’incontro è gratuito ma occorre registrarsi qui. (focus\aise\dip 28) 

 

 

 

 

Lotta alla mafia, Fabio Porta (Pd) alla conferenza a Monaco di Baviera organizzata dall’Usef

 

Monaco di Baviera – Nella Sala conferenze del Parlamento Bavarese il 19 ottobre si è tenuta la conferenza “Legalità e lotta alla criminalità organizzata: un ponte europeo tra Baviera e Sicilia”, organizzata dall’Unione Siciliana Emigrati e Famiglie (USEF), con il sostegno finanziario della Regione Sicilia. “Una bellissima iniziativa, riuscitissima nella forma, nei contenuti e nella numerosa e qualificata partecipazione” commenta il dirigente Usef  e deputato del Pd Fabio Porta (eletto nella circoscrizione Estero-ripartizione America Meridionale) , che ha preso parte all’evento. “Grande partecipazione e un dibattito di altissimo livello hanno caratterizzato la conferenza” ha aggiunto l’on. Porta spiegando che essa è stata ospitata dal gruppo parlamentare della deputata bavarese Christiane Feichtmeier (SPD), ex poliziotta, e dal vicepresidente del Parlamento Bavarese Markus Rinderspacher, ex giornalista televisivo.  La conferenza, riferisce ancora il deputato, ha riunito figure di spicco tra Italia e Germania, tra cui l’On. Antonello Cracolici, Presidente della Commissione Antimafia Siciliana, il giudice tedesco di origini siciliane Dr. Alessandro Bellardita, il giornalista giudiziario dell’organo di radiocomunicazione di stato della Baviera (BR), Oliver Benedixen, e Philip Kania, rappresentante dell’Unione di polizia federale tedesca. L’evento è stato moderato dalla deputata Christiane Feichtmeier e dalla dirigente USEF Daniela Di Benedetto, mentre le conclusioni sono state affidate ad Angelo Lauricella, presidente USEF (dirigente ANPI ed ex parlamentare). Presenti anche il Console Generale d’Italia, Sergio Maffettone, e il Consigliere CGIE, Gianluca Errico.  “In apertura – informa l’on. Porta – è stata presentata la mostra ‘Giornalisti: Testimoni di Verità’, realizzata dall’Ordine dei Giornalisti Siciliano e dedicata ai giornalisti siciliani caduti sotto i colpi della mafia. La mostra, introdotta da Roberto Gueli, presidente dell’ODG Sicilia, ha visto anche gli interventi di Salvo Li Castri, vicepresidente ODG e pubblicista, e Francesco Nicastro, curatore dell’esposizione, ex Presidente ODG, oggi Direttore del Centro Studi Pio La Torre “A Sud’Europa”. Proprio Nicastro – ricorda Porta – fu chiamato al giornale “L’Ora” a sostituire il collega Mario Francese, ucciso dalla mafia, anche da qui la sua particolare sensibilità per questo importante tema: la libertà di stampa e l’esposizione dei giornalisti alla criminalità”.  “Nel corso del dibattito – spiega Porta – è emerso che il fenomeno della criminalità organizzata, spesso percepito come esclusivamente italiano, si è infiltrato anche nell’economia tedesca”. “Il giudice Bellardita e l’esperto di sicurezza Kania – continua il deputato – hanno confermato che la Germania, pur facendo progressi, non è ancora sufficientemente preparata, soprattutto a livello legislativo, per contrastare efficacemente il fenomeno”. “Antonella Cracolici – prosegue Porta – ha illustrato il pericolo di non affrontare in modo congiunto le mafie, mentre Fabio Porta ha delineato il quadro dell’ampia legislazione antimafia, dalla Convenzione di Palermo del 2000 alle più recenti novità in materia di lotta alla criminalità organizzata. Gli interventi di Bellardita, Bendixen e Kania hanno evidenziato la necessità di rafforzare il quadro legislativo e di intervenire su diversi ambiti, quali ad esempio, l’inasprimento del paragrafo 129 del codice penale tedesco, l’aumento delle risorse per le autorità investigative e per la promozione della politica educativa.  Al termine del ricco dibattito, il Presidente Lauricella ha ricordato il percorso storico che ha portato al concepimento degli strumenti costituzionali italiani a difesa delle fasce deboli e della democrazia stessa, auspicando una maggiore armonizzazione a livello europeo dei processi investigativi e giudiziari, nonché degli strumenti giuridici e culturali per una lotta comune alla criminalità organizzata”. La conferenza ha visto, inoltre – riferisce il deputato – , l’esibizione al pianoforte della musicista di origine siciliana Serena Chillemi, che ha eseguito “Libertà è Partecipazione” di Giorgio Gaber e una “Toccata” di Eliodoro Sollima, brano dedicato alle vittime della mafia.  In seguito, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di fare networking durante un aperitivo. La mostra “Giornalisti: Testimoni di Verità” sarà visitabile presso il Consolato Generale di Monaco di Baviera fino alla fine di ottobre.

(Inform/dip 23)

 

 

 

Bochum. Deceduto Aduo Vio. L’addio dei Bellunesi nel Mondo

 

L'Associazione Bellunesi nel Mondo ha annunciato con profondo dolore la scomparsa di Aduo Vio, figura centrale per la comunità degli emigrati bellunesi in Germania. Vio, presidente onorario della Famiglia Bellunese del Nord Reno-Westfalia e della Germania, è venuto a mancare giovedì 17 ottobre, a Bochum, all'età di 89 anni, dopo una breve malattia.

Oscar De Bona, presidente dell'Associazione Bellunesi nel Mondo, ha espresso il suo cordoglio: "È una perdita che ci addolora profondamente. Conoscevo Aduo da quarantacinque anni, e tra noi si era instaurato un rapporto di grande stima e amicizia. Era innamorato della sua terra, Belluno, e, anche da lontano, ha sempre lavorato per promuoverla. In Germania, ha saputo far conoscere il meglio della provincia bellunese e, allo stesso tempo, ha promosso le eccellenze tedesche nel suo territorio d'origine".

Tra i numerosi progetti che Vio ha portato avanti con passione, si ricorda la pubblicazione di una serie di libri dedicati alla storia di Belluno, con particolare attenzione al mondo dei gelatieri, realizzati insieme al compianto Ivano Pocchiesa. Uomo di grande cultura, era anche un caro amico dell’artista bellunese Franco Fiabane e sognava di realizzare un museo a Belluno con le opere dell’artista.

Aduo Vio è stato un membro attivo dell’Associazione Bellunesi nel Mondo e per molti anni ha presieduto la Famiglia Bellunese del Nord Reno-Westfalia, partecipando assiduamente alle attività dell’associazione e fornendo un contributo prezioso per il benessere degli emigrati. A testimonianza del suo impegno, Vio ha donato una macchina per il gelato di fine Ottocento al MiM Belluno, il Museo Interattivo delle Migrazioni, dove è esposta all’ingresso come simbolo del suo amore per le radici bellunesi.

Tra le numerose iniziative che ha promosso, spicca il progetto di creare un museo del gelato a Belluno. In Germania, Vio possedeva un magazzino con numerosi pezzi storici legati a questo settore, un patrimonio che sperava di poter valorizzare anche in Italia. "È stato un grande ambasciatore della nostra terra - ha affermato De Bona -, e ora ha raggiunto il suo caro amico Mario Sechi, scomparso appena una settimana fa. Un pensiero speciale va a sua moglie. Grazie, Aduo, per tutto quello che ci hai lasciato".

Nato a Belluno nel 1935, Aduo Vio emigrò in Svizzera, Francia e infine in Germania, dove nel 1973 fu tra i fondatori della Famiglia Bellunese del Nord Reno-Westfalia. Nel 1990 contribuì alla nascita della Famiglia Bellunese di Vienna, continuando a impegnarsi per mantenere vivo il legame tra gli emigrati e la patria attraverso iniziative culturali e sportive. Oltre a essere un imprenditore di successo, titolare della Novarredo a Bochum, Vio fu anche presidente del Tennis Club della città e insignito del titolo di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. Nel 2005, ricevette il prestigioso premio “Bellunesi che onorano la provincia di Belluno in Italia e all'estero”.

Maurizio Paniz, presidente onorario dell'Associazione Bellunesi nel Mondo, ha ricordato Vio come "una colonna portante, unica per impegno, dedizione e amore per Belluno. Non è stato solo un grande imprenditore, ma anche un ambasciatore esemplare dei valori bellunesi nel mondo".

Anche Riccardo Simonetti, attuale presidente della Famiglia Bellunese del Nord Reno-Westfalia, ha voluto esprimere il suo ricordo: "Con Vio se ne va uno dei fondatori del nostro sodalizio. Era un uomo di grande cultura, con il quale si poteva parlare di tutto, dagli artisti bellunesi allo sport. Ci mancherà molto".

Gioachino Bratti, presidente onorario Abm, ha concluso con un toccante tributo: "Ci lascia un'altra importante figura dell'Associazione Bellunesi nel Mondo. Aduo Vio è stato una guida autorevole e appassionata, un rappresentante dell’ingegno e dell’operosità italiana all'estero, e un punto di riferimento per i bellunesi in Germania. Di lui conserveremo un ricordo affettuoso, e siamo vicini nel dolore alla moglie, che gli è stata sempre accanto".

La comunità bellunese e l’Associazione Bellunesi nel Mondo hanno spiegato che continueranno a ricordare Aduo Vio con profonda gratitudine, per l’inestimabile contributo che ha dato nel mantenere vivo il legame tra Belluno e i suoi figli emigrati. (aise/dip 18) 

 

 

 

Monaco di Baviera. Giuseppe Locoselli vince “The Best Italian Chef Germany 2024”

 

Grande successo per “The Italian Show”: degustazioni, mixology e alta cucina per celebrare il Made in Italy in Germania

Monaco di Baviera ha ospitato la terza tappa dei cinque eventi di “The Italian Show” nel 2024. La collaborazione tra “I Love Italian Food” e l’Associazione Italiana Cuochi in Germania e.V. per riproporre questo format in Germania sottolinea l’impegno nel promuovere la cucina italiana nel panorama gastronomico internazionale.

Il settore della ristorazione bavarese, ricco di cucine regionali e internazionali, rappresenta un contesto ideale per valorizzare il vero Made in Italy. Attraverso “The Italian Show”, l’obiettivo è creare un ponte tra i produttori italiani e i professionisti del settore alimentare in Germania, contribuendo così a diffondere la cultura enogastronomica italiana.

“Siamo molto entusiasti di supportare l’impegno di Gianluca Casini, Presidente dell’Associazione Cuochi Italiani in Germania, nel promuovere la nostra cultura gastronomica in questo mercato”, ha dichiarato Alessandro Schiatti, Amministratore Delegato di I Love Italian Food.

Un elemento centrale dell’evento di Monaco di Baviera è stata l’Enoteca, guidata dall’esperta Faye Cardwell, con la partecipazione dei sommelier Corinna Siena e Stefano Borelli (Coldiretti), che hanno offerto degustazioni di vini italiani, abbinati a pizze e formaggi. Grande successo ha riscosso anche la Bar Station, dove il team della Barschule München ha presentato approfondimenti sulla mixology, con una selezione di cocktail e mocktail.

Tra le numerose attività pensate per formare e intrattenere i professionisti presenti a “The Italian Show”, è stata allestita una tasting station con preparazioni curate dal team di cuochi dell’Associazione Italiana Cuochi in Germania e.V. Inoltre, si è svolta la finale del concorso “The Best Upcoming Chef of Italian Cuisine in Germany 2024”, vinta dallo chef pugliese Giuseppe Locoselli, scelto tra sei finalisti da una giuria di esperti internazionali: Mariella Caruso (Identità Golose), Cettina Vicenzino (autrice di libri di cucina italiana in lingua tedesca), Heros De Agostinis (Executive Chef dell’Anantara Palazzo Naiadi Leading Hotel Of the World e Ineo Restaurant), Carmelo Carnevale (Presidente dell’ICC Italian Culinary Consortium) e Gianluca Casini (Presidente dell’Associazione Italiana Cuochi in Germania e.V.).

Lo chef Locoselli, che lavora in un noto ristorante di Bari (il Bahari), ha ricevuto questo prestigioso riconoscimento, distinguendosi nel concorso “The Best Italian Chef Germany 2024” e superando tutti i concorrenti in gara.

La famiglia Locoselli ha dimostrato ancora una volta la propria passione, dedizione e talento: lo scorso anno, Antonio Locoselli ha vinto il medesimo concorso, e quest’anno Giuseppe ha trionfato grazie alla sua creazione, la Bombetta Pugliese 2.0. Questo piatto innovativo reinterpreta la tradizionale bombetta pugliese, con carne di manzo marinata avvolta attorno a un ripieno di pistacchio e caciocavallo dolce, servita su una chip di basilico con spuma di capocollo e un crumble di olive e mandorle.

In sintesi, un connubio di sapori che porta innovazione nella cucina pugliese.

Infine, si è tenuta la cerimonia di premiazione per i locali che hanno ricevuto il riconoscimento “100% Italiano”, una selezione di ristoranti, pizzerie e caffè che offrono un’autentica esperienza culinaria italiana a Monaco di Baviera.

CdI ottobre

 

 

 

 

Le recenti puntate di Cosmo italiano, ex-Radio Colonia

 

25.10.2024. Una legge per migliorare la qualità degli asili tedeschi

Secondo uno studio recente sarebbero 300mila i posti d'asilo nido mancanti in Germania, una nuova legge dovrebbe migliorare l'offerta potenziando i fondi, ce ne parla Enzo Savignano. Della quotidianità degli asili tedeschi tra educatori mancanti o introvabili e genitori sotto pressione abbiamo parlato con Florian Sergola, direttore dell'Asilo italiano di Berlino.

https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/legge-migliorare-qualita-asili-tedeschi-germania-100.html

 

 

24.10.2024. Migranti: dal piano sicurezza tedesco, al modello Italia-Albania 

Stretta sui migranti in Europa. In Germania, dopo i controlli serrati sui confini, sta per essere approvato un pacchetto "sicurezza", che renderà più veloci i rimpatri, ce ne parla Enzo Savignano. Ma si guarda anche al modello Italia-Albania che punta all’esternalizzazione della gestione dei profughi. L'analisi del giornalista Lambruschi. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/migranti-germania-italia-albania-100.html  

 

23.10.2024. Oro d'oliva: perché l'olio costa tanto e come riconoscere quello buono

L'olio d'oliva sta diventando un vero e proprio bene di lusso, negli ultimi tre anni è il prodotto alimentare ad aver subito i maggiori rincari. I motivi sono molteplici: dai cattivi raccolti, all’aumento dei costi di produzione, all'inflazione. Ma qual è il prezzo giusto da pagare per un litro d'olio d'oliva? E come fare per riconoscere il vero extra vergine? Ne parliamo con due esperti: Valerio Tortoriello, importatore di oli di Colonia, e Massimo Epifani, uno dei massimi "sommelier dell'olio" in Italia. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/olio-oliva-caro-100.html

 

22.10.2024. La SPD alla ricerca di una nuova identità. Il partito socialdemocratico tedesco guida da tre anni una litigiosa coalizione semaforo e nei sondaggi è distaccato dalla CDU e si contende il secondo posto con l'AfD. Il cancelliere Scholz non brilla per carisma e il partito è stato appena scosso dalle dimissioni del giovane e brillante segretario generale Kühnert. Dei problemi della SPD parliamo con Enzo Savignano, mentre con la militante SPD di Monaco, Daniela Di Benedetto, cerchiamo di capire su quali basi la SPD prova a rilanciarsi.

https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/spd-crisi-100.html

 

21.10.2024. Da Marconi al podcast: 100 anni di radio in Italia

Nell'ottobre 1924, venivano inaugurate ufficialmente le trasmissioni radiofoniche in Italia, Enzo Savignano ripercorre con noi questi primi 100 anni di radio. La nascita della radio è legata alle scoperte rivoluzionarie di Guglielmo Marconi, ne parliamo con Paolo Ravazzani, Direttore dell'Istituto di elettronica e ingegneria dell'informazione del CNR. Con a Andrea Borgnino di RaiPlay Sound riflettiamo sull'impatto che formati digitali come i podcast hanno avuto sulla radio tradizionale. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/radio-100anni-100.html

 

20.10.2024. Buchmesse: Barbero e Rovelli su fake news, propaganda e potere

Ultimo speciale di COSMO italiano dalla Fiera del libro di Francoforte. Cristina Giordano e Daniela Nosari hanno incontrato lo storico e scrittore Alessandro Barbero con cui hanno parlato di fake news di ieri e di oggi. Mentre il fisico e divulgatore scientifico Carlo Rovelli approfondisce il ruolo degli intellettuali nella critica al potere. Con Igiaba Scego, infine, c'è spazio per uno sguardo alla società italiana di oggi e alla sua "pluralità".

https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/fiera-del-libro-francoforte-barbero-rovelli-germania-italia-100.html

 

19.10.2024. Buchmesse: Saviano, Di Pietrantonio e Giordano sul ruolo degli intellettuali. Continuiamo a raccontarvi la Fiera del Libro di Francoforte: Cristina Giordano e Daniela Nosari hanno incontrato oggi due vincitori del Premio Strega, Donatella Di Pietrantonio (2024) e Paolo Giordano (2008), e dialogato con loro sul ruolo degli intellettuali e il rischio della censura. Ma oggi è stata anche la giornata di Roberto Saviano, accolto come una star dal pubblico della Buchmesse, che ha parlato, tra l'altro, della sua personale strategia contro la paura.

https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/fiera-del-libro-francoforte-saviano-di-pietrantonio-germania-italia-100.html

 

18.10.2024. Buchmesse: parlando con Scurati e Segre dei fascismi di ieri e di oggi. COSMO italiano è a Francoforte per ascoltare e intervistare i più importanti autori italiani presenti a questa edizione della Fiera del Libro che vede l'Italia come Paese ospite. Cristina Giordano e Daniela Nosari hanno avuto l'opportunità di parlare con Antonio Scurati e Liliana Segre di fascismo e antifascismo e di come sia un dovere degli intellettuali contrastare l'ondata di estrema destra che rischia di sommergere tutta Europa.

https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/fiera-del-libro-francoforte-segre-scurati-germania-italia-100.html

 

16.10.2024. Detenzione in Ungheria: i casi Salis e Maja T. Due casi analoghi di arresto e detenzione nelle carceri ungheresi in cui vigono condizioni di detenzione pesantissime: quello dell'italiana Ilaria Salis, ora eletta europarlamentare a Bruxelles, e quello della tedesca Maja T., ancora in stato di detenzione. Giulio Galoppo ci riassume la vicenda di Maja. Abbiamo raggiunto l'avvocata Aurora D'Agostino che ha seguito il caso Salis.

https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/ilaria-salis-maja-t-budapest-germania-100.html

 

15.10.2024. Dove va la CDU di Friedrich Merz? Con Friedrich Merz la CDU prende una direzione politica molto diversa da quella dei predecessori, soprattutto rispetto ad Angela Merkel: la questione migranti, le alleanze e il rapporto verso le altre culture vengno ridefinti. Giulio Galoppo ripercorre la carriera politica di Merz mentre la giornalista e corrispondente dalla Germania Uski Audino fa una serie di considerazioni sul ruolo dei conservatori tedeschi in vista delle prossime elezioni politiche. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/friedrich-merz-cdu-germania-100.html

 

14.10.2024. Mobbing a scuola: come combatterlo? Secondo un'indagine condotta tra gli insegnanti in Germania, gli episodi di mobbing nelle scuole sarebbero aumentati dopo la pandemia, ce ne parla Giulio Galoppo. È un trend che ci conferma anche Antonietta Zeoli, Preside del Wim Wenders Gymnasium a Düsseldorf. Come riconoscere il mobbing e come difendersi? Alcuni consigli per i genitori. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/bullismo-cyberbullismo-scuola-germania-100.html

 

Musica italiana non stop. Il nostro web channel COSMO Italia inoltre ti offre due ore di musica non stop, che puoi ascoltare 24 ore su 24 sulla nostra pagina internet, sulla app di COSMO e su Spotify.

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Brevi di politica e di cronaca tedesca

 

L’SPD si allontana dalla coalizione semaforo

Il neo Segretario generale dell’SPD, Matthias Miersch, ritiene improbabile una continuazione della coalizione dopo le elezioni di settembre 2025, in caso di vittoria. Le polemiche tra SPD, Verdi e FDP si sono sovrapposte ai successi della coalizione: “Ecco perché non credo che vi sia una grande propensione a continuare l’alleanza semaforo. I temi in cui vi era comunione d’intenti hanno fatto il loro corso: lo vedono tutti“. Inoltre, Miersch ha insistito sul fatto che il governo semaforo “ha ottenuto davvero molto”, citando come esempi la garanzia dell’approvvigionamento energetico dopo l’inizio della aggressione russa contro l’Ucraina, l’ampliamento delle energie rinnovabili e l’aumento del salario minimo.

Il Segretario generale dell’SPD ha anche lodato la riforma ospedaliera e quella della legge sull’immigrazione: “In una grande coalizione non saremmo mai riusciti a fare tutto questo”. Miersch ha anche criticato la politica migratoria dell’Unione (CDU-CSU): “Chi vuole plasmare il futuro deve fare di più di fomentare la paura, altrimenti solo i populisti di estrema destra ne trarranno beneficio”, replicando così a una dichiarazione del Segretario generale della CDU, Carsten Linnemann, che aveva annunciato la revoca del diritto di cittadinanza in caso di vittoria alle elezioni.

Nell’ultimo sondaggio Allensbach, i Socialdemocratici ottengono il 15% e i Verdi il 10,5% delle preferenze. L’FDP invece dovrebbe perdere l’ingresso al Bundestag, dato che si ferma al 4,5%. CDU/CSU rimangono i due partiti più popolari, con oltre il 30% delle preferenze. 

 

Elezioni regionali: la CDU cerca una maggioranza stabile

Sette settimane dopo le elezioni regionali nei Länder della Germania est, che hanno sconvolto la tenuta dei parlamenti regionali, la strategia della filoputiniana Sarah Wagenknecht e della sua coalizione populista di sinistra BSW si fa sempre più chiara. La CDU della Turingia ha respinto i suoi appelli in cui Wagenknecht chiedeva una presa di distanza dal Presidente della CDU Friedrich Merz. “Friedrich Merz è il nostro candidato alla Cancelleria ed è sulla buona strada per la Germania”, ha messo nero su bianco la CDU della Turingia. “Le richieste di Wagenknecht stanno diventando sempre più avventurose”. E prosegue: “Continueremo nei prossimi giorni questo percorso nell’interesse della Turingia, se possibile senza altri inutili interventi da Berlino”.

Nel capoluogo Erfurt, la CDU, l’SPD e i rappresentanti di BSW stanno quindi cercando di formare una coalizione che possa tenere lontana l’AfD dal potere. La Presidente di BSW aveva chiesto in precedenza che la CDU della Turingia prendesse le distanze dal suo leader a Berlino, giustificando ciò col “discorso spaventoso” tenuto da Merz al Bundestag, in cui “aveva chiesto di fatto l’entrata in guerra della Germania contro la Russia”. Il leader della CDU Merz ha ribadito mercoledì scorso la sua richiesta al governo federale di fornire missili cruise Taurus all’Ucraina per la difesa contro la Russia.

 

Mar Baltico: la NATO rafforza le difese                  

La Nato rafforza la linea difensiva nel Mar Baltico. Il ministro della Difesa Boris Pistorius (SPD) ha inaugurato un nuovo quartier generale strategico della Marina a Rostock. La Germania, che rappresenta la più grande flotta nel Mar Baltico all’interno dell’alleanza NATO, ha assunto un ruolo di leadership regionale dallo scorso 1° ottobre. Nel suo discorso, il ministro Pistorius ha sottolineato la grande vicinanza geografica dei Paesi baltici alla Russia, che cerca di destabilizzare la regione ricorrendo ad aggressioni continue. Il nuovo quartier generale “svolgerà un ruolo decisivo nella protezione degli interessi degli Stati della NATO contro tali aggressioni, soprattutto in considerazione della vicinanza alla Russia”, ha affermato il ministro. Già nel 2017 la Nato aveva deciso di istituire nuovi quartieri generali marittimi. Il nuovo centro di comando sarà guidato da un ammiraglio tedesco, il suo vice sarà un ammiraglio polacco, il capo di stato maggiore un ufficiale svedese. Oltre alla Germania, al “CTF Baltic” prendono parte anche Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia e Svezia.

Negli ultimi tempi, l’alleanza ha osservato un crescente numero di atti di spionaggio da parte della Russia nel Mar Baltico. L’obiettivo è quindi l’infrastruttura degli Stati sul Baltico. “Dobbiamo garantire che Putin non riesca a farla franca”, ha ammonito il ministro Pistorius riferendosi al dittatore russo. “Dobbiamo difenderci e fare tutto il possibile per sostenere i nostri partner sul fianco orientale della Nato”. Il ministro Pistorius ha dichiarato che l’aggressione russa presenta manifestazioni di varia natura, ad esempio sotto forma di attacchi ibridi o informatici, e che tali attacchi si pongono l’obiettivo di “offuscare la linea di demarcazione tra guerra e pace”. Il ministro ha quindi messo in guardia: “Mosca mira a destabilizzare la sicurezza europea, a minare la fiducia e quindi a guadagnare influenza”.

 

Economia: la Germania rischia una recessione   

Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le aspettative sulla crescita economica tedesca nel prossimo anno rispetto alle previsioni, dichiarando che nel 2025 l’economia tedesca crescerà solo dello 0,8%. A luglio la stessa aveva previsto una crescita dell’1,3% per il prossimo anno. Considerati tali dati, l’FMI è più pessimista della coalizione semaforo, che al momento prevede una crescita dell’1,1% per il prossimo anno, ma rimane invece più ottimista del governo tedesco sulle prospettive per l’anno in corso, prevedendo una stagnazione con una crescita dello 0%, mentre gli esperti tedeschi prevedono che l’economia tedesca diminuirà dello 0,2% nel 2024.

In questo contesto, il leader della CDU Friedrich Merz ha criticato il Cancelliere Olaf Scholz (SPD), dichiarando che “se il Cancelliere Scholz continuerà come fatto finora, non riuscirà a portare la Germania fuori dalla crisi strutturale che investe crescita e occupazione. (…) Al contrario: il 2025 sarà forse il terzo anno di recessione, e Lei, e nessun altro in questo Paese, ne sarà responsabile”.

 

I vescovi tedeschi criticano il Sinodo                      

Le cose non stanno andando bene al Sinodo dei vescovi in Vaticano: a porte chiuse fioccano le lamentele. Il vescovo Georg Bätzing, Presidente della Conferenza episcopale tedesca, considera il tema del diaconato femminile decisivo per il futuro della Chiesa in Germania. “Per l’ambiente culturale da cui provengo, la risposta a questa domanda potrà decidere se le donne continueranno a cercare e a trovare la loro casa nella Chiesa o meno”, ha dichiarato Bätzing all’assemblea plenaria in Vaticano. “Negli ultimi giorni abbiamo discusso molto della necessità di coinvolgere le donne, meglio di quanto fatto finora, nella gestione delle comunità ecclesiali a tutti i livelli e nei processi di consultazione e decisione. Ciononostante, questo non basta”, ha ammonito il vescovo, aggiungendo che “gli scambi intercorsi al Sinodo hanno dimostrato che la questione dell’ammissione delle donne al diaconato non viene sentita solo da una piccola parte della Chiesa universale”.

Già prima dell’inizio del Sinodo, il Presidente Bätzing aveva espresso il desiderio dei vescovi tedeschi “che la Chiesa cattolica rendesse possibile l’ordinazione diaconale per le donne”. La maggioranza del Sinodo, invece, aveva deferito la questione a una commissione perché fosse esaminata, di fatto escludendola dall’agenda. In precedenza, Papa Francesco aveva preso una chiara posizione in merito, affermando che i tempi non sono “maturi”, provocando frustrazione tra i partecipanti tedeschi. Il cardinale di Monaco Reinhard Marx ha invece esortato alla pazienza, “perché la questione deve essere chiarita a livello di Chiesa universale”.

 

Luoghi in Germania: Friedrichshafen                 

È la seconda città più grande sul lato tedesco del lago di Costanza (63.000 abitanti, Land Baden-Württemberg). Ma invece dell’acqua, il luogo ha più a che fare con l’aviazione. Qui un tempo venne costruito il famoso dirigibile Zeppelin e l’idrovolante Dornier DO-X. Ora la cittadina accoglierà lo storico aereo dirottato “Landshut”, appena arrivato all’aeroporto di Friedrichshafen, in quella che sarà la sua esposizione permanente.

 

Il 13 ottobre 1977 l’aereo venne dirottato da un gruppo di terroristi palestinesi che cercavano con l’atto di liberare i membri dell’associazione terroristica di sinistra RAF (Rote-Armee-Fraktion) detenuti in Germania. L’aereo dirottato rimase in volo per giorni, il pilota Jürgen Schumann venne ucciso dai terroristi. Nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1977, l’unità antiterrorismo GSG 9 prese d’assalto l’aereo che nel frattempo era atterrato all’aeroporto di Mogadiscio in Somalia, uccidendo tre dei quattro sequestratori. Successivamente, il Landshut rimase in servizio per decenni, da ultimo fino al 2008 presso una compagnia aerea brasiliana. Sei anni fa è stato riportato in Germania per ricordare i drammatici eventi di quei giorni.

Congresso della CSU: Söder promette pieno sostegno al Candidato Merz

Dopo il mancato accordo tra CDU e CSU sulla candidatura alla Cancelleria che portò alla sconfitta elettorale quattro anni fa, questa volta al congresso della CSU ad Augusta, il candidato alla Cancelleria Friedrich Merz si è presentato per la prima volta agli elettori ottenendo grandi consensi. Il leader della CDU ha espresso parole chiare sulla politica di asilo, insistendo sui respingimenti alle frontiere, motivo per cui l’accordo dei gruppi parlamentari della coalizione semaforo su un cosiddetto pacchetto sicurezza gli appare insufficiente. Tuttavia, il suo obiettivo non è condurre una campagna elettorale sulla politica migratoria, ma spera invece che i partiti democratici di centro risolvano questi problemi assumendosi la propria responsabilità. A differenza del leader della CSU Markus Söder, Merz non esclude categoricamente una coalizione con i Verdi. Il leader bavarese Söder ha promesso pieno sostegno e lealtà al candidato Merz: “Puoi contare sulla Baviera, ti rafforzeremo”.

Un limite massimo al numero annuale di domande di asilo, la reintroduzione del servizio militare obbligatorio e un chiaro no a una settimana lavorativa di quattro giorni: questi sono i punti chiave con cui la CSU si appresta ad affrontare la campagna elettorale. Il partito chiede un limite massimo ben al di sotto delle 100.000 domande di asilo all’anno (l’anno scorso in Germania ne sono state registrate più di 300.000) e una riforma sostanziale del diritto di asilo. In considerazione dell’aggressione della Russia, la CSU punta anche a predisporre la reintroduzione del servizio militare obbligatorio. Ma non è tutto: “In futuro questo dovrà essere integrato in un servizio generale obbligatorio nel contesto di diversi tipi di servizi pensati per uomini e donne”. Inoltre, la CSU chiede un “esercito di droni” e una “brigata cibernetica” per le forze armate tedesche e più soldi per la difesa. A tal fine, è necessario prevedere il 3% del prodotto interno lordo: l’obiettivo attuale è fissato al 2%.

 

Allarme dei servizi segreti contro gli attacchi russi

I servizi segreti tedeschi lanciano l’allarme contro gli attacchi ibridi e di sabotaggio russi. “Stiamo assistendo a un’azione aggressiva da parte dei servizi segreti russi”, ha dichiarato il Presidente dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (i servizi segreti interni tedeschi), Thomas Haldenwang. In particolar modo, si registra un aumento “sia qualitativo sia quantitativo” di atti di spionaggio e sabotaggio in Germania da parte di soggetti russi.

Il ministro dell’Interno, Nancy Faeser (SPD), osserva pericoli crescenti dalle attività dei servizi segreti russi in Germania: “Riscontriamo che il regime di Putin agisce in modo sempre più aggressivo”. Il deputato Roderich Kiesewetter (CDU), ha anche messo in guardia dagli atti violenti: “Prevediamo sabotaggi e omicidi mirati”, mentre il ministro Faeser assicura che le agenzie di sicurezza tedesche “stanno investendo enormi risorse per proteggere il nostro Paese dalle minacce di spionaggio russo, sabotaggi e attacchi informatici“. Questi dispositivi hanno già dimostrato la loro vigilanza. Riferendosi a precedenti incidenti, il ministro ha sottolineato come si abbia “agito in modo coerente e impedito possibili attacchi esplosivi per conto del regime russo in Germania”. Il capo dei servizi di intelligence esterni tedeschi, Bruno Kahl, ha dichiarato: “Il Cremlino vede l’Occidente e quindi anche la Germania come avversari”. Al più tardi entro la fine del decennio, quindi intorno al 2030, la Russia avrà i mezzi e gli uomini per attaccare l’Occidente: “Putin metterà alla prova le linee rosse dell’Occidente”. Pertanto, “l’unità e la capacità di difesa sono importanti”.

C’è da attendersi che Mosca, prima di uno scontro militare aperto, cerchi di dividere la Nato dal suo interno. Questi sviluppi saranno sicuramente tra i temi al centro dell’attenzione a partire dalla giornata di venerdì, quando il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden riprenderà la sua visita in Germania annullata per l’arrivo dell’uragano Milton in Florida. Il programma si presenterà ridotto. Previsti incontri ufficiali con il Presidente di Stato Frank-Walter Steinmeier e il Cancelliere Olaf Scholz. Venerdì sera il Presidente uscente degli Stati Uniti lascerà di nuovo Berlino. Per il vertice originariamente pianificato dei capi di Stato e di governo a sostegno dell’Ucraina a Ramstein non è stata invece prevista una nuova data.

 

Italia e Germania fondano una joint venture militare

Anche nell’industria degli armamenti l’Europa cerca intesa e avvicinamento. Tra la Germania e l’Italia sta emergendo un nuovo peso massimo per la costruzione di carri armati da combattimento. Il gruppo tedesco Rheinmetall e la fabbrica di armi italiana Leonardo hanno annunciato a Roma la costituzione di un’impresa comune, in cui entrambi i partner detengono il 50% delle quote. Il nome sarà “Leonardo Rheinmetall Military Vehicles”. La prima grande commessa, del valore complessivo di oltre 20 miliardi di euro, sarà destinata all’esercito italiano.

La nuova società avrà sede a Roma, e il centro operativo sarà a La Spezia, dove Leonardo possiede già uno stabilimento. Il 60% delle attività verrà svolto in Italia. La joint venture riguarda principalmente la costruzione di carri armati da combattimento e da trasporto truppe, anche per gli eserciti di altri Paesi in Europa e non solo. Il “Panther” sviluppato da Rheinmetall rappresenterà il modello per il nuovo carro armato da combattimento, un vero colosso di acciaio, mentre il carro armato Rheinmetall Lynx rappresenterà il modello per il nuovo mezzo corazzato da trasporto truppe.

 

Il ministro Lindner pianifica sgravi minimi per le famiglie

Il ministro delle Finanze Christian Lindner (FDP) pianifica nuove agevolazioni fiscali per far fronte all’inflazione elevata. Nel 2025 e 2026 i cittadini tedeschi vedranno aumentare gli importi esentasse. Inoltre, gli assegni familiari saranno rivisti leggermente in rialzo. Nel portafoglio non rimarrà comunque molto di più, calcolando che nel 2025 per una famiglia di quattro persone si tratterebbe in media di soli 21 euro.

Il ministro Lindner è convinto: “Nonostante le molte richieste di spesa nella coalizione, rinunciamo a molti miliardi di euro”, ha dichiarato il ministro delle Finanze, sottolineando “l’imperativo di equità di alleggerire il peso fiscale sulla popolazione attiva”. Il dibattito sul bilancio al Bundestag di ieri ha anche portato in luce le notevoli differenze nella politica fiscale tra SPD e FDP.

 

Lufthansa critica i costi delle compagnie aeree 

Intervenendo sul tema delle elevate tasse aeroportuali in Germania, l’amministratore delegato di Lufthansa, Carsten Spohr, mette in guardia da un’ulteriore riduzione dei voli, dichiarandosi molto preoccupato per i collegamenti aerei e le ripercussioni sull’economia: “L’aumento estremo dei costi statali nel trasporto aereo causa un’ulteriore contrazione dell’offerta. Sempre più compagnie aeree evitano gli aeroporti tedeschi o cancellano collegamenti importanti”. Compagnie aeree come Eurowings e Ryanair hanno già cancellato numerosi collegamenti aerei in Germania, proprio per la tassazione troppo elevata. Eurowings ha cancellato 1.000 collegamenti nell’aeroporto di Amburgo, mentre Ryanair ha annunciato che a partire dall’estate 2025 gli aeroporti di Dortmund, Dresda e Lipsia non saranno più serviti. Ad Amburgo l’offerta verrà ridotta del 60%, a Berlino del 20%. 

La responsabilità è anche della politica. Alla luce della situazione, il CEO Spohr ha criticato le ulteriori regolamentazioni governative previste. “Per i prossimi anni sono già state deliberate ulteriori misure unilaterali a livello nazionale, ad esempio un tasso di incorporazione nelle miscele di e-fuel (carburanti sintetici), che tuttavia non esistono ancora in quantità sufficiente”. Di conseguenza, “nel confronto internazionale la qualità dei collegamenti di molte importanti regioni economiche sarà destinata a diminuire“. Le nuove norme UE hanno inoltre messo a repentaglio l’industria aeronautica europea, motivandola a spostarsi negli hub al di fuori dell’Europa.

 

Luoghi in Germania: la Buchmesse di Francoforte

La Buchmesse, aperta mercoledì 16 ottobre, a Francoforte sul Meno, è la più grande kermesse letteraria mondiale. Editori, autori e librai internazionali si danno appuntamento qui. Con l'Italia, come Paese ospite d'onore, quest'anno alla fiera del libro di Francoforte arriva anche un programma letterario e culturale sulla varietà.

150 nuove pubblicazioni provenienti dall’area di lingua italiana sono apparse per quest’occasione in lingua tedesca. L’accento  di queste opere è posto sul tema “amore” – un raggio di luce nella situazione mondiale, caratterizzata da guerre e terrore. La fiera rappresenta sicuramente un buon motivo per visitare Francoforte e scoprire il suo affascinante skyline. Kas 17

 

 

 

 

 

“Oltre le barriere”: a Dortmund il 9 novembre l’incontro di ReteDonne

 

Dortmund - Si terrà il 9 novembre a Dortmund l’incontro annuale dell'associazione ReteDonne - Coordinamento italiane all'estero, intitolato quest’anno “Oltre le barriere. Verso l’autonomia economica e psicologica delle donne”. Focus della giornata, che si svolgerà a partire dalle ore 10 in Auslandsgesellschaft, saranno i temi della violenza economica e della violenza psicologica. Due forme di esercizio del potere patriarcale e maschile, in molti casi correlate tra di loro, che pur non lasciando lividi visibili mettono le donne in una condizione di subordinazione, dipendenza e controllo.

L’associazione ReteDonne opera su tutto il territorio federale tedesco ed è un laboratorio di impegno al femminile che prova a mettere in rete le donne italiane che vivono in Germania, in Europa e in Italia. “Il nostro intento”, spiega la presidente Luciana Mella, “è quello di fare riflettere e riflettere, insieme alle altre donne, sui nostri diritti, affinché in tutti gli ambiti, da quello lavorativo a quello sociale e familiare, venga attuata la parità di genere. Attraverso i nostri incontri e momenti informativi ci poniamo anche l’obiettivo di fornire strumenti teorici e pratici per superare e abbattere il gender gap. Con la consapevolezza che, vivendo all’estero, le difficoltà che l’universo femminile deve affrontare sono spesso aggravate dalla solitudine personale e dalla mancanza di reti sociali”.

L’incontro di quest’anno ha ottenuto il patrocinio del Consolato d’Italia di Dortmund e del Women 7 Italy. Alla realizzazione dell’evento collaborano inoltre Com.It.Es di Dortmund, Ital-Uil Germania, DIG, Auslandsgesellschaft e Italienverein Dortmund.

La giornata sarà aperta dai saluti di Luciana Mella e della consigliera Cgie Marilena Rossi. Interverranno poi con le loro riflessioni su parità e violenza di genere: Tiziana Bartolini, giornalista e direttrice NoiDonne – Roma; Claudia Segre, presidente Global Thinking Foundation ETS e co chair Women 7/G7 Italy – Milano; Roberta Mori, consigliera Emilia-Romagna e membro della Commissione per la parità e i diritti delle persone di Castelnovo di Sotto; Luciana Degano Kieser, psichiatra e psicoterapeuta di Berlino; e Alessia de Carlo, psicologa di Stoccarda. Seguirà la presentazione del libro “Che genere di donna? Retrospettive femministe di due expat tra Italia e Germania” (PM edizioni, 2024) in dialogo con le autrici Lisa Mazzi e Elettra de Salvo.

La partecipazione all’evento è gratuita, previa iscrizione scrivendo all’email retedonne@gmail.com. (aise/dip 18)

 

 

 

Esslingen. Suv travolge e uccide una donna italiana e i suoi figli di 6 e 3 anni

 

Una donna e i suoi due figli piccoli sono morti dopo essere stati travolti da un suv a Esslingen, vicino Stoccarda, martedì scorso. La donna italiana di 39 anni, Antonella R., (originaria di Palma di Montechiaro, nell'Agrigentino) stava accompagnando i figli Gabriel e Alessio di 6 e 3 anni al centro sportivo quando i tre sono stati investiti sul marciapiede dal veicolo guidato da un 54enne.

«La madre e i suoi due figli di tre e sei anni sono stati investiti dall'Audi e sono rimasti feriti gravemente tanto da morire sul luogo dell'incidente. L’indagine della polizia stradale sull'esatto svolgimento e sulle cause dell'incidente, nella quale è stato coinvolto anche un esperto su richiesta della procura di Stoccarda, è ancora in corso», ha riferito a LaPresse la portavoce della polizia di Reutlingen.

«Non possiamo ancora stabilire esattamente perché il veicolo sia finito sul marciapiede. Vengono prese in considerazione diverse opzioni, tutte in corso di esame», ha detto ancora la portavoce, aggiungendo che il conducente dell'Audi Q3 è rimasto leggermente ferito ed è stato portato dai servizi di emergenza in una clinica e lì curato in regime ambulatoriale. Anche il conducente di una Ford, la cui vettura è rimasta danneggiata nell'incidente, è stato portato in ospedale con lievi ferite. Al momento «non esistono prove che il conducente fosse sotto l'influenza di alcol o altre sostanze», ha spiegato la portavoce della polizia. LS 24

 

 

 

Alla Fiera di Francoforte sei fotografie di Luigi Spina da Interno Pompeiano

 

Francoforte sul Meno. Il fotografo Luigi Spina sarà presente alla Buchmesse che si terrà dal 16 al 20 ottobre a Francoforte all’interno del padiglione Italia nell’ambito della mostra “Sotto un cielo antico. Pompei fra passato e presente” curata da Massimo Osanna, Luisa Catoni e Luigi Gallo.

Spina presenterà sei sue immagini su Pompei tra quelle raccolte in Interno Pompeiano, il volume uscito esattamente un anno fa per 5 Continents e che il Financial Times ha decretato il miglior libro dell’anno nel settore Architettura e design.

Interno Pompeiano, con testi di Gabriel Zuchtriegel, Massimo Osanna, Carlo Rescigno e Giuseppe Scarpati, propone un viaggio all’interno delle abitazioni di Pompei grazie alla ricerca fotografica inedita realizzata da Luigi Spina con un apparecchio Hasselblad H6D 100 C (con ottiche). Tale campagna è stata affidata in via esclusiva dal Parco Archeologico di Pompei al fotografo. Il risultato sono immagini mai viste di uno dei siti più sorprendenti dell’antichità classica. Il lettore, guidato dall’occhio del fotografo, percorrerà le nove regioni della città romana e in ciascuna di esse avrà modo di meravigliarsi davanti allo spettacolo che gli si svelerà davanti pagina dopo pagina. Scoprirà angoli inediti di Pompei, così come la varietà dei pavimenti musivi, le geometrie e i colori dell’opus sectile, la bellezza di pitture parietali fino ad oggi sconosciute seppur talvolta frammentarie, nonché il ritmo alternato di elementi figurativi e puro decorativismo.

Non sono però le sole arti figurative ad avere un ruolo di primo piano in questo progetto anzitutto fotografico e, quindi, editoriale. Anche l’architettura gode di una sua funzione estetica, e non meramente strutturale: fusti di colonne ritmano il paesaggio visivo degli spazi interni, nicchie e aperture modellano il gioco delle ombre, e le pareti dirigono lo sguardo del lettore conducendolo in angoli dove regna il “mai visto” o in luminosi peristili.

Altro aspetto di non minor rilevanza è il dialogo che Luigi Spina è riuscito a instaurare tra l’interno delle abitazioni e l’esterno: l’elemento naturale non è più solo tema centrale delle pitture del terzo stile ma fa capolino con cespugli, alberi, cieli più o meno nuvolosi e, in qualche scatto, con il temibile vulcano. Infine non si può tacere il fatto che Pompei sia stata qui immortalata, sempre, in una condizione di luce naturale, aspetto quest’ultimo che consente di esperire gli interni pompeiani in tutte le ore del giorno, e cogliendo il passare delle stagioni. (aise/dip 12) 

 

 

 

 

Francoforte. La lettera del Consolato agli amanti della cultura italiana

 

Care amiche, cari amici, liebe Freunde der italienischen Kultur

per le prossime due settimane di novembre vi invitiamo a questi eventi - Für die nächsten zwei Novemberwochen laden wir Sie zu diesen Veranstaltungen ein:

CINEMA ITALIANO (rassegna di film italiani) a Bad Soden am Taunus

Cinema CasaBlanca, Zum Quellenpark 2, 65812 Bad Soden am Taunus 

Lunedì/Montag 4.11.2024, h 20:00 (Accesso/Einlass: 19:30)

Film in lingua italiana “Grazie Ragazzi” (2023) regia di Riccardo Milano

In Italiano con sottotitoli in tedesco/Originalsprache mit deutschen Untertiteln

Prenotazione e biglietti/ Ticketkauf  über den Link: ALLES NUR THEATER? (OmU) | Kino CasaBlanca

Locandina-invito https://consfrancoforte.esteri.it/wp-content/uploads/2024/08/GRAZIERAGAZZI_Locandina_0411.pdf 

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SIDEREUS NUNCIUS - DIALOGHI ITALO-TEDESCHI SULLA SCIENZA/DEUTSCH-ITALIENISCHE DIALOGE

Donnerstag/Giovedì 7.11.2024, h 19:00

Physikalischer Verein – Aula magna – Hörsaal

Robert-Mayer-Str. 2 - Frankfurt am Main 

”Unlocking the Future: Synthetic Hibernation for Space Exploration and Medical Advancements”

Talk with Dr. Walter Tinganelli (GSI- FAIR Darmstadt)

Moderation: Prof. Dr. Alberica Toia (Goethe-University Frankfurt)

(Event in English – Conferenza-intervista in lingua inglese)

More information in English & Italian/ Ulteriori informazioni in inglese e italiano

https://consfrancoforte.esteri.it/it/news/dal_consolato/2024/10/sidereus-nuncius-07-11-24-h-1900-physikalischer-verein-ffm-talk-with-dr-walter-tinganelli-unlocking-the-future-synthetic-hibernation-for-space-exploration-and-medical-advancements/

Admission free/Entrata libera/Eintritt frei

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Vi segnaliamo e vi invitiamo infine alle due mostre patrocinate dal Consolato Generale di Francoforte che da alcuni giorni sono aperte al pubblico. Mostre che prevedono anche visite guidate:

Abschließend möchten wir Sie auf die beiden Ausstellungen - die unter der Schirmherrschaft des italienischen Generalkonsulats in Frankfurt stehen - hinweisen und einladen. Ausstellungen, die auch öffentliche Führungen beinhalten

Mostra/Ausstellung: Das Anwesende des Abwesenden (La presenza dell’assenza)-12.10.24 – 2.03.2025 – Frankfurter Kunstverein

https://consfrancoforte.esteri.it/de/news/dal_consolato/2024/09/ausstellung-la-presenza-dellassenza-das-anwesende-des-abwesenden-12-10-24-2-03-2025-frankfurter-kunstverein/

MOSTRA/AUSSTELLUNG – AENIGMA 2.0 – Archäologisches Museum Frankfurt – 14.10. 24 – 23.03.2025

https://consfrancoforte.esteri.it/it/news/dal_consolato/2024/10/mostra-ausstellung-aenigma-2-0-archaologisches-museum-frankfurt-15-10-24-23-03-2025/

Rimanete sempre sintonizzati con @Italyinffm/Bleiben Sie immer auf dem Laufenden mit @Italyinffm 

Consolato a Francoforte, Pressebüro (de.it.press 25)

 

 

 

 

 

Le nostre fragilità in un Occidente debole e impotente

 

Le fragilità dell’Occidente, in un tornante della storia mai così debole e incapace di iniziative concrete di pace, è sotto gli occhi di tutti. L’anniversario del 7 ottobre ha visto Israele all’offensiva e i popoli della regione stremati da un anno di guerra, senza nessuna prospettiva di pace all’orizzonte.

 

Chi ha pianificato il massacro di un anno fa aveva un doppio scopo, quello di mettere a ferro e fuoco la Cisgiordania per prenderne il potere, è quello di provocare una risposta talmente dura da parte di Israele, da isolarlo nel mondo, sia politicamente che nell’opinione pubblica, fatto quest’ultimo gravissimo perché mai accaduto in precedenza.

 

Il primo obiettivo è fallito perché Hamas non ha preso il potere, anzi si parla di 50mila morti nella sola Gaza perché si è fatta scudo dei civili, un vero massacro. Il secondo obiettivo è stato raggiunto, invece, perché al successo militare con la decapitazione di Hezbollah, si è accompagnato l’isolamento politico di Israele.

 

Anche la causa ucraina comincia a non reggere più, di fronte a più di una obiezione che si manifesta, sia a destra che a sinistra: forse è meglio accontentare Putin e finirla con la guerra.

 

Questo dimostra l’impotenza e la fragilità dei governi democratici del mondo occidentale, in un momento storico caratterizzato dalla incapacità di prendere le decisioni migliori per risolvere le crisi internazionali che si succedono ad una velocità impressionante.

 

L’America attende il verdetto del 5 novembre, polarizzata come non mai, spaccata in due metà che si equivalgono: i democratici prenderanno più voti ma rischiano di perdere la Casa Bianca per poche migliaia di voti in tre Stati incerti sulla scelta.

 

In Francia, la storia politica di Macron è agli sgoccioli, anche se mancano due anni alle presidenziali; ha salvato la faccia al secondo turno delle legislative, alleandosi di fatto con la sinistra, per poi fare un governo con la destra di Marine Le Pen. Una cosa è certa, sarà difficile chiamare il popolo alle urne per sbarrare il passo al “fascismo” che avanza e ciò potrebbe significare la vittoria della Le Pen e la fine dell’Europa.

 

A Bruxelles, la Commissione di Ursula Von der Leyen non sembra destinata ad avere vita facile, perché l’intento programmatico è quello di frenare l’ascesa dell’estrema destra che governa a Budapest, è il primo partito in Austria e cresce in tutti i lander tedeschi.

 

Sembrerà un paradosso, ma il vero punto debole dell’Europa è proprio il Paese che sembrava la guida più affidabile. Il cancelliere Scholz è visto come un vero disastro dal suo stesso partito che pensa di sostituirlo in vista delle prossime elezioni, che saranno vinte con ogni probabilità da una CDU molto diversa da quella della Merkel, perché meno disposta al debito comune, alla solidarietà europea, alla costruzione dell’Unione.

 

Se a quanto detto si aggiunge il solo voto di maggioranza che permette al governo Sanchez di andare avanti e, in ultimo, il governo del laburista Starmer, che dopo solo nove settimane e mezzo è tra i più impopolari della storia inglese, si potrebbe pensare che essere una democrazia è uno svantaggio e che le autocrazie funzionino meglio perché rispecchiano la volontà del popolo.

 

Nulla di più errato. Tuttavia questo è quello che pensano in molti e dimostra la fragilità del nostro Occidente che, però, resta la migliore parte del mondo, proprio perché è la migliore democrazia che ci sia.      

 

Purtroppo siamo portati a dimenticare che se alla democrazia non si daranno gli strumenti per prendere decisioni, affrontare al meglio i problemi delle persone e intervenire nelle crisi internazionali, sarà in pericolo e sarà difficile salvarla.

Angela Casilli, de.it.press

 

 

 

 

"Razzismo in polizia e politica", il Consiglio d'Europa accusa l'Italia: ira del governo

 

Forze dell'ordine accusate nel report Ecri di fare 'racial profiling'. Dita puntate anche contro la politica per dichiarazioni "cariche di odio" contro rom, migranti e comunità Lgbt. Lo stupore di Mattarella, che esprime vicinanza alla Polizia

Forze dell'ordine accusate di fare "racial profiling" durante fermi e controlli e dibattito pubblico ormai "sempre più xenofobo", con discorsi politici che hanno avrebbero assunto toni "fortemente divisivi e antagonistici" soprattutto nei confronti di migranti, rom e comunità Lgbt. E' questa l'accusa all'Italia contenuta nel rapporto della commissione contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa (Ecri) che ha scatenato l'ira del governo e determinato l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Forze dell'ordine e 'racial profiling', l'accusa nel report

Nel report dell'organizzazione internazionale non Ue con sede a Strasburgo, il dito è puntato sulle autorità che durante i controlli 'profilerebbero razzialmente', ossia in base all'origine etnica, in particolare "la comunità Rom" e le "persone di origine africana". Un atteggiamento denunciato dalla delegazione dell'Ecri, venuta a conoscenza del problema attraverso "molte testimonianze". Un problema della cui entità le forze dell'ordine italiane non sembrerebbero nemmeno essere "consapevoli".

La profilazione razziale, sottolinea l'Ecri, "ha effetti notevolmente negativi", perché genera un senso di "umiliazione ed ingiustizia" per i gruppi coinvolti, provocando "stigmatizzazione e alienazione". È inoltre "dannosa per la sicurezza generale", in quanto "diminuisce" la fiducia nella polizia e contribuisce alla tendenza a non denunciare i reati. Per la commissione, dunque, le autorità dovrebbero sottoporre le pratiche di fermo e di controllo/perquisizione della Polizia ad un esame indipendente. L'esame dovrebbe essere condotto con la partecipazione attiva delle organizzazioni della società civile e dei rappresentanti dei gruppi potenzialmente esposti alle pratiche di profilazione razziale".

Dovrebbero essere sensibilizzati i funzionari delle forze dell'ordine sulle pratiche che possono potenzialmente condurre alla profilazione razziale, con effetti nocivi sulla fiducia dei cittadini nella polizia, nonché per identificare modelli indicativi di razzismo istituzionale all'interno delle forze dell'ordine, "in particolare nei confronti dei Rom e delle persone di colore o di origine africana".

Dita puntate contro la politica: "Discorsi carichi di odio"

Ma non è tutto. Negli ultimi anni in Italia il discorso pubblico è diventato "sempre più xenofobo" e che i discorsi politici hanno assunto toni "fortemente divisivi e antagonistici", in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con origine migratoria, Rom e persone Lgbt, afferma quindi il rapporto della commissione.

L'organizzazione internazionale, sottolinea quindi come "un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati offensivi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali, sia online che offline". Questo, nota, avrebbe portato ad una forma di "banalizzazione" dei commenti d’odio nella vita pubblica e generato un senso di "emarginazione" ed "esclusione" in vari segmenti della popolazione. Uno dei gruppi che negli ultimi anni è stato maggiormente bersaglio di discorsi politici negativi, sottolinea l'Ecri, è quello dei Rom. Ad esempio, "nel 2018 l'allora ministro dell'Interno (Matteo Salvini, ndr), nel dichiarare la volontà di procedere ad un'espulsione di massa dei Rom irregolari, ha fatto riferimento anche ai Rom in possesso della cittadinanza italiana e ha affermato: 'Ma i Rom italiani purtroppo dobbiamo tenerceli a casa'".

"Molti commenti d’odio - nota l'Ecri - hanno preso di mira soprattutto le donne Rom. Ad esempio, nell'aprile 2023, commentando le proposte per migliorare la situazione delle madri detenute, lo stesso politico ha affermato che un partito politico precedentemente al potere ha liberato 'le borseggiatrici Rom che usano i bambini e la gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere'. Altri candidati politici hanno usato i pregiudizi sui Rom nelle campagne elettorali. Nel 2022, un politico locale di Firenze (il consigliere di quartiere della Lega Alessio Di Giulio, ndr) ha pubblicato un video online con una donna Rom, con la didascalia che incoraggiava gli elettori a votare per il suo partito 'per non vederla mai più' (il leader della Lega Matteo Salvini disse poi che Di Giulio aveva sbagliato, perché, spiegò, i problemi non si risolvono con i video, ma con le leggi e le forze dell'ordine, ndr)".

L'Ecri punta il dito anche contro alcune affermazioni fatte dal generale Roberto Vannacci - eletto nelle liste della Lega e già rimosso dalla vicepresidenza del gruppo dei Patrioti per volontà del Rassemblement National proprio a causa di alcuni passi del suo libro 'Il mondo al contrario' - perché "razziste" e "fobiche".

"Esempi recenti di dichiarazioni razziste e fobiche nei confronti delle persone Lgbti nella vita pubblica - scrive l'Ecri nel rapporto esprimendo preoccupazione per la diffusione dell'hate speech, che viene 'banalizzato' e quindi reso accettabile ad opera di figure pubbliche - includono le osservazioni fatte in un libro pubblicato nel 2023 da un generale delle forze armate italiane. L'autore ha dichiarato che i gay 'non sono normali' e ha indicato che l'accettazione delle persone Lgbti è il risultato di complotti da parte della 'lobby gay internazionale'”.

Il rapporto non fa il nome di Vannacci, ma i riferimenti sono inequivocabili. Il generale, ricorda l'Ecri, "ha anche attaccato gli italiani di colore, affermando che le persone non sono nate tutte uguali e che gli immigrati saranno sempre diversi. Ha fatto l'esempio di una campionessa di pallavolo italiana di colore (Paola Egonu, ndr), affermando che 'è italiana di cittadinanza, ma è chiaro che i suoi tratti somatici non rappresentano l'italianità'. A seguito di queste affermazioni, l'autore è stato rimosso dalle sue posizioni di comando e di gestione nell'Esercito".

L'Italia, questo quindi l'invito, deve "combattere l’incitamento all’odio da parte di personaggi pubblici", dice la commissione del Consiglio d'Europa che chiede a Roma di istituire un organismo per l’uguaglianza "pienamente indipendente" ed "efficace", nonché di rafforzare l’Ufficio nazionale contro la discriminazione razziale, come organo di coordinamento ufficiale a pieno titolo. L’Italia, secondo l'Ecri, dovrebbe in particolare adottare un piano d’azione nazionale contro il razzismo, organizzare una campagna di sensibilizzazione volta a promuovere l’uguaglianza, la diversità, il dialogo interculturale e interreligioso.

Dal precedente rapporto dell’Ecri del 2016, riconosce il Consiglio d'Europa, l'Italia ha fatto progressi in diversi campi. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, alcune questioni continuano a destare preoccupazione. Lo status giuridico dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) e il suo ruolo significativo nella definizione e nel coordinamento delle politiche governative, sottolinea il Consiglio d'Europa, sono "incompatibili" con il requisito di indipendenza di un organismo per le pari opportunità. Le persone Lgbti "continuano a subire pregiudizi e discriminazioni nella vita di tutti i giorni". Inoltre, la procedura per il riconoscimento legale del genere continua ad essere "complicata, lunga ed eccessivamente medicalizzata".

Da Meloni a Salvini, ira del governo

L'accusa lanciata ieri dall'organismo del Consiglio Ue ha provocato l'ira di governo e alte cariche dello Stato, compatte soprattutto nel prendere le immediate difese delle forze dell'ordine. "L'Ecri, organo del Consiglio d'Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell'Ordine - sottolinea la premier Giorgia Meloni - sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie".

"Rigetto con forza le accuse di profilazione razziale nei confronti delle nostre Forze di polizia riportate nell’ultimo rapporto dell'Ecri, la commissione antirazzismo del Consiglio d’Europa", scrive sui social Ignazio La Russa, presidente del Senato.

"Di fronte alle affermazioni dell'Ecri - sottolinea quindi il presidente della Camera Lorenzo Fontana -, desidero esprimere la mia più profonda solidarietà alle forze dell'ordine italiane. Operano ogni giorno con impegno, coraggio e dedizione, garantendo la sicurezza e la protezione di tutti i cittadini. È importante che le nostre forze dell'ordine siano sempre sostenute, riconoscendo il loro servizio fondamentale alla collettività. Le nostre Forze dell'ordine sono costituite da donne e uomini che, con professionalità, senso del dovere e dedizione garantiscono ogni giorno la sicurezza di tutti, senza alcuna discriminazione. A loro va la nostra gratitudine e la nostra solidarietà", conclude la seconda carica dello Stato.

"Non condivido una parola di quello che hanno scritto. Conosco per lunga esperienza da militare, giornalista e politico le nostre forze dell'ordine. Escludo che ci siano agenti, carabinieri, poliziotti o finanzieri che siano razzisti. Fanno sempre il loro dovere, garantiscono la nostra sicurezza giorno e notte con stipendi ahimè troppo bassi. Io sono riconoscente a ogni uomo e donna che indossa l'uniforme e chi scrive che le forze dell'ordine sono razziste scrive il falso", la dichiarazione del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, durante un punto stampa a margine del G7 Sviluppo a Pescara.

Decisamente forte la presa di posizione del vicepremier Matteo Salvini, che tuona: "Sentirsi dire che le forze dell'ordine sono razziste ti girano le scatole, siamo sempre con le divise, se a questi signori piacciono i rom e clandestini se li portino a Strasburgo".

In difesa delle Forze dell'ordine anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: ''Il Consiglio d’Europa, il cui scopo dovrebbe essere promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nei Paesi in Europa - ha detto - trova il tempo di esprimere un pesante giudizio verso le Forze di Polizia italiane arrivando addirittura ad accusarle di razzismo. È inaccettabile che un’organizzazione internazionale, di cui non tutti hanno ancora ben compreso il ruolo, insulti donne e uomini che con dedizione ogni giorno mettono a rischio la loro vita per garantire la sicurezza dei cittadini''.

"L’Ecri, organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo. È inaccettabile e la risposta indignata deve essere da parte di tutti, senza divisione. Perché le nostre Forze dell’Ordine, come le nostre Forze Armate, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni, senza pregiudizi, senza risparmiarsi. Parliamo di donne e uomini che meritano rispetto, non un’ingiuria di tale gravità. Le Forze dell’ordine italiane sono un patrimonio di legalità italiano, non di parte. E spetta a tutti difenderne l’onore e la storia", scrive quindi il ministro della Difesa Guido Crosetto su X.

Protesta unanime del centrodestra anche sul fronte Ue. "Rimaniamo allibiti dalle accuse di razzismo rivolte alle nostre forze di polizia dall'Ecri, l'organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d'Europa", dichiarano i componenti della delegazione italiana al Consiglio d'Europa di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Udc-Maie, che aggiungono: "Non si capisce come la basilare attività di controllo dell'ordine pubblico - svolta regolarmente verso tutte le persone, non solo straniere - venga spacciata provocatoriamente come profilazione razziale".

"In Italia, le forze dell'ordine, che in passato sono state letteralmente abbandonate dai governi delle sinistre, corrono il pericolo di vedere delegittimato il proprio lavoro. Ed è un lavoro basato sul sacrificio di chi mette ogni giorno a rischio la propria vita per il bene della Comunità, sempre nel rispetto dello Stato di diritto", rimarcano gli esponenti della maggioranza. "Le nostre forze dell'ordine sono anche in prima fila nel salvataggio e nell'accoglienza dei migranti, dimostrando ogni giorno umanità e professionalità. Siamo orgogliosi di come il governo di centrodestra stia investendo nella sicurezza con l'assunzione di 29mila unità nelle Forze di Polizia e con oltre 2.000 operazioni ad alto impatto effettuate nelle periferie delle nostre città. Finalmente la sicurezza è tornata tra le priorità del governo nazionale e gli italiani stanno tornando a sentirsi sicuri" concludono.

Lo stupore di Mattarella: "Vicinanza alla Polizia"

E il caso finisce anche per determinare l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato, in una telefonata al al capo della Polizia, il prefetto Vittorio Pisani, ha espresso il suo "stupore" per le affermazioni contenute nel rapporto della Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa e ribadendo "stima e vicinanza" alle forze di Polizia. Adnkronos 23

 

 

 

Consiglio d'Europa, quali sono le sue funzioni e perché non fa parte dell'Ue

 

Di cosa si occupa l'organizzazione che ha accusato l'Italia di xenofobia nel dibattito politico e 'racial profiling' da parte delle forze dell'ordine

Il report contro il razzismo e l'intolleranza stilato dal Consiglio d'Europa ha scatenato l'ira del governo e determinato l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Report in cui l'Italia è accusata di fare "racial profiling" durante fermi e controlli delle forze dell'ordine e di avere un dibattito pubblico "sempre più xenofobo". Ma cos'è il Consiglio d'Europa e perché non ha niente a che fare con l'Unione Europea?

Cos'è e cosa fa il Consiglio d'Europa

Il Consiglio d'Europa (la sua sigla è CoE) è la principale organizzazione di difesa dei diritti umani del continente. Tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa sono segnatari della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, un trattato concepito per proteggere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto.

L'organizzazione promuove la libertà di espressione e dei media, la libertà di riunione, l'uguaglianza, la protezione delle minoranze e i diritti umani attraverso le convenzioni internazionali, come la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica e la Convenzione sulla criminalità informatica.

Il Consiglio d'Europa inoltre aiuta gli Stati membri a combattere la corruzione e il terrorismo e a intraprendere le riforme giudiziarie necessarie. Il suo gruppo di esperti di diritto costituzionale, conosciuto come la Commissione di Venezia, offre consulenza legale ai paesi di tutto il mondo.

La sede

La sede è a Strasburgo, in Francia, dove lavorano 2.200 persone. Il Consiglio d'Europa comprende uffici esterni e di collegamento con altre organizzazioni internazionali. L'edificio principale del Consiglio d'Europa è il Palais de l'Europe, progettato dall'architetto francese Henry Bernard e inaugurato nel 1977. L'entrata è costeggiata dalle bandiere degli Stati membri.

Perché non ha niente a che vedere con l'Ue

Il Consiglio d'Europa non è un organo dell'Unione europea. Non va confuso, per esempio, con il Consiglio europeo che è Istituzione dell'Ue, composta dai capi di Stato e di governo degli Stati membri e dal Presidente della Commissione europea, volta alla pianificazione delle politiche comunitarie.

Dall'abolizione della pena di morte all'uguaglianza di genere, dalla libertà di espressione alla lotta contro discriminazione e razzismo il Consiglio d'Europa lancia campagne di sensibilizzazione, stabilisce norme e ne monitora la conformità su temi che riguardano la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto in Europa. Adnkronos 23

 

 

 

 

Allucinante

 

Con un Esecutivo ancora “giovane”, conviviamo con un quadro politico che stentiamo a comprendere. Del resto, il coro del dissenso non lascia intravedere ragionevoli possibilità d’armonizzazione e gli spauracchi politici sono tutti da dimostrare. Vedremo, col tempo, le “reazioni” del nostro Potere Legislativo. Per il resto si dovrà, necessariamente, attendere le reazioni politiche nazionali ed europee. Ora, non ci resta che seguire, passo passo, l’evoluzione di questa realtà di Centro/Sinistra, sempre poco conviti che l’attuale maggioranza atipica sia quella che serve al Paese. Senza prospettive occupazionali, andare oltre è difficile. Per molti, obiettivamente, impossibile. Ci siamo adattati, sin troppo, alla recessione. Sono cambiate le abitudini. Siamo tornati indietro. Ora ci chiediamo a chi giova protrarre uno stato di disagio tanto palese. Nel firmamento di Montecitorio e Palazzo Madama sono cambiate molte “figure” che contavano; ma l’esito è rimasto quello che già era ben noto. Tante promesse, poche concretezze e ancor meno speranze.

 

 Vivere alla giornata, seguendo le riunioni dei gruppi parlamentari o i ripensamenti di chi non intende mollare la presa, non solo è insensato; è anche preoccupante. Nella Penisola di chi ha tutto e di chi non ha più niente, s’inserisce la speranza, che è l’ultima a morire, di una “svolta”. Per “dove” non è ancora chiaro.

 

Per coerenza, evitiamo di fare delle analogie col passato; sarebbe un’ennesima iattura. In Italia viviamo una realtà inquietante che subiamo per mancanza di scelte differenti. Non perché non ce ne siano, ma perché sono “frenate” da vincoli politici dei quali ci sfuggono gli intenti. Con questo paradigma, siamo arrivati al secondo semestre di questo 2024. Comunque s’evolvano gli eventi, la politica nazionale resterà da verificare. Giorgio Brignola, de.it.press

 

 

 

 

 

“Paesi sicuri”, ma a rischio: il Dossier Statistico Immigrazione 2024

 

IDOS denuncia l’esclusione delle migrazioni climatiche nella valutazione delle domande di asilo

Mercoledì scorso i primi sedici migranti che, loro malgrado, stanno sperimentando le procedure accelerate di frontiera in un Paese terzo, come previsto dal protocollo Italia-Albania in materia di migrazione, sono arrivati presso l’hotspot di Schengjin, a bordo di una nave militare italiana, per essere poi trasferiti a Gjader. Tra loro, i più fortunati avranno la possibilità di accedere al centro di prima accoglienza per presentare domanda d’asilo, mentre per i meno fortunati si apriranno le porte del Cpr, il centro di permanenza per il rimpatrio.

I migranti, tutti maschi e identificati come adulti, non vulnerabili e provenienti da Paesi “sicuri” (nel caso specifico Egitto e Bangladesh), hanno già messo in luce le criticità delle nuove procedure. Infatti, quattro di loro sono stati trasferiti in Italia poche ore dopo l’arrivo: due perché minorenni, due perché con problemi di salute, quindi vulnerabili, evidenziando così le lacune del sistema di valutazione sommaria delle condizioni dei migranti. Ciò mostra ancora una volta, come annunciato da tempo dalle organizzazioni che si occupano dei diritti umani, che questo protocollo, sebbene rivendicato come un successo dal governo Meloni, produce effetti dannosi sul piano umanitario, politico ed economico. Ciò rende ancora più urgente superare un approccio burocratico alle vulnerabilità, che esclude tutti coloro che non rientrano nei parametri discutibili stabiliti dal governo italiano e albanese. 

La stessa lista dei cosiddetti “Paesi d’origine sicuri” redatta dal governo italiano, per i cui richiedenti asilo è prevista una procedura accelerata già preorientata al diniego e che non consente di valutare adeguatamente la sussistenza di ragioni gravi per l’asilo, è oggetto di controversia: tra di essi, infatti, figurano l’Egitto, nonostante le segnalazioni di violazioni dei diritti umani, limitazioni delle libertà e altre pratiche repressive che vi vengono perpetrate, e il Bangladesh, Paese di origine di dieci dei migranti trasferiti in Albania, del quale non viene adeguatamente considerata la vulnerabilità ambientale dovuta ai cambiamenti climatici. Ben circa 1,8 milioni di bangladesi sono stati costretti a migrare internamente a causa di eventi meteorologici estremi solo nel 2023, posizionando così il Paese tra i cinque con più sfollamenti interni a causa del clima, divenuto per loro una vera e propria minaccia esistenziale.

L’intreccio tra crisi ambientali e conflitti è sempre più stretto nel contesto globale: secondo il Global Report on Internal Displacement (GRID 2024), nel 2023 i disastri naturali hanno causato circa 26,4 milioni di spostamenti forzati entro i confini nazionali. Inoltre, tra i 45 Paesi che hanno conosciuto sfollamenti dovuti a conflitti, tutti, tranne tre, hanno registrato migrazioni causate anche da disastri naturali, a dimostrazione che chi fugge ha una biografia in cui si sovrappongono sempre più violentemente guerre e sconvolgimenti ambientali. “Oggi più che mai i fattori climatico-ambientali dovrebbero avere un ruolo determinante nella valutazione della vulnerabilità di chi cerca protezione, così come nella valutazione dei governi dei cosiddetti Paesi di origine “sicuri”. Una valutazione che non può non tener conto del nesso tra povertà cronica, debiti, violazione dei diritti umani e conflitti connessi alla crisi climatica”, afferma Laura Greco di A Sud.

La crisi climatica è già un’emergenza umanitaria e continuerà a costringere alla fuga milioni di persone. Attualmente, oltre il 40% della popolazione mondiale – circa tre miliardi e mezzo di persone – vive in contesti di estrema vulnerabilità agli shock climatici. Le previsioni future sono allarmanti: si stima che tra 250 milioni fino a 1 miliardo di persone saranno costrette a spostarsi, sia all’interno dei loro Paesi sia oltre i confini nazionali, a causa degli eventi climatici estremi. È in questo scenario che “i governi hanno il dovere di prendere atto che la mobilità umana forzata è strettamente legata alla crisi climatica che stiamo alimentando. Così come deve essere un diritto riconosciuto chiedere protezione anche a causa di fattori climatico-ambientali, nella prospettiva di arrivare al riconoscimento dello status di rifugiato climatico a livello internazionale”, dichiara Luca Di Sciullo, presidente di IDOS.

L’assenza dei rischi associati a fattori climatico-ambientali nella valutazione della vulnerabilità di chi cerca protezione fuori dal proprio Stato, in un apparato di gestione delle migrazioni che, anche alla luce del nuovo Patto europeo su migrazione e asilo, tende a restringere l’accesso all’asilo è uno dei temi analizzati nel Dossier Statistico Immigrazione 2024. 

Un lavoro corale curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, al quale ha partecipato anche l’Associazione A Sud, con il contributo di Maria Marano (che ha curato i tre Report di A Sud su “Crisi ambientale e migrazioni forzate”, disponibili online), e che sarà presentato il prossimo 29 ottobre a Roma (alle ore 10.30 presso il Nuovo Teatro Orione, via Tortona 7) e, in contemporanea, in tutte le regioni e province autonome italiane. Idos 18

 

 

 

L’editoria italiana va all’estero: la ricerca Aie alla Buchemesse

 

Francoforte - Spagnolo, cinese e francese: sono queste le prime tre lingue per cui sono stati venduti diritti di traduzione di libri italiani nel 2023, un anno che attesta l’Italia a quota 7.838 diritti di traduzione venduti. I diritti di traduzione verso lo spagnolo sono stati 993, verso il cinese 748, verso il francese 651, verso il russo 617, verso l’inglese 534 e verso il tedesco 464. I diritti di traduzione acquistati nel 2023 dagli editori italiani sono stati invece 9.328, in lieve calo rispetto ai 9.432 dell’anno precedente. Si traduce soprattutto dall’inglese (5.778), dal francese (1.272), dal tedesco (577), dallo spagnolo (421) e dall’olandese (188).

I numeri dell’Osservatorio diritti dell’ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE) sono stati discussi per la prima volta oggi a Francoforte durante l’incontro “L’editoria italiana va all’estero: non solo diritti”, allo Stand Collettivo Italiano. L’incontro fa parte del programma professionale curato da AIE con il sostegno di Italia Ospite d’Onore 2024 alla Fiera del Libro di Francoforte e dell’Agenzia Ice.

Sono intervenuti Sandro Ferri (Edizioni e/o), Andrea Ferro (Casalini Libri), Roberto Gilodi (Reiser Literary Agency/ADALI) e Fiammetta Giorgi (Mondadori Libri), con la moderazione di Porter Anderson (Publishing Perspectives).

“I numeri dei diritti di traduzione venduti nel 2023 si attestano su un livello quattro volte superiore a quello del 2001”, ha commentato Innocenzo Cipolletta, presidente di AIE. “Sono dati che confermano la bontà del lavoro fatto dal sistema Paese negli ultimi vent’anni grazie all’impegno degli editori, grazie ai fondi per le traduzioni stanziati dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Centro per il libro e la lettura pari a circa un milione di euro l’anno, grazie all’impegno di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane con AIE per la realizzazione degli Stand collettivi italiani nelle maggiori Fiere del libro internazionali”.

“Con Italia Ospite d’Onore 2024 alla Fiera del Libro di Francoforte le traduzioni cresceranno ancora”, ha aggiunto Cipolletta. “L’attenzione che stiamo riscontrando in questi giorni sul palcoscenico della Buchmesse per le nostre autrici e i nostri autori è un segnale importante. Il sistema nazionale di sostegno alle traduzioni va ampliato e razionalizzato per renderlo più efficiente”.

L’Italia, dove ogni anno si tiene la Bologna Children’s Book Fair, vende all’estero soprattutto diritti di edizione di titoli per bambini e ragazzi, 2.325 nell’ultimo anno. Anche la maggior parte di coedizioni internazionali, ovvero 1.350 su 1.845, si concentra in questo settore. Nella classifica per generi dei diritti di titoli più venduti all’estero seguono narrativa (1.951), saggistica generale (1.420) e specializzata (986) e poi, ancora, libri di religione (429), manualistica pratica (410), fumetti (291), libri d’arte e illustrati (26). Se guardiamo invece alle aree geografiche, la vendita di diritti verso altri Paesi europei è la maggioranza assoluta, con il 65,8% dei contratti siglati. Segue l’Asia (15,3%), il Medio Oriente (6,1%), il Sud America (5,8%), il Nord America (3,6%), l’Africa (1%) e il Pacifico (0,6%). Nell’1,7% dei casi l’area geografica non è indicata.

Nel 2023, infine, le coedizioni sono state 1.845, in crescita rispetto alle 1.716 del 2022. Nel 73% dei casi, sono edizioni di libri per bambini. (aise/dip 17) 

 

 

 

 

Letta all’Europarlamento: “O integriamo i mercati europei o diventiamo una colonia di Usa o Cina”

 

L'ex premier italiano ha presentato all’Europarlamento il suo Rapporto sul mercato unico e ha ribadito la necessità di integrare i mercati finanziari, delle telecomunicazioni e dell'energia

“Tutto si riduce a una domanda: se vogliamo diventare una colonia degli Stati Uniti o della Cina nei prossimi dieci anni”. Enrico Letta, ex premier italiano, ha sintetizzato così le sfide che attendono al varco l’Europa nel giro di dieci anni in campo economico, digitale, ambientale, e della competitività, presentando ieri sera all’Europarlamento in seduta plenaria il suo Rapporto sul mercato unico.

Se c’è un modo per evitare questo scenario di subalternità, Letta non ha dubbi su quale sia: “I mercati finanziari, dell’energia e delle telecomunicazioni devono essere integrati“. Attualmente, infatti, in questi settori l’Ue è solo “un’espressione geografica”, e questo sta presentando all’Europa un conto molto salato.

Punto di partenza: il mercato finanziario

Il punto di partenza è il mercato finanziario: l’ex presidente del Consiglio italiano nel suo discorso ha osservato come oggi questo sia caratterizzato dalla somma di 27 mercati finanziari separati, dando vita al paradosso di avere una moneta unica senza avere un mercato finanziario unico.

“La frammentazione dei mercati finanziari europei fa il gioco di altri attori globali, Usa e Cina”, ha aggiunto ricordando a titolo di esempio che attualmente anno 300 miliardi di risparmi europei vanno ad alimentare i mercati finanziari americani e la loro economia reale.

Serve perciò “un’unione degli investimenti e dei risparmi, una integrazione reale che non sia a beneficio del solo settore finanziario ma anche dei cittadini. Chiudere il gap con gli investimenti privati è cruciale”, ha sottolineato Letta.

Perché “senza un sistema finanziario integrato non saremo in grado di creare un nuovo paradigma per lo sviluppo economico, saremo incapaci di innovare e incapaci di garantire la nostra sicurezza e solo dopo aver unificato i mercati finanziari potremo finalmente investire nell’innovazione e sostenere l’economia reale”, ha continuato l’ex premier.

Il Green Deal rimane una priorità

Inoltre, un mercato finanziario integrato potrebbe consentire “di finanziare in modo efficace il Green Deal”, aspetto su quale Letta si è particolarmente soffermato: il Green Deal rimane una priorità ma va capito come raggiungerlo. La transizione digitale e verde infatti, ha sottolineato, dovrà puntare all’equità, alla sicurezza, alla promozione dell’occupazione, alla coesione e alla dimensione sociale: “Non possiamo permetterci che il Green Deal sia un lusso che solo i ricchi possono permettersi“.

“La dimensione sociale e quella economica del Green Deal sono essenziali. Se siamo impegnati per il Green Deal, dobbiamo delineare chiaramente come verrà finanziato, altrimenti rischiamo di fare solo dichiarazioni di intenti senza un piano concreto per finanziarlo e una reazione politica sarà inevitabile”, ha aggiunto spiegando che occorre “mobilitare il capitale privato“.

Due proposte concrete

Quanto all’applicabilità delle misure previste nel suo Rapporto, problema analogo a quello in cui si trova il Rapporto Draghi sulla competitività, anche qui Letta è stato molto chiaro: “Le proposte concrete contenute nel rapporto possono avere un impatto reale solo se quest’Aula le farà proprie e le porterà avanti. Ho viaggiato per tutta Europa: tutte le proposte contenute nel rapporto non richiedono cambiamenti di trattati. Sono molto concrete”.

E queste misure sono essenzialmente due: la prima è che quando le istituzioni europee legiferano su materie rilevanti per il Mercato Unico privilegino i regolamenti, piuttosto che le direttive, per dare maggiore certezza giuridica alle imprese, perché “la capacità di innovazione dell’Ue – ha affermato l’ex premier – dipende anche dalla creazione di un ecosistema in cui le imprese possano prosperare. Ecco perché la semplificazione delle regole del mercato unico è un tema centrale”.

“La seconda proposta – ha continuato Letta – è l’idea del 28esimo regime per operare all’interno del Mercato Unico: uno Stato virtuale, in cui le aziende potrebbero scegliere altre operazioni più pratiche a livello europeo. Entrambe queste proposte coprono aspetti normativi che aiutano a ridurre la burocrazia, senza in alcun modo minare le norme sociali sulle quali non vogliamo vedere alcuna corsa al ribasso”, ha evidenziato, riferendosi alla creazione di un codice europeo di diritto delle società: “Questo regime non sostituirebbe i codici nazionali ma potrebbe dare un’opzione ulteriore”.

Ora il prossimo passo sarà giovedì, quando, in una discussione separata, i deputati continueranno a parlare di questi temi, fondamentali per il futuro dell’Unione e dei suoi cittadini. Adnkronos 22

 

 

 

 

Ci vuole chiarezza

 

Stop con gli Esecutivi di “facciata”. Gli eventi, correlati alle “incertezze” di questo Governo atipico, dovrebbero averlo fatto intendere a tutti. Ma l’incoerenza è proprio determinata da un binomio politico che non riesce a garantire linee di governabilità certe. La confusione non è buona consigliera.

 

 Riteniamo, quindi, che i cambiamenti ci saranno. Ovviamente dopo il varo di una nuova legge elettorale. Lo abbiamo già scritto e lo ripetiamo: tra politica reale e partiti “cobelligeranti” le coordinate non possono collimare. Se l’economia è “sana”, la politica ne segue l’evoluzione. Ma non è vero il contrario. Non è solo una questione di logicità, ma anche di propositi che, da qualche tempo, sono stati evidenziati nel loro complesso. La fiducia, quella che conta, non può essere sola di facciata. Sarà da verificare sul campo.

 

 Il difficile sarà modificare i fini delle alleanze che consentano di fare chiarezza su quanto è principale e su quanto è secondario per il Paese. Vedremo se, poi, il futuro Esecutivo reggerà al “compromesso” di percorso; anche a livello UE. La nuova legislatura è ancora tutta da “inquadrare”. In questo compromesso di “trasbordo”di numeri e di partiti, resta l’amarezza per le sorti di un Paese ancora privo di un Potere Legislativo con chiari progetti operativi. Il tutto aggravato da uno stato bellico che ci vede coinvolti. Anche perché la “chiarezza” politica è figlia della “incertezza”di un Esecutivo che ha da tener conto dell’emergenza mondiale. Giorgio Brignola, de.it press

 

 

 

 

 

Giornata mondiale dell’alimentazione: a rischio 2 milioni di bambini

 

NEW YORK - Circa 2 milioni di bambini che soffrono di grave deperimento, conosciuto anche come malnutrizione acuta grave, rischiano di morire a causa della mancanza di fondi per l’Alimento Terapeutico pronto all’Uso (RUTF) salvavita per il deperimento. È l’allarme lanciato oggi, 16 ottobre, dall’UNICEF nella Giornata mondiale dell'alimentazione.

I livelli di malnutrizione acuta grave fra i bambini sotto i 5 anni sono estremamente alti in diversi paesi, alimentati da conflitti, shock economici e crisi climatica.

Si stima che la mancanza di fondi per il RUTF sta esponendo circa 2 milioni di bambini a rischi di non ricevere cure nei 12 paesi più duramente colpiti. Mali, Nigeria, Niger e Ciad stanno già affrontando o stanno per affrontare l'esaurimento delle scorte di RUTF, mentre il Camerun, il Pakistan, il Sudan, il Madagascar, il Sud Sudan, il Kenya, la Repubblica Democratica del Congo e l'Uganda potrebbero esaurire le scorte entro la metà del 2025.

“Negli ultimi 2 anni, una risposta globale senza precedenti ha consentito di ampliare i programmi per la nutrizione e contenere il deperimento dei bambini e la mortalità ad esso associata nei Paesi gravemente colpiti da conflitti, shock climatici ed economici, e la conseguente crisi della nutrizione materno-infantile”, ha dichiarato il direttore dell'UNICEF per la Nutrizione e lo Sviluppo infantile, Victor Aguayo. “Ma è necessario agire subito con urgenza per salvare le vite di quasi due milioni di bambini che stanno lottando contro questo killer silenzioso”.

La situazione nella regione del Sahel in Africa è acuita da prolungata siccità, inondazioni e precipitazioni irregolari. Queste condizioni portano alla scarsità di cibo e a prezzi elevati, con conseguenti livelli più elevati di grave deperimento.

In Mali, ad esempio, si prevede che nel 2024 oltre 300.000 bambini sotto i cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta grave, ma i programmi nutrizionali hanno iniziato a esaurire le scorte di RUTF alla fine di luglio, il che significa che i bambini non riceveranno le cure di cui hanno urgentemente bisogno.

In Ciad, il Governo ha dichiarazione l’emergenza alimentare e nutrizionale a febbraio. Oltre 500.000 bambini sotto i 5 anni si prevede soffriranno di malnutrizione acuta grave quest’anno e le province con grandi popolazioni di rifugiati saranno particolarmente colpite. Circa 315.000 bambini sono stati curati per malnutrizione acuta grave fra gennaio e agosto. Nonostante la necessità di RUTF sia urgente, il paese si prevede ne rimarrà senza entro la fine del mese.

L'UNICEF chiede 165 milioni di dollari nel rinnovato appello No Time to Waste 2024 Update and Call to Urgent Action per finanziare l'alimentazione terapeutica, le cure e l'assistenza ai due milioni di bambini a rischio di morte a causa della carenza critica di RUTF.

Da quando è stato lanciato nel 2022 No Time to Waste – un piano accelerato per rispondere alla crisi globale alimentare e nutrizionale – l’UNICEF ha raccolto oltre 900 milioni di dollari per ampliare programmi, servizi e aiuti per la prevenzione precoce, l'individuazione e il trattamento della malnutrizione acuta tra i bambini. In questo periodo, 21,5 milioni di bambini e donne hanno ricevuto servizi essenziali per la prevenzione precoce della malnutrizione acuta tra i bambini, 46 milioni di bambini sono stati raggiunti con servizi di diagnosi precoce e 5,6 milioni di bambini sono stati raggiunti con trattamenti salvavita.

Per rispondere alla malnutrizione grave fra i bambini nel lungo periodo, l’UNICEF ha lanciato lo scorso anno il Child Nutrition Fund (CNF) con il supporto dell’Ufficio del Commonwealth e dello Sviluppo del Regno Unito, della Fondazione Bill e Melinda Gates e della Fondazione Children's Investment Fund.

Come meccanismo di finanziamento multipartner guidato dall'UNICEF, uno degli obiettivi del CNF è quello di sostenere la produzione locale e regionale di primi alimenti - alimenti fortificati, integratori alimentari e RUTF per la prima infanzia - nelle aree che registrano alti livelli di malnutrizione infantile, per aggirare le interruzioni della catena di approvvigionamento globale, ridurre l'impatto ambientale delle spedizioni e incrementare le opportunità di lavoro e la crescita economica delle comunità. Una volta implementato, il Fondo per la nutrizione infantile aiuterà a proteggere i Paesi dalla carenza di fondi e dalle fluttuazioni della domanda che attualmente causano una parte della crescente carenza di RUTF.

I bambini che soffrono di malnutrizione acuta, causata dalla mancanza di alimenti nutrienti e sicuri e da ripetuti attacchi di malattia, sono pericolosamente magri e il loro sistema immunitario è debole, rendendoli vulnerabili a una mancata crescita, a uno sviluppo insufficiente e alla morte.

“L'UNICEF ha ripetutamente avvertito che, in assenza di strategie di prevenzione sostenibili e di un finanziamento costante, si sarebbero verificate mancanze di scorte di RUTF in diversi Paesi, con il Sahel più colpito dalla carenza di fondi”, ha aggiunto Aguayo. “Ora stiamo assistendo a questo fenomeno. I finanziamenti di questo appello integrerebbero i recenti contributi per il RUTF, sostenendo la produzione e la disponibilità di RUTF, anche da parte dei produttori del Sud globale”.

Il RUTF è una pasta ad alta densità energetica e micronutriente, preparata con arachidi, zucchero, latte in polvere, olio, vitamine e minerali. Un trattamento ininterrotto per i casi di deperimento richiede in genere dalle sei alle otto settimane e richiede un'alimentazione terapeutica specializzata insieme alle cure mediche. (aise/dip 16)

 

 

 

 

Ventimiglia, gli sgomberi non fermano l’emergenza migratoria

 

Caritas e una fitta rete di associazioni volontarie – anche francesi – sono in strada ogni giorno per fornire cibo e supporto alle persone accampate sotto il ponte nei pressi del fiume Roia, che separa l’Italia dalla Francia. Il Sir ha raccolto la testimonianza di Maurizio Marmo, presidente Caritas Intemelia, e di Mariapaola Rottino, volontaria di Popoli in Arte. Disagi, sgomberi, tensioni con i residenti, mancanza di servizi minimi: una situazione che si prolunga da quasi dieci anni. Ieri incontro a Mentone e Ventimiglia tra i Governi di Italia e Francia - Simone Matteis

Nella giornata di ieri, venerdì 18 ottobre, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno incontrato a Mentone e Ventimiglia il neo primo ministro francese, Michel Barnier, e il suo ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, per discutere la cooperazione tra Italia e Francia in ambito migratorio.

Tajani ha sottolineato l’importanza di “lavorare insieme per affrontare le sfide attuali e future, a partire dal tema delle migrazioni”. La priorità, ha affermato poi il vicepremier, è “assicurare la corretta applicazione del nuovo Patto su migrazione e asilo rispettando l’equilibrio tra solidarietà e condivisione di responsabilità tra partner europei”.

Nel frattempo, però, tra ondate di maltempo e l’assenza di infrastrutture idonee all’accoglienza, Ventimiglia continua a vivere un’emergenza migratoria senza fine.

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Le tende sotto il cavalcavia che corre parallelo al corso del fiume Roia, i panni stesi ad asciugare e le persone in fila per un pasto caldo. E poi gli sgomberi, disposti quasi a cadenza regolare ma prontamente insufficienti a risolvere in via definitiva un’emergenza migratoria che si protrae da quasi dieci anni. La cartolina da Ventimiglia è sempre la stessa fin dal 2015, da quando cioè i flussi migratori in uscita dall’Italia hanno cominciato a concentrarsi nella cittadina ligure al confine con la Francia. I migranti e i richiedenti asilo arrivano indistintamente da Trieste, prima tappa italiana della rotta balcanica, così come da Lampedusa e dalle coste del Sud: Ventimiglia non rappresenta che l’ennesimo punto di partenza verso il resto d’Europa.

Cavalcavia, icona del disagio. “In pochi vogliono restare in Italia, le persone arrivano a Ventimiglia e da qui partono verso altre mete, per lo più Francia, Germania e Paesi Bassi. Se sono fortunate riescono a superare i controlli e a proseguire, altrimenti vengono rimandate indietro e si fermano da noi per qualche giorno prima di riprovarci”. Raggiunto dal Sir, il presidente di Caritas Intemelia, Maurizio Marmo, fa il punto sull’emergenza migratoria nell’area di Ventimiglia. “Se parliamo di numeri, la situazione appare più tranquilla rispetto all’anno scorso. Attualmente si contano circa 50-60 persone al giorno, mentre nel 2023 abbiamo raggiunto picchi di quasi 200 presenze”. I numeri, però, da soli non bastano a restituire una fotografia esaustiva della realtà di Ventimiglia, dove gravi carenze in termini infrastrutturali rendono l’accoglienza ancora molto difficoltosa. “La zona del ponte, cioè il cavalcavia, è diventata l’icona del disagio dei migranti che arrivano da noi”, dice Marmo. “Dopo la chiusura dell’unico centro di accoglienza attivo in città, al momento la struttura gestita da Caritas è il solo spazio dedicato all’ospitalità. Cerchiamo di fornire quanti più vestiti e cibo possibile, ma il problema è che possiamo accogliere soltanto le famiglie mentre per gli uomini adulti e i minori stranieri non accompagnati non c’è praticamente nulla”.

Mancano servizi igienici. In estate come in inverno, le temperature ora asfissianti ora pungenti costringono la popolazione migrante a ripararsi come meglio può, allestendo tendopoli improvvisate sotto il cavalcavia che però, con le piogge, finiscono puntualmente per trasformarsi in acquitrini. Alle già precarie condizioni igieniche del “campo” si aggiunge, poi, l’assenza di servizi igienici totalmente pubblici, utilizzabili liberamente e, soprattutto, senza bisogno di essere “registrati”.

Tensioni con i residenti. Mariapaola Rottino è una docente di lettere che fa parte dell’associazione Popoli in Arte. Ogni seconda domenica del mese si reca a Ventimiglia insieme al resto dei volontari per portare un pasto ai migranti: “Prepariamo da mangiare sempre per un centinaio di persone, così non rischiamo di lasciare nessuno a bocca asciutta”, racconta. “La carenza di servizi igienici rappresenta un grave problema per le persone, che negli anni sono arrivate persino a scavalcare i cancelli del cimitero pur di avere accesso all’acqua”. Come confermato anche da Maurizio Marmo, l’assenza di strutture coperte ha causato diversi momenti di tensione anche con i residenti che vivono nei pressi del ponte, quartieri popolari e densamente abitati: “È comprensibile che per la cittadinanza non sia facile convivere con il passaggio di migliaia di persone”. “Dal 2015, la situazione si è prolungata molto e questo comporta difficoltà non solo per i migranti, ma anche per i residenti”, afferma il presidente Caritas Intemelia.

“Enorme mobilitazione”. Eppure, anche a Ventimiglia la macchina dell’accoglienza si dimostra più forte dei disagi, come testimonia la fitta rete di associazioni e volontari che si coordinano per fornire supporto alle persone costrette ad accamparsi sotto i pilastri dell’autostrada. “Esiste un’enorme mobilitazione di realtà e gente comune che arriva da Imperia e perfino da Nizza per portare cibo e aiuti a Ventimiglia”, continua Rottino. “Abbiamo un vero e proprio coordinamento e nei gruppi francesi ci sono anche le parrocchie di Mentone, associazioni islamiche, femministe e studentesche”.

Barriere e… speranze. I frequenti sgomberi disposti nell’area della tendopoli servono principalmente a bonificare il suolo dopo le forti piogge, ma in assenza di alternative valide non bastano a evitare che le persone tornino lì in attesa di rimettersi in cammino. “Finché la Francia non deciderà di tornare a Schengen anziché fare controlli sulla base dei tratti somatici delle persone, questa situazione si ripercuoterà costantemente su di noi e le persone continueranno a tornare a Ventimiglia per riprovare a superare il confine”. Le barriere a protezione del corso del Roia, frequentemente divelte dai migranti per aprirsi un varco verso la frontiera, sono il simbolo della forza di volontà di chi da mesi è disposto ad affrontare ogni sorta di difficoltà pur di coltivare la speranza in un futuro migliore. E su quei sentieri lungo i quali anche gli emigranti italiani risalivano la corrente del fiume alla ricerca di un lavoro oltre confine, centinaia di persone continuano a camminare ogni giorno, in un verso e nell’altro, delineando il profilo di un’emergenza che non accenna a finire. Sir 19

 

 

 

La manovra 2025 del Governo: si accanisce contro gli italiani all’estero?

 

ROMA - “Una Legge di Bilancio per il 2025 che sorprendentemente e ingiustificatamente si accanisce contro gli italiani residenti all’estero. Da una prima lettura della Manovra arrivata ieri alla Camera dei Deputati risulta infatti che sono stati presi di mira da questo Governo con misure punitive i nostri pensionati e i nostri lavoratori emigrati”. Così Fabio Porta, deputato Pd eletto all’estero, che spiega: “gli articoli 27 e 29 prevedono rispettivamente l’eliminazione della rivalutazione automatica per il 2025 delle pensioni dei residenti all’estero superiori al trattamento minimo (si presume anche con il cumulo della pensione estera) – e cioè dell’adeguamento degli importi pensionistici all’inflazione – e l’abrogazione definitiva delle disposizioni legislative in materia di trattamento di disoccupazione dei nostri lavoratori rimpatriati a partire dal 1° gennaio 2025”.

“In merito alla perequazione automatica negata ora ai nostri connazionali, - precisa Porta – va detto che la norma non solo presenta profili di illegittimità costituzionali anche per l’evidente introduzione di una disparità di trattamento con i pensionati residenti in Italia i quali invece beneficeranno degli aumenti (seppur modesti) ma si rivela ingiusta e immorale perché le pensioni non sono un regalo ma un salario differito ad ex lavoratori dipendenti ed autonomi che hanno versato i contributi per tanti anni e perché la perequazione è l’unico dispositivo che può salvaguardare, anche se solo in parte, il potere d’acquisto dei pensionati”.

“Per quanto riguarda invece l’improvvisa abrogazione del sussidio di disoccupazione previsto per i lavoratori rimpatriati dalla legge n. 402 del 1975 – prosegue il parlamentare Pd – ricordiamo che questa legge, tra l’altro poco conosciuta, è l’unica legge italiana che prevede una qualche forma di assistenza per i nostri lavoratori che rientrano in Italia infatti in caso di disoccupazione derivante da licenziamento ovvero da mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale da parte del datore di lavoro all’estero, i lavoratori italiani rimpatriati, nonché i lavoratori frontalieri, hanno diritto al trattamento ordinario di disoccupazione per un periodo di 180 giorni”.

“Fare cassa sulle spalle, già deboli e discriminate, dei nostri connazionali pensionati e lavoratori residenti all’estero è ingiusto e immorale”, accusa Porta, che aggiunge: “inoltre, come se non bastasse, è stato introdotto dalla Legge di Bilancio un obbligo di contributo pari a 600 euro (praticamente una tassazione per le spese degli atti giudiziari) dovuto dalla parte ricorrente – spesso soggetti provenienti dai Paesi a valuta debole del Sudamerica - per scoraggiare le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana e in pratica disincentivare quindi anche le richieste di cittadinanza italiana iure sanguinis”.

“Ovviamente, considerata e verificata l’ostilità di questo Governo per i diritti e gli interessi degli italiani all’estero, nella Manovra 2025 non si ravvisano misure che possano andare incontro alle tante richieste dei nostri connazionali: riduzione dell’Imu e della Tari, eliminazione del Canone Rai, interventi sulle doppie tassazioni, miglioramenti dei trattamenti pensionistici, etc. Infine – conclude Porta – non è azzardato sospettare che nell’ambito degli interventi mirati a ridurre le spese dei Ministeri ci possano essere ulteriori forti riduzioni delle spese nei vari capitoli del Ministero degli esteri per gli italiani nel mondo. Staremo a vedere e ci prepariamo a dare battaglia in Parlamento. Si profila quindi un dibattito acceso su questa iniqua Legge di Bilancio che ci vedrà impegnati per promuovere e ripristinare i diritti violati del mondo dell’emigrazione”. (aise/dip 24) 

 

 

 

 

 

Il partito che non c’è

 

Scrivere sull’attuale momento politico italiano è difficile. Nelle faccende di partito il “lavoro” non manca mai. Prenderne atto, a mio avviso, non basta più. Ci vorrebbero delle proposte costruttive lontane dalle polemiche già ben note. Scriverlo è semplice. Realizzarle resta, oggettivamente, difficile. Ci sono troppi lacci che legano e, poche, iniziative praticabili con accordi sempre più relativi. Ora ci sarà da verificare le reali intenzioni operative di questa maggioranza di centro/destra. Il tempo ne appurerà la reale efficacia.

 

Se bastassero le esternazioni, problemi ne avremmo di meno. Ciascuno dice la sua, ma la Penisola continua il suo peggioramento. Per cambiare, ci vorrebbero uomini politici che non abbiamo, o che non si sono ancora palesati. Per andare “Contro Corrente”, basterebbe, appunto, essere connessi con le reali necessità del Paese. Senza “polemiche” che non servono e, spesso, complicano ciò che di positivo si potrebbe fare. Il recente passato avrebbe dovuto servire da esempio.

 

 Ciò di cui sente l’esigenza, è l’”equilibrio” di una politica per il bene della Penisola e non a favore dei partiti. Auspichiamo che qualcuno prenda consapevolezza di quanto serve realmente al Paese. I tempi sono misurati e la nostra situazione nazionale è ben “oltre” i limiti fisiologici di una politica con le reali necessità del Paese. Tanto da fare delle “riflessioni” sul ruolo di un partito che non c’è ancora. Giorgio Brignola, de.it.press

 

 

 

 

"Gestazione per altri": in Italia diventa reato universale

 

Il Senato ha approvato la legge in via definitiva dopo il sì della Camera nel luglio 2023

Roma. Il Senato della Repubblica ha approvato ieri in via definitiva il disegno di legge che vieta la "gestazione per altri" e che in Italia diventa reato universale. Hanno votato a favore 84 senatori della maggioranza di centrodestra, 58 i contrari. Il provvedimento era stato approvato dalla Camera dei Deputati in prima lettura nel luglio 2023.

Con questa decisione il Parlamento ha modificato l'articolo 12, comma 6, della legge 40 del 2004 estendendo la punibilità delle due fattispecie penali rigaurdanti la commercializzazione di gameti o embrioni e la maternità surrogata, anche ai fatti commessi all'estero da cittadini italiani. La pena prevista dalla nuova norma è il carcere fino a due anni e una sanzione pecuniaria fino a un milione di euro.

"L'approvazione della legge che qualifica l'utero in affitto un reato universale rende quella di oggi una giornata storica, perché assesta un colpo durissimo all'osceno mercato internazionale di bambini alimentato dalla maternità surrogata. Da oggi l'Italia non sarà più complice, neanche indirettamente, di una pratica che sfrutta il corpo delle donne come un vero e proprio 'forno' con cui produrre bambini su misura come se fossero oggetti da vendere e acquistare. È chiaro che da oggi, ancor più di prima, i Giudici dovranno rigettare le richieste di trascrivere nelle anagrafi gli atti di nascita presentati da coppie che hanno affittato uteri all'estero per dotarsi di figli altrui", il commento di Pro Vita & Famiglia onlus.

Nel discorso al corpo diplomatico del gennaio scorso, il Papa stesso era intervenuto sul tema. "La via della pace - aveva detto Francesco - esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica".

Nessun commento dopo il voto del Senato invece è arrivato dalla Conferenza Episcopale Italiana. Aci 17

 

 

 

 

Centri di trattenimento in Albania

 

Il luogo scelto dall’Italia per «accogliere» i migranti rimanda «ai luoghi dove viene meno la tutela della dignità della persona. Noi sappiamo che sui Cpr ci sono già state condanne dal 2001». Questo il primo commento rilasciato a Famiglia Cristiana da monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, e Presidente Cemi e Fondazione Migrantes della CEI, che a proposito della notizia dei primi trasferimenti di richiedenti asilo nei centri allestiti a Schengim e Gjader ricorda la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue.

«Sappiamo che in Italia si aspetta fino a due anni per veder esaminata la richiesta. Come potrà avvenire questo in Albania in 4 settimane?» si chiede mons. Perego. E sulla prigione annessa aggiunge: «il timore è che lì potrebbe andarci anche solo chi è autore di una semplice manifestazione non violenta». Tra i rischi anche quello di veder divisi i nuclei familiari: «Chi terrà conto della tutela al diritto di famiglia di queste persone, minori, donne o persone con disabilità?».

“Siamo passati dai muri alle prigioni”, ha poi chiosato monsignor Perego in un commento successivo rilasciato all’agenzia di stampa Adnkronos. “Spendere un miliardo, come di fatto sarà, per costruire tre prigioni a cielo aperto e un centro di identificazione allo sbarco per 400 persone significa che siamo passati dai muri alle prigioni quindi siamo davanti ad un passaggio ulteriormente grave nella gestione del diritto di asilo”. L’arcivescovo di Ferrara chiarisce in merito: “Il centro di trattenimento è comunque una prigione perché non si può uscire né avere un cellulare”.

Per il presidente della fondazione Migrantes siamo davanti a un “grande spreco di risorse, ad un risultato minimo” perché “se i numeri saranno questi per ogni tipo di salvataggio, e non potranno essere più di due in una settimana, i numeri saranno molto residuali. Forse il 10% se si arriva a 5.000 in un anno di quei 52 mila che finora sono sbarcati a Lampedusa e nei porti italiani”. “Speriamo – ha aggiunto Perego – venga presto una condanna anche dalla Corte penale europea e dalla Commissione dei diritti umani. La premessa e’ anche la condanna che ha avuto Cipro in questi giorni per il trattenimento di alcune persone in maniera non adeguata”.

Sul tema è intervenuta anche Ursula von der Leyen parlando di “lezione per l’Ue”. Al che osserva mons. Perego: “A mio modo di vedere la von der Leyen non è esattamente informata dei fatti e di cosa si è costruito in Albania e di questa procedura che sta avvenendo. Forse quando sarà, con precisione, informata dei fatti, magari dagli organismi europei deputati anche al controllo, rivedrà questo suo giudizio. O, almeno, lo spero. Perché pensare che questa sia la soluzione quando un governo, quello inglese, è caduto sulla stessa soluzione, è una cosa che segnala una deriva del popolarismo europeo”. Migr.on.16

 

 

 

 

 

Sette verità universali della vita

 

Ogni momento della vita è dipinto con colori variopinti di esperienze, contrattempi e sfide, tracciati sulle verità senza tempo sul quadro della nostra esistenza. Ma ciò che conta davvero si trova spesso nei piccoli momenti. Non si tratta tanto di astrazioni filosofiche, quanto di principi fondamentali che risuonano profondamente nelle nostre vite, modellando il modo in cui ci percepiamo, ci relazioniamo agli altri e navighiamo nel mondo.

 

Durante il mio viaggio di scoperta personale e crescita interiore, ho incontrato e abbracciato sette verità fondamentali che hanno influenzato profondamente la mia visione della vita. Non sono ricette per la felicità o il successo; sono rivelazioni di intuizioni più profonde sulla condizione umana, il tipo di intuizioni che hanno arricchito la mia comprensione e offerto chiarezza in mezzo alle complessità della vita. Ecco le sette verità della vita da acquisire. Nonostante possano essere amare, sono comunque utilissime nella vita.

 

1. Lo specchio non ti lascia mai mentire!

La prima verità parla della natura profonda della consapevolezza di sé e dell’autenticità. Lo specchio, sia esso un riflesso letterale o una metafora per l’introspezione, ci confronta con il nostro vero io. Non rivela solo il nostro aspetto fisico, ma anche i nostri pensieri, emozioni e motivazioni interiori. Gli occhi dello specchio non perdonano; lì dobbiamo affrontare le nostre forze, ammettere le nostre debolezze e accettare chi siamo, senza pretese né inganni. Ci insegna una lezione sull’onestà, prima verso noi stessi e poi verso gli altri, spingendoci in un viaggio verso la scoperta di sé che conduce a una profonda accettazione e comprensione interiore.

 

2. La conoscenza non ti lascia mai avere paura!

La conoscenza ha il potere di liberarci dalle incertezze della vita e di farci avanzare con equilibrio e chiarezza. Elimina l’ignoranza e la paura di ogni tipo, fornendoci la comprensione necessaria per basare le nostre azioni e perseguire i nostri obiettivi con decisione. Che questa conoscenza provenga dall’educazione formale, dalle esperienze di vita o dalla riflessione, illumina il nostro cammino attraverso il mutevole paesaggio del mondo. È ciò che ci consente di affrontare le avversità, adattarci ai cambiamenti e crescere attraverso nuove opportunità di apprendimento. La conoscenza coltiva la saggezza, permettendoci di affrontare il viaggio della vita con tenacia e scopo.

 

3. La verità non ti delude mai!

La verità è la base su cui si fondano fiducia e autenticità, sia nei rapporti che dentro di noi. Essa genera trasparenza, integrità e resilienza emotiva, permettendoci di creare connessioni significative e di navigare nella vita con eleganza e dignità. La verità ci costringe ad affrontare la realtà, a prendere decisioni basate sui principi piuttosto che sulla convenienza, e a mantenere standard morali nelle relazioni con gli altri. Ci libera dalle catene delle menzogne e ci incoraggia a vivere secondo i nostri valori e principi. È la ricerca della verità che ci dona un senso di pace e chiarezza, elevando il nostro percorso di scoperta e crescita.

 

4. Il vero amore non semina invidia né fa crescere gelosia

Il vero amore ci trasforma, allontanandoci dalla mentalità di possesso e gelosia per coltivare simpatia, compassione e sicurezza emotiva. Gioisce nei momenti felici e nel benessere degli altri, creando legami più profondi basati su rispetto, fiducia e accettazione incondizionata. L’amore ci insegna il valore della vulnerabilità e coltiva l’empatia, rafforzando i legami e arricchendo profondamente le nostre vite. Ci invita a rallegrarci per le fortune degli altri, sapendo che il loro sorriso aggiunge bellezza e ricchezza alla tela della nostra vita. Nell’amore più alto, si instaura un senso di appartenenza e intimità emotiva che va oltre gli interessi individualistici, portando una profonda sensazione di appagamento e gioia.

 

5. La fede non ti lascia mai angosciato!

La fede ti dona speranza e forza per affrontare le avversità e l’incertezza, dandoti uno scopo e una resilienza che ti permettono di affrontare le prove della vita con ottimismo e coraggio. Che sia in te stesso, negli altri o in una verità superiore, la fede è una fonte di conforto e ispirazione nei momenti difficili. Ci insegna a lasciar andare ciò che è fuori dal nostro controllo, a intraprendere il cammino della vita con perseveranza e a trovare significato nelle difficoltà. Ogni ostacolo diventa un’opportunità per crescere, ogni momento di incertezza un testamento del potere trasformativo del credere in qualcosa di più grande di noi stessi.

 

6. Il karma non ti lascia fallire!

Il miglioramento personale richiede azione verso i tuoi obiettivi. Ci incoraggia a uscire dalla nostra zona di comfort, ad apprendere dagli errori e a continuare verso i nostri obiettivi. Ogni azione, che abbia successo o meno, contribuisce al nostro processo di apprendimento e sviluppo. Attraverso le nostre azioni, dimostriamo impegno per l’eccellenza personale, promuovendo cambiamenti positivi per noi stessi e le nostre comunità. Le azioni ci danno il potere di fare la differenza, di influenzare il cambiamento e di lasciare un’eredità di impatto e ispirazione per le future generazioni.

 

7. La spiritualità non permette l'attaccamento

La spiritualità ci invita a superare gli attaccamenti materiali e a partecipare a qualcosa di più profondo dentro noi stessi e nel mondo che ci circonda. Insegna la consapevolezza, la compassione e la gratitudine, portando alla pace interiore e alla consapevolezza della connessione di tutti gli esseri. La pratica spirituale, attraverso la meditazione, la preghiera o la contemplazione, ci dà una migliore comprensione dell’esperienza umana e del significato e della realizzazione che non dipendono dalle circostanze esterne. Vivendo in questo modo, impariamo ad abbracciare l’impermanenza, a lasciar andare gli attaccamenti agli esiti e a vivere con valori e credenze che ci portano una profonda pace interiore.

In questo libro, ti invito a un viaggio di esplorazione per scoprire queste sette verità della vita, riflettere sulla profondità della loro saggezza, confrontarle con la nostra vita e metterle in pratica per modellare il nostro cammino verso il compimento personale e l’illuminazione spirituale. Che questo viaggio ti ispiri all'autenticità, alla resilienza e a una vita piena di scopo e significato. Krishan Chand Sethi, de.it.press 22

 

 

 

 

 

Politica domani

 

In Italia, la politica ha segnato il “passo”. Le “falle” del nostro sistema politico ci sono. Insomma, ci saranno ancora tempi di passione con solo qualche velata ipotesi di miglioramento sostanziale. Intanto, i giovani rispondono alle insufficienze “ideologiche” con l’assenteismo politico perché, con la concomitanza dei Partiti che abbiamo, non ci sono altre scelte. Il cambiamento, se ci sarà, già si presenta sofferto. I più diplomatici si limitano a definirlo incerto.

 

 Anche noi, che di vita nazionale ne abbiamo vissuta parecchia, avanziamo una personale riflessione. Che occorra del “nuovo” è più che evidente. Ma la classe politica d’oggi non ha preparato un “vivaio” di leve per favorire il naturale, e necessario, cambio istituzionale. Da noi non bastano gli impegni per cambiare tendenza. L’avvicendamento politico non concede valide scelte. Il Paese si riprenderà solo con l’impegno di un Popolo che ha sempre saputo andare oltre le crisi e gli arrivismi dei politici. Le incertezze di cordata non dureranno. Insomma, sarebbe indispensabile ridare una giusta dimensione alla politica ma, soprattutto, a chi la gestisce. Ovviamente, con concrete garanzie politiche.

 

Se si riuscirà a essere coerenti all’interno, forse potrebbero rivelarsi nuove “vie” per ritrovare un nostro ruolo nello scacchiere mediterraneo. Senza polemiche e con molto rigore. Il 2025 si aprirà con un PIL in negativo e con una recessione economica che non potevamo, nonostante tutto, neppure immaginare. Se, e quando, ci saranno segnali di una politica più coerente e di ripresa, sarà nostra premura prenderne atto. Le “ipotesi” preferiamo non evidenziarle. E’ meglio. Giorgio Brignola, de.it.press

 

 

 

 

Rapporto Immigrazione 2024. Popoli in cammino

 

“Non sarebbe possibile realizzare un’efficace e autentica accoglienza dei migranti, né una loro protezione, promozione e integrazione, se si curassero solo gli aspetti economici o lavorativo, ignorando le dimensioni sociali e relazionali”. Lo ha dichiarato ieri a Roma all’agenzia SIR, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, durante la presentazione del XXXIII Rapporto Immigrazione Caritas/Migrantes dal titolo Popoli in cammino. “Né tantomeno si darebbe una risposta adeguata alla persona – ha proseguito – se si ricercasse esclusivamente una soluzione ai problemi abitativi o alimentari che pure la affliggono, senza prestare pari attenzione agli aspetti culturali e religiosi, che costituiscono invece dimensioni essenziali di ogni persona. Qualsiasi concezione di accoglienza che concepisse quest’ultima solo come impegno materiale sarebbe una pericolosa riduzione”. Mons. Felicolo ha concluso invitando a ritrovare “la vocazione di formare una comunità comporta da fratelli e sorelle che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri”.

Infatti, come ha evidenziato sempre all’agenzia SIR Simone Varisco, il ricercatore della Fondazione Migrantes che ha curato la realizzazione del Rapporto, “la mobilità umana è un fatto comunitario, sia per coloro che migrano sia per chi è chiamato ad accogliere. Si accoglie e si include insieme. All’opposto della comunità c’è l’individualismo che è negazione non solo della comunità e dell’umanità stessa. Occorre passare dall’essere cellule singole a essere corpo sociale”. Sul versante della missionarietà, Varisco ha invitato a guardare ai migranti non come oggetti ma protagonisti attivi. Ha citato i casi di Germania, Norvegia, Islanda, Paesi in cui la componente cattolica della popolazione è ormai rappresentata in maggioranza da persone di origine straniera. Migr.on.17

 

 

 

 

Dl fiscale, ok del Cdm: cosa c'è nel decreto

 

I principali interventi approvati dal governo

Il Consiglio dei ministri, su proposta della presidente Giorgia Meloni e del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali. Ecco alcune tra le principali previsioni.

Dl fiscale, le misure

Rifinanziamento di autorizzazioni di spesa. Si dispongono tre rifinanziamenti per la gestione dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, il contratto di programma RFI e il servizio civile universale.

Rifinanziamento Ape sociale 2024. Si incrementa di 20 milioni di euro per l’anno 2025, 30 milioni di euro per l’anno 2026, 50 milioni di euro per l’anno 2027 e di 10 milioni di euro per l’anno 2028, l’autorizzazione di spesa relativa all’indennità APE sociale.

Misure in favore di grandi eventi. Al fine di assicurare l’organizzazione e lo svolgimento dei XX Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026, si incrementa di 25 milioni di euro, per l’anno 2024, l’autorizzazione di spesa già prevista. Inoltre, per consentire al Comitato Italiano Paralimpico di provvedere ai propri fini istituzionali a fronte dei maggiori costi relativi alla XVII edizione dei Giochi Paralimpici 2024, si incrementa di 4 milioni di euro, per l’anno 2024, l’autorizzazione di spesa relativa alla promozione e allo sviluppo della pratica sportiva di base e agonistica delle persone con disabilità. Si autorizza la spesa di 4 milioni di euro per l’anno 2024 in favore di Roma Capitale per le esigenze connesse allo svolgimento delle celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica.

Misure relative al pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario del personale delle Forze di polizia. Al fine di garantire, tra l’altro, le esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, si incrementa di 100 milioni di euro, per l’anno 2024, rispetto all’ammontare previsto a legislazione vigente, lo stanziamento destinato alla remunerazione delle prestazioni di lavoro straordinario già svolte dal personale delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Misure in materia di PNRR. Si introduce un complesso di misure urgenti per rafforzare le misure già previste per la riduzione dei tempi di pagamento, dando attuazione alla milestone M1C1-72-bis del PNRR.

In particolare, si introduce l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di adottare, annualmente, un piano dei flussi di cassa, contenente un cronoprogramma dei pagamenti e degli incassi relativi all’esercizio di riferimento, sulla base di modelli elaborati dal Ministero dell’economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato.

Inoltre, lo stesso Ministero, al fine di consentire alle amministrazioni centrali titolari di misure del PNRR, di poter avere la disponibilità delle risorse necessarie per i trasferimenti in favore dei soggetti attuatori degli interventi, effettuerà, a titolo di anticipazione, i suddetti trasferimenti a carico delle risorse del Fondo Next generation Eu – Italia nel termine di 15 giorni decorrenti dalle richieste formulate dalle predette amministrazioni attraverso il sistema informatico ReGis. Tali richieste devono attestare, in particolare, l’esigenza di liquidità per far fronte alle erogazioni in favore dei soggetti attuatori degli interventi del PNRR.

Su richiesta formulata dalle amministrazioni titolari di misure PNRR, il Ministero dell’economia e delle finanze potrà effettuare anticipazioni di cassa nei limiti delle disponibilità esistenti.

Disposizioni fiscali. Si modifica l’imposta sostitutiva, per le annualità ancora accertabili, dei soggetti che aderiscono al concordato preventivo biennale. I soggetti che hanno applicato gli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA) e che aderiscono nel termine del 31 ottobre 2024, possono adottare un regime di ravvedimento, versando l’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e delle relative addizionali nonché dell’imposta regionale sulle attività produttive.

Il decreto adegua la normativa in materia di ravvedimento per i soggetti che aderiscono al concordato preventivo biennale e che per le annualità 2020 e 2021 abbiano dichiarato la presenza di una causa di esclusione dalla applicazione degli ISA in relazione alla diffusione della pandemia da COVID-19.

Somme da riconoscere alle autonomie territoriali. Si riconosce alla Regione Sicilia un contributo pari a euro 74.418.720, per l’anno 2024, in relazione agli effetti finanziari conseguenti alla revisione della disciplina dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle detrazioni fiscali connessa all’attuazione della riforma fiscale. Inoltre, si riconosce alla Provincia autonoma di Trento l’importo di euro 5.491.000, relativo al maggior gettito della tassa automobilistica riservata allo Stato per l’anno 2013.  Adnkronos 17

 

 

 

 

Cina-Africa: la diplomazia della “trappola del debito”

 

Sulla scia di una nuova corsa globale ai minerali grezzi critici, necessari per accelerare la transizione dall’energia fossile a quella pulita, l’Africa si presenta ancora una volta come un campo di battaglia politico e di geosicurezza sia per le potenze consolidate (Ue, Regno Unito e Stati Uniti) sia per quelle emergenti (Cina, India, Russia, Iran, Turchia, Emirati Arabi Uniti). La Cina sta rapidamente ampliando la sua influenza sul continente, diventando il principale partner commerciale bilaterale dell’Africa, superando sia l’Ue che gli Stati Uniti. Il commercio cinese con l’Africa è aumentato di oltre il 226% tra il 2006 e il 2018, evidenziando i legami diplomatici ed economici in espansione tra le due regioni.

In occasione di un recente Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC) a Pechino, la Cina si è impegnata a stanziare ulteriori 51 miliardi di dollari per finanziare lo sviluppo in Africa nei prossimi tre anni. Sebbene gli investimenti e le linee di credito cinesi siano accolti con favore da molti Paesi africani alle prese con infrastrutture sottosviluppate e limitazioni di capitale, l’approccio della Cina è stato oggetto di un crescente scrutinio. Un numero crescente di studiosi sta cercando di comprendere e di disaggregare le relazioni Cina-Africa in un contesto geopolitico dinamico e polarizzante, caratterizzato dalla competizione tra potenze consolidate e aspiranti tali.

Per la maggior parte, l’Africa si trova intrappolata tra le proverbiali potenze “vecchie” e “nuove”, incapace di articolare una visione unitaria e una posizione comune. A differenza della Cina, che ha una politica estera centralizzata, l’Africa comprende 54 Paesi diversi e distinti, ciascuno con i propri obiettivi di politica estera. Questa diversità sottolinea la complessità di formulare una posizione africana coesa sulle questioni globali, poiché i Paesi tendono ad allineare i propri strumenti di politica estera per servire al meglio i propri obiettivi economici, politici e di sicurezza.

Sicurezza e diplomazia: il peso crescente degli aiuti militari nelle relazioni Cina-Africa

A differenza dell’Europa, della Russia o degli Stati Uniti, l’impegno della Cina con il continente africano è relativamente recente e risale principalmente all’era post-indipendenza. In questo periodo, la Cina ha cercato di stabilire relazioni diplomatiche strategiche con gli Stati africani di recente indipendenza, enfatizzando la sua politica di non interferenza negli affari interni dei Paesi sovrani. Nella seconda metà del XX secolo, la Cina si è gradualmente orientata verso partnership economiche più profonde con l’Africa. Questi legami sono stati formalizzati in modo significativo nel 2013 con il lancio della Belt and Road Initiative (BRI) sotto la guida del presidente Xi Jinping, segnando uno sforzo concertato per espandere l’influenza economica e politica della Cina nel mondo in via di sviluppo.

La penetrazione finanziaria della Cina in Africa può essere attribuita, in parte, al relativo “ritiro” dell’Ue e degli Stati Uniti, insieme alle loro limitate capacità di prestito dopo la crisi finanziaria globale del 2008. Di conseguenza, i prestiti e gli investimenti cinesi sono diventati sempre più interessanti per i governi africani, in cerca di alternative alle pratiche di prestito condizionato delle istituzioni finanziarie internazionali come il FMI e la Banca Mondiale.

Dalla sua istituzione nel 2000, la FOCAC è diventata una piattaforma fondamentale per rafforzare la collaborazione tra Cina e Paesi africani. Convocata ogni tre anni, la FOCAC ha facilitato l’espansione del commercio, degli investimenti e del sostegno finanziario cinese, offrendo prestiti “accessibili” per lo sviluppo delle infrastrutture, la creazione di posti di lavoro e la crescita economica. Per approfondire i legami economici e diplomatici, la Cina ha attuato diverse iniziative strategiche, tra cui la creazione del China-Africa Business Council (CABC) nel 2004, che mira a guidare le imprese private cinesi negli investimenti in Africa. Questa strategia ha dato risultati significativi, posizionando la Cina come il più grande partner commerciale bilaterale dell’Africa e il principale finanziatore del continente. Nel 2021, il commercio Cina-Africa aveva superato i 245 miliardi di dollari. La centralità della FOCAC in questo contesto è evidente nella sua crescente rilevanza, con un aumento della partecipazione da 40 capi di Stato e di governo africani nel 2006 a 51 nel vertice del 2024 a Pechino. Tuttavia, nonostante la Cina sia il primo partner commerciale dell’Africa, le relazioni commerciali rimangono squilibrate, con la Cina che esporta in Africa più di quanto importi.

Il recente impegno cinese di 51 miliardi di dollari al vertice FOCAC di quest’anno, sebbene inferiore ai 60 miliardi promessi nel 2015, sottolinea il crescente impegno commerciale e strategico di Pechino nei confronti dell’Africa. Oltre a questo impegno finanziario, la Cina ha stanziato 140 milioni di dollari in aiuti militari, l’importo più elevato finora destinato alla sicurezza africana. Questi aiuti comprendono l’impegno a formare 6.000 militari e 1.000 agenti delle forze dell’ordine, nonché a stabilire una partnership per l’attuazione dell’Iniziativa di sicurezza globale (GSI).

La GSI rappresenta la visione strategica della Cina per riorientare il panorama della sicurezza globale, allontanandosi da un sistema di alleanze incentrato sugli Stati Uniti. Questa iniziativa si basa sull’impegno cinese del 2018 di 100 milioni di dollari per sostenere l’African Standby Force (ASF) e l’Africa Capacity for Immediate Response to Crisis. Sebbene l’impatto a lungo termine di questi sviluppi sulla sicurezza africana debba ancora essere valutato, essi evidenziano l’importanza crescente delle questioni di sicurezza nelle relazioni Cina-Africa, specialmente nei Paesi in cui gli investimenti cinesi possono essere a rischio.

L’industria cinese dei veicoli elettrici e la corsa globale ai minerali grezzi critici dell’Africa

Il bisogno della Cina di minerali grezzi critici e di altre risorse, nonché di un mercato per vendere i prodotti in eccesso, ha spinto il paese ad approfondire gli impegni con i Paesi africani. Destinata a diventare il più grande consumatore di petrolio al mondo entro il 2030, la Cina ha cercato di rafforzare i legami diplomatici con Paesi africani ricchi di minerali, come Nigeria, Sud Sudan, Angola e Repubblica Democratica del Congo (RDC). Gli studi dimostrano che la Cina gestisce l’80% del cobalto mondiale e il 61% del litio, permettendole di incrementare la produzione di veicoli elettrici, con aziende e società cinesi che ora rappresentano il 51% delle vendite globali di tali veicoli . Ad esempio, la casa automobilistica cinese BYD detiene una quota di mercato del 21%, la più alta a livello mondiale.

Poiché la produzione attuale supera la domanda, la Cina sta cercando mercati alternativi, compreso quello africano, e sta anche cercando di aumentare la produzione di veicoli elettrici in Africa per aggirare le tariffe dell’Ue e degli Stati Uniti sui produttori cinesi. Ad esempio, il Marocco è diventato il principale produttore di veicoli elettrici in Africa. Attualmente, il mercato africano conta circa 20.000 veicoli elettrici e meno di 1.000 stazioni di ricarica in tutto il continente, ma le aziende cinesi hanno avviato o stanno per avviare impianti di produzione in almeno 21 Paesi africani, tra cui Egitto, Sudafrica, Botswana, Ruanda e Kenya.

La produzione di veicoli elettrici e l’accesso a minerali grezzi critici, come litio, nichel e cobalto, utilizzati nelle batterie, sono diventati elementi fondamentali dell’impegno della Cina nei confronti dei Paesi africani. Con l’accelerazione della transizione dall’energia fossile a quella pulita, l’Africa è diventata un campo di battaglia geoeconomico e politico, poiché UE, Stati Uniti, Cina e altri cercano di dominare l’industria dei veicoli elettrici e la relativa catena del valore. Sostenuta dalla legge sulle materie prime critiche, l’Ue mira a azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050. Questa legge fa parte della strategia dell’Ue di coinvolgere i Paesi africani: diversi Paesi dell’Ue offrono accordi di fornitura in cambio di investimenti nell’economia verde dell’Africa. Ad esempio, l’Ue ha stipulato accordi con la RDC, il Ruanda, lo Zambia e la Namibia per assicurarsi le materie prime.

Vedendo un’opportunità per far crescere le proprie economie e aumentare la produzione nazionale, diversi Paesi africani, tra cui Zimbabwe, Ghana e Nigeria, hanno vietato l’esportazione di minerali grezzi critici, insistendo sulla necessità di raffinare queste risorse all’interno dei propri confini come parte del processo di valorizzazione locale. Per quei Paesi che ci riusciranno, questo potrebbe porre le basi per una maggiore collaborazione tra le aziende minerarie private cinesi e i governi africani. Tuttavia, molto dipenderà dall’affidabilità delle infrastrutture elettriche e di trasporto.

Il ruolo della Cina nella diplomazia globale dell’Africa

Oltre ai legami bilaterali, la Cina sta cercando di approfondire il suo impegno diplomatico con i Paesi africani nei principali forum globali, tra cui le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza. Un esempio pertinente è la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale, avviata dai Paesi africani per combattere i flussi finanziari illeciti (IFF). Secondo un rapporto storico guidato dall’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki, l’Africa perde ogni anno circa 100 miliardi di dollari a causa degli IFF. La convenzione, che dovrebbe essere approvata dall’Assemblea Generale nel corso di quest’anno, mira a stabilire standard fiscali globali su ricchezza, prelievi ambientali e IFF.

È interessante notare che, mentre alcuni Paesi del Nord globale, tra cui Gran Bretagna, Stati Uniti e Ue, si sono astenuti o opposti al mandato fiscale per motivi tecnici o settoriali, la Cina e la Russia si sono allineate al Sud globale, cogliendo l’opportunità di rafforzare le relazioni diplomatiche con gli Stati africani. Nonostante non siano tradizionalmente associati alla trasparenza finanziaria, Cina, Russia e Corea del Nord hanno sostenuto la creazione di un nuovo organismo delle Nazioni Unite per affrontare una questione cruciale per lo sviluppo dell’Africa. L’Assemblea Generale ha deciso di istituire un’agenzia intergovernativa delle Nazioni Unite per scopi fiscali, anche se sono stati compiuti sforzi per limitarne la portata.

Questo sviluppo evidenzia una dinamica diplomatica strategica, con la Cina e la Russia che sfruttano la percepita mancanza di entusiasmo da parte dei Paesi occidentali nei confronti della Convenzione fiscale delle Nazioni Unite. In questo modo, dimostrano il loro sostegno all’agenzia e alla cooperazione africana, nonostante la loro complessa storia in materia di trasparenza finanziaria. In particolare, nel luglio 2008, allineandosi alla posizione comune dell’Unione Africana sullo Zimbabwe, la Cina e la Russia hanno votato contro la bozza di risoluzione S/2008/447 del Consiglio di Sicurezza, che mirava ad autorizzare un intervento militare sostenuto dalle Nazioni Unite in risposta alla situazione politica e dei diritti umani nel Paese.

La Cina e la questione del debito in Africa

Sebbene gli investimenti e le linee di credito cinesi siano accolti con favore da molti Paesi africani alle prese con infrastrutture sottosviluppate e limitazioni di capitale, l’approccio della Cina è oggetto di crescente scrutinio. I critici esprimono preoccupazioni riguardo a quella che è stata definita la “diplomazia della trappola del debito”, in cui i Paesi incapaci di onorare i propri prestiti sono costretti a fare concessioni strategiche, aumentando così la loro vulnerabilità economica e politica.

Sebbene Pechino non abbia affrontato la questione del debito durante il vertice, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha sottolineato la grave sfida del debito che molti Paesi africani devono affrontare. Ha osservato che l’elevato onere del debito in Africa rende sempre più difficile per i Paesi poveri investire nello sviluppo sostenibile e ha chiesto la riforma dell’architettura finanziaria internazionale, evidenziando l’importanza della cooperazione sud-sud per guidare i progressi verso obiettivi di sviluppo condivisi.

Diversi Paesi africani sono fortemente indebitati con la Cina, e sono stati segnalati casi di sequestro forzato di infrastrutture strategiche, come i porti marittimi, da parte di funzionari cinesi quando i Pae