Webgiornale 1-15 novembre 2024
USA al voto il 5 novembre. La politica estera di Trump e Harris a confronto
Donald Trump e Kamala
Harris, i due sfidanti per la Casa Bianca, hanno entrambi esperienza di
politica estera, uno per averla diretta durante il suo mandato presidenziale e
l’altra avendo contribuito a definirla come vice-presidente di Joe Biden. Le
politiche che hanno diretto o promosso, nonché le esternazioni fatte durante la
campagna elettorale, permettono di ricostruire in maniera abbastanza accurata
la loro posizione sull’indirizzo generale dell’azione internazionale degli
Stati Uniti e sui principali dossier in agenda. Naturalmente, una volta in
carica Trump o Harris potrebbero fare valutazioni diverse vista l’incerta
direzione delle crisi in corso. Ma è comunque possibile fare una valutazione
plausibile degli obiettivi dell’uno o dell’altra candidata – e delle sfide per
realizzarli – nei tre maggiori teatri di interesse americano: Europa, Medio
Oriente e Asia orientale.
Il teatro europeo
La politica di
Trump verso l’Ucraina si configurerebbe in una doppia pressione: da un lato,
Trump minaccerebbe di interrompere il sostegno militare per spingere l’Ucraina
al compromesso, dall’altro di aumentare l’assistenza militare all’Ucraina
stessa per fare pressione su Mosca. L’ipotetico accordo conseguente prevedrebbe
la fine delle ostilità in cambio della neutralità dell’Ucraina, che però
continuerebbe a beneficiare delle forniture di armi americane. Alla Russia
verrebbe lasciato il controllo di fatto (ma non di diritto) delle province
ucraine che occupa, ma le sanzioni resterebbero in vigore. Gli europei, in
questo scenario, sarebbero consultati poco o nulla. Questa politica
incontrerebbe però ostacoli a ogni passo: resistenze interne ai Repubblicani e
nell’establishment militare, timori degli alleati europei e l’opposizione di
Kyiv. A tutto ciò si aggiunge la probabile indisponibilità della Russia a
negoziare nei termini proposti da Trump.
La strategia di
Harris è orientata alla continuazione del supporto militare all’Ucraina e ad
avviare un negoziato con Mosca solo con pieno coinvolgimento di Kyiv e
partecipazione delle capitali europee. Perché questo approccio funzioni, Harris
dovrebbe in primo luogo contare su una maggioranza in Congresso disposta a
erogare aiuti all’Ucraina, il che è tutt’altro che sicuro. Inoltre, permangono
incertezze sulla posizione di Harris su fondamentali dimensioni della gestione
del conflitto, dall’autorizzazione a Kyiv all’uso di armi occidentali per
colpire obiettivi militari in Russia (possibile) alla garanzia dell’ingresso
nella NATO (improbabile). Queste incertezze operative e strategiche rischiano
di indebolire la resistenza ucraina e dividere gli europei, minando alla base
il tentativo di dare un assetto più stabile alla sicurezza europea.
Il teatro
mediorientale
Le divergenze fra
i due candidati sono meno pronunciate in Medio Oriente. In continuità col suo
primo mandato, Trump darebbe a Israele carta bianca per continuare le sue
operazioni a Gaza e in Libano. Nel contempo, tornerebbe a una politica di
massima pressione sull’Iran (a dispetto delle sue occasionali esternazioni in
favore di una qualche intesa con Teheran) e spingerebbe perché l’Arabia Saudita
si unisca alla normalizzazione diplomatica arabo-israeliana nota come Accordi
di Abramo.
Dal canto suo,
Harris seguirebbe la linea di Biden di sostenere la riduzione militare del
network di alleati non-statali dell’Iran: Hamas, Hezbollah e gli Houthi. Anche
Harris si impegnerebbe per il rilancio della normalizzazione israelo-saudita, e
potrebbe essere pronta ad aumentare le già considerevoli concessioni USA in
termini di assistenza nucleare e garanzie di difesa. A differenza di Trump,
Harris darebbe maggiore enfasi alla necessità di alleggerire la pressione sui
palestinesi e offrire loro una prospettiva di statualità. Né è da escludere che
possa appoggiare indirettamente la distensione fra Iran e paesi arabi del
Golfo.
Sia l’approccio di
Trump sia quello di Harris si scontrano però con ostacoli significativi.
L’appoggio a Israele o, nel caso di Harris, la riluttanza a metterlo sotto
pressione, continuerà a costringere gli Stati Uniti ad adeguarsi alle politiche
di un alleato che tende ad agire unilateralmente e con poco riguardo per le
sensibilità di Washington. Questo aumenterebbe il rischio di un coinvolgimento
militare diretto americano in un’eventuale escalation con l’Iran, che né Trump
né Harris vogliono. Inoltre, la leadership saudita sembra indisponibile a
normalizzare i rapporti con Israele in assenza di una prospettiva di
risoluzione della questione palestinese, che oggi è però più lontana che mai.
La politica mediorientale degli Stati Uniti rischia così di diventare un
costante esercizio di ‘limitazione del danno’ a prescindere da chi vinca.
Il teatro asiatico
Il teatro di
maggiore convergenza fra Trump e Harris è quello asiatico, visto che entrambi
favoriscono una linea dura verso la Cina, ma ciò non vuol dire che non ci siano
significative differenze. Trump punterebbe a indebolire la Cina attraverso il
‘disaccoppiamento’ commerciale (decoupling) da attuarsi per mezzo di alte
tariffe, restrizioni all’export e pressione sui paesi terzi, europei inclusi,
perché riducano i loro affari con Pechino in settori tecnologici sensibili.
Questa strategia presenta diverse criticità. Le tariffe causerebbero danni
economici agli Stati Uniti e indirettamente anche agli alleati, riducendo la
loro propensione a coordinarsi con Washington. Inoltre, non è chiaro fino a che
punto Trump sia disposto a impegnarsi nella difesa dei partner asiatici degli
Stati Uniti, e in particolare se sia pronto a opporsi militarmente a un
tentativo cinese di forzare Taiwan all’unificazione con la terraferma.
Harris
continuerebbe il contenimento modulare e multilaterale avviato da Biden, che
prevede controlli mirati all’esportazione di tecnologie avanzate e il
rafforzamento di partnership come AUKUS (l’accordo di cooperazione militare con
Australia e Regno Unito), le trilaterali USA-Giappone-Corea del Sud e
USA-Giappone-Filippine, e il Quad, il forum sulla governance indo-pacifica con
Giappone, Australia e India. Harris potrebbe aumentare il sostegno a Taiwan ma
allo stesso tempo proseguire il dialogo di alto livello con Pechino per
contenere i rischi di conflitto. Su questo approccio pesa però la riluttanza a
individuare margini di compromesso con la Cina, e resta inoltre incerta la
volontà di investire le risorse necessarie per una deterrenza militare
credibile nella regione.
Conclusione
Il motore ideale
della politica estera di Trump è un combinato di aggressivo unilateralismo e nazionalismo
nativista. L’obiettivo è assicurare il primato dell’America creando sistemi di
clientele e trattando coi rivali da posizione di forza. Sulla carta, questo
pragmatismo spregiudicato dà a Trump maggiore libertà d’azione, perché
indifferente alle limitazioni che emanano da norme, pratiche condivise e
alleanze. Dall’altra però conferisce un carattere erratico all’azione
internazionale degli Stati Uniti che rende più difficile consolidare i guadagni
acquisiti.
Harris punta a
rafforzare la leadership degli Stati Uniti attraverso il mantenimento del
sistema di alleanze in Asia, Europa e Medio Oriente, senza però impegnarsi in
conflitti senza una via d’uscita chiara. Il problema è che mantenere la
solidità delle alleanze può risultare incompatibile con una gestione ‘da
remoto’ delle crisi in Europa, Medio Oriente e potenzialmente
nell’Asia-Pacifico. Alla fine, Harris potrebbe esser messa di fronte alla
scelta se impegnare gli Stati Uniti più attivamente nei vari teatri o
ridimensionare la portata delle alleanze. Riccardo Alcaro, AffInt, 28
Elezioni americane, l’approfondimento multimediale nel «Messaggero di
sant’Antonio»
Manca una
settimana esatta dalle elezioni presidenziali americane, che il 5 novembre
indicheranno il 47esimo presidente degli Stati Uniti. La sfida a due è tra la
candidata dei democratici Kamala Harris e il candidato dei repubblicani Donald
Trump. Il «Messaggero di sant’Antonio» edizione italiana per l’estero, che
conta numerosi lettori negli States, in queste settimane ha accompagnato il
dibattito attraverso una serie di approfondimenti curati dal caporedattore
Alessandro Bettero.
«Mai prima d’ora,
nella storia recente, gli Stati Uniti sono arrivati così divisi e rissosi alle
elezioni presidenziali – scrive Bettero in “Un voto che cambia la storia” – La
campagna elettorale è stata improntata a uno stile bellicoso, imperniata
sull’esasperazione del conflitto, e su un antagonismo ideologico, tra
Repubblicani e Democratici, declinato più a suon di slogan che non su una seria
e pacata disamina dei mali dell’Unione. Un bell’affare anche per gli spin
doctors che hanno supportato la comunicazione pubblica dei due candidati alla
Casa Bianca. La contrapposizione fra Donald Trump e Kamala Harris appare,
dunque, come il paradigma di due visioni opposte della società americana e del
suo futuro, oltre che l’esito di due ruoli diversi e antitetici che Washington
intende ritagliarsi in un mondo che, con la progressiva evaporazione della
sbornia globalista e con le rivendicazioni geopolitiche multipolari di vecchie
e nuove superpotenze, sta franando sotto il peso dei revanscismi
nazionalistici. Eppure i temi all’ordine del giorno non mancano: l’inflazione e
la riduzione del potere d’acquisto, in particolare da parte del ceto medio
statunitense, l’immigrazione, la criminalità, la sanità, il welfare, il
dilagare del fentanyl (un oppioide sintetico con proprietà analgesiche e
anestetiche, ma usato come una droga), le crisi in Ucraina e in Palestina, la
spada di Damocle di Pechino su Taiwan e la minaccia cinese nell’Indo-Pacifico,
la mina vagante nordcoreana».
Il servizio
raccoglie anche i commenti autorevoli di Mauro della Porta Raffo,
editorialista, scrittore, presidente onorario della Fondazione Italia USA; Bill
Emmott, per molti anni direttore del settimanale «The Economist», giornalista,
scrittore, consulente di istituzioni internazionali, e autore del saggio
Deterrence, Diplomacy and the Risk of Conflict Over Taiwan (Routledge); Mario
Del Pero, professore di Storia internazionale e di Storia degli Stati Uniti a
SciencesPo a Parigi, autore del saggio Libertà e impero per i tipi di Laterza;
Alessandro Carrera, direttore del Dipartimento di Lingue classiche e moderne
all’Università di Houston, in Texas, che ha scritto il saggio I vecchi, i
giovani e gli strani. Biden, Harris, Trump e il destino del mondo (Luca
Sossella editore).
Come sono cambiati
gli Stati Uniti in questi anni, e con quali aspettative gli elettori si
presentano al voto per le presidenziali di novembre? A queste domande risponde
il professore Alessandro Carrera (Università di Houston) nell’ampia intervista
di Bettero intitolata “L’America al bivio”, che affronta i temi dell’attualità
politica americana, letti anche in una prospettiva storica, economica e
sociale. Così Carrera: «L’America è sempre stata divisa, arrabbiata, rissosa e
molte altre cose. La polarizzazione politica assoluta di cui siamo testimoni è,
però, un fenomeno recente, e data all’incirca dalla campagna elettorale che
vide vincitore George W. Bush contro Al Gore nel 2000, per un pugno di voti e
con decisione finale della Corte Suprema. In passato ci sono stati molti temi
su cui l’elettorato era diviso: la fine della segregazione, i diritti delle
minoranze, la visione repubblicana dell’americano fai-da-te che non ha bisogno
dello Stato, e la visione democratica di uno Stato non proprio assistenziale,
ma comunque più aperto a programmi di “giustizia sociale” (termine che i
Repubblicani aborriscono). Tutto questo è cambiato negli anni Novanta. Da un
lato, la presidenza Clinton, come il premierato di Tony Blair in Inghilterra,
ha unito, anche forzosamente, la sinistra sociale con il neoliberismo
riducendo, a poco a poco, tutti gli spazi della sinistra tradizionale e
lasciando quindi la classe operaia e medio-bassa senza una vera rappresentanza.
Dall’altro lato, ai conservatori è mancato il terreno sotto i piedi, ora che il
loro modello economico era stato assimilato dall’agenda democratica, e hanno
reagito con un netto spostamento a destra, simboleggiato all’inizio da Newt Gingrich,
presidente repubblicano della Camera dei Deputati e arcinemico di Clinton. Da
allora, questa frattura si è solo allargata e ha portato al populismo di Donald
Trump. Il presidente che più di ogni altro ha cercato di riportare i
Democratici a un’agenda veramente sociale è stato proprio Biden, il presidente
più di “sinistra” che gli Stati Uniti abbiano avuto dai tempi di Franklin D.
Roosevelt, anche più di Obama. Ben pochi sembrano essersene accorti, perfino
tra coloro che ne hanno beneficiato».
In un clima di
incertezza sull’esito delle elezioni, e di tensioni tra i supporter dei
Repubblicani e dei Democratici, gli Stati Uniti si dimostrano sempre più
come un Paese diviso in un contesto storico nel quale l’Occidente, di
fronte agli autoritarismi consolidati di Russia e Cina, e a quelli
emergenti, si ritrova a vivere in un’inedita condizione di fragilità. Libertà,
solidarietà e tolleranza, oltre al futuro stesso dell’Occidente, sono i temi
affrontati dall’intervista audio a Bill Emmott, già direttore del settimanale
«The Economist» intitolata “Stati Uniti. Democrazia alla resa dei conti?”. MSA
29
Europa, non Europa. Due differenti (forse opposte) visioni
La recente visita
di Viktor Orban a Strasburgo, e il braccio di ferro ingaggiato con Ursula von der
Leyen e una parte dell’Europarlamento, ha sollevato diversi interrogativi sul
presente e il futuro dell’Ue. Il premier ungherese ha contribuito a far
emergere divisioni fra gli stessi “europeisti” -di Gianni Borsa
Una Europa o più
“Europe”? Una comune visione di futuro o progetti differenti, forse persino
opposti? Quali i valori comuni? Quali percorsi e scelte politiche derivanti da
quegli stessi valori? Si infittiscono le domande sul cammino dell’Unione
europea. Il vento nazionalista che spira da anni sul vecchio continente, e le
instabilità geopolitiche che scuotono il mondo disseminano di ostacoli il
cammino dei Ventisette. Una riprova se ne è avuta – e c’era da aspettarselo –
la scorsa settimana, con la visita ufficiale al Parlamento europeo del premier
ungherese Viktor Orban, presente a Strasburgo in qualità di presidente di turno
del Consiglio Ue.
Orban ha esposto
dapprima ai giornalisti e poi in emiciclo la sua idea di Europa, con analisi ad
ampio spettro fra economia, competitività e mercato unico, sicurezza e
migrazioni, ambiente e agricoltura, inverno demografico e natalità. Il tutto
con un eloquio sciolto, a tratti appassionato, talvolta spigoloso ma senza mai
perdere aplomb.
L’accoglienza
riservatagli dagli eurodeputati si è polarizzata: da una parte (popolari,
socialdemocratici, conservatori, liberali, verdi, sinistra) duri attacchi al
premier su diritti umani, stato di diritto, vicinanza alla Russia e debole
sostegno all’Ucraina, europeismo “tradito”; dall’altra elogi e sostegno
esplicito dalle destre estreme raccolte nei due gruppi Patrioti per l’Europa
(del quale fa parte il partito di Orban, Fidesz) e Europa delle nazioni
sovrane.
Orban ha incassato
accuse pesanti senza rinunciare ad altrettante ferme repliche, come è avvenuto
nei confronti dell’eurodeputata italiana Ilaria Salis.
Ma lo scontro più
duro si è avuto con la compassata, decisa, Ursula von der Leyen: Russia,
corruzione, libertà e stato di diritto, migrazioni i temi su cui la presidente
della Commissione europea ha incalzato Orban.
“Il mondo ha
assistito alle atrocità della guerra russa. E tuttavia, c’è ancora qualcuno
(senza citarlo, ndr) che attribuisce la colpa di questa guerra non
all’invasore, ma all’invaso. Non alla brama di potere di Putin, ma alla sete di
libertà dell’Ucraina”. Poi l’affondo: “Vorrei chiedere loro: darebbero mai la
colpa agli ungheresi per l’invasione sovietica del 1956? […] Noi europei
potremmo avere storie e lingue diverse, ma non esiste una lingua europea in cui
la pace sia sinonimo di resa”.
Von der Leyen ha
quindi sollevato il tema delle migrazioni: “Lei – rivolgendosi a Orban – dice
che l’Ungheria sta proteggendo i suoi confini e che i criminali vengono
rinchiusi in Ungheria. Mi chiedo solo come questa affermazione si adatti al
fatto che l’anno scorso le sue autorità hanno rilasciato dalla prigione
trafficanti e contrabbandieri condannati prima che scontassero la pena”. E “a
proposito di chi far entrare: come è possibile che il governo ungherese inviti
cittadini russi nella nostra Unione senza ulteriori controlli di sicurezza?
Questo rende il nuovo sistema di visti ungherese un rischio per la sicurezza,
non solo per l’Ungheria ma per tutti gli Stati membri”. Ancora: “Come è
possibile che il governo ungherese permetta alla polizia cinese di operare nel
suo territorio? Questo non è difendere la sovranità dell’Europa, è una porta
sul retro per l’interferenza straniera”. Lo scontro si è protratto a lungo in
aula.
Viktor Orban nella
due giorni strasburghese ha sostenuto che l’Unione europea è una “bolla”,
segnata dalla burocrazia, costosa, inefficace, incapace di contrastare i grandi
cambiamenti in corso nel mondo a partire dalla sicurezza, dalle migrazioni (ha
proposto hub esterni all’Ue) e dalla competizione economica con Cina, Stati
Uniti e altre potenze emergenti. Dal canto loro Von der Leyen e numerosissimi
deputati hanno sostenuto che l’ottica con la quale il premier ungherese guarda
all’integrazione europea sia contraria allo spirito stesso dell’Ue,
irrispettosa dei Trattati, “sovranista” anziché comunitaria, debole verso
Putin.
Le obiezioni
sollevate contro Orban nascondono peraltro divisioni tra i suoi detrattori,
così pure ritardi nelle politiche comunitarie, riforme Ue accantonate, passi
indietro della stessa Commissione (basterebbe citare il Green Deal annacquato),
divisioni fra gli Stati membri (sulla risposta all’aggressione russa, sul
fronte mediorientale, sulla politica estera, sulle stesse migrazioni, sul
bilancio Ue…). Orban ha avuto buon gioco a inserirsi in queste fratture; l’Ue
nel suo insieme dovrebbe farsene carico. Sir 19
I socialisti avvertono Ursula: addio fiducia se appoggia il piano
Italia-Albania
La capogruppo di
S&D, Iratxe Garcia Perez: “Siamo contro la strategia del Ppe e di Meloni e
siamo molto preoccupati dal fatto che von der Leyen voglia adottarla”
Ci risiamo: il
supposto spostamento a destra di Ursula von der Leyen fa traballare l’appoggio
dei socialisti, che è stato cruciale per la riconferma di Vdl alla presidenza
della Commissione. Se prima delle elezioni di giugno il timore nasceva dalla
sua apertura ad alcuni esponenti dell’Ecr, Giorgia Meloni in primis, ora i
socialisti sono preoccupati dall’apertura sul patto Italia-Albania e minacciano
di far venire meno il loro sostegno all’esecutivo von der Leyen.
Von der Leyen ha
esposto la sua linea al Consiglio Europeo sulla migrazione: nelle politiche
migratorie Ue “dovremmo continuare a esplorare possibili modi per procedere per
quanto riguarda l’idea di sviluppare hub di rimpatrio al di fuori dell’Unione,
soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sul rimpatrio. Con
l’avvio delle operazioni del protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado
di trarre lezioni da questa esperienza nella pratica”.
Una posizione che
consacra l’accordo stretto dalla presidente del Consiglio italiano e dal
presidente albanese Rama. Una posizione che non piace affatto ai socialisti che
ora minacciano di sfiduciare Ursula.
Non è la prima
volta che la presidente dell’esecutivo Ue tende la mano a Giorgia Meloni in
materia di immigrazione. Il Gruppo dei socialisti è anche preoccupato dai
continui viaggi del duo Meloni-von der Leyen nella Tunisia del
controverso presidente Kaïs Saïed, che ha ricevuto diversi milioni di euro
per bloccare le partenze dei migranti. La presidente della Commissione ha
quindi invitato i vari capi di Stato e di governo a “valutare” il modello
degli hubs nei Paesi terzi dove processare le richieste d’asilo. Mente i
socialisti la invitano a fare un passo indietro.
Cosa hanno detto i
socialisti a von der Leyen
La capogruppo di
S&D, Iratxe Garcia Perez, non ha usato mezzi termini per esprimere il
proprio dissenso rispetto a questa linea politica: “Socialisti e Democratici
sono contro l’esternalizzazione della gestione della migrazione. Siamo contro
la strategia del Ppe e di Meloni, siamo molto preoccupati dal fatto che von der
Leyen voglia adottare questa strategia”.
L’eurodeputata
spagnola poi è passata alle possibili ripercussioni politiche: continuando di
questo passo, von der Leyen “non può contare sul nostro sostegno”. Concludendo
il suo appello, la capogruppo di S&D ha lasciato aperta la via del dialogo
con la presidente della Commissione: “può contare su di noi se vuole
implementare il Patto per la migrazione e l’asilo”. Adnkronos 25
Il governo di
Giorgia Meloni ha rivendicato con soddisfazione il calo nel numero degli arrivi
irregolari di migranti verificatosi nel corso del 2024. Dall’inizio dell’anno,
infatti, circa 45.000 persone hanno raggiunto l’Italia, in netta diminuzione
rispetto agli oltre 132.000 sbarcati sulle coste italiane nello stesso periodo
dell’anno precedente. Alla fine del 2023, il dato complessivo sarebbe stato di
circa 157.000 arrivi. Si trattava del culmine di una crescita nel numero di
arrivi via mare iniziata in realtà già nel 2020 e intensificatasi a partire
dall’autunno del 2022, proprio in concomitanza con la salita al governo di
Meloni. Non a caso, il nuovo esecutivo è entrato in carica con il chiaro
mandato elettorale di limitare il fenomeno migratorio.
Gli accordi sulle
migrazioni dell’Italia
L’intensificazione
degli arrivi dell’anno scorso è stata accompagnata da un cambiamento nel
contesto migratorio affrontato dall’Italia. Per anni, infatti, la Libia è stato
il principale punto di partenza per migranti e richiedenti asilo che tentano di
raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo Centrale. Tuttavia, tra il 2022
e il 2023, la Tunisia è diventata il punto di partenza per la maggioranza dei
migranti diretti verso l’Italia. Anche il profilo nazionale delle persone che
raggiungevano il paese cambiava: se la presenza di cittadini tunisini è rimasta
una costante negli anni, cresceva in quel periodo il numero di persone
provenienti da paesi dell’Africa subsahariana, come Costa d’Avorio e Guinea, in
transito attraverso la Tunisia. Al momento, la situazione è tornata ad
assestarsi su binari più tradizionali, con il ritorno della Libia come
principale luogo di partenza. Tuttavia, il contesto migratorio sviluppatosi nei
primi mesi d’azione del governo Meloni ha fortemente condizionato le sue
scelte, che hanno infatti privilegiato la dimensione esterna delle politiche
migratorie.
Il governo si è
mosso per rafforzare quello che è stato identificato come il principale
strumento dell’Italia per ridurre le partenze irregolari (ed eventualmente
aumentare il numero dei rimpatri): la collaborazione con i governi dei paesi
della sponda sud del Mediterraneo. L’Italia è stata quindi uno dei principali
sponsor degli accordi che l’Unione europea ha siglato con una serie di paesi
mediterranei fra il 2023 e il 2024, dal Libano all’Egitto, fino alla
Mauritania. La priorità è stata data però al Protocollo d’Intesa firmato nel
luglio 2023 con la Tunisia. L’accordo copre diversi ambiti, dall’agricoltura
all’energia, rappresentando un tassello benvenuto per la cooperazione
bilaterale. Tuttavia, è evidente come l’investimento politico e finanziario
maggiore sia stato destinato al dossier migratorio.
L’Ue, su spinta
italiana, è quindi scesa a patti con un governo dalle tendenze sempre più
autoritarie, quello di Kais Saied, che negli ultimi anni ha fortemente
compresso gli spazi democratici nel paese e ha anche favorito una campagna di
discriminazione, sfociata in veri e propri episodi di violenza, contro i
migranti subsahariani che transitano o risiedono nel paese. Saied non si è
dimostrato un partner facile, avanzando più di una rimostranza circa i
contenuti dell’accordo: la Tunisia si rifiuta di accogliere i migranti
rimpatriati dall’Europa o di gestire le proprie frontiere per conto terzi.
Allo stesso tempo,
nei primi mesi del 2024, il numero di migranti intercettati in mare dalle
autorità tunisine è aumentato sensibilmente, contribuendo alla diminuzione
degli arrivi in Italia. Tuttavia, con questa mossa, l’Ue si espone al rischio
di dipendere da un attore esterno poco affidabile, rendendo questa politica di
esternalizzazione dei confini poco sostenibile nel lungo periodo. Inoltre, l’Ue
accetta implicitamente che la riduzione delle partenze dalla Tunisia avvenga a
costo di violazioni dei diritti dei migranti ancora presenti o riportati in
Tunisia. Un costo che, d’altro canto, l’Italia affronta consapevolmente da anni
anche per quanto riguarda gli accordi con la Libia e, più di recente, con
l’Albania. Alla base di questi accordi vi è il principio della deterrenza.
Misure ispirate da questo principio non tengono però in conto i molteplici
fattori di rischio presenti nei paesi di origine e transito, a partire dalle
conseguenze del cambiamento climatico.
Le mosse del
governo italiano in Africa si inseriscono in un più ampio quadro europeo che ha
visto Roma negoziare con gli altri Stati membri l’adozione del già citato Nuovo
Patto, che nelle intenzioni dovrebbe riformare profondamente il funzionamento
delle politiche migratorie europee. L’Italia, in quanto paese di primo ingresso
per i migranti che raggiungono l’Ue, ha visto aumentare le proprie
responsabilità nella gestione dei richiedenti asilo. In cambio, insieme agli
altri paesi in prima linea sul Mediterraneo, ha ottenuto l’impegno a misure di
solidarietà obbligatorie ma flessibili: gli altri Stati membri potranno
decidere se collaborare accettando il ricollocamento di alcuni richiedenti
asilo o contribuendo finanziariamente o tramite altre capacità operative.
Il governo Meloni
considera il Nuovo Patto una vittoria per l’Italia, poiché è stato accompagnato
dal rilancio dell’investimento dell’Ue nella dimensione esterna per ridurre le
partenze, come dimostrano gli accordi menzionati in precedenza. In effetti,
l’Ue sta perseguendo questa strada con una certa coerenza, nonostante questo
approccio non costituisca certo una novità: è almeno dalla crisi migratoria di
alcuni anni fa che l’Europa investe nelle relazioni con i paesi terzi per
bloccare le partenze dall’Africa verso l’Italia e l’Europa. Queste azioni sono
state spesso sostenute dai fondi per la cooperazione allo sviluppo bilaterale
ed europea, spesso indirizzata verso l’Africa.
Cooperazione al
servizio delle politiche migratorie
Un esempio emblematico
dell’uso sempre più espansivo di investimenti nella dimensione esterna da parte
dell’Ue e dei suoi Stati membri riguarda il cambiamento climatico come fattore
di migrazione “di massa” in grado di destabilizzare l’assetto europeo. L’Unione
e i suoi Stati membri non negano infatti che i disastri, il cambiamento
climatico e il degrado ambientale abbiano un impatto sulla mobilità umana.
Tuttavia, la maggior parte dei loro sforzi per prevenirne gli effetti in ambito
migratorio si limita ad azioni di politica estera, in particolare progetti e
misure di adattamento e mitigazione da attuare in Paesi terzi particolarmente
esposti ai fattori climatico-ambientali. Al contrario, gli Stati membri
risultano particolarmente restii nell’offrire uno status di protezione per le
persone costrette a lasciare il proprio Paese a causa di questi fattori. Lo
dimostra il fatto che nel 2021 Svezia e Finlandia, due dei pochissimi Stati
europei a riconoscere protezione per cause climatico-ambientali, abbiano
abrogato le rispettive norme in materia, temendo i flussi migratori che queste
forme di protezione avrebbero potuto generare negli anni a venire.
La reticenza degli
Stati Ue a fornire protezione è in parte motivata dal fatto che l’azione
esterna dell’Ue in tema di cooperazione allo sviluppo viene spesso utilizzata
come strumento per prevenire la migrazione verso l’Europa. Questo risulta
particolarmente evidente se si guarda a come i Paesi europei spendono i propri
fondi bilaterali di aiuto pubblico allo sviluppo (APS, in inglese Official
Development Assistance). Gli APS sono risorse pubbliche utilizzate dallo Stato
per finanziare attività e progetti di cooperazione in Paesi in via di sviluppo,
al fine di eradicare la povertà e migliorare il livello di benessere del Paese
beneficiario. I fondi impiegati consistono solitamente in prestiti agevolati
(che possono essere rendicontati come fondi concessi a dono, prestiti agevolati
e prestiti meno agevolati). Il comitato DAC (Development Assistance
Committee) dell’OCSE monitora la corretta rendicontazione degli APS nonché la
loro conformità con le regole OCSE.
Già nelle
conclusioni della Conferenza internazionale su migrazione e sviluppo
organizzata dal governo italiano nel luglio 2023, Meloni sottolineava il nesso
tra cambiamento climatico e migrazioni, evidenziando la necessità di facilitare
la transizione verde e la resilienza climatica in Africa. Tuttavia, per
comprendere appieno il ruolo della cooperazione italiana nella gestione della
migrazione indotta da fattori climatico-ambientali è necessario tenere in
considerazione due voci di spesa nell’ambito degli APS bilaterali: i cosiddetti
in-donor refugee costs e i costi associati al clima.
La prima voce è
particolarmente aumentata nel corso degli anni: nel 1992 ammontava al 2% degli
APS bilaterali disponibili a livello globale, mentre nel 2023 ha raggiunto il
13.8% (o 30.9 miliardi di dollari), secondo fonti OCSE. Tuttavia, l’aumento del
numero di crisi umanitarie e conflitti nel mondo negli ultimi due decenni non è
sufficiente a giustificare tale impennata. Altre due ragioni devono essere
considerate per completare il quadro. Innanzitutto, negli ultimi anni, gli
Stati donatori hanno cominciato a catalogare come in-donor refugee costs non
solo i costi relativi all’accoglienza e alla protezione dei rifugiati e dei
richiedenti asilo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche quelli associati a
rifugiati e richiedenti protezione che si trovano nei loro stessi territori. In
pratica, i Paesi del Nord Globale, inclusi i Paesi Ue e l’Italia, utilizzano i
loro fondi APS per pagare le proprie spese di gestione dei flussi migratori in
entrata. È difficile comprendere come il “rimborso” delle proprie spese di
gestione dei flussi possa essere considerato come aiuto allo sviluppo in Paesi
meno abbienti. Inoltre, per lungo tempo, il comitato DAC ha sostenuto la
necessità di escludere tali costi dagli APS, in quanto questi dovrebbero
teoricamente supportare spese strettamente legate a politiche di cooperazione e
sviluppo, mentre i costi associati all’accoglienza e alla protezione degli
stranieri riguardano più le politiche amministrative e di welfare, ben lontane
dalla cooperazione. Infine, non si può trascurare che gli Stati Ue cercano di
far passare misure di deterrenza dei flussi migratori come in-donor refugee
costs, in violazione delle regole e principi OCSE che vietano di finanziare
azioni anti-migratorie. In questo senso, potrebbero essere considerati anche
l’accordo con la Tunisia e altri interventi concordati da Ue e Italia con
diversi paesi africani.
Per quanto
riguarda gli impegni assunti in ambito climatico tramite gli APS, nel 2021-22
questi rappresentavano il 32.9% degli APS bilaterali totali. Di questa
percentuale, il 34% era destinato a misure di adattamento al cambiamento
climatico, il 37% a misure di mitigazione e il 29% ad azioni comprensive di
entrambi gli obiettivi. La mitigazione riguardava principalmente i trasporti e
l’energia, mentre l’adattamento si concentrava maggiormente su agricoltura,
silvicoltura e pesca. La migrazione causata da fattori climatico-ambientali non
viene, tuttavia, mai menzionata.
Nel 2022, l’APS
bilaterale italiano ammontava a 3.6 miliardi di dollari (+46.8% rispetto al
2021 secondo fonti OCSE). Di questi, 1.5 miliardi sono stati utilizzati per
finanziare i propri in-donor refugee costs. Ciò significa che il 41% dell’APS
bilaterale lordo totale dell’Italia è stato destinato a coprire i costi
relativi ai flussi migratori, decretando un aumento del 190.5% rispetto al
2021. È la percentuale più alta registrata in quell’anno tra tutti i Paesi
dell’Europa meridionale.
L’Africa si
conferma una priorità italiana, ricevendo 641.3 milioni di dollari, pari al
17.8% dell’APS bilaterale lordo disponibile. I principali Paesi beneficiari
sono Tunisia, Mozambico, Etiopia, Egitto e Libia, ossia alcuni tra i principali
Paesi di transito dei flussi migratori diretti verso l’Europa e ricchi di
materie prime (soprattutto energetiche). Per quanto riguarda gli obiettivi
climatici, l’Italia ha allocato solamente il 24.5% dei propri APS bilaterali a
tale voce, ben al di sotto della media indicata dal comitato DAC fissata al
35.1%.
Il Piano Mattei
per l’Africa
In questo contesto
si inserisce il Piano Mattei per l’Africa, attraverso il quale il governo
italiano intende innescare un cambio di paradigma nelle relazioni con il
continente africano, costruendo un partenariato paritario, lontano da approcci
paternalistici, compassionevoli o predatori. La migrazione e la lotta al
cambiamento climatico emergono come priorità centrali nel Piano. Ciò si evince
dal discorso di apertura di Giorgia Meloni al Vertice Italia-Africa del 29
gennaio 2024, dove si afferma che il Piano intende limitare le cause
strutturali “dell’immigrazione illegale di massa” attraverso la realizzazione
di opportunità, lavoro, formazione e percorsi di migrazione legale. Allo stesso
modo, molte linee d’intervento del Piano mirano a migliorare la resilienza
climatica e a rafforzare il settore agricolo ed energetico, innescando così una
giusta ed equa transizione verde nel continente africano (in linea con
l’accordo con la Tunisia). Per finanziare il Piano Mattei, l’Italia ha
stanziato 5.5 miliardi di euro, grazie ai fondi della cooperazione allo
sviluppo e del Fondo Italiano per il Clima. Dalla prima dovrebbero arrivare
risorse per 2.5 miliardi di euro da destinarsi a interventi sociali ed
economici in conformità con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile assunti
dai Paesi africani. Il Fondo per il Clima, invece, prevede prestiti
concessionari per programmi di mitigazione e adattamento al cambiamento
climatico nei paesi in via di sviluppo.
Nonostante queste
premesse, molte organizzazioni della società civile temono che il principale
strumento di cooperazione italiana in Africa possa trasformarsi in un
meccanismo di controllo delle migrazioni nel continente. In effetti, nel Piano
si sottolinea che il macro-obiettivo è garantire ai giovani africani “il
diritto a non dover emigrare”. Tuttavia, la scelta di focalizzarsi sui
principali Paesi di origine e transito dei flussi migratori, nonché quelli
ricchi di risorse energetiche (Costa d’Avorio, Algeria, Egitto, Mozambico,
Tunisia, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Marocco), potrebbe
corroborare la tesi per cui il Piano Mattei potrebbe seguire più gli interessi
nazionali dell’Italia al fine di raggiungere l’indipendenza energetica dalla
Russia e il controllo delle migrazioni, piuttosto che promuovere lo sviluppo
dei Paesi destinatari dei fondi.
Le linee di
intervento, i progetti e le azioni del Piano Mattei sono stati finora definiti
in modo vago e superficiale, impedendo un’approfondita valutazione dell’impatto
del Piano sullo sviluppo del continente africano e, in particolare, sulla
tutela dei migranti in fuga da fattori climatico-ambientali. Poche sono le
informazioni rese pubbliche, segno di una limitata trasparenza e di un lacunoso
approccio consultivo con le organizzazioni della società civile italiane e
africane.
La cooperazione
italiana, di cui il Piano Mattei è prima espressione, appare quindi totalmente
sbilanciata verso la gestione dei flussi migratori, mentre la lotta al
cambiamento climatico risulta ben al di sotto degli obiettivi prefissati a
livello internazionale e la crescita dei Paesi in via di sviluppo rimane sullo
sfondo. Il rischio è dunque che le azioni in questi ambiti chiave siano
subordinate sempre di più agli obiettivi a breve termine nella dimensione
esterna delle politiche migratorie, a partire dalla riduzione degli arrivi
irregolari. Luca Barana, Chiara Scissa, AffInt 21
Flop Albania. Sui migranti un richiamo all'Europa e ai suoi valori
La vicenda dei
migranti liberati dalla magistratura dai centri albanesi è un richiamo per
tutta l’Europa. Ricorda che vincerà le sfide che ha davanti – compresa, e forse
soprattutto, quella dei flussi migratori – se resta sé stessa rispettando la
propria storia e quindi la civiltà del diritto. Al netto delle polemiche
politiche, in attesa dell’esito dei ricorsi che presenteranno sia i 12 migranti
contro il rigetto della domanda d’espulsione sia il governo verso il decreto
del Tribunale di Roma che li ha liberati e riportati stamane in Italia, la
giornata di ieri suggerisce alcune riflessioni.
La prima riguarda
l’Italia e i partner europei, compresa la Gran Bretagna ormai esterna al
perimetro dei 27 Stati dell’Unione. La magistratura italiana non è isolata:
almeno due importanti decisioni dei giudici di altrettanti Paesi di primo piano
hanno richiamato i propri governi al rispetto di questa civiltà giuridica. Lo
scorso febbraio il Consiglio di Stato francese, accogliendo come il tribunale
di Roma il pronunciamento della Corte di Giustizia europea che aveva censurato
i respingimenti forzati e collettivi in deroga a qualsiasi norma comunitaria e
convenzione internazionale, ha messo dei paletti ai brutali respingimenti dei
minori non accompagnati e al trattenimento notturno in stazione a Mentone delle
famiglie da parte delle guardie di frontiera prima di rispedirli proprio a
Ventimiglia dove ieri si è tenuto il vertice italo-francese. Non si può
dimenticare poi la sonora bocciatura dell’Alta Corte britannica alla legge del
precedente governo conservatore che prevedeva in sostanza la “deportazione” dei
richiedenti asilo in Ruanda, esternalizzando così alle autorità di Kigali
persino l’esame delle domande di asilo.
Quindi il
tribunale di Roma che, come era prevedibile, ora accoglie i rilievi sempre
della Corte di giustizia europea sui Paesi considerati sicuri sulla carta
(mentre la realtà dice altro) è in buona compagnia.
Non c’è insomma un
giudice solo a Roma, e non è per forza invasione di campo. Ricorda alle
cancellerie europee interessate all’“esperimento” italiano in Albania
l’esistenza di un diritto internazionale umanitario solido e pensato non per
favorire i migranti ma il cui scheletro risale al 1951 per tutelare soprattutto
i tanti europei dell’Est che fuggivano dalle dittature comuniste oltre la
cortina di ferro, in quei Paesi come l’Ungheria oggi paradossalmente in prima
linea contro l’arrivo di profughi e rifugiati.
Occorre poi non
abbandonare la via dell’umanità e del buon senso applicando la legge ai più
vulnerabili. Chi infatti proviene dall’inferno della Libia, qualunque sia la
sua nazionalità di origine, si porta dietro un passato fatto di detenzioni,
torture e violenze da parte dei trafficanti, e per questo soffre regolarmente
di stress post traumatici. Ed è poi fondamentale determinare con certezza l’età
dei minori non accompagnati, molti dei quali spariscono dai radar sulle rotte
migratorie e diventano potenziali prede dei peggiori criminali, come trafficanti
di organi, pedofili e sfruttatori sessuali. Per farlo non basta, come dimostra
la breve vicenda dei centri albanesi, qualche sommario accertamento in acque
internazionali: il margine di errore è elevato, e non è consentito sbagliare.
Questo accade perché l’Italia e i principali Paesi europei hanno ratificato le
convenzioni internazionali che li obbligano a proteggerli.
La Corte di
giustizia europea e i giudici nazionali ricordano ai cittadini che la dignità
umana in Europa si rispetta in una cornice di civiltà e democrazia. Il caso
Albania ci ricorda che i diritti dei deboli non sono mai diritti deboli. Paolo
Lambruschi, Avvenire 19
Consiglio dei ministri. Centri per migranti in Albania: varato un decreto
legge
Il Consiglio dei ministri
ha varato un decreto legge con l’intento di risolvere la disputa intorno ai
centri per migranti in Albania. Disputa sorta in seguito a un provvedimento dei
giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma che non ha convalidato
il trattenimento di profughi egiziani e bengalesi, in quanto provenienti da
Paesi considerati non sicuri. Il nodo è la compatibilità delle norme italiane
con il diritto europeo che in caso di contrasto è sovraordinato alle prime.
Il Consiglio dei
ministri ha varato un decreto legge con l’intento di risolvere la disputa
intorno ai centri per migranti in Albania. Disputa sorta in seguito a un
provvedimento dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma che
non ha convalidato il trattenimento di profughi egiziani e bengalesi, in quanto
provenienti da Paesi considerati non sicuri. Il nodo è la compatibilità delle
norme italiane con il diritto europeo che in caso di contrasto è sovraordinato
alle prime. Il termine di riferimento, in questa specifica situazione, è una
sentenza della Corte di giustizia europea dello scorso 4 ottobre. Il testo
ufficiale del decreto al momento non è noto. Prima della pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale, che segnerà l’immediata entrata in vigore delle nuove
norme, il decreto dovrà essere firmato dal Presidente della Repubblica il cui
vaglio preliminare ovviamente non si sostituisce al più penetrante giudizio che
spetterà alla Corte costituzionale, qualora venga chiamata in causa secondo le
procedure previste.
Oltre alle
dichiarazioni rese in conferenza stampa dai ministri dopo la riunione del
Consiglio, di scritto c’è il comunicato diffuso da Palazzo Chigi che riferisce
dei contenuti del decreto-legge con cui si introducono “disposizioni urgenti in
materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale”.
“Il testo – si legge nel comunicato – analogamente a quanto previsto da altri
Paesi europei, aggiorna con atto avente forza di legge l’elenco dei Paesi di
origine sicuri. Tenuto conto dei criteri di qualificazione stabiliti dalla
normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite
dalle organizzazioni internazionali competenti, sono considerati come Paesi di
origine sicuri i seguenti: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo
Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del
Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia”. Il
Governo ha fatto sapere di aver espunto dalla lista Camerun, Colomba e Nigeria
in quanto non considerati sicuri per il loro intero territorio.
Dunque la lista
dei Paesi presso cui possono essere rimpatriati i profughi (nel caso in cui non
avessero titolo per la protezione internazionale), ora è definita con legge e
non soltanto con un decreto interministeriale come avveniva in precedenza.
Questo costituisce indubbiamente un rafforzamento della norma, ma a quanto pare
di capire non risolve il problema giuridico di fondo. Anche una legge, infatti,
può essere disapplicata per contrasto con il diritto europeo. Peraltro, la
provenienza da Paesi considerati sicuri consente una procedura accelerata ma
non sostituisce l’esame della singola posizione. La verifica dei requisiti per
la protezione internazionale dev’essere comunque effettuata caso per caso.
Stefano De Martis, sir 22
Rapporto Immigrazione 2024: il Paese reale è più avanti del dibattito
politico sui migranti
Presentata a Roma
la XXXIII edizione del Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes.
Sono oltre 5
milioni e 300 mila i cittadini stranieri residenti in Italia (+3,2% rispetto
allo scorso anno), oltre 200 mila di loro hanno conseguito la cittadinanza lo
scorso anno e in media rappresentano il 9% della popolazione residente in
Italia.
Questi alcuni dei
macro-dati che emergono dalla XXXIII edizione del Rapporto Immigrazione
realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, presentata questa
mattina a Roma, e che analizza e rielabora i dati disponibili sul fenomeno
migratorio. Un’edizione che è stata integrata da 4 ricerche inedite, frutto
delle reti territoriali dei due organismi pastorali della Conferenza episcopale
italiana su lavoro, scuola e appartenenza religiosa.
Cittadinanza:
aumentano tra i nuovi italiani i neomaggiorenni nati in Italia
Tra coloro che
hanno conseguito la cittadinanza lo scorso anno, un dato in linea con gli anni
precedenti, prevale la modalità di acquisizione “altro” (46,1%) rispetto alla
residenza continuativa (45,1%) e al matrimonio con un/a cittadino/a italiano/a
(8,8%). Si tratta prevalentemente dei neomaggiorenni nati in Italia.
Lavoro: cresce
occupazione, accanto però ad abbandono scolastico e “working poor”
Lo scorso anno il
tasso di occupazione dei lavoratori non-Ue si è avvicinato maggiormente (60,7%)
a quello della totalità dei lavoratori (61,5%). Tra il 2019 e il 2023, la
domanda di lavoratori immigrati è aumentata significativamente e la quota di
lavoratori stranieri sulle assunzioni totali è salita dal 13,6% del 2019 al
19,2% del 2023. I servizi sono l’ambito che ne assorbe di più, e in cui
l’aumento delle assunzioni è stato nell’ordine del 58,9%, in particolare, nel
settore della cura alle persone e del lavoro domestico (10,6% delle
attivazioni). In generale, però, le attivazioni che hanno riguardato i
cittadini stranieri sono state come “personale non qualificato”, inoltre, le
donne presentano tassi occupazionali inferiori a quello delle italiane e degli
stessi lavoratori stranieri e un tasso di disoccupazione più elevato.
Il tasso di
occupazione più alto è tra i giovani non comunitari (42%), seguito dai
comunitari (38,6%) e dagli italiani (34%). Ma non si tratta necessariamente di
un dato incoraggiante: si ricollega, almeno in parte, all’alto tasso di
abbandono scolastico (quasi un terzo di loro, lascia prematuramente la scuola,
tre volte di più rispetto ai giovani italiani).
A proposito della
fragilità di chi un lavoro lo possiede, i dati raccolti attraverso i Centri
d’ascolto e i servizi Caritas, ci dicono che uno straniero su quattro che
chiede assistenza è un lavoratore povero (working poor, 28,1%) e che in presenza
di difficoltà ad accedere alle misure governative di contrasto alla povertà il
supporto familistico e informale è ancora la strategia di resilienza alle
situazioni di difficoltà economica più resistente e probabilmente ritenuto più
affidabile dai migranti in Italia. Secondo i dati dei Centri d’ascolto e dei
servizi Caritas è risultato percettore di RdC (Reddito di Cittadinanza, poi
sostituito dall’AdI – Assegno di Inclusione) il 27,2% delle famiglie italiane,
a fronte del solo 7,2% di quelle immigrate, soprattutto per l’imposizione del
requisito normativo dei 10 anni di residenza.
Scuola e cultura
hip-hop: contraddittori spazi di integrazione
Il totale degli
alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2023/2023 è di quasi
915 mila, e la percentuale dei nati in Italia cresce sempre più fino ad
arrivare al 65,4%. Tra le principali difficoltà si segnalano la ridotta
frequenza della scuola dell’infanzia; il ritardo scolastico; la difficoltà nel
completamento e proseguimento degli studi; l’abbandono scolastico, in
particolare dopo la scuola secondaria di primo grado.
Il fenomeno
migratorio è mal rappresentato nei libri di testo scolastici. Secondo una delle
ricerche inedite del Rapporto, nei libri di scuola mancano riferimenti al ruolo
che delle ong o delle associazioni laiche o religiose nei processi di
integrazione dei migranti sul territorio; e alle difficoltà, degli ostacoli
burocratici, normativi che i migranti devono affrontare per soggiornare
regolarmente in Italia, acquisire diritti e obblighi formali.
L’impatto dei
doposcuola diocesani nel supporto alla didattica dei minori stranieri, già
strutturato in particolare nel periodo della pandemia, è stato pressoché
mantenuto e nel 36% dei casi anche ampliato sia nella tipologia dei destinatari
(giovani con un’età media più elevata e maggiore partecipazione delle ragazze),
sia per il tipo di supporto offerto.
La relazione del
mondo hip-hop con il tema della cittadinanza e dei “nuovi italiani” è un
indicatore. Musica e stili di vita legati a questa cultura molto diffusa tra i
giovani sembrano cogliere meglio di altri settori l’evoluzione della società,
con una reciproca contaminazione sul piano multiculturale e multilinguistico
che, pur fra molte contraddizioni, si rivela uno strumento educativo.
Appartenenza
religiosa: il ruolo dei cattolici immigrati in Italia
All’inizio del
2024 i cristiani tornano ad incidere sul totale della popolazione straniera
iscritta nelle anagrafi dei comuni italiani per il 53,0% sul totale, mantenendo
il proprio ruolo di maggioranza assoluta; quello di maggioranza relativa passa
per molto poco ai musulmani, col 29,8% d’incidenza (1 milione 582 mila). Nella
pratica religiosa comunitaria il ruolo dei cattolici immigrati – consacrati e
laici, provenienti da Paesi extra-europei e in massima parte più giovani
rispetto agli autoctoni – appare fondamentale, sebbene ancora oggi non
pienamente espresso, anche a causa del perdurare di alcuni stereotipi
sull’immigrazione.
Mons. Felicolo
(Fondazione Migrantes): migranti, da “ospiti” a soggetti attivi
“Non è possibile
realizzare un’efficace e autentica accoglienza dei migranti – né una loro
protezione, promozione e integrazione – se si curano solo gli aspetti economici
o lavorativi, ignorando le dimensioni sociali e relazionali”. Così commenta la
nuova edizione del Rapporto Immigrazione, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore
generale della Fondazione Migrantes, che aggiunge: “Qualsiasi concezione di
accoglienza che concepisse quest’ultima solo come impegno materiale sarebbe una
pericolosa riduzione”. Un’autentica inclusione della persona migrante, secondo
Felicolo “può dirsi compiuta quando da ospite (spesso considerato passivo
oppure costretto alla passività) diventa soggetto partecipe e attivo, offrendo
un contributo personale alla crescita del tessuto sociale, del quale fa parte”.
Card. Zuppi (CEI):
superare approccio orientato soltanto all’emergenza
“Spesso assistiamo
al perdurare di un approccio orientato soltanto all’emergenza – scrive in
apertura del volume S. Em. il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e
presidente della Conferenza episcopale italiana – che trascura promozione
e integrazione: dimentichiamo che l’immigrazione, se ben gestita, può essere
una risorsa per la società”. Per Zuppi, “l’eccessiva politicizzazione del
fenomeno migratorio, fondata sulla ricerca del consenso e sulle paure,
impedisce la creazione di un sistema di accoglienza autentico e non
opportunistico. Ed è invece di questo che abbiamo bisogno, per la sicurezza
reciproca, di chi parte e di chi accoglie”. Migr.on.16
L’Intercomites Germania riunito il 27-28 settembre a Colonia
Temi: dalla
situazione attuale dei comitati a quella degli enti gestori, dallo stato dei
servizi consolari alle attività e ai progetti comuni che i Comites in Germania
stanno portando avanti a favore della collettività italiana.
La riunione
dell’Intercomites Germania si è tenuta a Colonia venerdì 27 e sabato 28 settembre
2024 in concomitanza con la visita di Stato del Presidente Sergio Mattarella in
Germania e il previsto incontro con la comunità italiana a Colonia il 28
settembre al quale erano invitate/i tutte/i le /i Presidenti dei Comites e i
consiglieri CGIE della Germania.
Diversi i punti
all´O.d.g. della riunione Intercomites Germania: dalla situazione attuale dei
comitati a quella degli enti gestori, dallo stato dei servizi consolari alle
attività e ai progetti comuni che i Comites in Germania stanno portando avanti
a favore della collettività italiana.
Hanno partecipato
ai lavori, in modalità ibrida (in presenza e in collegamento da remoto): il
Sen. Crisanti, gli Onorevoli Simone Billi e Toni Ricciardi, in rappresentanza
del CGIE la Segretaria Generale Maria Chiara Prodi, per la prima volta presente
a una riunione Intercomites dopo la sua elezione, i Consiglieri Tommaso Conte e
Gianluca Errico. Per i Comites erano presenti i Presidenti: Luigi Bucci
(Stoccarda), Glenda Crisà (Hannover), Nicoletta De Rossi (Norimberga),
Simonetta Del Favero (Colonia), Daniela Di Benedetto (Monaco), Gioacchino Di
Vita (Dortmund), Andrea Gatti (Friburgo), Patrizio Maci (Saarbrücken) e
Federico Quadrelli (Berlino). Ospite la vicepresidente del Comites di Colonia,
Luciana Stortoni.
La Segretaria
Generale Maria Chiara Prodi ha portato il saluto suo e del CGIE. Con la sua
presenza alla riunione Intercomites la Segretaria Generale del CGIE ha
confermato la continua e proficua collaborazione tra i Comites della Germania e
il CGIE, grazie anche ai consiglieri eletti in Germania. La sua presenza ha
riportato alla memoria di tutti il precedente e compianto Segretario Michele
Schiavone: un caro amico degli italiani all’estero, esempio di dedizione,
impegno e disponibilità per tutte/i noi.
Durante la
riunione si è lavorato in armonia e con un bel gruppo coeso. L’Intercomites
Germania si è nuovamente ritrovato a parlare delle difficoltà che i comitati e
gli enti gestori stanno affrontando per i tagli ai finanziamenti ministeriali
2024. Confidiamo che le richieste di finanziamento integrativo già presentate
dai singoli Comites vengano al più presto elargite per consentire a tutti i
Comites di coprire le spese di gestione fino alla fine del 2024 senza dover
chiudere la propria sede, gli sportelli di sostegno e aiuto per i connazionali
aperti nelle varie circoscrizioni e interrompere l’attività che quotidianamente
viene svolta a sostengo della comunità italiana.
Per quanto
riguarda la situazione dell’insegnamento della lingua italiana in Germania preoccupa
il nuovo DM 1049 del 20.09.2024 a firma del Vicedirettore Generale della DGDPC,
Min. Plen. Filippo La Rosa che ha lo scopo di dare applicazione alle
disposizioni previste dalla Circolare 4 dell´8 marzo 2022. L’oggetto del DM
sono i “Corsi di lingua e cultura italiana e altre iniziative scolastiche a
cura degli enti gestori”. Il decreto indica i criteri e le modalità relative
all’attribuzione ed erogazione dei fondi. Su questo tema è intervenuto il
Consigliere CGIE Tommaso Conte ricordando che il nuovo DM potrebbe creare
problemi e portare alla scomparsa dei corsi di sostegno a causa delle nuove
regole in esso previste. Il lavoro degli enti gestori ha un’importanza
essenziale per la divulgazione della cultura e della lingua italiana in Germania
e ricopre anche un rilevante ruolo sociale. L’Intercomites Germania ritiene
pertanto importante promuovere un incontro, in modalità online, con gli enti
gestori presenti sul territorio tedesco per un approfondimento e verifica della
situazione.
Servizi consolari
– In generale si rileva un miglioramento del servizio sulla rete consolare.
Persistono ancora delle situazioni negative, come ad esempio ad Hannover, dove
siamo ancora a 6 mesi per un appuntamento per un documento d’identità e a
Saarbrücken per la CIE, dove l’attesa arriva ora a 8 mesi e mezzo. Rimangono
problemi legati alla carenza di personale e alle difficolta nell’effettuare le
prenotazioni. Confermata la corsia preferenziale per le persone over 65 anni.
Rimane l’incognita
legata alla scadenza della validità delle carte di identità cartacea prevista
dal Regolamento dell’Unione europea n. 2019/1157 per il quale la carta
d’identità cartacea dovrà cessare la validità entro il 3 agosto 2026. Non si sa
ancora se ci sarà una proroga utile al rinnovo o se effettivamente tutte le
carte d’identità cartacea verranno abolite. Rimane il rischio di alti numeri di
persone che rischieranno di non avere la CIE entro il termine previsto.
Luciana Stortoni
ha presentato la piattaforma Orizzonti, progetto realizzato dal Comites
Colonia, chiedendo ai Presidenti un appoggio per rafforzare la piattaforma con
contenuti nuovi, soprattutto sul tema scolastico che in Germania è suddiviso
tra i vari Länder con grandi divergenze territoriali. L’interesse per portare
avanti la piattaforma e renderla uno strumento valido utilizzabile su tutto il
territorio tedesco è stato dimostrato dai Presidenti presenti.
Prosegue
l’aggiornamento della guida “Primi passi in Germania”. Affidato l’incarico per
la parte descrittiva e grafica, i Comites si occuperanno dell’aggiornamento
delle informazioni contenute nelle schede relative alle diverse circoscrizioni
consolari contenute nella guida. La guida vuole continuare a essere uno
strumento importante per i nuovi arrivati, ma anche per coloro che vivono già
in Germania.
Nel pomeriggio di
sabato 28 settembre i Presidenti dei Comites e i consiglieri del CGIE presenti
hanno avuto la possibilità di salutare il Presidente della Repubblica italiana
Sergio Mattarella e il Presidente della Repubblica Federale tedesca
Frank-Walter Steinmeier. L’occasione è stato l’invito ricevuto per il concerto
presso il Comune della città di Colonia alla presenza della sindaca di Colonia
Henriette Reker, dell’Ambasciatore Armando Varricchio, delle/i Consoli della
rete consolare italiana in Germania, delle delegazioni italiana e tedesca e
delle/dei rappresentanti della comunità italiana. È stata anche l’occasione di
incontrare il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Antonio Tajani presente all’evento.
Un ringraziamento
particolare va al Presidente del Land NRW, Hendrik Wüst, per l’invito rivolto
ai Presidenti dei due Comites presenti nel Land del Nord Reno Westfalia,
Colonia e Dortmund, per la cena organizzata in onore dei Presidenti Sergio
Mattarella e Frank-Walter Steinmeier. Un riconoscimento significativo
dell’attività che i Comites svolgono sul territorio tedesco.
Simonetta Del
Favero, coordinatrice Intercomites Germania
Le Acli sulla situazione scolastica in Baviera. Riflessioni e proposte
Premessa
L’insuccesso
scolastico della popolazione scolastica italiana, ormai stigmatizzato da
decenni e analizzato da diverse angolature, rappresenta, purtroppo, ancora oggi
una drammatica realtà. Le stragrandi percentuali di giovani discenti italiani frequentano
la Mittelschule, con un preoccupante tasso d’interruzione dei corsi di studio
ed, in ogni caso, un limitato numero di studenti che perviene al diploma
qualificante finale. Scarsa e marginale rimane la frequenza delle scuole con
maggiore prospettiva professionale (Realschule e Gymnasium), mentre costante ed
elevata è la presenza dei nostri alunni nelle scuole speciali differenziali di
apprendimento (Sonderschule). Ancora irrilevante, le statistiche purtroppo lo
confermano, la percentuale di studenti italiani nelle Università tedesche.
Si aggiunge, in
generale, ed è un aspetto significativo in negativo, che nella nostra Circoscrizione
consolare i corsi di lingua e cultura italiana hanno assunto un rilievo
marginale.
Le ACLI ritengono
fondamentale un recupero proprio di questo rapporto con la lingua e cultura
italiana. Pensiamo, infatti, che solo una personalità dello studente in
equilibrio con la propria identità ed origine, consapevole della ricchezza del
bagaglio culturale italiano, attraverso una buona conoscenza della lingua
madre, corrisponda ad uno stato e situazione ideale per il raggiungimento ed
ottenimento di migliori risultati nel sistema scolastico tedesco e ai fini di
u’integrazione europea gratificante. Un perfetto bilinguismo pone le condizioni
per un approccio diverso allo studio ed al perseguimento di risultati che
assicurino una dignitosa e qualificata carriera professionale e lavorativa in
Germania, in Italia, nel mondo.
Periodo
prescolastico / Asilo nido e Scuola materna
È una fase
delicata ed importante per il bambino, dove la comunicazione ed il rapporto di
gruppo assume contorni sempre più marcati. La frequenza degli asili nido e
della scuola materna riveste un ruolo basilare per il successo scolastico
successivo. L’informazione ai Genitori, un aspetto che in tutto il progetto
ACLI è ribadito all’ennesima potenza, rimane irrinunciabile. L’apprendimento ordinato
ed anticipato nei tempi della lingua tedesca, in un corretto e naturale
parallelismo con la lingua italiana, ne configura i contenuti esaltandone,
anche se,i n questa fase inconsapevolmente, le prospettive future. Ben vengano
a proposito, nelle piccole e grandi città o conurbazioni, le iniziative di
inserimento nei programmi di apprendimento di una lingua straniera proposta
ludicamente e siano sostenuti, con un monitoraggio periodicamente aggiornato, i
progetti che prevedono la proposta della lingua italiana come lingua straniera,
già per altro, in diverse realtà esistente.
Politica di
assistenza scolastica
Alla luce
dell’evoluzione, in quest’ultimi anni, delle politiche di assistenza scolastica
in Germania ed in Europa, le ACLI Baviera propongono di calibrare nuovi
obiettivi ed avviare nuove riflessioni d’intervento di assistenza scolastica.
Ciò significa che le disponibilità finanziarie concesse dai Ministeri italiani
e, purtroppo, abbiamo registrato, come, perlomeno, nell’ultimo decennio, essi siano
in continuo calo, fino ad essere la nostra circoscrizione consolare la più
penalizzata in Germania, in considerazione, rispetto ad altre circoscrizioni,
di una popolazione scolastica di oltre 5.000 alunni e con nuovi flussi
considerevoli di emigrazione italiana in Germania secondo i recenti Rapporti
della Migrantes sui flussi migratori italiani nel mondo.
Gli interventi
programmati negli ultimi anni, soprattutto, se non esclusivamente, con
l’organizzazione dei corsi di sostegno agli studenti in difficoltà, non ha
sortito i benefici sperati. Qualcuno obietta che se non si fosse intervenuto in
tal senso, i risultati sarebbero ancor più negativi.
Le ACLI Baviera,
in considerazione di:
- contributi
ritenuti insufficienti per una politica scolastica efficace e propositiva;
- un
insuccesso scolastico perdurante e divenuto quasi fisiologico;
- una necessaria
riaffermazione della diffusione dell’apprendimento della lingua italiana in
ogni ordine e grado nel sistema scolastico bavarese;
propongono:
· la scuola e la
formazione professionale come fulcro e centralità delle azioni sociopolitiche;
· l’istituzione
per Genitori di corsi informativi sul sistema scolastico tedesco e le
possibilità di percorsi di carriera scolastica, moltiplicati sul territorio
della circoscrizione in collaborazione con il mondo associativo italiano, Enti
e/o Patronati;
· sostegno,
qualora richiesto dai casi e dalle circostanze, alle famiglie meno abbienti,
per la frequenza agli asili o scuole materne, nonché per i corsi di sostegno
organizzati all’interno degli Istituti scolastici.
Corsi di lingua e
cultura italiana
Le ACLI Baviera
auspicano e richiedono un:
· potenziamento
e rilancio dei corsi di lingua e cultura italiana, che in una nuova ottica di
condivise finalità, riceva supporti didattici adeguati e aggiornati;
· l’allargamento
della frequenza ad alunni italiani provenienti dalle Realschulen e Gymnasien,
oggi classificati alla stregua di uditori;
· possibilità
di frequenza di alunni tedeschi nella cornice di reciproco arricchimento culturale
europeo;
· il
finanziamento di un „Giornalino” di lingua italiana e/o sito internet, con
redazione mista d’Insegnanti e Scolari, rivolto e diffuso capillarmente
nei corsi di lingua e cultura italiana;
· un
programma ufficiale di appuntamenti, annuale, dove gli alunni siano
protagonisti ed interpreti della cultura e lingua italiana (manifestazione del
25 Aprile, 2 Giugno, Commemorazione dei defunti…);
· coinvolgimento
dell’imprenditoria italiana della circoscrizione consolare legata
indissolubilmente alla scuola ed ai processi di formazione attraverso
sponsorizzazioni per borse di studio alle migliori pagelle, concorsi di lettura
italiana e produzione di elaborati, soggiorni premio in Italia;
· ripristino
del rapporto con le Regioni di provenienza italiane per programmi di supporto
culturale in Germania ed Italia;
· politica di
aggiornamento del corpo insegnante;
· diploma di
conoscenza della lingua italiana rilasciato agli scolari al termine dell’iter
scolastico previsto;
· ripristino
delle attività sportive per i giovani studenti (Giochi della Gioventù) in
collaborazione con il CONI.
Concludendo, le
ACLI Baviera ritengono che per superare gli snodi, gli sforzi si debbano
concentrare su:
· informazione
puntuale alla Collettività attraverso tutti i mezzi disponibili, accentuando il
carattere di cooperazione con Associazioni, Enti e Patronati e formando un
Gruppo di lavoro, presso l’Ufficio scuola del Consolato, di stimolo e verifica;
· affermazione
dell’apprendimento della lingua e cultura italiana nel sistema scolastico
bavarese;
· assistenza
scolastica differenziata;
· programmazione
di attività ed iniziative di supporto per il profilo scolastico degli alunni
italiani.
Il Presidente
delle Acli Baviera Carmine Macaluso (de.it.press, novembre)
Fiera del Libro di Francoforte: il bilancio degli editori
Francoforte sul
Meno - Si è chiusa a Francoforte la Buchmesse 2024 di Italia Ospite d’Onore,
con oltre 230 tra editori e agenti letterari italiani presenti.
“Siamo arrivati
fin qui attraverso un percorso non semplice, attraversando anche forti momenti
di contrasto e incomprensioni”, ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente
dell’Associazione Italiana Editori. “Ma abbiamo sempre creduto di doverci impegnare
per sostenere la libertà di espressione degli autori e per portare alla
Buchmesse tutta intera la ricchezza, la complessità della nostra editoria e
della nostra letteratura e l’abbiamo fatto confrontandoci con tutti.
Registriamo un incremento importante di presenze e volumi d’affari tra gli
editori dentro e fuori lo Stand Collettivo. È stata la strada giusta e i
risultati li vediamo oggi e pensiamo li vedremo ancor più nei prossimi mesi e
anni in termini di vendita di diritti di traduzione. Fondamentale sarà in
questo senso il supporto delle istituzioni, anche attraverso il sistema dei
bandi per le traduzioni che va rafforzato e razionalizzato”.
Attenzione record
per l’editoria italiana
Al termine dei
cinque giorni di Fiera, gli ultimi due e mezzo aperti anche al pubblico non
professionale, si registrano sale piene per gli incontri del programma
letterario a cura di AIE con il coordinamento del Commissario Straordinario del
governo, così come per quelli del programma professionale, sempre a cura di AIE
con il supporto di ICE - Agenzia e di Italia Ospite d’Onore 2024. Soddisfazione
tra gli editori e gli agenti letterari presenti autonomamente o all’interno
dello Stand Collettivo Italiano organizzato da ICE - Agenzia con AIE.
Gianluca Foglia,
Direttore Generale Polo Contenuti di Feltrinelli, parla di “importante
occasione per dare luce e visibilità alla narrativa italiana più letteraria
valorizzando le molte e differenti voci che la animano. Ne è prova la grande
attenzione per L’anniversario, il nuovo romanzo di Andrea Bajani che
pubblicheremo a gennaio e che è già stato venduto in tutto il mondo, e
l’interesse di molti editori europei per Alma, il romanzo di Federica Manzon
che ha appena vinto il premio Campiello”.
Francesco Anzelmo,
direttore generale Mondadori, annuncia che “Spera, l’autobiografia di Papa
Francesco, uscirà in 80 Paesi e 20 lingue diverse, Tutto chiede salvezza, di
Daniele Mencarelli, in 15 Paesi, Paolo Nori (Sanguina ancora e Vi avverto che
vivo per l’ultima volta) è venduto, tra gli altri paesi, in Russia e Francia,
molto interesse anche per Valentina D’Urbano e per l’esordiente Edoardo
Vitale”.
Cristina Foschini,
ufficio diritti Gruppo editoriale Mauri Spagnol, premette che “non si possono
dare dati quantitativi perché molte cose si chiudono dopo Francoforte, ma nelle
vendite all’estero hanno destato molto interesse due scrittrici di peso ma di
diverso genere: Alessia Gazzola ha avuto grande riscontro grazie al nuovo
progetto, Miss Bee, un giallo alla Agatha Christie con tinte di Jane Austen
perfettamente nelle sue corde e Rokia, regina del dark romance nostrano, sempre
più apprezzata. Registriamo anche il consolidamento degli autori di catalogo
con le ottime vendite delle nuove opere di Francesca Giannone Domani, domani e
di Erin Doom, Arcadia, e il rinnovato interesse anche per le saghe storiche.
Sicuramente una Francoforte in crescita e vivace”.
“Torniamo da
Francoforte con circa 45 titoli venduti all’estero – spiega Jacopo Gori,
Direttore Libri Trade di Giunti –. È andato molto bene il libro di Milena
Palminteri. Come l’arancio amaro (Bompiani), è una nostra scoperta cui teniamo
tantissimo. L’autrice sarà tradotta in un gran numero di paesi e da editori
celebri tra cui Simon and Schuster, HarperCollins France, e poi Stroki in
Russia, Atheneum in Ungheria, Presença in Portogallo, Book Zone per la Romania,
HarperCollins in Olanda. Tra i nostri autori più consolidati: Giulia Caminito,
Premio Campiello nel 2021, raggiunge le dieci traduzioni: Germania, Francia,
Spagna, Catalogna, Croazia, Romania, Bulgaria, Olanda, Slovacchia, Slovenia e
Ungheria”.
Andrea Gessner,
editore di nottetempo parla di “un interesse inedito per i nostri libri e in
generale per la saggistica italiana, soprattutto quella più letteraria”. Tra i
titoli più richiesti del catalogo della casa editrice c’è il saggio di Giulia
Siviero, Fare femminismo e le Case che saremo, di Luca Molinari.
Nella casa
editrice Il Castoro sottolineano l’interesse “per gli illustratori italiani,
considerati tra i migliori al mondo. Il più richiesto per noi – da parte di 25
editori internazionali – è l’albo A volte arriva il buio di Francesco Morgando,
con le illustrazioni di Melinda Berti. Anche il fumetto italiano richiama
moltissimo. Da noi molto apprezzato il graphic novel Tessa presidente di Susanna
Mattiangeli e Kanjano, previsto per la primavera 2025. Infine, anche grazie
alla presenza dell’autrice Marta Palazzesi, nella delegazione ufficiale, molto
interesse e richieste per il seguito Sal, dal deserto al fiume, in uscita il 29
ottobre”.
Elisa Dicecca,
ufficio diritti di Hoepli: “Siamo molto felici di come procedano importanti
collaborazioni come quella con la Spagna, dove abbiamo appena venduto il
manuale Moda illustrata di Irene Festa. Abbiamo inoltre riscontrato un
crescente interesse da parte di editori cinesi e avviato un dialogo sulla
produzione di audiolibri. Infine, abbiamo finalizzato l'importante vendita di
un manuale universitario di lingua cinese classica per il mercato statunitense,
con l'editore Brill, operazione di cui siamo estremamente soddisfatti”.
Emanuela Anechoum,
ufficio diritti di e/o: “Abbiamo sicuramente notato un aumento delle vendite
negli anni precedenti, in preparazione a questa edizione della Buchmesse.
Soprattutto il mercato tedesco è stato più ricettivo del solito. Nell'ultimo
anno, per esempio, abbiamo avuto un esordio letterario, La parte sbagliata di
Davide Coppo, che molto velocemente è stato pre-emped in Francia e Germania, ed
è poi stato venduto in Olanda, Repubblica Ceca, Portogallo, Grecia... Nelle
prossime settimane raccoglieremo sicuramente i frutti del lavoro fatto in
fiera”.
Parla di
“Francoforte fortunata e abbondante” l’agente letterario Carmen Prestia: “Ho
ricevuto offerte da moltissimi editori che avevano già pubblicato il primo
libro per Beatrice Salvioni e che vogliono continuare a pubblicarla con La
Malacarne (Einaudi): Germania, Penguin Random House per l’inglese, Francia,
Spagna, Paesi dell’est, Serbia, Polonia, Olanda, Finlandia, Danimarca… Abbiamo
chiuso le ultimissime lingue per Viola Ardone, tradotta in tutto il mondo.
Oliva Denaro, il suo secondo romanzo, ha avuto un’offerta, che è stata
accettata, da un editore arabo, quando prima era stato rifiutato per via dei
temi che tratta. Grande interesse e una prima offerta dalla Francia per La Strangera,
di Marta Idala (Guanda)”. (aise/dip 21)
Fiera del Libro di Francoforte 2024. Impressioni
Qualsiasi giro alla
Fiera del libro di Francoforte è parziale, il programma dell’Italia, ospite
d’onore alla 76° Buchmesse era vastissimo. Si perdono importanti cose che non
volevano perdere assolutamente; ma magari di partecipa a eventi non di grido ma
che sono rivelatori di novità del mondo editoriale dall’Italia. Ciascun
visitatore si costruisce un proprio “fil rouge” della fiera e questo è il mio,
modestamente, per quello che il tempo, frammentato da tanti impegni di lavoro,
mi ha concesso di filare. Questa quindi è una mia narrazione, parziale, ma che,
spero, offra spunti e curiosità.
L’Italia, ospite
d’onore alla fiera del Libro, ha messo in moto un circuito virtuoso: 150 sono
le nuove traduzioni di opere italiane presentate. Camminando fra gli stand
degli editori tedeschi, campeggiavano i volti di autori e autrici del Belpaese
e le loro novità letterarie. L’invito del direttore della Fiera Juergen Boos è
sempre stato quello di non fermarsi alla polemica sugli autori non invitati
dalla delegazione ufficiale ma di andare a scoprire il ricco panorama della
narrativa italiana. I circa cinquanta appuntamenti con autori e autrici
dall’Italia lo consentivano.
È stato bello
vedere come venerdì mattina nella piazza del Padiglione Italia, c’erano
tantissimi giovani a sentire il famosissimo storico, Alessandro Barbero e lo
storico e giornalista Aldo Cazzullo: giovani delle scuole superiori dove si
insegna italiano e studenti universitari di italianistica. Domanda finale di un
giovane: perché il patriottismo in Germania ha sapore di estrema destra e di
neo nazismo. Questo è stato il tenore: si è parlato di cose serissime ma con la
sapienza di chi sa e conosce la storia: che cosa significa parlare dell’Italia,
perché non è possibile avere una memoria condivisa ma che invece il giudizio
deve essere condiviso su quanto è accaduto, il riferimento esplicito è al
fascismo e il nazismo.
La Fiera del Libro
ha offerto uno spazio di parola a quegli autori che non facevano parte della
delegazione italiana ufficiale: Roberto Saviano (espressamente non invitato),
Paolo Giordano e Antonio Scurati (che hanno declinato l’invito ufficiale per
solidarietà). Sono stati ospiti dei loro editori tedeschi. Offrire uno spazio
di parole e di dissenso è nello spirito della Buchmesse. Roberto Saviano e
Antonio Scurati, separatamente, hanno ricordato come l’Italia è un laboratorio
politico, che ciò che inizia in Italia poi si fa altrove. La Germania guarda
con preoccupazione all’ascesa del partito di estrema destra AFD. Saviano e
Scurati sono stati molto seguiti dal pubblico tedesco. L’incontro con Saviano
si intitolava: Scrivere in tempi illiberali. Lui non è stato invitato perché
non rappresenta l’Italia, e non rappresenta l’Italia perché scomodo.
Antonio Scurati
alla Literaturbühne della ARD nell’incontro moderato da Tommaso Pedicini,
caporedattore di Cosmo Italiano, il podcast in lingua italiana prodotto
dall’ente pubblico radiotelevisivo WDR.
Scurati a
Francoforte ha presentato il quarto volume pubblicato da Bompiani della serie
M, incentrata sulla figura di Mussolini e del fascismo, il quarto volume è
uscito contemporaneamente in italiano e in tedesco per l’edito da Klett Cotta.
I fascismi e i populismi, ha detto Scurati, danno una risposta semplice ai
problemi della società. Ed è sempre una risposta che individua, costruisce un
nemico, da combattere. Ciò è valso per i fascisti, per i nazisti, ora per i
populisti sono i migranti che minacciano i confini dell’Italia, dell’Europa.
Detto questo, non
significa affatto, e basta scorrere i nomi per vederlo, che i cento autori e
autrici della delegazione ufficiale italiana siano filogovernativi o allineati
al governo. Loro hanno animato dibattiti aperti e offerto prospettive critiche
verso un potere politico che, per esempio, non fa nulla contro i femminicidi.
Hanno presentato un’Italia non stereotipata, più sfaccettata, lontana dalla
retorica che vuole mostrare solo la sua bellezza e grandezza del suo passato.
Le radici verso il futuro non sono lineari.
In questo contesto
è stato un incontro brillante e stimolante quello con Olga Campofreda a Chiara
Valerio alla Deutsche Italienische Vereinigung di Francoforte, (dove si sono
tenuti molti altri importantissimi incontri, con Liliana Segre, con Igiaba
Scego, tutti organizzati in collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiano
di Colonia), poco conosciute al pubblico tedesco perché non ancora tradotte
finora. Ci ha pensato la piccola e premiata casa editrice Non Solo di Friburgo
che pubblica le nuove voci letterarie dall’Italia e che, con la collana Non
Solo Limoni, (di goethiana evocazione), diretta da Mario Desiati (Premio Strega
2022), si dedica espressamente alle scrittrici. Olga Campofreda e Chiara
Valerio sono le prime.
Questa fiera è
stata l’occasione per presentare al palcoscenico internazionale quello che sta
succedendo in Italia con la grafic novel e il genere Romance, due generi, che
in tutto il mondo stanno riscuotendo successo dal pubblico giovani e dove gli
italiani sono originali protagonisti. Due generi che vendono molto.
Sappiamo tutti che
cos’è un fumetto, e vi rientrano tutti i tipi di storie illustrate, siano le
strisce, i manga e i romanzi a fumetto, le grafic novel appunto. Questo genere
a cui Umberto Eco diede dignità letteraria, è in Italia in forte crescita da
almeno cinque anni. La cosa interessante è che chi legge fumetti è un lettore
onnivoro, cioè legge narrativa, saggistica, ascolta i podcast, legge su carta o
legge ebook. Due fumettisti molto interessanti sono Teresa Radice e Stefano
Turconi, la coppia del fumetto italiana, scrivono storie avvincenti e molto ben
documentate, tanto da ricevere un premio dalla Marina francese per la grafic
novel Il porto proibito. Leggendo i loro romanzi a fumetto si comprende la
piena dignità letteraria del genere.
Il Romance. Genere
che rientra insieme alla letteratura fantasy nell’orizzonte del New Adult,
perché seguito da giovani. Ha talmente successo, sta ridando fiato al mercato
librario che alla Fiera di quest’anno per la prima volta c’era un intero
padiglione al New Adult di oltre 8.000 metri quadrati. Dall’Italia è venuta la
“regina” del dark romance che ha venduto oltre 600.000 copie delle sue due
saghe, Kiss me like you love me e Meet Efrem Krugher. Il suo è un Dark Romance,
e come dice l’aggettivo dark dà spazio al lato oscuro delle storie. Kira Shell
pseudonimo di Valeria, pugliese, ha un pubblico affezionatissimo che la segue
sui social perché lei dà voce a tematiche delicate quanto tabuizzate, al
riconoscimento di dinamiche di relazioni che possono essere tossiche o dannose.
Non chiamiamola allora letteratura d’evasione. Paola Colombo, CdI online 21
Alla Buchmesse il Padiglione Italia targato Stefano Boeri
Francoforte sul
Meno - Con l’apertura della Fiera del Libro di Francoforte l’Italia, Paese
Ospite d’Onore della 76esima edizione, accoglie i visitatori in un allestimento
di 2.300 mq disegnato, su incarico del commissario straordinario Mauro Mazza,
dallo studio multidisciplinare Stefano Boeri Interiors, fondato dall’architetto
Stefano Boeri con l’architetto Giorgio Donà.
In linea con il
tema “Radici nel futuro” scelto per il Padiglione Italia, il progetto
allestitivo si ispira ai canoni della piazza italiana, intesa non solo come
spazio ma anche come principio generatore e simbolo identitario per eccellenza
della città italiana ed europea. L’allegoria della piazza italiana proposta da
Stefano Boeri Interiors richiama la limpida struttura architettonica
caratteristica dei centri storici italiani e la piazza come luogo delle
relazioni informali, palcoscenico privilegiato dell’imprevedibilità della vita
quotidiana.
Un luogo di
incontro e scambio culturale, dove passato e futuro trovano espressione sotto
forma di inattese combinazioni, grazie alle quali letteratura, musica, arte e
vita quotidiana dialogano in modo aperto e coinvolgente tra i tavolini, i portici,
gli androni, i palazzi civili e le architetture sacre. La piazza è dunque
insieme l’allegoria e il calco fisico di una comunità urbana, ma anche lo
scenario dove si è depositato nei secoli l’immaginario narrativo di centinaia
di scrittrici e scrittori. Uno spazio grazie al quale la cultura italiana e in
particolare la sua letteratura si sono rappresentate nel mondo.
“Anima delle
nostre città e del nostro Paese, la piazza è il luogo della libertà di pensiero
e di espressione: ci si può semplicemente passare attraverso per raggiungere un
punto di interesse, oppure sostare, sedersi, assistere ad un evento,
manifestare per difendere un diritto, leggere un libro, riposare o immaginare
la vita che vi ha preso forma nelle epoche passate. La piazza che abbiamo
disegnato non è soltanto il luogo in cui esplorare le ultime novità editoriali
e letterarie, ma in cui riscoprire il valore dell’incontro, del dialogo e della
convivialità”, commenta l’architetto Stefano Boeri.
“Per trasmettere
questi valori ai visitatori della Fiera del libro di Francoforte, abbiamo
voluto create uno spazio capace di accogliere e unire forme di spontaneità che
una piazza, con la sua architettura, può suggerire. Colonne, porticati, gradini
e portali identificano i fondamenti di un linguaggio che si manifesta in spazi,
forme e stili ben definiti e riconoscibili”, aggiunge l’architetto Giorgio
Donà.
Il progetto
Nato da un’idea
condivisa con lo storico dell’arte Giovanni Agosti, il progetto allestitivo si
articola attorno a quegli elementi che tradizionalmente compongono le piazze
italiane, al di là delle innumerevoli declinazioni storiche e funzionali che
questi luoghi hanno assunto.
Il cuore del
padiglione è costituito dalla riproduzione in scala ridotta di una piazza,
creata ispirandosi ai toni monocromatici del granito e della pietra; uno spazio
rettangolare di circa 2300mq delimitato da una serie di colonne in stili
architettonici diversi, e da quattro file di portici, dai quali si accede alle
stanze perimetrali che ospitano le esposizioni selezionate per la Buchmesse.
Lo spazio centrale
della piazza, occupato da tavolini e sedute, è separato dai portici grazie a un
perimetro di gradoni che fungono da seduta informale per i passanti e i
visitatori, come accade normalmente nelle piazze dei centri storici italiani.
Il monumento che
occupa l’area centrale, come spesso accade nelle piazze italiane, è un’opera dell’architetto,
designer e artista Alessandro Mendini (1931-2019), uno dei principali
protagonisti della grande tradizione del Design italiano. L’opera Guanto, una
mano aperta in segno di convivialità e accoglienza, parte della collezione
Mobili per Uomo della Fondazione Bisazza, è stata selezionata insieme a
Triennale Milano, istituzione che promuove la cultura contemporanea attraverso
i linguaggi del design, dell'architettura e delle arti e che, in questo
momento, con Fondation Cartier pour l’art contemporain sta dedicando un’ampia
retrospettiva ad Alessandro Mendini (in Triennale, fino al 10 novembre 2024).
Una parte del lato
corto della piazza è occupato dall’Arena, dove si trovano il palco e la platea,
destinata ai dibattiti e alle presentazioni. Su questo lato, un grande schermo
ospita il video che il regista e artista visivo Davide Rapp ha dedicato alla
presenza delle piazze nella storia e nella cultura cinematografica italiana.
Sul lato opposto
della piazza si accede invece al Caffè letterario, che a sua volta è la cornice
di presentazioni, dibattiti e confronti. Le luci dell’allestimento e i diversi
paesaggi illuminotecnici che accompagnano gli eventi e le situazioni ospitate
nella piazza, sono state studiate dallo scenografo e light designer Pasquale
Mari, uno dei protagonisti della storia del teatro e del cinema italiano
contemporaneo.
Le stanze
Sulla piazza, si
affacciano 10 stanze nelle quali sono visitabili una serie di esposizioni
tematiche e attività selezionate dal Commissario Mazza, dedicate ad alcune
delle più rilevanti espressioni della cultura italiana. Ognuna di queste sale
perimetrali, a cui è possibile accedere attraverso i portici, è unica per i
toni cromatici e le peculiari scelte allestitive come accade per gli edifici,
diversi e multiformi che caratterizzano il perimetro o una piazza storica
italiana.
Le stanze
ospitano: la mostra a cura del Ministero della Cultura sull’arte classica dei
musei nazionali italiani “Sotto un cielo antico. Pompei tra passato e
presente”; il tributo a Goethe come figura chiave nei rapporti culturali tra
Italia e Germania; l’omaggio ad Aldo Manuzio, inventore del libro “tascabile”
alla fine del ‘400 (Venice International University); l’esposizione dedicata a
Il Principe di Machiavelli, un testo in grado di proporre una riflessione
sempre attuale su leadership e potere; una galleria a cura di TILA - The
Italian Literary Agency riunisce i ritratti dei più importanti scrittori
italiani del XX secolo; una sala raccoglie i lavori di trenta giovani
illustratori della nuova generazione artistica italiana, selezionati da Bologna
Children's Book Fair; una sezione anticipa la celebrazione dell’evento GO! 2025
Nova Gorica Gorizia Capitale Europea della cultura transfrontaliera; Treccani
presenta un'installazione interattiva dedicata all’arte, al design e
all’artigianato italiani; il Multi, Museo multimediale della lingua italiana
offre un'esperienza virtuale immersiva attraverso la storia e la cultura della
lingua italiana; infine, come è tradizione per il Paese ospitato, una selezione
di oltre 600 libri tradotti dal tedesco all’Italiano scelti dagli editori di
tutto il mondo si trova all’interno di “Books in Italy”.
Tra tecnologia e
Made in Italy, l’azienda Kartell presenta una speciale esposizione di prodotti
legati alla cultura e alle radici del design italiano che, come gli Ecological
Panel® dall'azienda Saviola in legno riciclato e riciclabile al 100% utilizzati
per molte superfici del padiglione, guardano al futuro nel rispetto
dell'ambiente. Morfeo Gadget introduce “3D La Stampa del Futuro”, realizzazioni
dal vivo di oggetti personalizzati che evocano il motto della presenza italiana
alla Buchmesse. Per finire, il padiglione Italia offre anche l’opportunità di
un viaggio con gli storici treni italiani presentati dalla Fondazione FS
Italiane e pubblicazioni di Pirelli a testimonianza del ruolo dell’impresa
nell’innovazione e nella divulgazione culturale.
Le istituzioni e i
partner che hanno preso parte alla realizzazione del padiglione Italia Ospite
d’Onore sono numerose: il Ministero della Cultura, il Ministero degli Affari
Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero dell'agricoltura,
della sovranità alimentare e delle foreste, l'Ambasciata d'Italia a Berlino,
l’ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle
imprese italiane, il Centro per il libro e la lettura e l'Associazione Italiana
Editori.
(aise/dip 16)
Crisi Volkswagen, l'azienda vuole chiudere tre stabilimenti. Sindacati in
rivolta
L’allarme del
consiglio di fabbrica: “L’azienda vuole decine di migliaia di tagli. Nessuno è
più al sicuro”. Mercoledì il primo incontro con le rappresentanze dei
lavoratori - di Tonia Mastrobuoni
BERLINO – È una
bomba, la rottura di un tabù. E i sindacati sono già sul piede di guerra. Volkswagen
ha intenzione di chiudere "almeno" tre stabilimenti in Germania e di
tagliare decine di migliaia di posti di lavoro. La battagliera capa del
Consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo, lo ha rivelato alla riunione dei
dipendenti convocata per stamane, aggiungendo che i vertici del maggiore
colosso automobilistico europeo "vogliono anche ridimensionare gli altri
stabilimenti" e imporre pesanti sforbiciate a orari, stipendi, linee di
produzione e turni. Un massacro che "riguarderà tutti gli stabilimenti:
nessuno è più al sicuro".
Se confermato, il
piano rappresenterebbe una rottura storica col passato: mai dalla sua
fondazione, un secolo fa, Volkswagen ha chiuso una fabbrica in Germania. Il
marchio "del popolo" impiega 120mila persone in dieci stabilimenti.
Secondo Handelsblatt, i tagli draconiani sono stati ribattezzati dai sindacati
il "piano avvelenato". Ma i vertici hanno dormito per anni mentre la
Cina investiva in modo massiccio sull'elettrico. E fanno i conti enormi costi
del lavoro e in particolare con concorrenti come la giapponese Toyota che
produce due milioni di vetture in più con la metà dei dipendenti.
Mercoledì il primo
incontro con i sindacati
L'azienda, per
ora, tace, ma parlerà mercoledì, quando è previsto il primo incontro con il
sindacato metalmeccanico IgMetall per il rinnovo del contratto. Ma a fronte
della pesante crisi e delle intenzioni dei vertici di decurtare le buste paga
fino al 18%, è del tutto utopistico pensare in un accordo: le rappresentanze
dei lavoratori chiedono aumenti del 7%.
La crisi più grave
del maggiore colosso automobilistico tedesco cade oltretutto in un momento
drammatico, di totale caos politico. Basti pensare che il cancelliere Olaf
Scholz aveva convocato per domani una riunione con sindacati e aziende per
parlare di iniziative di rilancio dell'economia e il ministro delle Finanze
Christian Lindner ha fatto sapere di aver organizzato un contro vertice con
altre imprese per fare lo stesso. Le voci su una possibile crisi di governo ed
elezioni anticipate a marzo sono ormai assordanti. In quel caso il salvataggio
delle fabbriche della Volkswagen rischia di diventare il principale argomento
di campagna elettorale. LR 28
Aspettativa di
vita in calo. A farne le spese la popolazione anziana immigrata. Un effetto del
sistema medico duale?
Negli ultimi anni,
la longevità della Germania ha segnato il passo, e si trova oggi a un livello
inferiore a quello della media degli altri paesi dell’Europa occidentale. Edith
Pichler e Stefano Mazzuco quantificano il ritardo, e ipotizzano che tra le
possibili cause ci siano sia il sistema sanitario “duale”, sia un certo
impoverimento della popolazione anziana, soprattutto di quella immigrata.
Riportiamo l’articolo apparso su www.neodemos.it per gentile concessione della
redazione.
Dalla fine della
Seconda guerra mondiale i progressi della longevità sono stati continui e
sostenuti nei paesi ricchi; non solo è scesa rapidamente la mortalità
infantile, giovanile e adulta, ma anche quella in età anziana ha segnato
riduzioni che decenni addietro erano considerate impossibili. Si è gradualmente
infoltita la schiera di coloro che ritengono aperta la strada per ulteriori,
continuativi progressi anche nel ciclo finale della vita umana. Accreditate
proiezioni – come quelle periodicamente aggiornate delle Nazioni Unite –
ritengono che prima della metà del secolo le popolazioni più longeve (come il
Giappone, la Francia, l’Italia e la Spagna) possano avvicinare o superare una
speranza di vita di 90 anni per le donne e di 85 per gli uomini. Nemmeno la
pandemia di Covid-19 sembra avere attenuato queste rosee aspettative. Eppure
non mancano segnali che dovrebbero invitare alla prudenza; il Covid-19 insegna
che nuove patologie possono emergere; in alcuni paesi la longevità segna il
passo; in altri la coperta della sanità pubblica minaccia di ritrarsi.
Germania: perché
perde terreno in Europa?
Una recente pubblicazione
ufficiale ha confermato che la Germania è il fanalino di coda dell’Europa
occidentale in termini di aspettativa di vita. Il divario rispetto al resto
d’Europa è aumentato costantemente negli ultimi due decenni, come si evince
dalle Figure 1 e 2.
Nella Figura 1 si
vede, inoltre, che se all’inizio degli anni Novanta si poteva imputare il
divario tra Germania e altri paesi europei agli effetti dell’unificazione (la
Germania Est aveva livelli di longevità molto più bassi rispetto alla Germania
Ovest, abbassando così la media generale), questo argomento non vale ai giorni
nostri: nonostante il divario tra le due Germanie si sia quasi annullato, la
distanza dagli altri paesi è andata aumentando, anziché diminuire. Nel 2000 la
Germania aveva una speranza di vita di 0,7 anni inferiore rispetto alla media
dei 12 paesi dell’Europa occidentale considerati, nel 2022 il divario è salito
a 1,7 anni. “L’inizio degli anni 2000 ha segnato un punto di svolta nelle
dinamiche di sviluppo della mortalità in Germania”, ha spiegato Pavel Grigoriev
del BiB (Bundesinstitut für Bevölkerungsforschung). Da allora, il divario di
mortalità tra la Germania e gli altri Paesi dell’Europa occidentale è
“cresciuto in modo relativamente costante”.
Dall’inizio del
millennio, il gap rispetto agli altri paesi era di 0,7 anni sia per gli uomini
che per le donne; nel 2022, è raddoppiato per le donne (1,4 anni) e cresciuto
di due volte e mezzo per gli uomini (1,8 anni). Questo divario rimane
confermato anche se consideriamo la speranza di vita a 65 anni), a
dimostrazione che il ritardo della Germania rispetto agli altri paesi sia
dovuto in buona parte a una maggiore mortalità in età avanzata
Un’alta quota
della mortalità è imputabile alle patologie cardiovascolari – patologie che
sono state fortemente contenute dai moderni sistemi di cura. Si ritiene che il
sistema sanitario tedesco sia moderno e efficiente, e presumibilmente è così,
se si pensa all’opera di contenimento dell’epidemia Covid-19. Occorre però
considerare il fatto che la Germania è caratterizzata da un sistema sanitario –
spesso criticato – della cosiddetta “Zweiklassemedizin”, in realtà un sistema
“duale”. Da un lato il sistema che si appoggia alle varie casse mutue pubbliche
(GKV) che copre la grande maggioranza della popolazione, dall’altra il sistema
assicurativo privato, ritenuto più efficiente, per la maggiore disponibilità e
qualità dei servizi.
Solo problemi
sanitaria o anche socio-economici?
La disparità di
trattamento sanitario si combina con fattori socio-economici che potrebbero
amplificare l’effetto negativo sulla longevità. Una parte della crescente
popolazione anziana tedesca vive in condizioni economiche precarie anche perché
le “pensioni” nella Germania “frugale” sono calcolate al 48% dell’ultimo
stipendio.
Secondo alcuni
dati dell’Ufficio federale di statistica del 2022, la soglia-povertà per una
persona che vive da sola è di 15.000 euro netti all’anno (1.250 euro al mese).
Mentre meno del 15% della popolazione totale è a rischio di povertà, il tasso
di rischio di povertà per le persone di 65 anni e oltre è molto più alto,
attualmente al 20%. Si tratta del 42% di tutti i pensionati del Paese, secondo
la risposta del governo a un’interrogazione parlamentare.
Ancora più
precaria è la situazione dei pensionati “Gastarbeiter”. Gli ex lavoratori
stranieri ricevono in media circa 280 euro in meno di pensione rispetto ai
tedeschi: 834 euro contro 1.111 euro al mese, secondo una valutazione
dell’assicurazione pensionistica del 2022. Le donne sono particolarmente
colpite, e rappresentano quasi i due terzi dei beneficiari di pensione. La loro
pensione è inferiore di circa un terzo rispetto a quella delle donne tedesche
(661 euro rispetto a 899 euro).
Le ragioni di
questo divario attengono alla politica migratoria della Germania e alle
caratteristiche del mercato del lavoro e al fatto che gli stranieri,
generalmente impiegati nei segmenti bassi della produzione. guadagnano meno dei
loro colleghi tedeschi. All’inizio, compensavano i salari più bassi con gli
straordinari e i bonus per i lavori pesanti. In seguito, però, durante la crisi
petrolifera degli anni ’70, sono stati i primi a perdere il lavoro.
Il risultato?
Quando non c’è abbastanza per vivere, molte persone in età pensionabile
continuano a lavorare. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel giro di
dieci anni il loro numero è raddoppiato, arrivando a circa il 20%. Non a caso è
molto alto il numero dei pensionati impegnati a raccogliere i vuoti a perdere
per “guadagnare 10 centesimi”. Un nuovo sistema sociale per integrare le
pensioni povere?
Infine, in
Germania, la maggioranza dei pensionati residenti nelle città vivono in case il
cui canone di affitto è fortemente aumentato negli ultimi anni. Infatti le
“case popolari”, negli ultimi decenni, sono entrate a far parte del libero
mercato, diventando oggetto di speculazioni delle grandi società immobiliari o
delle assicurazioni, e generando buoni profitti.
Le ristrettezze
economiche costringono molti “poveri” pensionati a risparmiare sul cibo, un
fattore negativo per loro salute e la loro aspettativa di vita. I banchi
alimentari in Germania registrano un numero crescente di pensionati tra i
propri clienti. Andreas Steppuhn, presidente di Tafel Deutschland (una delle
più grandi associazioni di volontariato della Germania, membro della European
Food Bank) ha dichiarato: “Per molte persone, rivolgersi al banco alimentare è
un modo per risparmiare e arrivare a fine mese. La povertà degli anziani
esploderà”. I banchi alimentari distribuiscono le donazioni di cibo ai
bisognosi in oltre 2.000 punti di distribuzione in tutto il Paese. Un utente su
quattro è un pensionato.
Conclusione
Le dinamiche della
longevità in Germania ci suggeriscono qualcosa anche per l’Italia. In
particolare, un sistema sanitario a “due velocità“ combinato con una crescente
disuguaglianza socio-economica, potrebbe essere un pericolo anche per il nostro
paese; anzi, è un pericolo attuale, dato il definanziamento della sanità
pubblica. Le conseguenze in termini di mortalità potrebbero non tardare a farsi
sentire. Ricordiamoci che l’universalità del sistema, e la democratizzazione
dell’accesso ai suoi servizi, è forse la causa più potente dell’alta longevità
del nostro paese.
www.Neodemos.info
Neodemos è un foro indipendente di analisi e osservazione. Fondata e promossa
nel 2007 come associazione culturale senza fini di lucro da un gruppo di
studiosi con ampia esperienza di ricerca internazionale con l’obiettivo di
diffondere e divulgare le analisi sulle tendenze demografiche in Italia, in
Europa e nel Mondo, e di discutere le loro implicazioni per le politiche
sociali, la coesione sociale, lo sviluppo. Attualmente i soci sono quattordici,
tutti appartenenti a Università o Enti di Ricerca, fra cui Edith Pichler,
docente (Centre for Citizenship, Social Pluralism and Religious Diversity
dell’Università di Potsdam), si occupa di diverse ricerche su emigrazioni,
etnicità, minoranze e cultura della memoria in Europa ed è membro del Rat für
Migration. Stefano Mazzuco, ordinario di scienze statistiche (Università di
Padova). Edith Pichler, Stefano Mazzuco, CdI ottobre
Le migliori guide sull’Italia. Consegnato a Francoforte il Premio Enit
Francoforte - In
occasione della Fiera del Libro di Francoforte che ha visto l’Italia come
ospite d’Onore, sono stati premiati i vincitori del prestigioso Premio ENIT,
giunto alla sua 30^ edizione. Il premio riconosce i migliori reportage di
viaggio realizzati dai media di lingua tedesca sulla Destinazione Italia.
“La curiosità e la
passione sono i tratti distintivi dei tantissimi turisti che dalla Germania
ogni anno vengono – e tornano – in Italia”, ha sottolineato Armando Varricchio,
Ambasciatore d’Italia in Germania: “ce lo mostrano ogni anno i numeri: anche
nel 2023 il gruppo nazionale straniero più presente nelle strutture ricettive
italiane è quello tedesco. Sicuramente favoriscono questa attrazione verso
l’Italia alcune linee guida del turismo italiano. L’attenzione alla
sostenibilità, per esempio, è qualcosa che risuona con piacere nelle orecchie
dei viaggiatori tedeschi”.
Secondo i primi
risultati della Reiseanalyse 2024, oltre 6 milioni di turisti tedeschi che
hanno visitato l’Italia nell’anno in corso.
“Abbiamo voluto
premiare la potenza del racconto per arricchire e motivare l’immagine del
viaggio ed aiutare a tradurre il desiderio in realtà” ha spiegato la Presidente
ENIT Alessandra Priante. “Il racconto dei luoghi meno conosciuti della nostra
penisola aiuta a promuovere la diversità geoculturale e identitaria italiana,
consentendoci di comunicare un’Italia densamente ricca di esperienze uniche e
irripetibili”.
I premi
Su un totale di
128 contributi presentati, la giuria di esperti ha selezionato i vincitori e le
vincitrici in sei categorie di concorso:
Guida di viaggio:
“Endlich Zeit für Venetien” di Beate Giacovelli, Styria Buchverlag
Reportage print: “Wildes Italien” di Annette Reuther,
Süddeutsche Zeitung
Servizi
televisivi: Die Adria di Caroline Haertel und Mirjana Momirovic, arte TV
Trasmissioni radiofoniche:
Comacchio – Hauptstadt di Aale von Manfred Schuchmann, BR2 radioReise
Blog di viaggio:
Die Basilikata: Unser Guide für Italiens unbekanntes Juwel di Rebecca Hirsch,
22places
Podcast: Reise nach Triest: Unsere Must Sees und Geheimtipps
di Tinka Dippel e Silvia Tyburski, Merian Podcast “Reisen beginnt im Kopf”.
In questa 30°
edizione è stato assegnato anche un Premio Speciale fuori categoria dedicato ai
reportage che hanno esplorato destinazioni italiane meno conosciute.
Premio speciale:
Die Sterne von Salina di Herbert Taschler e Udo Bernhart, Christian Verlag.
(aise/dip 22)
IIC di Amburgo. Salone Internazionale del Graphic Novel con Federico
Cacciapaglia, Javi Rey e Alfred
Amburgo – Dal
2010, gli Istituti culturali europei di Amburgo riuniti nell’associazione
EUNIC Amburgo – Instituto Cervantes, Istituto Italiano di Cultura,
Goethe-Institut, Institut français Hamburg, Instituto Camões, presso l’Istituto
di Romanistica dell’Università di Amburgo – presentano l’Internationaler Graphic
Novel Salon – Il Salone Internazionale del Graphic Novel. Per l’edizione di
quest’anno, Eunic Hamburg e Infopoint-Europa hanno invitato gli autori Alfred
(Francia), Federico Cacciapaglia (Italia) e Javi Rey (Spagna) a presentare le
loro ultime opere e a mostrare le diverse declinazioni del graphic novel come
medium. L’evento, organizzato da Eunic Hamburg con Europe Direct
Info-Point Europa Hamburg in collaborazione con la libreria Strips&Stories,
il Comicfestival Hamburg e il sostegno della Fondazione Alfred Toepfer Stiftung
F.V.S., si è tenuto giovedì 10 ottobre dalle ore 19:00 alle ore 22:00
presso l’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo, in tedesco, spagnolo,
italiano e francese, con traduzione in tedesco, e si è svolto nell’ambito del
Comicfestival. La moderazione della serata è stata curata dalla Dr.ssa
Francesca Bravi dell’Università CAU di Kiel e la traduzione in consecutiva in
italiano dalla Dr.ssa Angelica Giribaldi dell’Università di Greifswald, mentre
la traduzione in spagnolo è stata eseguita da Carmen Almendros, traduttrice,
interprete e autrice e quella in francese da Svenja Huckle, traduttrice e
interprete simultanea, consecutiva o sussurrato in francese, inglese e
spagnolo. Alla serata hanno partecipato numerose persone provenienti dai Paesi
degli autori, ma anche tedeschi e di altre nazionalità. Al termine
dell’evento si è potuto dialogare direttamente con gli autori davanti a bevande
e spuntini offerti dai tre Istituti di cultura organizzatori. Inoltre il
firmacopie è stato quasi lungo quanto l’evento, poiché gli artisti non si
limitavano a scrivere semplicemente una dedica, ma hanno scatenato la loro
fantasia e usato la loro bravura per disegnare a ogni richiedente un soggetto
diverso. Il fumettista Federico Cacciapaglia vive dal 2012 a Berlino, anche se
sostiene di vivere in una realtà fluida chiamata “Acquaspazio”. Nel suo fumetto
Bipolar Bear (l’orso bipolare), racconta la storia di un orso polare che
viaggia con la personificazione della morte dal Polo Nord al Polo Sud,
esplorando diversi temi come il cambiamento climatico, l’estinzione, la vita,
la morte, il dolore, l’amore e la speranza. Federico è nato a Roma nel 1987. Si
è laureato in filosofia nella sua città, ha studiato alla Comic University di
Roma e alla School of Visual Arts di New York. Nel 2011 ha partecipato alla
Biennale d’Arte di Venezia. Da quando vive a Berlino, si concentra
principalmente sulle sue storie a fumetti, che affrontano la problematicità del
mondo contemporaneo. Disegna anche piccoli dinosauri, di cui pubblica le storie
su Instagram. Federico viaggia molto ed è coinvolto in vari festival della
scena fumettistica underground in Europa. I suoi libri “Die Growls” (2016)
”Mjam mjam, Italienisches Kochtheater” (2017), “Immigrant Star” (2017), ”How to
sail to the moon” (2020),”Impfland” (2021) sono stati pubblicati da Jaja Verlag
a Berlino. La sua più recente pubblicazione con Jaja Verlag è appunto la
divertente ed emozionante graphic novel “Bipolar Bär”. L’opera del
fumettista spagnolo Javi Rey, “Un nemico del popolo”, è un adattamento a
fumetti del dramma di Henrik Ibsen, pubblicato nel 2023, che racconta la storia
di una città la cui principale fonte di reddito è il turismo balneare.
Tuttavia, il medico Thomas Stockmann scopre che l’acqua è contaminata e avverte
dei gravi pericoli per la salute dei cittadini, dei turisti e dei pazienti,
scontrandosi così con l’atteggiamento ostile di personalità influenti. Javi
Rey, nato nel 1982, è un illustratore e fumettista freelance. È cresciuto a
Barcellona e ha studiato presso l’illustre scuola catalana di illustrazione
Escola Joso. È poi entrato nel mondo dell’animazione lavorando come freelance e
storyboarder. Da allora ha pubblicato diverse graphic novel, una delle quali è
stata persino nominata agli Eisner Awards. Rey vive a Barcellona. Infine,
l’autore francese Alfred presenta Maltempo, la storia di Mimmo, un adolescente
del Sud Italia che vede nella sua chitarra e in un’audizione musicale un modo
per sfuggire alla povertà e all’influenza della mafia e inseguire il suo sogno
di rock’n’roll. Lionel Papagalli, noto come Alfred nel mondo dei fumetti, è
nato a Grenoble (Francia) nel 1976. Proveniente da una famiglia di artisti,
scopre presto la gioia di creare. All’età di diciotto anni fonda una piccola
casa editrice dove pubblica diversi fumetti. Il suo debutto in questo settore
avviene nel 1997 con l’editore francese Delcourt. Per la sua opera Come Prima,
ha ricevuto il premio per il miglior album al Festival internazionale del
fumetto di Angoulême nel 2014. La manifestazione del 10 ottobre presso
l’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo e i tre bravissimi fumettisti hanno
evidenziato la versatilità del graphic novel come forma d’arte, mostrando le
tendenze attuali nella progettazione artistica e nella scelta dei soggetti,
coinvolgendo talenti provenienti da diversi Paesi europei. (Inform/dip 15)
Conferenza Usef. Un ponte di legalità tra Baviera e Sicilia
Monaco di Baviera
- Una conferenza internazionale sulla lotta alla criminalità e sul ponte di
Legalità tra Baviera e Sicilia, organizzata dall’USEF, con finanziamento della
regione Sicilia, ospitata dal gruppo parlamentare della Deputata Bavarese
Christiane Feichtmeier (SPD), lei stessa ex Poliziotta, e dal Vicepresidente
del Parlamento Bavarese, Markus Rinderspacher, ex giornalista televisivo.
La conferenza ha
coinvolto il presidente della Commissione Antimafia Siciliana, Antonello
Cracolici, il Giudice tedesco di origini siciliane, Alessandro Bellardita, il
giornalista giudiziario dell’organo di radiocomunicazione di stato della
Baviera (BR) Oliver Benedixen, il Dirigente USEF nonché deputato del Pd eletto
in Sudamerica, Fabio Porta, e Philip Kania, Unione di polizia, Gruppo distretto
polizia federale/dogana, per la moderazione della Deputata Bavarese Christiana
Feichtmeier e della Dirigente USEF Daniela Di Benedetto. Le conclusioni sono
state affidate al Presidente USEF Angelo Lauricella (anche dirigente ANPI ed ex
parlamentare).
La conferenza è
stata preceduta dalla presentazione della mostra "Giornalisti: Testimoni
di Verità" realizzata dall’ordine dei giornalisti siciliano e dedicata ai
giornalisti siciliani (ODG) uccisi dalla mafia e dal terrorismo, ben 10 solo
tra i Siciliani.
La mostra è stata
introdotta da Roberto Gueli, Presidente dell'ODG nonché direttore della più grande
redazione europea (TGR), da Salvo Li Castri, vicepresidente ODG e pubblicista,
Francesco Nicastro, curatore della mostra, ex Presidente ODG, oggi Direttore
del Centro Studi Pio La Torre "A Sud’Europa". Proprio Nicastro fu
chiamato al giornale L‘Ora a sostituire il collega Mario Francese, appena
ucciso dalla mafia, anche da qui la sua particolare sensibilità per questo
importante tema: la libertà di stampa e l’esposizione dei giornalisti alla
criminalità.
Presenti in sala
il Console Generale, Sergio Maffettone, e il consigliere CGIE, Gianluca Errico.
Dalla conferenza è
emerso che quello che si ritiene troppo spesso essere un fenomeno prettamente
italiano, la criminalità organizzata, è invece un fenomeno ormai europeo, che è
riuscito infatti a infiltrarsi nell'economia tedesca quasi senza ostacoli. Un
business da miliardi di euro all’anno solo in Germania, come confermato da
Kania e Bellardita, contro il quale la Germania non è opportunamente
attrezzata, né da un punto di vista culturale, né tantomeno e soprattutto
legislativo e politico.
Riciclaggio di
denaro, traffico di esseri umani, spaccio di droga, intimidazioni agli organi
giudiziari, procure e giornalisti sono anche in Germania all'ordine del giorno,
riferisce Feichtmeier.
Anche Cracolici,
presentando in modo chiaro e preciso il fenomeno, ragguaglia di fronte al
rischio di non affrontare in modo congiunto la criminalità organizzata e il
fenomeno mafioso.
Gli esperti
Cracolici, Bellardita, Porta, Bendixen, Kania sono risultati tutti essere
d'accordo: ci sono miglioramenti nell'applicazione della legge, ma c'è ancora
molto da fare nel campo della legislazione.
Alcuni degli
esempi citati sono l’inasprimento del paragrafo 129 del codice penale tedesco,
più personale nelle autorità investigative e di controllo, più risorse nella
politica educativa.
Al termine di un
ricco dibattito, Lauricella ha presentato le sue conclusioni introducendo il
percorso storico che ha portato al concepimento degli strumenti costituzionali
italiani a difesa delle fasce deboli e della democrazia stessa e ha auspicato
una maggiore armonizzazione a livello europeo dei processi investigativi e
giudiziari, nonché degli strumenti giuridici e culturali per una lotta comune
alla criminalità organizzata.
La conferenza, dotata
di collegamento in remoto e traduzione simultanea, è stata accompagnata al
Pianoforte dalla pianista di origine siciliana, Serena Chillemi, con “Libertà è
Partecipazione” di G.Gaber, brano che aveva accompagnato per anni gli aperitivi
politico-musicali da lei portati in giro per Monaco con Daniela Di Benedetto e
una Toccata di Eliodoro Sollima, componista siciliano e forse il primo a
dedicare un brano alle vittime di mafia.
La conferenza è
stata seguita da un momento di networking altrettanto partecipato e
accompagnato da un aperitivo.
In seguito alla
manifestazione la mostra è stata spostata presso il Consolato Generale di
Monaco di Baviera dove resterà visitabile negli orari di apertura dello stesso
fino a fine Ottobre.
Daniela Di
Benedetto, ideatrice del format e coordinatrice in loco con Christiane
Feichtmeier, ha espresso piena soddisfazione per la riuscita di un evento molto
complesso per i temi affrontati e le modalità necessarie ma impeccabile nel
risultato, anche grazie al supporto tecnico garantito dal Parlamento Bavarese,
alla competenza e paziente professionalità delle interpreti, e alla passione
messa da tutti i convenuti.
Di Benedetto ha
riferito dunque che da anni era suo desiderio portare questi temi a questo
livello nel cuore di un luogo di esercizio democratico come il parlamento
Bavarese e ha ricordato in conclusione l’esperienza di "Un’altra Italia a
Monaco di Baviera".
"Se un
cambiamento culturale deve avvenire - ha spiegato la stessa Di Benedetto -
dobbiamo volerlo e affrontarlo tutti insieme, anche in Germania. Noi italiani
non possiamo continuare ad affrontare questi temi tra di noi se vogliamo che
soluzioni internazionali e locali in altri sistemi giuridici vengano trovate.
Occorre costruire ponti di legalità, anche tra Baviera e Sicilia". (aise/dip 21)
Berlino. Appuntamenti Comites. Ultime “Visioni Sarde”
Si terrà sabato 16
novembre, alle ore 19.00 presso la sede del Comites di Berlino, l’ultimo
appuntamento con i cortometraggi sardi “Visioni Sarde”.
A presentare il
progetto e condurre il dibattito seguente alla visione dei film saranno
Federico Quadrelli, Presidente del Comites Berlino, ed Elettra de Salvo,
Consigliera del Comites stesso.
La Regione
Autonoma della Sardegna promuove la rassegna itinerante "Visioni
Sarde" con lo scopo di raccontare nel mondo la Sardegna attraverso il
cinema, distribuendo le sue migliori produzioni dell'anno.
I film sono
sottotitolati in modo da rappresentare uno strumento strategico per la
diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero.
La lista di titoli
proposti rappresenta, sia a livello di stile che di contenuti, la cifra di
questa edizione della rassegna. Pur se girati in Sardegna i film esprimono temi
di valore universale. Il loro livello artistico è riconosciuto da numerosi premi
e riconoscimenti.
I titoli
proiettati sono: Incappucciati, foschi (13 Minuti) Nicola Camoglio; Una coppia
viene a contatto con una banda di rapitori; Quello che è mio (19 minuti) Gianni
Cesaraccio; Ex soldati malati terminali cercano di dare dignità ai loro ultimi
giorni; Ranas (18 Minuti) Daniele Arca, presente il regista in collegamento
online.
Per partecipare
alla proiezione è obbligatoria la prenotazione inviando una e-mail a info@comites-berlin.de.
Il prossimo 4
novembre alle 11.00 presso il cimitero di Vegueta - Las Palmas de Gran Canaria,
il Comites presieduto da Maurizio Mior organizza una cerimonia per commemorare
i defunti. Ne dà notizia Giuseppe Bucceri, Segretario del Comites della
Circoscrizione Consolare di Arona, spiegando che la cerimonia è organizzata in
stretta collaborazione con il Vice Consolato di Arona rappresentato da Anna
Laura Vieceli - Agente Consolare d'Italia a Las Palmas de Gran Canaria - e il
Console Emerito Carlo De Blasio.
Officerà la
cerimonia sua Eccellenza Don Cristobal, Vescovo Ausiliario della Diocesi di Las
Palmas.
Aperta a tutti i
connazionali e non che vorranno partecipare, la cerimonia sarà accompagnata dal
canto della soprano Rosanna Ciulli.
Oltre ai defunti
verrà commemorata anche la tragedia dell’affondamento del bastimento italiano
“Sud America”: l’incidente avvenne il 13 settembre 1888 nelle acque del porto
della città di Las Palmas, dove il piroscafo Italiano fu speronato da una nave
francese.
In quella tragedia
morirono 6 membri dell’equipaggio e numerosi passeggeri fra cui 81 italiani che
facevano ritorno da Rio de Janeiro a Genova.
“Dialoghi con la
Logopedista” è un laboratorio condotto dalla dottoressa Anna Biavati rivolto ai
genitori italiani che vivono in Scozia, con particolare attenzione allo
sviluppo del linguaggio, alla gestione della balbuzie e del mutismo selettivo
dei bambini e delle bambine. Ad organizzarlo, il prossimo 9 novembre, è il
Comites Scozia – Irlanda del Nord.
L’incontro – in
programma dalle 10.00 alle 12.00 alla Broughton High School (29 East Fettes
Avenue Edinburgh EH4 1EG) - mira a fornire ai genitori una comprensione
approfondita dei benefici del bilinguismo, dei prerequisiti fondamentali per lo
sviluppo linguistico e delle strategie pratiche per affrontare eventuali
difficoltà di comunicazione in modo sereno ed efficace.
Obiettivo del
laboratorio offrire sia un approfondimento teorico che un workshop pratico per
rafforzare le competenze e il coinvolgimento dei genitori nel supporto linguistico
dei propri figli.
L’incontro è
gratuito ma occorre registrarsi qui. (focus\aise\dip 28)
Lotta alla mafia, Fabio Porta (Pd) alla conferenza a Monaco di Baviera
organizzata dall’Usef
Monaco di Baviera –
Nella Sala conferenze del Parlamento Bavarese il 19 ottobre si è tenuta
la conferenza “Legalità e lotta alla criminalità organizzata: un
ponte europeo tra Baviera e Sicilia”, organizzata dall’Unione Siciliana
Emigrati e Famiglie (USEF), con il sostegno finanziario della Regione Sicilia.
“Una bellissima iniziativa, riuscitissima nella forma, nei contenuti e nella
numerosa e qualificata partecipazione” commenta il dirigente Usef e
deputato del Pd Fabio Porta (eletto nella circoscrizione Estero-ripartizione
America Meridionale) , che ha preso parte all’evento. “Grande partecipazione e
un dibattito di altissimo livello hanno caratterizzato la conferenza” ha
aggiunto l’on. Porta spiegando che essa è stata ospitata dal gruppo
parlamentare della deputata bavarese Christiane Feichtmeier (SPD), ex
poliziotta, e dal vicepresidente del Parlamento Bavarese Markus Rinderspacher,
ex giornalista televisivo. La conferenza, riferisce ancora il
deputato, ha riunito figure di spicco tra Italia e Germania, tra cui l’On.
Antonello Cracolici, Presidente della Commissione Antimafia Siciliana, il
giudice tedesco di origini siciliane Dr. Alessandro Bellardita, il giornalista
giudiziario dell’organo di radiocomunicazione di stato della Baviera (BR),
Oliver Benedixen, e Philip Kania, rappresentante dell’Unione di polizia
federale tedesca. L’evento è stato moderato dalla deputata Christiane
Feichtmeier e dalla dirigente USEF Daniela Di Benedetto, mentre le conclusioni
sono state affidate ad Angelo Lauricella, presidente USEF (dirigente ANPI ed ex
parlamentare). Presenti anche il Console Generale d’Italia, Sergio Maffettone,
e il Consigliere CGIE, Gianluca Errico. “In apertura – informa l’on.
Porta – è stata presentata la mostra ‘Giornalisti: Testimoni di Verità’,
realizzata dall’Ordine dei Giornalisti Siciliano e dedicata ai giornalisti
siciliani caduti sotto i colpi della mafia. La mostra, introdotta da Roberto
Gueli, presidente dell’ODG Sicilia, ha visto anche gli interventi di Salvo Li
Castri, vicepresidente ODG e pubblicista, e Francesco Nicastro, curatore
dell’esposizione, ex Presidente ODG, oggi Direttore del Centro Studi Pio La
Torre “A Sud’Europa”. Proprio Nicastro – ricorda Porta – fu chiamato al
giornale “L’Ora” a sostituire il collega Mario Francese, ucciso dalla mafia,
anche da qui la sua particolare sensibilità per questo importante tema: la
libertà di stampa e l’esposizione dei giornalisti alla criminalità”. “Nel
corso del dibattito – spiega Porta – è emerso che il fenomeno della
criminalità organizzata, spesso percepito come esclusivamente italiano, si è
infiltrato anche nell’economia tedesca”. “Il giudice Bellardita e l’esperto di
sicurezza Kania – continua il deputato – hanno confermato che la Germania, pur
facendo progressi, non è ancora sufficientemente preparata, soprattutto a
livello legislativo, per contrastare efficacemente il fenomeno”. “Antonella
Cracolici – prosegue Porta – ha illustrato il pericolo di non affrontare in
modo congiunto le mafie, mentre Fabio Porta ha delineato il quadro dell’ampia
legislazione antimafia, dalla Convenzione di Palermo del 2000 alle più recenti
novità in materia di lotta alla criminalità organizzata. Gli interventi di
Bellardita, Bendixen e Kania hanno evidenziato la necessità di rafforzare il
quadro legislativo e di intervenire su diversi ambiti, quali ad esempio,
l’inasprimento del paragrafo 129 del codice penale tedesco, l’aumento delle
risorse per le autorità investigative e per la promozione della politica
educativa. Al termine del ricco dibattito, il Presidente Lauricella ha
ricordato il percorso storico che ha portato al concepimento degli strumenti
costituzionali italiani a difesa delle fasce deboli e della democrazia stessa,
auspicando una maggiore armonizzazione a livello europeo dei processi
investigativi e giudiziari, nonché degli strumenti giuridici e culturali per
una lotta comune alla criminalità organizzata”. La conferenza ha visto, inoltre
– riferisce il deputato – , l’esibizione al pianoforte della musicista di
origine siciliana Serena Chillemi, che ha eseguito “Libertà è Partecipazione”
di Giorgio Gaber e una “Toccata” di Eliodoro Sollima, brano dedicato alle
vittime della mafia. In seguito, i partecipanti hanno avuto l’opportunità
di fare networking durante un aperitivo. La mostra “Giornalisti: Testimoni di
Verità” sarà visitabile presso il Consolato Generale di Monaco di Baviera fino
alla fine di ottobre.
(Inform/dip 23)
Bochum. Deceduto Aduo Vio. L’addio dei Bellunesi nel Mondo
L'Associazione
Bellunesi nel Mondo ha annunciato con profondo dolore la scomparsa di Aduo Vio,
figura centrale per la comunità degli emigrati bellunesi in Germania. Vio,
presidente onorario della Famiglia Bellunese del Nord Reno-Westfalia e della
Germania, è venuto a mancare giovedì 17 ottobre, a Bochum, all'età di 89 anni,
dopo una breve malattia.
Oscar De Bona,
presidente dell'Associazione Bellunesi nel Mondo, ha espresso il suo cordoglio:
"È una perdita che ci addolora profondamente. Conoscevo Aduo da
quarantacinque anni, e tra noi si era instaurato un rapporto di grande stima e
amicizia. Era innamorato della sua terra, Belluno, e, anche da lontano, ha
sempre lavorato per promuoverla. In Germania, ha saputo far conoscere il meglio
della provincia bellunese e, allo stesso tempo, ha promosso le eccellenze
tedesche nel suo territorio d'origine".
Tra i numerosi
progetti che Vio ha portato avanti con passione, si ricorda la pubblicazione di
una serie di libri dedicati alla storia di Belluno, con particolare attenzione
al mondo dei gelatieri, realizzati insieme al compianto Ivano Pocchiesa. Uomo
di grande cultura, era anche un caro amico dell’artista bellunese Franco
Fiabane e sognava di realizzare un museo a Belluno con le opere dell’artista.
Aduo Vio è stato
un membro attivo dell’Associazione Bellunesi nel Mondo e per molti anni ha
presieduto la Famiglia Bellunese del Nord Reno-Westfalia, partecipando
assiduamente alle attività dell’associazione e fornendo un contributo prezioso
per il benessere degli emigrati. A testimonianza del suo impegno, Vio ha donato
una macchina per il gelato di fine Ottocento al MiM Belluno, il Museo
Interattivo delle Migrazioni, dove è esposta all’ingresso come simbolo del suo
amore per le radici bellunesi.
Tra le numerose
iniziative che ha promosso, spicca il progetto di creare un museo del gelato a
Belluno. In Germania, Vio possedeva un magazzino con numerosi pezzi storici
legati a questo settore, un patrimonio che sperava di poter valorizzare anche
in Italia. "È stato un grande ambasciatore della nostra terra - ha
affermato De Bona -, e ora ha raggiunto il suo caro amico Mario Sechi,
scomparso appena una settimana fa. Un pensiero speciale va a sua moglie.
Grazie, Aduo, per tutto quello che ci hai lasciato".
Nato a Belluno nel
1935, Aduo Vio emigrò in Svizzera, Francia e infine in Germania, dove nel 1973
fu tra i fondatori della Famiglia Bellunese del Nord Reno-Westfalia. Nel 1990
contribuì alla nascita della Famiglia Bellunese di Vienna, continuando a
impegnarsi per mantenere vivo il legame tra gli emigrati e la patria attraverso
iniziative culturali e sportive. Oltre a essere un imprenditore di successo,
titolare della Novarredo a Bochum, Vio fu anche presidente del Tennis Club
della città e insignito del titolo di Grande Ufficiale della Repubblica
Italiana. Nel 2005, ricevette il prestigioso premio “Bellunesi che onorano la
provincia di Belluno in Italia e all'estero”.
Maurizio Paniz,
presidente onorario dell'Associazione Bellunesi nel Mondo, ha ricordato Vio
come "una colonna portante, unica per impegno, dedizione e amore per
Belluno. Non è stato solo un grande imprenditore, ma anche un ambasciatore
esemplare dei valori bellunesi nel mondo".
Anche Riccardo
Simonetti, attuale presidente della Famiglia Bellunese del Nord Reno-Westfalia,
ha voluto esprimere il suo ricordo: "Con Vio se ne va uno dei fondatori
del nostro sodalizio. Era un uomo di grande cultura, con il quale si poteva
parlare di tutto, dagli artisti bellunesi allo sport. Ci mancherà molto".
Gioachino Bratti,
presidente onorario Abm, ha concluso con un toccante tributo: "Ci lascia
un'altra importante figura dell'Associazione Bellunesi nel Mondo. Aduo Vio è
stato una guida autorevole e appassionata, un rappresentante dell’ingegno e
dell’operosità italiana all'estero, e un punto di riferimento per i bellunesi
in Germania. Di lui conserveremo un ricordo affettuoso, e siamo vicini nel
dolore alla moglie, che gli è stata sempre accanto".
La comunità
bellunese e l’Associazione Bellunesi nel Mondo hanno spiegato che continueranno
a ricordare Aduo Vio con profonda gratitudine, per l’inestimabile contributo
che ha dato nel mantenere vivo il legame tra Belluno e i suoi figli emigrati.
(aise/dip 18)
Monaco di Baviera. Giuseppe Locoselli vince “The Best Italian Chef Germany
2024”
Grande successo
per “The Italian Show”: degustazioni, mixology e alta cucina per celebrare il
Made in Italy in Germania
Monaco di Baviera
ha ospitato la terza tappa dei cinque eventi di “The Italian Show” nel 2024. La
collaborazione tra “I Love Italian Food” e l’Associazione Italiana Cuochi in
Germania e.V. per riproporre questo format in Germania sottolinea l’impegno nel
promuovere la cucina italiana nel panorama gastronomico internazionale.
Il settore della
ristorazione bavarese, ricco di cucine regionali e internazionali, rappresenta
un contesto ideale per valorizzare il vero Made in Italy. Attraverso “The
Italian Show”, l’obiettivo è creare un ponte tra i produttori italiani e i
professionisti del settore alimentare in Germania, contribuendo così a
diffondere la cultura enogastronomica italiana.
“Siamo molto entusiasti
di supportare l’impegno di Gianluca Casini, Presidente dell’Associazione Cuochi
Italiani in Germania, nel promuovere la nostra cultura gastronomica in questo
mercato”, ha dichiarato Alessandro Schiatti, Amministratore Delegato di I Love
Italian Food.
Un elemento
centrale dell’evento di Monaco di Baviera è stata l’Enoteca, guidata
dall’esperta Faye Cardwell, con la partecipazione dei sommelier Corinna Siena e
Stefano Borelli (Coldiretti), che hanno offerto degustazioni di vini italiani,
abbinati a pizze e formaggi. Grande successo ha riscosso anche la Bar Station,
dove il team della Barschule München ha presentato approfondimenti sulla
mixology, con una selezione di cocktail e mocktail.
Tra le numerose
attività pensate per formare e intrattenere i professionisti presenti a “The
Italian Show”, è stata allestita una tasting station con preparazioni curate
dal team di cuochi dell’Associazione Italiana Cuochi in Germania e.V. Inoltre,
si è svolta la finale del concorso “The Best Upcoming Chef of Italian Cuisine
in Germany 2024”, vinta dallo chef pugliese Giuseppe Locoselli, scelto tra sei
finalisti da una giuria di esperti internazionali: Mariella Caruso (Identità
Golose), Cettina Vicenzino (autrice di libri di cucina italiana in lingua
tedesca), Heros De Agostinis (Executive Chef dell’Anantara Palazzo Naiadi
Leading Hotel Of the World e Ineo Restaurant), Carmelo Carnevale (Presidente
dell’ICC Italian Culinary Consortium) e Gianluca Casini (Presidente
dell’Associazione Italiana Cuochi in Germania e.V.).
Lo chef Locoselli,
che lavora in un noto ristorante di Bari (il Bahari), ha ricevuto questo
prestigioso riconoscimento, distinguendosi nel concorso “The Best Italian Chef
Germany 2024” e superando tutti i concorrenti in gara.
La famiglia
Locoselli ha dimostrato ancora una volta la propria passione, dedizione e
talento: lo scorso anno, Antonio Locoselli ha vinto il medesimo concorso, e
quest’anno Giuseppe ha trionfato grazie alla sua creazione, la Bombetta
Pugliese 2.0. Questo piatto innovativo reinterpreta la tradizionale bombetta
pugliese, con carne di manzo marinata avvolta attorno a un ripieno di
pistacchio e caciocavallo dolce, servita su una chip di basilico con spuma di
capocollo e un crumble di olive e mandorle.
In sintesi, un
connubio di sapori che porta innovazione nella cucina pugliese.
Infine, si è
tenuta la cerimonia di premiazione per i locali che hanno ricevuto il
riconoscimento “100% Italiano”, una selezione di ristoranti, pizzerie e caffè
che offrono un’autentica esperienza culinaria italiana a Monaco di Baviera.
CdI ottobre
Le recenti puntate di Cosmo italiano, ex-Radio Colonia
25.10.2024. Una
legge per migliorare la qualità degli asili tedeschi
Secondo uno studio
recente sarebbero 300mila i posti d'asilo nido mancanti in Germania, una nuova
legge dovrebbe migliorare l'offerta potenziando i fondi, ce ne parla Enzo
Savignano. Della quotidianità degli asili tedeschi tra educatori mancanti o
introvabili e genitori sotto pressione abbiamo parlato con Florian Sergola,
direttore dell'Asilo italiano di Berlino.
24.10.2024.
Migranti: dal piano sicurezza tedesco, al modello Italia-Albania
Stretta sui
migranti in Europa. In Germania, dopo i controlli serrati sui confini, sta per
essere approvato un pacchetto "sicurezza", che renderà più veloci i
rimpatri, ce ne parla Enzo Savignano. Ma si guarda anche al modello
Italia-Albania che punta all’esternalizzazione della gestione dei profughi.
L'analisi del giornalista Lambruschi. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/migranti-germania-italia-albania-100.html
23.10.2024. Oro
d'oliva: perché l'olio costa tanto e come riconoscere quello buono
L'olio d'oliva sta
diventando un vero e proprio bene di lusso, negli ultimi tre anni è il prodotto
alimentare ad aver subito i maggiori rincari. I motivi sono molteplici: dai
cattivi raccolti, all’aumento dei costi di produzione, all'inflazione. Ma qual
è il prezzo giusto da pagare per un litro d'olio d'oliva? E come fare per
riconoscere il vero extra vergine? Ne parliamo con due esperti: Valerio
Tortoriello, importatore di oli di Colonia, e Massimo Epifani, uno dei massimi
"sommelier dell'olio" in Italia. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/olio-oliva-caro-100.html
22.10.2024. La SPD
alla ricerca di una nuova identità. Il partito socialdemocratico tedesco guida
da tre anni una litigiosa coalizione semaforo e nei sondaggi è distaccato dalla
CDU e si contende il secondo posto con l'AfD. Il cancelliere Scholz non brilla
per carisma e il partito è stato appena scosso dalle dimissioni del giovane e
brillante segretario generale Kühnert. Dei problemi della SPD parliamo con Enzo
Savignano, mentre con la militante SPD di Monaco, Daniela Di Benedetto,
cerchiamo di capire su quali basi la SPD prova a rilanciarsi.
https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/spd-crisi-100.html
21.10.2024. Da
Marconi al podcast: 100 anni di radio in Italia
Nell'ottobre 1924,
venivano inaugurate ufficialmente le trasmissioni radiofoniche in Italia, Enzo
Savignano ripercorre con noi questi primi 100 anni di radio. La nascita della
radio è legata alle scoperte rivoluzionarie di Guglielmo Marconi, ne parliamo
con Paolo Ravazzani, Direttore dell'Istituto di elettronica e ingegneria
dell'informazione del CNR. Con a Andrea Borgnino di RaiPlay Sound riflettiamo
sull'impatto che formati digitali come i podcast hanno avuto sulla radio
tradizionale. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/radio-100anni-100.html
20.10.2024.
Buchmesse: Barbero e Rovelli su fake news, propaganda e potere
Ultimo speciale di
COSMO italiano dalla Fiera del libro di Francoforte. Cristina Giordano e
Daniela Nosari hanno incontrato lo storico e scrittore Alessandro Barbero con
cui hanno parlato di fake news di ieri e di oggi. Mentre il fisico e
divulgatore scientifico Carlo Rovelli approfondisce il ruolo degli
intellettuali nella critica al potere. Con Igiaba Scego, infine, c'è spazio per
uno sguardo alla società italiana di oggi e alla sua "pluralità".
19.10.2024.
Buchmesse: Saviano, Di Pietrantonio e Giordano sul ruolo degli intellettuali.
Continuiamo a raccontarvi la Fiera del Libro di Francoforte: Cristina Giordano
e Daniela Nosari hanno incontrato oggi due vincitori del Premio Strega,
Donatella Di Pietrantonio (2024) e Paolo Giordano (2008), e dialogato con loro
sul ruolo degli intellettuali e il rischio della censura. Ma oggi è stata anche
la giornata di Roberto Saviano, accolto come una star dal pubblico della
Buchmesse, che ha parlato, tra l'altro, della sua personale strategia contro la
paura.
18.10.2024.
Buchmesse: parlando con Scurati e Segre dei fascismi di ieri e di oggi. COSMO
italiano è a Francoforte per ascoltare e intervistare i più importanti autori
italiani presenti a questa edizione della Fiera del Libro che vede l'Italia
come Paese ospite. Cristina Giordano e Daniela Nosari hanno avuto l'opportunità
di parlare con Antonio Scurati e Liliana Segre di fascismo e antifascismo e di
come sia un dovere degli intellettuali contrastare l'ondata di estrema destra
che rischia di sommergere tutta Europa.
16.10.2024.
Detenzione in Ungheria: i casi Salis e Maja T. Due casi analoghi di arresto e
detenzione nelle carceri ungheresi in cui vigono condizioni di detenzione
pesantissime: quello dell'italiana Ilaria Salis, ora eletta europarlamentare a
Bruxelles, e quello della tedesca Maja T., ancora in stato di detenzione.
Giulio Galoppo ci riassume la vicenda di Maja. Abbiamo raggiunto l'avvocata
Aurora D'Agostino che ha seguito il caso Salis.
15.10.2024. Dove
va la CDU di Friedrich Merz? Con Friedrich Merz la CDU prende una direzione
politica molto diversa da quella dei predecessori, soprattutto rispetto ad
Angela Merkel: la questione migranti, le alleanze e il rapporto verso le altre
culture vengno ridefinti. Giulio Galoppo ripercorre la carriera politica di
Merz mentre la giornalista e corrispondente dalla Germania Uski Audino fa una
serie di considerazioni sul ruolo dei conservatori tedeschi in vista delle
prossime elezioni politiche. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/friedrich-merz-cdu-germania-100.html
14.10.2024.
Mobbing a scuola: come combatterlo? Secondo un'indagine condotta tra gli
insegnanti in Germania, gli episodi di mobbing nelle scuole sarebbero aumentati
dopo la pandemia, ce ne parla Giulio Galoppo. È un trend che ci conferma anche
Antonietta Zeoli, Preside del Wim Wenders Gymnasium a Düsseldorf. Come
riconoscere il mobbing e come difendersi? Alcuni consigli per i genitori. https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/bullismo-cyberbullismo-scuola-germania-100.html
Musica italiana
non stop. Il nostro web channel COSMO Italia inoltre ti offre due ore di musica
non stop, che puoi ascoltare 24 ore su 24 sulla nostra pagina internet, sulla
app di COSMO e su Spotify.
https://www1.wdr.de/radio/cosmo/channels/italia-channel-100.html
Ascolta COSMO
italiano. Podcast, streaming e radio:
https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/index.html
Nella app gratuita
di COSMO:
Seguici su
Facebook https://www.facebook.com/cosmoitalienisch
Cosmo
italiano/de.it.press
Brevi di politica e di cronaca tedesca
L’SPD si allontana
dalla coalizione semaforo
Il neo Segretario
generale dell’SPD, Matthias Miersch, ritiene improbabile una continuazione
della coalizione dopo le elezioni di settembre 2025, in caso di vittoria. Le
polemiche tra SPD, Verdi e FDP si sono sovrapposte ai successi della
coalizione: “Ecco perché non credo che vi sia una grande propensione a
continuare l’alleanza semaforo. I temi in cui vi era comunione d’intenti hanno
fatto il loro corso: lo vedono tutti“. Inoltre, Miersch ha insistito sul fatto
che il governo semaforo “ha ottenuto davvero molto”, citando come esempi la
garanzia dell’approvvigionamento energetico dopo l’inizio della aggressione
russa contro l’Ucraina, l’ampliamento delle energie rinnovabili e l’aumento del
salario minimo.
Il Segretario
generale dell’SPD ha anche lodato la riforma ospedaliera e quella della legge
sull’immigrazione: “In una grande coalizione non saremmo mai riusciti a fare
tutto questo”. Miersch ha anche criticato la politica migratoria dell’Unione
(CDU-CSU): “Chi vuole plasmare il futuro deve fare di più di fomentare la
paura, altrimenti solo i populisti di estrema destra ne trarranno beneficio”,
replicando così a una dichiarazione del Segretario generale della CDU, Carsten
Linnemann, che aveva annunciato la revoca del diritto di cittadinanza in caso
di vittoria alle elezioni.
Nell’ultimo
sondaggio Allensbach, i Socialdemocratici ottengono il 15% e i Verdi il 10,5%
delle preferenze. L’FDP invece dovrebbe perdere l’ingresso al Bundestag, dato
che si ferma al 4,5%. CDU/CSU rimangono i due partiti più popolari, con oltre
il 30% delle preferenze.
Elezioni
regionali: la CDU cerca una maggioranza stabile
Sette settimane
dopo le elezioni regionali nei Länder della Germania est, che
hanno sconvolto la tenuta dei parlamenti regionali, la strategia della
filoputiniana Sarah Wagenknecht e della sua coalizione populista di sinistra
BSW si fa sempre più chiara. La CDU della Turingia ha respinto i suoi appelli
in cui Wagenknecht chiedeva una presa di distanza dal Presidente della CDU
Friedrich Merz. “Friedrich Merz è il nostro candidato alla Cancelleria ed è
sulla buona strada per la Germania”, ha messo nero su bianco la CDU della
Turingia. “Le richieste di Wagenknecht stanno diventando sempre più
avventurose”. E prosegue: “Continueremo nei prossimi giorni questo percorso nell’interesse
della Turingia, se possibile senza altri inutili interventi da Berlino”.
Nel capoluogo
Erfurt, la CDU, l’SPD e i rappresentanti di BSW stanno quindi cercando di
formare una coalizione che possa tenere lontana l’AfD dal potere. La Presidente
di BSW aveva chiesto in precedenza che la CDU della Turingia prendesse le
distanze dal suo leader a Berlino, giustificando ciò col “discorso spaventoso”
tenuto da Merz al Bundestag, in cui “aveva chiesto di fatto l’entrata in guerra
della Germania contro la Russia”. Il leader della CDU Merz ha ribadito
mercoledì scorso la sua richiesta al governo federale di fornire missili cruise
Taurus all’Ucraina per la difesa contro la Russia.
Mar Baltico: la
NATO rafforza le difese
La Nato rafforza
la linea difensiva nel Mar Baltico. Il ministro della Difesa Boris Pistorius
(SPD) ha inaugurato un nuovo quartier generale strategico della Marina a
Rostock. La Germania, che rappresenta la più grande flotta nel Mar Baltico
all’interno dell’alleanza NATO, ha assunto un ruolo di leadership regionale
dallo scorso 1° ottobre. Nel suo discorso, il ministro Pistorius ha
sottolineato la grande vicinanza geografica dei Paesi baltici alla Russia, che
cerca di destabilizzare la regione ricorrendo ad aggressioni continue. Il nuovo
quartier generale “svolgerà un ruolo decisivo nella protezione degli interessi
degli Stati della NATO contro tali aggressioni, soprattutto in considerazione
della vicinanza alla Russia”, ha affermato il ministro. Già nel 2017 la Nato
aveva deciso di istituire nuovi quartieri generali marittimi. Il nuovo centro
di comando sarà guidato da un ammiraglio tedesco, il suo vice sarà un
ammiraglio polacco, il capo di stato maggiore un ufficiale svedese. Oltre alla
Germania, al “CTF Baltic” prendono parte anche Danimarca, Estonia, Finlandia,
Francia, Gran Bretagna, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia e
Svezia.
Negli ultimi
tempi, l’alleanza ha osservato un crescente numero di atti di spionaggio da
parte della Russia nel Mar Baltico. L’obiettivo è quindi l’infrastruttura degli
Stati sul Baltico. “Dobbiamo garantire che Putin non riesca a farla franca”, ha
ammonito il ministro Pistorius riferendosi al dittatore russo. “Dobbiamo
difenderci e fare tutto il possibile per sostenere i nostri partner sul fianco
orientale della Nato”. Il ministro Pistorius ha dichiarato che l’aggressione
russa presenta manifestazioni di varia natura, ad esempio sotto forma di
attacchi ibridi o informatici, e che tali attacchi si pongono l’obiettivo di
“offuscare la linea di demarcazione tra guerra e pace”. Il ministro ha quindi
messo in guardia: “Mosca mira a destabilizzare la sicurezza europea, a minare
la fiducia e quindi a guadagnare influenza”.
Economia: la
Germania rischia una recessione
Il Fondo monetario
internazionale ha rivisto al ribasso le aspettative sulla crescita economica
tedesca nel prossimo anno rispetto alle previsioni, dichiarando che nel 2025
l’economia tedesca crescerà solo dello 0,8%. A luglio la stessa aveva previsto
una crescita dell’1,3% per il prossimo anno. Considerati tali dati, l’FMI è più
pessimista della coalizione semaforo, che al momento prevede una crescita
dell’1,1% per il prossimo anno, ma rimane invece più ottimista del governo
tedesco sulle prospettive per l’anno in corso, prevedendo una stagnazione con
una crescita dello 0%, mentre gli esperti tedeschi prevedono che l’economia
tedesca diminuirà dello 0,2% nel 2024.
In questo
contesto, il leader della CDU Friedrich Merz ha criticato il Cancelliere Olaf
Scholz (SPD), dichiarando che “se il Cancelliere Scholz continuerà come fatto
finora, non riuscirà a portare la Germania fuori dalla crisi strutturale che
investe crescita e occupazione. (…) Al contrario: il 2025 sarà forse il terzo
anno di recessione, e Lei, e nessun altro in questo Paese, ne sarà
responsabile”.
I vescovi tedeschi
criticano il Sinodo
Le cose non stanno
andando bene al Sinodo dei vescovi in Vaticano: a porte chiuse fioccano le
lamentele. Il vescovo Georg Bätzing, Presidente della Conferenza episcopale
tedesca, considera il tema del diaconato femminile decisivo per il futuro della
Chiesa in Germania. “Per l’ambiente culturale da cui provengo, la risposta a
questa domanda potrà decidere se le donne continueranno a cercare e a trovare
la loro casa nella Chiesa o meno”, ha dichiarato Bätzing all’assemblea plenaria
in Vaticano. “Negli ultimi giorni abbiamo discusso molto della necessità di
coinvolgere le donne, meglio di quanto fatto finora, nella gestione delle
comunità ecclesiali a tutti i livelli e nei processi di consultazione e
decisione. Ciononostante, questo non basta”, ha ammonito il vescovo,
aggiungendo che “gli scambi intercorsi al Sinodo hanno dimostrato che la
questione dell’ammissione delle donne al diaconato non viene sentita solo da
una piccola parte della Chiesa universale”.
Già prima
dell’inizio del Sinodo, il Presidente Bätzing aveva espresso il desiderio dei
vescovi tedeschi “che la Chiesa cattolica rendesse possibile l’ordinazione
diaconale per le donne”. La maggioranza del Sinodo, invece, aveva deferito la
questione a una commissione perché fosse esaminata, di fatto escludendola
dall’agenda. In precedenza, Papa Francesco aveva preso una chiara posizione in
merito, affermando che i tempi non sono “maturi”, provocando frustrazione tra i
partecipanti tedeschi. Il cardinale di Monaco Reinhard Marx ha invece esortato
alla pazienza, “perché la questione deve essere chiarita a livello di Chiesa
universale”.
Luoghi in
Germania: Friedrichshafen
È la seconda città
più grande sul lato tedesco del lago di Costanza (63.000 abitanti, Land
Baden-Württemberg). Ma invece dell’acqua, il luogo ha più a che fare con
l’aviazione. Qui un tempo venne costruito il famoso dirigibile Zeppelin e
l’idrovolante Dornier DO-X. Ora la cittadina accoglierà lo storico aereo
dirottato “Landshut”, appena arrivato all’aeroporto di Friedrichshafen, in
quella che sarà la sua esposizione permanente.
Il 13 ottobre 1977
l’aereo venne dirottato da un gruppo di terroristi palestinesi che cercavano
con l’atto di liberare i membri dell’associazione terroristica di sinistra RAF
(Rote-Armee-Fraktion) detenuti in Germania. L’aereo dirottato rimase in volo
per giorni, il pilota Jürgen Schumann venne ucciso dai terroristi. Nella notte
tra il 17 e il 18 ottobre 1977, l’unità antiterrorismo GSG 9 prese d’assalto
l’aereo che nel frattempo era atterrato all’aeroporto di Mogadiscio in Somalia,
uccidendo tre dei quattro sequestratori. Successivamente, il Landshut rimase in
servizio per decenni, da ultimo fino al 2008 presso una compagnia aerea
brasiliana. Sei anni fa è stato riportato in Germania per ricordare i
drammatici eventi di quei giorni.
Congresso della
CSU: Söder promette pieno sostegno al Candidato Merz
Dopo il mancato accordo
tra CDU e CSU sulla candidatura alla Cancelleria che portò alla sconfitta
elettorale quattro anni fa, questa volta al congresso della CSU ad Augusta, il
candidato alla Cancelleria Friedrich Merz si è presentato per la prima volta
agli elettori ottenendo grandi consensi. Il leader della CDU ha espresso parole
chiare sulla politica di asilo, insistendo sui respingimenti alle frontiere,
motivo per cui l’accordo dei gruppi parlamentari della coalizione semaforo su
un cosiddetto pacchetto sicurezza gli appare insufficiente. Tuttavia, il suo
obiettivo non è condurre una campagna elettorale sulla politica migratoria, ma
spera invece che i partiti democratici di centro risolvano questi problemi
assumendosi la propria responsabilità. A differenza del leader della CSU Markus
Söder, Merz non esclude categoricamente una coalizione con i Verdi. Il leader
bavarese Söder ha promesso pieno sostegno e lealtà al candidato Merz: “Puoi
contare sulla Baviera, ti rafforzeremo”.
Un limite massimo
al numero annuale di domande di asilo, la reintroduzione del servizio militare
obbligatorio e un chiaro no a una settimana lavorativa di quattro giorni:
questi sono i punti chiave con cui la CSU si appresta ad affrontare la campagna
elettorale. Il partito chiede un limite massimo ben al di sotto delle 100.000
domande di asilo all’anno (l’anno scorso in Germania ne sono state registrate
più di 300.000) e una riforma sostanziale del diritto di asilo. In
considerazione dell’aggressione della Russia, la CSU punta anche a predisporre
la reintroduzione del servizio militare obbligatorio. Ma non è tutto: “In
futuro questo dovrà essere integrato in un servizio generale obbligatorio nel
contesto di diversi tipi di servizi pensati per uomini e donne”. Inoltre, la
CSU chiede un “esercito di droni” e una “brigata cibernetica” per le forze
armate tedesche e più soldi per la difesa. A tal fine, è necessario prevedere
il 3% del prodotto interno lordo: l’obiettivo attuale è fissato al 2%.
Allarme dei
servizi segreti contro gli attacchi russi
I servizi segreti
tedeschi lanciano l’allarme contro gli attacchi ibridi e di sabotaggio russi.
“Stiamo assistendo a un’azione aggressiva da parte dei servizi segreti russi”,
ha dichiarato il Presidente dell’Ufficio federale per la protezione della
Costituzione (i servizi segreti interni tedeschi), Thomas Haldenwang. In
particolar modo, si registra un aumento “sia qualitativo sia quantitativo” di
atti di spionaggio e sabotaggio in Germania da parte di soggetti russi.
Il ministro
dell’Interno, Nancy Faeser (SPD), osserva pericoli crescenti dalle attività dei
servizi segreti russi in Germania: “Riscontriamo che il regime di Putin agisce
in modo sempre più aggressivo”. Il deputato Roderich Kiesewetter (CDU), ha
anche messo in guardia dagli atti violenti: “Prevediamo sabotaggi e omicidi
mirati”, mentre il ministro Faeser assicura che le agenzie di sicurezza
tedesche “stanno investendo enormi risorse per proteggere il nostro Paese dalle
minacce di spionaggio russo, sabotaggi e attacchi informatici“. Questi
dispositivi hanno già dimostrato la loro vigilanza. Riferendosi a precedenti
incidenti, il ministro ha sottolineato come si abbia “agito in modo coerente e
impedito possibili attacchi esplosivi per conto del regime russo in Germania”.
Il capo dei servizi di intelligence esterni tedeschi, Bruno Kahl, ha
dichiarato: “Il Cremlino vede l’Occidente e quindi anche la Germania come
avversari”. Al più tardi entro la fine del decennio, quindi intorno al 2030, la
Russia avrà i mezzi e gli uomini per attaccare l’Occidente: “Putin metterà alla
prova le linee rosse dell’Occidente”. Pertanto, “l’unità e la capacità di
difesa sono importanti”.
C’è da attendersi
che Mosca, prima di uno scontro militare aperto, cerchi di dividere la Nato dal
suo interno. Questi sviluppi saranno sicuramente tra i temi al centro
dell’attenzione a partire dalla giornata di venerdì, quando il Presidente degli
Stati Uniti Joe Biden riprenderà la sua visita in Germania annullata per
l’arrivo dell’uragano Milton in Florida. Il programma si presenterà ridotto. Previsti
incontri ufficiali con il Presidente di Stato Frank-Walter Steinmeier e il
Cancelliere Olaf Scholz. Venerdì sera il Presidente uscente degli Stati Uniti
lascerà di nuovo Berlino. Per il vertice originariamente pianificato dei capi
di Stato e di governo a sostegno dell’Ucraina a Ramstein non è stata invece
prevista una nuova data.
Italia e Germania
fondano una joint venture militare
Anche
nell’industria degli armamenti l’Europa cerca intesa e avvicinamento. Tra la
Germania e l’Italia sta emergendo un nuovo peso massimo per la costruzione di
carri armati da combattimento. Il gruppo tedesco Rheinmetall e la fabbrica di
armi italiana Leonardo hanno annunciato a Roma la costituzione di un’impresa
comune, in cui entrambi i partner detengono il 50% delle quote. Il nome sarà
“Leonardo Rheinmetall Military Vehicles”. La prima grande commessa, del valore
complessivo di oltre 20 miliardi di euro, sarà destinata all’esercito italiano.
La nuova società
avrà sede a Roma, e il centro operativo sarà a La Spezia, dove Leonardo
possiede già uno stabilimento. Il 60% delle attività verrà svolto in Italia. La
joint venture riguarda principalmente la costruzione di carri armati da
combattimento e da trasporto truppe, anche per gli eserciti di altri Paesi in
Europa e non solo. Il “Panther” sviluppato da Rheinmetall rappresenterà il
modello per il nuovo carro armato da combattimento, un vero colosso di acciaio,
mentre il carro armato Rheinmetall Lynx rappresenterà il modello per il nuovo
mezzo corazzato da trasporto truppe.
Il ministro
Lindner pianifica sgravi minimi per le famiglie
Il ministro delle
Finanze Christian Lindner (FDP) pianifica nuove agevolazioni fiscali per far
fronte all’inflazione elevata. Nel 2025 e 2026 i cittadini tedeschi vedranno
aumentare gli importi esentasse. Inoltre, gli assegni familiari saranno rivisti
leggermente in rialzo. Nel portafoglio non rimarrà comunque molto di più,
calcolando che nel 2025 per una famiglia di quattro persone si tratterebbe in
media di soli 21 euro.
Il ministro
Lindner è convinto: “Nonostante le molte richieste di spesa nella coalizione,
rinunciamo a molti miliardi di euro”, ha dichiarato il ministro delle Finanze,
sottolineando “l’imperativo di equità di alleggerire il peso fiscale sulla
popolazione attiva”. Il dibattito sul bilancio al Bundestag di ieri ha anche
portato in luce le notevoli differenze nella politica fiscale tra SPD e FDP.
Lufthansa critica
i costi delle compagnie aeree
Intervenendo sul
tema delle elevate tasse aeroportuali in Germania, l’amministratore delegato di
Lufthansa, Carsten Spohr, mette in guardia da un’ulteriore riduzione dei voli,
dichiarandosi molto preoccupato per i collegamenti aerei e le ripercussioni
sull’economia: “L’aumento estremo dei costi statali nel trasporto aereo causa
un’ulteriore contrazione dell’offerta. Sempre più compagnie aeree evitano gli
aeroporti tedeschi o cancellano collegamenti importanti”. Compagnie aeree come
Eurowings e Ryanair hanno già cancellato numerosi collegamenti aerei in
Germania, proprio per la tassazione troppo elevata. Eurowings ha cancellato
1.000 collegamenti nell’aeroporto di Amburgo, mentre Ryanair ha annunciato che
a partire dall’estate 2025 gli aeroporti di Dortmund, Dresda e Lipsia non
saranno più serviti. Ad Amburgo l’offerta verrà ridotta del 60%, a Berlino del
20%.
La responsabilità
è anche della politica. Alla luce della situazione, il CEO Spohr ha criticato
le ulteriori regolamentazioni governative previste. “Per i prossimi anni sono
già state deliberate ulteriori misure unilaterali a livello nazionale, ad
esempio un tasso di incorporazione nelle miscele di e-fuel (carburanti
sintetici), che tuttavia non esistono ancora in quantità sufficiente”. Di
conseguenza, “nel confronto internazionale la qualità dei collegamenti di molte
importanti regioni economiche sarà destinata a diminuire“. Le nuove norme UE
hanno inoltre messo a repentaglio l’industria aeronautica europea, motivandola
a spostarsi negli hub al di fuori dell’Europa.
Luoghi in
Germania: la Buchmesse di Francoforte
La Buchmesse,
aperta mercoledì 16 ottobre, a Francoforte sul Meno, è la più grande kermesse
letteraria mondiale. Editori, autori e librai internazionali si danno
appuntamento qui. Con l'Italia, come Paese ospite d'onore, quest'anno alla
fiera del libro di Francoforte arriva anche un programma letterario e culturale
sulla varietà.
150 nuove
pubblicazioni provenienti dall’area di lingua italiana sono apparse per
quest’occasione in lingua tedesca. L’accento di queste opere è posto sul
tema “amore” – un raggio di luce nella situazione mondiale, caratterizzata da
guerre e terrore. La fiera rappresenta sicuramente un buon motivo per visitare
Francoforte e scoprire il suo affascinante skyline. Kas 17
“Oltre le barriere”: a Dortmund il 9 novembre l’incontro di ReteDonne
Dortmund - Si
terrà il 9 novembre a Dortmund l’incontro annuale dell'associazione ReteDonne -
Coordinamento italiane all'estero, intitolato quest’anno “Oltre le barriere.
Verso l’autonomia economica e psicologica delle donne”. Focus della giornata,
che si svolgerà a partire dalle ore 10 in Auslandsgesellschaft, saranno i temi
della violenza economica e della violenza psicologica. Due forme di esercizio
del potere patriarcale e maschile, in molti casi correlate tra di loro, che pur
non lasciando lividi visibili mettono le donne in una condizione di
subordinazione, dipendenza e controllo.
L’associazione
ReteDonne opera su tutto il territorio federale tedesco ed è un laboratorio di
impegno al femminile che prova a mettere in rete le donne italiane che vivono
in Germania, in Europa e in Italia. “Il nostro intento”, spiega la presidente
Luciana Mella, “è quello di fare riflettere e riflettere, insieme alle altre
donne, sui nostri diritti, affinché in tutti gli ambiti, da quello lavorativo a
quello sociale e familiare, venga attuata la parità di genere. Attraverso i
nostri incontri e momenti informativi ci poniamo anche l’obiettivo di fornire
strumenti teorici e pratici per superare e abbattere il gender gap. Con la
consapevolezza che, vivendo all’estero, le difficoltà che l’universo femminile
deve affrontare sono spesso aggravate dalla solitudine personale e dalla
mancanza di reti sociali”.
L’incontro di
quest’anno ha ottenuto il patrocinio del Consolato d’Italia di Dortmund e del
Women 7 Italy. Alla realizzazione dell’evento collaborano inoltre Com.It.Es di
Dortmund, Ital-Uil Germania, DIG, Auslandsgesellschaft e Italienverein
Dortmund.
La giornata sarà
aperta dai saluti di Luciana Mella e della consigliera Cgie Marilena Rossi.
Interverranno poi con le loro riflessioni su parità e violenza di genere:
Tiziana Bartolini, giornalista e direttrice NoiDonne – Roma; Claudia Segre,
presidente Global Thinking Foundation ETS e co chair Women 7/G7 Italy – Milano;
Roberta Mori, consigliera Emilia-Romagna e membro della Commissione per la
parità e i diritti delle persone di Castelnovo di Sotto; Luciana Degano Kieser,
psichiatra e psicoterapeuta di Berlino; e Alessia de Carlo, psicologa di
Stoccarda. Seguirà la presentazione del libro “Che genere di donna?
Retrospettive femministe di due expat tra Italia e Germania” (PM edizioni,
2024) in dialogo con le autrici Lisa Mazzi e Elettra de Salvo.
La partecipazione
all’evento è gratuita, previa iscrizione scrivendo all’email
retedonne@gmail.com. (aise/dip 18)
Esslingen. Suv travolge e uccide una donna italiana e i suoi figli di 6 e 3
anni
Una donna e i suoi
due figli piccoli sono morti dopo essere stati travolti da un suv a Esslingen,
vicino Stoccarda, martedì scorso. La donna italiana di 39 anni, Antonella R.,
(originaria di Palma di Montechiaro, nell'Agrigentino) stava accompagnando i
figli Gabriel e Alessio di 6 e 3 anni al centro sportivo quando i tre sono
stati investiti sul marciapiede dal veicolo guidato da un 54enne.
«La madre e i suoi
due figli di tre e sei anni sono stati investiti dall'Audi e sono rimasti
feriti gravemente tanto da morire sul luogo dell'incidente. L’indagine della
polizia stradale sull'esatto svolgimento e sulle cause dell'incidente, nella
quale è stato coinvolto anche un esperto su richiesta della procura di
Stoccarda, è ancora in corso», ha riferito a LaPresse la portavoce della
polizia di Reutlingen.
«Non possiamo
ancora stabilire esattamente perché il veicolo sia finito sul marciapiede.
Vengono prese in considerazione diverse opzioni, tutte in corso di esame», ha
detto ancora la portavoce, aggiungendo che il conducente dell'Audi Q3 è rimasto
leggermente ferito ed è stato portato dai servizi di emergenza in una clinica e
lì curato in regime ambulatoriale. Anche il conducente di una Ford, la cui
vettura è rimasta danneggiata nell'incidente, è stato portato in ospedale con
lievi ferite. Al momento «non esistono prove che il conducente fosse sotto
l'influenza di alcol o altre sostanze», ha spiegato la portavoce della polizia.
LS 24
Alla Fiera di Francoforte sei fotografie di Luigi Spina da Interno
Pompeiano
Francoforte sul
Meno. Il fotografo Luigi Spina sarà presente alla Buchmesse che si terrà dal 16
al 20 ottobre a Francoforte all’interno del padiglione Italia nell’ambito della
mostra “Sotto un cielo antico. Pompei fra passato e presente” curata da Massimo
Osanna, Luisa Catoni e Luigi Gallo.
Spina presenterà
sei sue immagini su Pompei tra quelle raccolte in Interno Pompeiano, il volume
uscito esattamente un anno fa per 5 Continents e che il Financial Times ha
decretato il miglior libro dell’anno nel settore Architettura e design.
Interno Pompeiano,
con testi di Gabriel Zuchtriegel, Massimo Osanna, Carlo Rescigno e Giuseppe
Scarpati, propone un viaggio all’interno delle abitazioni di Pompei grazie alla
ricerca fotografica inedita realizzata da Luigi Spina con un apparecchio
Hasselblad H6D 100 C (con ottiche). Tale campagna è stata affidata in via
esclusiva dal Parco Archeologico di Pompei al fotografo. Il risultato sono
immagini mai viste di uno dei siti più sorprendenti dell’antichità classica. Il
lettore, guidato dall’occhio del fotografo, percorrerà le nove regioni della
città romana e in ciascuna di esse avrà modo di meravigliarsi davanti allo
spettacolo che gli si svelerà davanti pagina dopo pagina. Scoprirà angoli
inediti di Pompei, così come la varietà dei pavimenti musivi, le geometrie e i
colori dell’opus sectile, la bellezza di pitture parietali fino ad oggi
sconosciute seppur talvolta frammentarie, nonché il ritmo alternato di elementi
figurativi e puro decorativismo.
Non sono però le
sole arti figurative ad avere un ruolo di primo piano in questo progetto
anzitutto fotografico e, quindi, editoriale. Anche l’architettura gode di una
sua funzione estetica, e non meramente strutturale: fusti di colonne ritmano il
paesaggio visivo degli spazi interni, nicchie e aperture modellano il gioco
delle ombre, e le pareti dirigono lo sguardo del lettore conducendolo in angoli
dove regna il “mai visto” o in luminosi peristili.
Altro aspetto di
non minor rilevanza è il dialogo che Luigi Spina è riuscito a instaurare tra
l’interno delle abitazioni e l’esterno: l’elemento naturale non è più solo tema
centrale delle pitture del terzo stile ma fa capolino con cespugli, alberi,
cieli più o meno nuvolosi e, in qualche scatto, con il temibile vulcano. Infine
non si può tacere il fatto che Pompei sia stata qui immortalata, sempre, in una
condizione di luce naturale, aspetto quest’ultimo che consente di esperire gli
interni pompeiani in tutte le ore del giorno, e cogliendo il passare delle
stagioni. (aise/dip 12)
Francoforte. La lettera del Consolato agli amanti della cultura italiana
Care amiche, cari amici, liebe Freunde der italienischen
Kultur
per le prossime due settimane di novembre vi invitiamo a
questi eventi - Für die nächsten zwei Novemberwochen laden wir Sie zu diesen
Veranstaltungen ein:
CINEMA ITALIANO
(rassegna di film italiani) a Bad Soden am Taunus
Cinema CasaBlanca, Zum Quellenpark 2, 65812 Bad Soden am
Taunus
Lunedì/Montag
4.11.2024, h 20:00 (Accesso/Einlass: 19:30)
Film in lingua
italiana “Grazie Ragazzi” (2023) regia di Riccardo Milano
In Italiano con
sottotitoli in tedesco/Originalsprache mit deutschen Untertiteln
Prenotazione e biglietti/ Ticketkauf über den
Link: ALLES NUR THEATER? (OmU) | Kino
CasaBlanca
Locandina-invito https://consfrancoforte.esteri.it/wp-content/uploads/2024/08/GRAZIERAGAZZI_Locandina_0411.pdf
###
SIDEREUS NUNCIUS -
DIALOGHI ITALO-TEDESCHI SULLA SCIENZA/DEUTSCH-ITALIENISCHE DIALOGE
Donnerstag/Giovedì 7.11.2024, h 19:00
Physikalischer Verein – Aula magna – Hörsaal
Robert-Mayer-Str. 2 - Frankfurt am Main
”Unlocking the
Future: Synthetic Hibernation for Space Exploration and Medical Advancements”
Talk with Dr.
Walter Tinganelli (GSI- FAIR Darmstadt)
Moderation:
Prof. Dr. Alberica Toia (Goethe-University Frankfurt)
(Event in
English – Conferenza-intervista in lingua inglese)
More information
in English & Italian/ Ulteriori informazioni in inglese e italiano
Admission free/Entrata libera/Eintritt frei
###
Vi segnaliamo e vi
invitiamo infine alle due mostre patrocinate dal Consolato Generale di
Francoforte che da alcuni giorni sono aperte al pubblico. Mostre
che prevedono anche visite guidate:
Abschließend möchten wir Sie auf die beiden Ausstellungen -
die unter der Schirmherrschaft des italienischen Generalkonsulats in Frankfurt
stehen - hinweisen und einladen. Ausstellungen, die auch öffentliche Führungen
beinhalten
Mostra/Ausstellung: Das Anwesende des Abwesenden (La
presenza dell’assenza)-12.10.24 – 2.03.2025 – Frankfurter Kunstverein
MOSTRA/AUSSTELLUNG – AENIGMA 2.0 – Archäologisches Museum
Frankfurt – 14.10. 24 – 23.03.2025
Rimanete sempre sintonizzati con @Italyinffm/Bleiben Sie
immer auf dem Laufenden mit @Italyinffm
Consolato a
Francoforte, Pressebüro (de.it.press 25)
Le nostre fragilità in un Occidente debole e impotente
Le fragilità
dell’Occidente, in un tornante della storia mai così debole e incapace di
iniziative concrete di pace, è sotto gli occhi di tutti. L’anniversario del 7
ottobre ha visto Israele all’offensiva e i popoli della regione stremati da un
anno di guerra, senza nessuna prospettiva di pace all’orizzonte.
Chi ha pianificato
il massacro di un anno fa aveva un doppio scopo, quello di mettere a ferro e
fuoco la Cisgiordania per prenderne il potere, è quello di provocare una
risposta talmente dura da parte di Israele, da isolarlo nel mondo, sia politicamente
che nell’opinione pubblica, fatto quest’ultimo gravissimo perché mai accaduto
in precedenza.
Il primo obiettivo
è fallito perché Hamas non ha preso il potere, anzi si parla di 50mila morti
nella sola Gaza perché si è fatta scudo dei civili, un vero massacro. Il
secondo obiettivo è stato raggiunto, invece, perché al successo militare con la
decapitazione di Hezbollah, si è accompagnato l’isolamento politico di Israele.
Anche la causa
ucraina comincia a non reggere più, di fronte a più di una obiezione che si
manifesta, sia a destra che a sinistra: forse è meglio accontentare Putin e
finirla con la guerra.
Questo dimostra
l’impotenza e la fragilità dei governi democratici del mondo occidentale, in un
momento storico caratterizzato dalla incapacità di prendere le decisioni
migliori per risolvere le crisi internazionali che si succedono ad una velocità
impressionante.
L’America attende
il verdetto del 5 novembre, polarizzata come non mai, spaccata in due metà che
si equivalgono: i democratici prenderanno più voti ma rischiano di perdere la
Casa Bianca per poche migliaia di voti in tre Stati incerti sulla scelta.
In Francia, la
storia politica di Macron è agli sgoccioli, anche se mancano due anni alle
presidenziali; ha salvato la faccia al secondo turno delle legislative,
alleandosi di fatto con la sinistra, per poi fare un governo con la destra di
Marine Le Pen. Una cosa è certa, sarà difficile chiamare il popolo alle urne
per sbarrare il passo al “fascismo” che avanza e ciò potrebbe significare la
vittoria della Le Pen e la fine dell’Europa.
A Bruxelles, la
Commissione di Ursula Von der Leyen non sembra destinata ad avere vita facile,
perché l’intento programmatico è quello di frenare l’ascesa dell’estrema destra
che governa a Budapest, è il primo partito in Austria e cresce in tutti i
lander tedeschi.
Sembrerà un
paradosso, ma il vero punto debole dell’Europa è proprio il Paese che sembrava
la guida più affidabile. Il cancelliere Scholz è visto come un vero disastro
dal suo stesso partito che pensa di sostituirlo in vista delle prossime
elezioni, che saranno vinte con ogni probabilità da una CDU molto diversa da
quella della Merkel, perché meno disposta al debito comune, alla solidarietà
europea, alla costruzione dell’Unione.
Se a quanto detto
si aggiunge il solo voto di maggioranza che permette al governo Sanchez di
andare avanti e, in ultimo, il governo del laburista Starmer, che dopo solo
nove settimane e mezzo è tra i più impopolari della storia inglese, si potrebbe
pensare che essere una democrazia è uno svantaggio e che le autocrazie
funzionino meglio perché rispecchiano la volontà del popolo.
Nulla di più errato.
Tuttavia questo è quello che pensano in molti e dimostra la fragilità del
nostro Occidente che, però, resta la migliore parte del mondo, proprio perché è
la migliore democrazia che ci sia.
Purtroppo siamo
portati a dimenticare che se alla democrazia non si daranno gli strumenti per
prendere decisioni, affrontare al meglio i problemi delle persone e intervenire
nelle crisi internazionali, sarà in pericolo e sarà difficile salvarla.
Angela Casilli,
de.it.press
"Razzismo in polizia e politica", il Consiglio d'Europa accusa
l'Italia: ira del governo
Forze dell'ordine
accusate nel report Ecri di fare 'racial profiling'. Dita puntate anche contro
la politica per dichiarazioni "cariche di odio" contro rom, migranti
e comunità Lgbt. Lo stupore di Mattarella, che esprime vicinanza alla Polizia
Forze dell'ordine
accusate di fare "racial profiling" durante fermi e controlli e
dibattito pubblico ormai "sempre più xenofobo", con discorsi politici
che hanno avrebbero assunto toni "fortemente divisivi e
antagonistici" soprattutto nei confronti di migranti, rom e comunità Lgbt.
E' questa l'accusa all'Italia contenuta nel rapporto della commissione contro
il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa (Ecri) che ha scatenato
l'ira del governo e determinato l'intervento del presidente della Repubblica
Sergio Mattarella.
Forze dell'ordine
e 'racial profiling', l'accusa nel report
Nel report
dell'organizzazione internazionale non Ue con sede a Strasburgo, il dito è
puntato sulle autorità che durante i controlli 'profilerebbero razzialmente',
ossia in base all'origine etnica, in particolare "la comunità Rom" e
le "persone di origine africana". Un atteggiamento denunciato dalla
delegazione dell'Ecri, venuta a conoscenza del problema attraverso "molte
testimonianze". Un problema della cui entità le forze dell'ordine italiane
non sembrerebbero nemmeno essere "consapevoli".
La profilazione
razziale, sottolinea l'Ecri, "ha effetti notevolmente negativi",
perché genera un senso di "umiliazione ed ingiustizia" per i gruppi
coinvolti, provocando "stigmatizzazione e alienazione". È inoltre
"dannosa per la sicurezza generale", in quanto "diminuisce"
la fiducia nella polizia e contribuisce alla tendenza a non denunciare i reati.
Per la commissione, dunque, le autorità dovrebbero sottoporre le pratiche di
fermo e di controllo/perquisizione della Polizia ad un esame indipendente.
L'esame dovrebbe essere condotto con la partecipazione attiva delle
organizzazioni della società civile e dei rappresentanti dei gruppi potenzialmente
esposti alle pratiche di profilazione razziale".
Dovrebbero essere
sensibilizzati i funzionari delle forze dell'ordine sulle pratiche che possono
potenzialmente condurre alla profilazione razziale, con effetti nocivi sulla
fiducia dei cittadini nella polizia, nonché per identificare modelli indicativi
di razzismo istituzionale all'interno delle forze dell'ordine, "in
particolare nei confronti dei Rom e delle persone di colore o di origine
africana".
Dita puntate
contro la politica: "Discorsi carichi di odio"
Ma non è tutto.
Negli ultimi anni in Italia il discorso pubblico è diventato "sempre più
xenofobo" e che i discorsi politici hanno assunto toni "fortemente
divisivi e antagonistici", in particolare nei confronti di rifugiati,
richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con origine
migratoria, Rom e persone Lgbt, afferma quindi il rapporto della commissione.
L'organizzazione
internazionale, sottolinea quindi come "un certo numero di dichiarazioni e
commenti considerati offensivi e carichi di odio provengono da politici e
funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali,
sia online che offline". Questo, nota, avrebbe portato ad una forma di
"banalizzazione" dei commenti d’odio nella vita pubblica e generato
un senso di "emarginazione" ed "esclusione" in vari
segmenti della popolazione. Uno dei gruppi che negli ultimi anni è stato
maggiormente bersaglio di discorsi politici negativi, sottolinea l'Ecri, è
quello dei Rom. Ad esempio, "nel 2018 l'allora ministro dell'Interno
(Matteo Salvini, ndr), nel dichiarare la volontà di procedere ad un'espulsione
di massa dei Rom irregolari, ha fatto riferimento anche ai Rom in possesso
della cittadinanza italiana e ha affermato: 'Ma i Rom italiani purtroppo
dobbiamo tenerceli a casa'".
"Molti
commenti d’odio - nota l'Ecri - hanno preso di mira soprattutto le donne Rom.
Ad esempio, nell'aprile 2023, commentando le proposte per migliorare la
situazione delle madri detenute, lo stesso politico ha affermato che un partito
politico precedentemente al potere ha liberato 'le borseggiatrici Rom che usano
i bambini e la gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere'.
Altri candidati politici hanno usato i pregiudizi sui Rom nelle campagne
elettorali. Nel 2022, un politico locale di Firenze (il consigliere di
quartiere della Lega Alessio Di Giulio, ndr) ha pubblicato un video online con
una donna Rom, con la didascalia che incoraggiava gli elettori a votare per il
suo partito 'per non vederla mai più' (il leader della Lega Matteo Salvini
disse poi che Di Giulio aveva sbagliato, perché, spiegò, i problemi non si
risolvono con i video, ma con le leggi e le forze dell'ordine, ndr)".
L'Ecri punta il
dito anche contro alcune affermazioni fatte dal generale Roberto Vannacci -
eletto nelle liste della Lega e già rimosso dalla vicepresidenza del gruppo dei
Patrioti per volontà del Rassemblement National proprio a causa di alcuni passi
del suo libro 'Il mondo al contrario' - perché "razziste" e
"fobiche".
"Esempi
recenti di dichiarazioni razziste e fobiche nei confronti delle persone Lgbti
nella vita pubblica - scrive l'Ecri nel rapporto esprimendo preoccupazione per
la diffusione dell'hate speech, che viene 'banalizzato' e quindi reso
accettabile ad opera di figure pubbliche - includono le osservazioni fatte in
un libro pubblicato nel 2023 da un generale delle forze armate italiane.
L'autore ha dichiarato che i gay 'non sono normali' e ha indicato che
l'accettazione delle persone Lgbti è il risultato di complotti da parte della
'lobby gay internazionale'”.
Il rapporto non fa
il nome di Vannacci, ma i riferimenti sono inequivocabili. Il generale, ricorda
l'Ecri, "ha anche attaccato gli italiani di colore, affermando che le
persone non sono nate tutte uguali e che gli immigrati saranno sempre diversi.
Ha fatto l'esempio di una campionessa di pallavolo italiana di colore (Paola
Egonu, ndr), affermando che 'è italiana di cittadinanza, ma è chiaro che i suoi
tratti somatici non rappresentano l'italianità'. A seguito di queste affermazioni,
l'autore è stato rimosso dalle sue posizioni di comando e di gestione
nell'Esercito".
L'Italia, questo
quindi l'invito, deve "combattere l’incitamento all’odio da parte di
personaggi pubblici", dice la commissione del Consiglio d'Europa che
chiede a Roma di istituire un organismo per l’uguaglianza "pienamente
indipendente" ed "efficace", nonché di rafforzare l’Ufficio
nazionale contro la discriminazione razziale, come organo di coordinamento
ufficiale a pieno titolo. L’Italia, secondo l'Ecri, dovrebbe in particolare
adottare un piano d’azione nazionale contro il razzismo, organizzare una
campagna di sensibilizzazione volta a promuovere l’uguaglianza, la diversità,
il dialogo interculturale e interreligioso.
Dal precedente
rapporto dell’Ecri del 2016, riconosce il Consiglio d'Europa, l'Italia ha fatto
progressi in diversi campi. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, alcune
questioni continuano a destare preoccupazione. Lo status giuridico dell’Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) e il suo ruolo significativo
nella definizione e nel coordinamento delle politiche governative, sottolinea
il Consiglio d'Europa, sono "incompatibili" con il requisito di
indipendenza di un organismo per le pari opportunità. Le persone Lgbti "continuano
a subire pregiudizi e discriminazioni nella vita di tutti i giorni".
Inoltre, la procedura per il riconoscimento legale del genere continua ad
essere "complicata, lunga ed eccessivamente medicalizzata".
Da Meloni a
Salvini, ira del governo
L'accusa lanciata
ieri dall'organismo del Consiglio Ue ha provocato l'ira di governo e alte
cariche dello Stato, compatte soprattutto nel prendere le immediate difese
delle forze dell'ordine. "L'Ecri, organo del Consiglio d'Europa, accusa le
forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell'Ordine - sottolinea
la premier Giorgia Meloni - sono composte da uomini e donne che, ogni giorno,
lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i
cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie".
"Rigetto con
forza le accuse di profilazione razziale nei confronti delle nostre Forze di
polizia riportate nell’ultimo rapporto dell'Ecri, la commissione antirazzismo
del Consiglio d’Europa", scrive sui social Ignazio La Russa, presidente
del Senato.
"Di fronte
alle affermazioni dell'Ecri - sottolinea quindi il presidente della Camera
Lorenzo Fontana -, desidero esprimere la mia più profonda solidarietà alle
forze dell'ordine italiane. Operano ogni giorno con impegno, coraggio e dedizione,
garantendo la sicurezza e la protezione di tutti i cittadini. È importante che
le nostre forze dell'ordine siano sempre sostenute, riconoscendo il loro
servizio fondamentale alla collettività. Le nostre Forze dell'ordine sono
costituite da donne e uomini che, con professionalità, senso del dovere e
dedizione garantiscono ogni giorno la sicurezza di tutti, senza alcuna
discriminazione. A loro va la nostra gratitudine e la nostra solidarietà",
conclude la seconda carica dello Stato.
"Non condivido
una parola di quello che hanno scritto. Conosco per lunga esperienza da
militare, giornalista e politico le nostre forze dell'ordine. Escludo che ci
siano agenti, carabinieri, poliziotti o finanzieri che siano razzisti. Fanno
sempre il loro dovere, garantiscono la nostra sicurezza giorno e notte con
stipendi ahimè troppo bassi. Io sono riconoscente a ogni uomo e donna che
indossa l'uniforme e chi scrive che le forze dell'ordine sono razziste scrive
il falso", la dichiarazione del ministro degli Esteri e vicepremier
Antonio Tajani, durante un punto stampa a margine del G7 Sviluppo a Pescara.
Decisamente forte
la presa di posizione del vicepremier Matteo Salvini, che tuona: "Sentirsi
dire che le forze dell'ordine sono razziste ti girano le scatole, siamo sempre
con le divise, se a questi signori piacciono i rom e clandestini se li portino
a Strasburgo".
In difesa delle
Forze dell'ordine anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: ''Il
Consiglio d’Europa, il cui scopo dovrebbe essere promuovere la democrazia, i
diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai
problemi sociali nei Paesi in Europa - ha detto - trova il tempo di esprimere
un pesante giudizio verso le Forze di Polizia italiane arrivando addirittura ad
accusarle di razzismo. È inaccettabile che un’organizzazione internazionale, di
cui non tutti hanno ancora ben compreso il ruolo, insulti donne e uomini che
con dedizione ogni giorno mettono a rischio la loro vita per garantire la
sicurezza dei cittadini''.
"L’Ecri,
organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo.
È inaccettabile e la risposta indignata deve essere da parte di tutti, senza
divisione. Perché le nostre Forze dell’Ordine, come le nostre Forze Armate,
lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i
cittadini, senza distinzioni, senza pregiudizi, senza risparmiarsi. Parliamo di
donne e uomini che meritano rispetto, non un’ingiuria di tale gravità. Le Forze
dell’ordine italiane sono un patrimonio di legalità italiano, non di parte. E
spetta a tutti difenderne l’onore e la storia", scrive quindi il ministro
della Difesa Guido Crosetto su X.
Protesta unanime
del centrodestra anche sul fronte Ue. "Rimaniamo allibiti dalle accuse di
razzismo rivolte alle nostre forze di polizia dall'Ecri, l'organo anti-razzismo
e intolleranza del Consiglio d'Europa", dichiarano i componenti della
delegazione italiana al Consiglio d'Europa di Fratelli d'Italia, Lega, Forza
Italia e Udc-Maie, che aggiungono: "Non si capisce come la basilare
attività di controllo dell'ordine pubblico - svolta regolarmente verso tutte le
persone, non solo straniere - venga spacciata provocatoriamente come
profilazione razziale".
"In Italia,
le forze dell'ordine, che in passato sono state letteralmente abbandonate dai
governi delle sinistre, corrono il pericolo di vedere delegittimato il proprio
lavoro. Ed è un lavoro basato sul sacrificio di chi mette ogni giorno a rischio
la propria vita per il bene della Comunità, sempre nel rispetto dello Stato di
diritto", rimarcano gli esponenti della maggioranza. "Le nostre forze
dell'ordine sono anche in prima fila nel salvataggio e nell'accoglienza dei
migranti, dimostrando ogni giorno umanità e professionalità. Siamo orgogliosi
di come il governo di centrodestra stia investendo nella sicurezza con
l'assunzione di 29mila unità nelle Forze di Polizia e con oltre 2.000
operazioni ad alto impatto effettuate nelle periferie delle nostre città.
Finalmente la sicurezza è tornata tra le priorità del governo nazionale e gli
italiani stanno tornando a sentirsi sicuri" concludono.
Lo stupore di
Mattarella: "Vicinanza alla Polizia"
E il caso finisce
anche per determinare l'intervento del presidente della Repubblica Sergio
Mattarella. Il Capo dello Stato, in una telefonata al al capo della Polizia, il
prefetto Vittorio Pisani, ha espresso il suo "stupore" per le
affermazioni contenute nel rapporto della Commissione contro il razzismo e
l’intolleranza del Consiglio d’Europa e ribadendo "stima e vicinanza"
alle forze di Polizia. Adnkronos 23
Consiglio d'Europa, quali sono le sue funzioni e perché non fa parte
dell'Ue
Di cosa si occupa
l'organizzazione che ha accusato l'Italia di xenofobia nel dibattito politico e
'racial profiling' da parte delle forze dell'ordine
Il report contro
il razzismo e l'intolleranza stilato dal Consiglio d'Europa ha scatenato l'ira
del governo e determinato l'intervento del presidente della Repubblica Sergio
Mattarella. Report in cui l'Italia è accusata di fare "racial profiling"
durante fermi e controlli delle forze dell'ordine e di avere un dibattito
pubblico "sempre più xenofobo". Ma cos'è il Consiglio d'Europa e
perché non ha niente a che fare con l'Unione Europea?
Cos'è e cosa fa il
Consiglio d'Europa
Il Consiglio
d'Europa (la sua sigla è CoE) è la principale organizzazione di difesa dei
diritti umani del continente. Tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa
sono segnatari della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, un trattato
concepito per proteggere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto.
L'organizzazione
promuove la libertà di espressione e dei media, la libertà di riunione,
l'uguaglianza, la protezione delle minoranze e i diritti umani attraverso le
convenzioni internazionali, come la Convenzione sulla prevenzione e la lotta
contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica e la
Convenzione sulla criminalità informatica.
Il Consiglio
d'Europa inoltre aiuta gli Stati membri a combattere la corruzione e il
terrorismo e a intraprendere le riforme giudiziarie necessarie. Il suo gruppo
di esperti di diritto costituzionale, conosciuto come la Commissione di
Venezia, offre consulenza legale ai paesi di tutto il mondo.
La sede
La sede è a
Strasburgo, in Francia, dove lavorano 2.200 persone. Il Consiglio d'Europa
comprende uffici esterni e di collegamento con altre organizzazioni
internazionali. L'edificio principale del Consiglio d'Europa è il Palais de
l'Europe, progettato dall'architetto francese Henry Bernard e inaugurato nel
1977. L'entrata è costeggiata dalle bandiere degli Stati membri.
Perché non ha
niente a che vedere con l'Ue
Il Consiglio
d'Europa non è un organo dell'Unione europea. Non va confuso, per esempio, con
il Consiglio europeo che è Istituzione dell'Ue, composta dai capi di Stato e di
governo degli Stati membri e dal Presidente della Commissione europea, volta
alla pianificazione delle politiche comunitarie.
Dall'abolizione
della pena di morte all'uguaglianza di genere, dalla libertà di espressione
alla lotta contro discriminazione e razzismo il Consiglio d'Europa lancia
campagne di sensibilizzazione, stabilisce norme e ne monitora la conformità su
temi che riguardano la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto in
Europa. Adnkronos 23
Con un Esecutivo
ancora “giovane”, conviviamo con un quadro politico che stentiamo a
comprendere. Del resto, il coro del dissenso non lascia intravedere ragionevoli
possibilità d’armonizzazione e gli spauracchi politici sono tutti da
dimostrare. Vedremo, col tempo, le “reazioni” del nostro Potere Legislativo.
Per il resto si dovrà, necessariamente, attendere le reazioni politiche
nazionali ed europee. Ora, non ci resta che seguire, passo passo, l’evoluzione
di questa realtà di Centro/Sinistra, sempre poco conviti che l’attuale
maggioranza atipica sia quella che serve al Paese. Senza prospettive
occupazionali, andare oltre è difficile. Per molti, obiettivamente,
impossibile. Ci siamo adattati, sin troppo, alla recessione. Sono cambiate le
abitudini. Siamo tornati indietro. Ora ci chiediamo a chi giova protrarre uno
stato di disagio tanto palese. Nel firmamento di Montecitorio e Palazzo Madama
sono cambiate molte “figure” che contavano; ma l’esito è rimasto quello che già
era ben noto. Tante promesse, poche concretezze e ancor meno speranze.
Vivere alla giornata, seguendo le riunioni dei
gruppi parlamentari o i ripensamenti di chi non intende mollare la presa, non
solo è insensato; è anche preoccupante. Nella Penisola di chi ha tutto e di chi
non ha più niente, s’inserisce la speranza, che è l’ultima a morire, di una
“svolta”. Per “dove” non è ancora chiaro.
Per coerenza,
evitiamo di fare delle analogie col passato; sarebbe un’ennesima iattura. In
Italia viviamo una realtà inquietante che subiamo per mancanza di scelte
differenti. Non perché non ce ne siano, ma perché sono “frenate” da vincoli
politici dei quali ci sfuggono gli intenti. Con questo paradigma, siamo
arrivati al secondo semestre di questo 2024. Comunque s’evolvano gli eventi, la
politica nazionale resterà da verificare. Giorgio Brignola, de.it.press
“Paesi sicuri”, ma a rischio: il Dossier Statistico Immigrazione 2024
IDOS denuncia
l’esclusione delle migrazioni climatiche nella valutazione delle domande di
asilo
Mercoledì scorso i
primi sedici migranti che, loro malgrado, stanno sperimentando le procedure
accelerate di frontiera in un Paese terzo, come previsto dal protocollo
Italia-Albania in materia di migrazione, sono arrivati presso l’hotspot di
Schengjin, a bordo di una nave militare italiana, per essere poi trasferiti a
Gjader. Tra loro, i più fortunati avranno la possibilità di accedere al centro
di prima accoglienza per presentare domanda d’asilo, mentre per i meno
fortunati si apriranno le porte del Cpr, il centro di permanenza per il
rimpatrio.
I migranti, tutti
maschi e identificati come adulti, non vulnerabili e provenienti da Paesi
“sicuri” (nel caso specifico Egitto e Bangladesh), hanno già messo in luce le
criticità delle nuove procedure. Infatti, quattro di loro sono stati trasferiti
in Italia poche ore dopo l’arrivo: due perché minorenni, due perché con
problemi di salute, quindi vulnerabili, evidenziando così le lacune del sistema
di valutazione sommaria delle condizioni dei migranti. Ciò mostra ancora una
volta, come annunciato da tempo dalle organizzazioni che si occupano dei
diritti umani, che questo protocollo, sebbene rivendicato come un successo dal
governo Meloni, produce effetti dannosi sul piano umanitario, politico ed
economico. Ciò rende ancora più urgente superare un approccio burocratico alle
vulnerabilità, che esclude tutti coloro che non rientrano nei parametri
discutibili stabiliti dal governo italiano e albanese.
La stessa lista
dei cosiddetti “Paesi d’origine sicuri” redatta dal governo italiano, per i cui
richiedenti asilo è prevista una procedura accelerata già preorientata al
diniego e che non consente di valutare adeguatamente la sussistenza di ragioni
gravi per l’asilo, è oggetto di controversia: tra di essi, infatti, figurano
l’Egitto, nonostante le segnalazioni di violazioni dei diritti umani,
limitazioni delle libertà e altre pratiche repressive che vi vengono
perpetrate, e il Bangladesh, Paese di origine di dieci dei migranti trasferiti
in Albania, del quale non viene adeguatamente considerata la vulnerabilità
ambientale dovuta ai cambiamenti climatici. Ben circa 1,8 milioni di bangladesi
sono stati costretti a migrare internamente a causa di eventi meteorologici
estremi solo nel 2023, posizionando così il Paese tra i cinque con più
sfollamenti interni a causa del clima, divenuto per loro una vera e propria
minaccia esistenziale.
L’intreccio tra
crisi ambientali e conflitti è sempre più stretto nel contesto globale: secondo
il Global Report on Internal Displacement (GRID 2024), nel 2023 i disastri
naturali hanno causato circa 26,4 milioni di spostamenti forzati entro i
confini nazionali. Inoltre, tra i 45 Paesi che hanno conosciuto
sfollamenti dovuti a conflitti, tutti, tranne tre, hanno registrato migrazioni
causate anche da disastri naturali, a dimostrazione che chi fugge ha una
biografia in cui si sovrappongono sempre più violentemente guerre e
sconvolgimenti ambientali. “Oggi più che mai i fattori
climatico-ambientali dovrebbero avere un ruolo determinante nella valutazione
della vulnerabilità di chi cerca protezione, così come nella valutazione dei
governi dei cosiddetti Paesi di origine “sicuri”. Una valutazione che non può
non tener conto del nesso tra povertà cronica, debiti, violazione dei diritti
umani e conflitti connessi alla crisi climatica”, afferma Laura Greco di A Sud.
La crisi climatica
è già un’emergenza umanitaria e continuerà a costringere alla fuga milioni di
persone. Attualmente, oltre il 40% della popolazione mondiale – circa
tre miliardi e mezzo di persone – vive in contesti di estrema vulnerabilità
agli shock climatici. Le previsioni future sono allarmanti: si stima che tra
250 milioni fino a 1 miliardo di persone saranno costrette a spostarsi, sia
all’interno dei loro Paesi sia oltre i confini nazionali, a causa degli eventi
climatici estremi. È in questo scenario che “i governi hanno il dovere di
prendere atto che la mobilità umana forzata è strettamente legata alla crisi
climatica che stiamo alimentando. Così come deve essere un diritto riconosciuto
chiedere protezione anche a causa di fattori climatico-ambientali, nella
prospettiva di arrivare al riconoscimento dello status di rifugiato climatico a
livello internazionale”, dichiara Luca Di Sciullo, presidente di IDOS.
L’assenza dei
rischi associati a fattori climatico-ambientali nella valutazione della
vulnerabilità di chi cerca protezione fuori dal proprio Stato, in un apparato
di gestione delle migrazioni che, anche alla luce del nuovo Patto europeo su
migrazione e asilo, tende a restringere l’accesso all’asilo è uno dei temi analizzati
nel Dossier Statistico Immigrazione 2024.
Un lavoro corale
curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, al quale ha partecipato anche
l’Associazione A Sud, con il contributo di Maria Marano (che ha curato i tre
Report di A Sud su “Crisi ambientale e migrazioni forzate”, disponibili
online), e che sarà presentato il prossimo 29 ottobre a Roma (alle ore 10.30
presso il Nuovo Teatro Orione, via Tortona 7) e, in contemporanea, in tutte le
regioni e province autonome italiane. Idos 18
L’editoria italiana va all’estero: la ricerca Aie alla Buchemesse
Francoforte -
Spagnolo, cinese e francese: sono queste le prime tre lingue per cui sono stati
venduti diritti di traduzione di libri italiani nel 2023, un anno che attesta
l’Italia a quota 7.838 diritti di traduzione venduti. I diritti di traduzione
verso lo spagnolo sono stati 993, verso il cinese 748, verso il francese 651,
verso il russo 617, verso l’inglese 534 e verso il tedesco 464. I diritti di
traduzione acquistati nel 2023 dagli editori italiani sono stati invece 9.328,
in lieve calo rispetto ai 9.432 dell’anno precedente. Si traduce soprattutto
dall’inglese (5.778), dal francese (1.272), dal tedesco (577), dallo spagnolo
(421) e dall’olandese (188).
I numeri
dell’Osservatorio diritti dell’ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori
(AIE) sono stati discussi per la prima volta oggi a Francoforte durante
l’incontro “L’editoria italiana va all’estero: non solo diritti”, allo Stand
Collettivo Italiano. L’incontro fa parte del programma professionale curato da
AIE con il sostegno di Italia Ospite d’Onore 2024 alla Fiera del Libro di
Francoforte e dell’Agenzia Ice.
Sono intervenuti
Sandro Ferri (Edizioni e/o), Andrea Ferro (Casalini Libri), Roberto Gilodi
(Reiser Literary Agency/ADALI) e Fiammetta Giorgi (Mondadori Libri), con la
moderazione di Porter Anderson (Publishing Perspectives).
“I numeri dei
diritti di traduzione venduti nel 2023 si attestano su un livello quattro volte
superiore a quello del 2001”, ha commentato Innocenzo Cipolletta, presidente di
AIE. “Sono dati che confermano la bontà del lavoro fatto dal sistema Paese
negli ultimi vent’anni grazie all’impegno degli editori, grazie ai fondi per le
traduzioni stanziati dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale e dal Centro per il libro e la lettura pari a circa un milione
di euro l’anno, grazie all’impegno di ICE – Agenzia per la promozione
all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane con AIE per la
realizzazione degli Stand collettivi italiani nelle maggiori Fiere del libro
internazionali”.
“Con Italia Ospite
d’Onore 2024 alla Fiera del Libro di Francoforte le traduzioni cresceranno
ancora”, ha aggiunto Cipolletta. “L’attenzione che stiamo riscontrando in
questi giorni sul palcoscenico della Buchmesse per le nostre autrici e i nostri
autori è un segnale importante. Il sistema nazionale di sostegno alle
traduzioni va ampliato e razionalizzato per renderlo più efficiente”.
L’Italia, dove
ogni anno si tiene la Bologna Children’s Book Fair, vende all’estero
soprattutto diritti di edizione di titoli per bambini e ragazzi, 2.325
nell’ultimo anno. Anche la maggior parte di coedizioni internazionali, ovvero
1.350 su 1.845, si concentra in questo settore. Nella classifica per generi dei
diritti di titoli più venduti all’estero seguono narrativa (1.951), saggistica
generale (1.420) e specializzata (986) e poi, ancora, libri di religione (429),
manualistica pratica (410), fumetti (291), libri d’arte e illustrati (26). Se
guardiamo invece alle aree geografiche, la vendita di diritti verso altri Paesi
europei è la maggioranza assoluta, con il 65,8% dei contratti siglati. Segue
l’Asia (15,3%), il Medio Oriente (6,1%), il Sud America (5,8%), il Nord America
(3,6%), l’Africa (1%) e il Pacifico (0,6%). Nell’1,7% dei casi l’area
geografica non è indicata.
Nel 2023, infine,
le coedizioni sono state 1.845, in crescita rispetto alle 1.716 del 2022. Nel
73% dei casi, sono edizioni di libri per bambini. (aise/dip 17)
Letta all’Europarlamento: “O integriamo i mercati europei o diventiamo una
colonia di Usa o Cina”
L'ex premier
italiano ha presentato all’Europarlamento il suo Rapporto sul mercato unico e
ha ribadito la necessità di integrare i mercati finanziari, delle
telecomunicazioni e dell'energia
“Tutto si riduce a
una domanda: se vogliamo diventare una colonia degli Stati Uniti o della Cina
nei prossimi dieci anni”. Enrico Letta, ex premier italiano, ha sintetizzato
così le sfide che attendono al varco l’Europa nel giro di dieci anni in campo
economico, digitale, ambientale, e della competitività, presentando ieri sera
all’Europarlamento in seduta plenaria il suo Rapporto sul mercato unico.
Se c’è un modo per
evitare questo scenario di subalternità, Letta non ha dubbi su quale sia: “I
mercati finanziari, dell’energia e delle telecomunicazioni devono essere
integrati“. Attualmente, infatti, in questi settori l’Ue è solo “un’espressione
geografica”, e questo sta presentando all’Europa un conto molto salato.
Punto di partenza:
il mercato finanziario
Il punto di
partenza è il mercato finanziario: l’ex presidente del Consiglio italiano nel
suo discorso ha osservato come oggi questo sia caratterizzato dalla somma di 27
mercati finanziari separati, dando vita al paradosso di avere una moneta unica
senza avere un mercato finanziario unico.
“La frammentazione
dei mercati finanziari europei fa il gioco di altri attori globali, Usa e
Cina”, ha aggiunto ricordando a titolo di esempio che attualmente anno 300 miliardi
di risparmi europei vanno ad alimentare i mercati finanziari americani e la
loro economia reale.
Serve perciò
“un’unione degli investimenti e dei risparmi, una integrazione reale che non
sia a beneficio del solo settore finanziario ma anche dei cittadini. Chiudere
il gap con gli investimenti privati è cruciale”, ha sottolineato Letta.
Perché “senza un
sistema finanziario integrato non saremo in grado di creare un nuovo paradigma
per lo sviluppo economico, saremo incapaci di innovare e incapaci di garantire
la nostra sicurezza e solo dopo aver unificato i mercati finanziari potremo
finalmente investire nell’innovazione e sostenere l’economia reale”, ha
continuato l’ex premier.
Il Green Deal
rimane una priorità
Inoltre, un
mercato finanziario integrato potrebbe consentire “di finanziare in modo
efficace il Green Deal”, aspetto su quale Letta si è particolarmente
soffermato: il Green Deal rimane una priorità ma va capito come raggiungerlo.
La transizione digitale e verde infatti, ha sottolineato, dovrà puntare
all’equità, alla sicurezza, alla promozione dell’occupazione, alla coesione e
alla dimensione sociale: “Non possiamo permetterci che il Green Deal sia un
lusso che solo i ricchi possono permettersi“.
“La dimensione
sociale e quella economica del Green Deal sono essenziali. Se siamo impegnati
per il Green Deal, dobbiamo delineare chiaramente come verrà finanziato,
altrimenti rischiamo di fare solo dichiarazioni di intenti senza un piano
concreto per finanziarlo e una reazione politica sarà inevitabile”, ha aggiunto
spiegando che occorre “mobilitare il capitale privato“.
Due proposte
concrete
Quanto
all’applicabilità delle misure previste nel suo Rapporto, problema analogo a
quello in cui si trova il Rapporto Draghi sulla competitività, anche qui Letta
è stato molto chiaro: “Le proposte concrete contenute nel rapporto possono
avere un impatto reale solo se quest’Aula le farà proprie e le porterà avanti.
Ho viaggiato per tutta Europa: tutte le proposte contenute nel rapporto non
richiedono cambiamenti di trattati. Sono molto concrete”.
E queste misure
sono essenzialmente due: la prima è che quando le istituzioni europee
legiferano su materie rilevanti per il Mercato Unico privilegino i regolamenti,
piuttosto che le direttive, per dare maggiore certezza giuridica alle imprese,
perché “la capacità di innovazione dell’Ue – ha affermato l’ex premier –
dipende anche dalla creazione di un ecosistema in cui le imprese possano
prosperare. Ecco perché la semplificazione delle regole del mercato unico è un
tema centrale”.
“La seconda
proposta – ha continuato Letta – è l’idea del 28esimo regime per operare
all’interno del Mercato Unico: uno Stato virtuale, in cui le aziende potrebbero
scegliere altre operazioni più pratiche a livello europeo. Entrambe queste
proposte coprono aspetti normativi che aiutano a ridurre la burocrazia, senza
in alcun modo minare le norme sociali sulle quali non vogliamo vedere alcuna
corsa al ribasso”, ha evidenziato, riferendosi alla creazione di un codice
europeo di diritto delle società: “Questo regime non sostituirebbe i codici
nazionali ma potrebbe dare un’opzione ulteriore”.
Ora il prossimo
passo sarà giovedì, quando, in una discussione separata, i deputati
continueranno a parlare di questi temi, fondamentali per il futuro dell’Unione
e dei suoi cittadini. Adnkronos 22
Stop con gli
Esecutivi di “facciata”. Gli eventi, correlati alle “incertezze” di questo Governo
atipico, dovrebbero averlo fatto intendere a tutti. Ma l’incoerenza è proprio
determinata da un binomio politico che non riesce a garantire linee di
governabilità certe. La confusione non è buona consigliera.
Riteniamo, quindi, che i cambiamenti ci
saranno. Ovviamente dopo il varo di una nuova legge elettorale. Lo abbiamo già
scritto e lo ripetiamo: tra politica reale e partiti “cobelligeranti” le
coordinate non possono collimare. Se l’economia è “sana”, la politica ne segue
l’evoluzione. Ma non è vero il contrario. Non è solo una questione di logicità,
ma anche di propositi che, da qualche tempo, sono stati evidenziati nel loro
complesso. La fiducia, quella che conta, non può essere sola di facciata. Sarà
da verificare sul campo.
Il difficile sarà modificare i fini delle
alleanze che consentano di fare chiarezza su quanto è principale e su quanto è
secondario per il Paese. Vedremo se, poi, il futuro Esecutivo reggerà al
“compromesso” di percorso; anche a livello UE. La nuova legislatura è ancora tutta
da “inquadrare”. In questo compromesso di “trasbordo”di numeri e di partiti,
resta l’amarezza per le sorti di un Paese ancora privo di un Potere Legislativo
con chiari progetti operativi. Il tutto aggravato da uno stato bellico che ci
vede coinvolti. Anche perché la “chiarezza” politica è figlia della
“incertezza”di un Esecutivo che ha da tener conto dell’emergenza mondiale.
Giorgio Brignola, de.it press
Giornata mondiale dell’alimentazione: a rischio 2 milioni di bambini
NEW YORK - Circa 2
milioni di bambini che soffrono di grave deperimento, conosciuto anche come
malnutrizione acuta grave, rischiano di morire a causa della mancanza di fondi
per l’Alimento Terapeutico pronto all’Uso (RUTF) salvavita per il deperimento.
È l’allarme lanciato oggi, 16 ottobre, dall’UNICEF nella Giornata mondiale
dell'alimentazione.
I livelli di
malnutrizione acuta grave fra i bambini sotto i 5 anni sono estremamente alti
in diversi paesi, alimentati da conflitti, shock economici e crisi climatica.
Si stima che la mancanza
di fondi per il RUTF sta esponendo circa 2 milioni di bambini a rischi di non
ricevere cure nei 12 paesi più duramente colpiti. Mali, Nigeria, Niger e Ciad
stanno già affrontando o stanno per affrontare l'esaurimento delle scorte di
RUTF, mentre il Camerun, il Pakistan, il Sudan, il Madagascar, il Sud Sudan, il
Kenya, la Repubblica Democratica del Congo e l'Uganda potrebbero esaurire le
scorte entro la metà del 2025.
“Negli ultimi 2
anni, una risposta globale senza precedenti ha consentito di ampliare i
programmi per la nutrizione e contenere il deperimento dei bambini e la
mortalità ad esso associata nei Paesi gravemente colpiti da conflitti, shock
climatici ed economici, e la conseguente crisi della nutrizione
materno-infantile”, ha dichiarato il direttore dell'UNICEF per la Nutrizione e
lo Sviluppo infantile, Victor Aguayo. “Ma è necessario agire subito con urgenza
per salvare le vite di quasi due milioni di bambini che stanno lottando contro
questo killer silenzioso”.
La situazione
nella regione del Sahel in Africa è acuita da prolungata siccità, inondazioni e
precipitazioni irregolari. Queste condizioni portano alla scarsità di cibo e a
prezzi elevati, con conseguenti livelli più elevati di grave deperimento.
In Mali, ad
esempio, si prevede che nel 2024 oltre 300.000 bambini sotto i cinque anni
soffriranno di malnutrizione acuta grave, ma i programmi nutrizionali hanno
iniziato a esaurire le scorte di RUTF alla fine di luglio, il che significa che
i bambini non riceveranno le cure di cui hanno urgentemente bisogno.
In Ciad, il
Governo ha dichiarazione l’emergenza alimentare e nutrizionale a febbraio.
Oltre 500.000 bambini sotto i 5 anni si prevede soffriranno di malnutrizione
acuta grave quest’anno e le province con grandi popolazioni di rifugiati
saranno particolarmente colpite. Circa 315.000 bambini sono stati curati per
malnutrizione acuta grave fra gennaio e agosto. Nonostante la necessità di RUTF
sia urgente, il paese si prevede ne rimarrà senza entro la fine del mese.
L'UNICEF chiede
165 milioni di dollari nel rinnovato appello No Time to Waste 2024 Update and
Call to Urgent Action per finanziare l'alimentazione terapeutica, le cure e
l'assistenza ai due milioni di bambini a rischio di morte a causa della carenza
critica di RUTF.
Da quando è stato
lanciato nel 2022 No Time to Waste – un piano accelerato per rispondere alla
crisi globale alimentare e nutrizionale – l’UNICEF ha raccolto oltre 900
milioni di dollari per ampliare programmi, servizi e aiuti per la prevenzione
precoce, l'individuazione e il trattamento della malnutrizione acuta tra i
bambini. In questo periodo, 21,5 milioni di bambini e donne hanno ricevuto
servizi essenziali per la prevenzione precoce della malnutrizione acuta tra i
bambini, 46 milioni di bambini sono stati raggiunti con servizi di diagnosi
precoce e 5,6 milioni di bambini sono stati raggiunti con trattamenti
salvavita.
Per rispondere
alla malnutrizione grave fra i bambini nel lungo periodo, l’UNICEF ha lanciato
lo scorso anno il Child Nutrition Fund (CNF) con il supporto dell’Ufficio del
Commonwealth e dello Sviluppo del Regno Unito, della Fondazione Bill e Melinda
Gates e della Fondazione Children's Investment Fund.
Come meccanismo di
finanziamento multipartner guidato dall'UNICEF, uno degli obiettivi del CNF è
quello di sostenere la produzione locale e regionale di primi alimenti -
alimenti fortificati, integratori alimentari e RUTF per la prima infanzia -
nelle aree che registrano alti livelli di malnutrizione infantile, per aggirare
le interruzioni della catena di approvvigionamento globale, ridurre l'impatto
ambientale delle spedizioni e incrementare le opportunità di lavoro e la
crescita economica delle comunità. Una volta implementato, il Fondo per la
nutrizione infantile aiuterà a proteggere i Paesi dalla carenza di fondi e
dalle fluttuazioni della domanda che attualmente causano una parte della
crescente carenza di RUTF.
I bambini che
soffrono di malnutrizione acuta, causata dalla mancanza di alimenti nutrienti e
sicuri e da ripetuti attacchi di malattia, sono pericolosamente magri e il loro
sistema immunitario è debole, rendendoli vulnerabili a una mancata crescita, a
uno sviluppo insufficiente e alla morte.
“L'UNICEF ha
ripetutamente avvertito che, in assenza di strategie di prevenzione sostenibili
e di un finanziamento costante, si sarebbero verificate mancanze di scorte di
RUTF in diversi Paesi, con il Sahel più colpito dalla carenza di fondi”, ha
aggiunto Aguayo. “Ora stiamo assistendo a questo fenomeno. I finanziamenti di
questo appello integrerebbero i recenti contributi per il RUTF, sostenendo la
produzione e la disponibilità di RUTF, anche da parte dei produttori del Sud
globale”.
Il RUTF è una
pasta ad alta densità energetica e micronutriente, preparata con arachidi,
zucchero, latte in polvere, olio, vitamine e minerali. Un trattamento
ininterrotto per i casi di deperimento richiede in genere dalle sei alle otto
settimane e richiede un'alimentazione terapeutica specializzata insieme alle
cure mediche. (aise/dip 16)
Ventimiglia, gli sgomberi non fermano l’emergenza migratoria
Caritas e una
fitta rete di associazioni volontarie – anche francesi – sono in strada ogni
giorno per fornire cibo e supporto alle persone accampate sotto il ponte nei
pressi del fiume Roia, che separa l’Italia dalla Francia. Il Sir ha raccolto la
testimonianza di Maurizio Marmo, presidente Caritas Intemelia, e di Mariapaola
Rottino, volontaria di Popoli in Arte. Disagi, sgomberi, tensioni con i
residenti, mancanza di servizi minimi: una situazione che si prolunga da quasi
dieci anni. Ieri incontro a Mentone e Ventimiglia tra i Governi di Italia e
Francia - Simone Matteis
Nella giornata di
ieri, venerdì 18 ottobre, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani
e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno incontrato a Mentone e
Ventimiglia il neo primo ministro francese, Michel Barnier, e il suo ministro
dell’Interno, Bruno Retailleau, per discutere la cooperazione tra Italia e
Francia in ambito migratorio.
Tajani ha
sottolineato l’importanza di “lavorare insieme per affrontare le sfide attuali
e future, a partire dal tema delle migrazioni”. La priorità, ha affermato poi
il vicepremier, è “assicurare la corretta applicazione del nuovo Patto su
migrazione e asilo rispettando l’equilibrio tra solidarietà e condivisione di
responsabilità tra partner europei”.
Nel frattempo,
però, tra ondate di maltempo e l’assenza di infrastrutture idonee
all’accoglienza, Ventimiglia continua a vivere un’emergenza migratoria senza
fine.
***
Le tende sotto il
cavalcavia che corre parallelo al corso del fiume Roia, i panni stesi ad
asciugare e le persone in fila per un pasto caldo. E poi gli sgomberi, disposti
quasi a cadenza regolare ma prontamente insufficienti a risolvere in via
definitiva un’emergenza migratoria che si protrae da quasi dieci anni. La
cartolina da Ventimiglia è sempre la stessa fin dal 2015, da quando cioè i
flussi migratori in uscita dall’Italia hanno cominciato a concentrarsi nella
cittadina ligure al confine con la Francia. I migranti e i richiedenti asilo
arrivano indistintamente da Trieste, prima tappa italiana della rotta
balcanica, così come da Lampedusa e dalle coste del Sud: Ventimiglia non
rappresenta che l’ennesimo punto di partenza verso il resto d’Europa.
Cavalcavia, icona
del disagio. “In pochi vogliono restare in Italia, le persone arrivano a
Ventimiglia e da qui partono verso altre mete, per lo più Francia, Germania e
Paesi Bassi. Se sono fortunate riescono a superare i controlli e a proseguire,
altrimenti vengono rimandate indietro e si fermano da noi per qualche giorno
prima di riprovarci”. Raggiunto dal Sir, il presidente di Caritas Intemelia,
Maurizio Marmo, fa il punto sull’emergenza migratoria nell’area di Ventimiglia.
“Se parliamo di numeri, la situazione appare più tranquilla rispetto all’anno
scorso. Attualmente si contano circa 50-60 persone al giorno, mentre nel 2023
abbiamo raggiunto picchi di quasi 200 presenze”. I numeri, però, da soli non
bastano a restituire una fotografia esaustiva della realtà di Ventimiglia, dove
gravi carenze in termini infrastrutturali rendono l’accoglienza ancora molto
difficoltosa. “La zona del ponte, cioè il cavalcavia, è diventata l’icona del
disagio dei migranti che arrivano da noi”, dice Marmo. “Dopo la chiusura
dell’unico centro di accoglienza attivo in città, al momento la struttura
gestita da Caritas è il solo spazio dedicato all’ospitalità. Cerchiamo di
fornire quanti più vestiti e cibo possibile, ma il problema è che possiamo
accogliere soltanto le famiglie mentre per gli uomini adulti e i minori stranieri
non accompagnati non c’è praticamente nulla”.
Mancano servizi
igienici. In estate come in inverno, le temperature ora asfissianti ora
pungenti costringono la popolazione migrante a ripararsi come meglio può,
allestendo tendopoli improvvisate sotto il cavalcavia che però, con le piogge,
finiscono puntualmente per trasformarsi in acquitrini. Alle già precarie
condizioni igieniche del “campo” si aggiunge, poi, l’assenza di servizi
igienici totalmente pubblici, utilizzabili liberamente e, soprattutto, senza
bisogno di essere “registrati”.
Tensioni con i
residenti. Mariapaola Rottino è una docente di lettere che fa parte
dell’associazione Popoli in Arte. Ogni seconda domenica del mese si reca a
Ventimiglia insieme al resto dei volontari per portare un pasto ai migranti:
“Prepariamo da mangiare sempre per un centinaio di persone, così non rischiamo
di lasciare nessuno a bocca asciutta”, racconta. “La carenza di servizi
igienici rappresenta un grave problema per le persone, che negli anni sono
arrivate persino a scavalcare i cancelli del cimitero pur di avere accesso
all’acqua”. Come confermato anche da Maurizio Marmo, l’assenza di strutture
coperte ha causato diversi momenti di tensione anche con i residenti che vivono
nei pressi del ponte, quartieri popolari e densamente abitati: “È comprensibile
che per la cittadinanza non sia facile convivere con il passaggio di migliaia
di persone”. “Dal 2015, la situazione si è prolungata molto e questo comporta
difficoltà non solo per i migranti, ma anche per i residenti”, afferma il
presidente Caritas Intemelia.
“Enorme
mobilitazione”. Eppure, anche a Ventimiglia la macchina dell’accoglienza si
dimostra più forte dei disagi, come testimonia la fitta rete di associazioni e
volontari che si coordinano per fornire supporto alle persone costrette ad
accamparsi sotto i pilastri dell’autostrada. “Esiste un’enorme mobilitazione di
realtà e gente comune che arriva da Imperia e perfino da Nizza per portare cibo
e aiuti a Ventimiglia”, continua Rottino. “Abbiamo un vero e proprio coordinamento
e nei gruppi francesi ci sono anche le parrocchie di Mentone, associazioni
islamiche, femministe e studentesche”.
Barriere e…
speranze. I frequenti sgomberi disposti nell’area della tendopoli servono
principalmente a bonificare il suolo dopo le forti piogge, ma in assenza di
alternative valide non bastano a evitare che le persone tornino lì in attesa di
rimettersi in cammino. “Finché la Francia non deciderà di tornare a Schengen
anziché fare controlli sulla base dei tratti somatici delle persone, questa
situazione si ripercuoterà costantemente su di noi e le persone continueranno a
tornare a Ventimiglia per riprovare a superare il confine”. Le barriere a
protezione del corso del Roia, frequentemente divelte dai migranti per aprirsi
un varco verso la frontiera, sono il simbolo della forza di volontà di chi da
mesi è disposto ad affrontare ogni sorta di difficoltà pur di coltivare la
speranza in un futuro migliore. E su quei sentieri lungo i quali anche gli
emigranti italiani risalivano la corrente del fiume alla ricerca di un lavoro
oltre confine, centinaia di persone continuano a camminare ogni giorno, in un
verso e nell’altro, delineando il profilo di un’emergenza che non accenna a
finire. Sir 19
La manovra 2025 del Governo: si accanisce contro gli italiani all’estero?
ROMA - “Una Legge
di Bilancio per il 2025 che sorprendentemente e ingiustificatamente si
accanisce contro gli italiani residenti all’estero. Da una prima lettura della
Manovra arrivata ieri alla Camera dei Deputati risulta infatti che sono stati
presi di mira da questo Governo con misure punitive i nostri pensionati e i
nostri lavoratori emigrati”. Così Fabio Porta, deputato Pd eletto all’estero,
che spiega: “gli articoli 27 e 29 prevedono rispettivamente l’eliminazione
della rivalutazione automatica per il 2025 delle pensioni dei residenti
all’estero superiori al trattamento minimo (si presume anche con il cumulo
della pensione estera) – e cioè dell’adeguamento degli importi pensionistici
all’inflazione – e l’abrogazione definitiva delle disposizioni legislative in
materia di trattamento di disoccupazione dei nostri lavoratori rimpatriati a
partire dal 1° gennaio 2025”.
“In merito alla
perequazione automatica negata ora ai nostri connazionali, - precisa Porta – va
detto che la norma non solo presenta profili di illegittimità costituzionali
anche per l’evidente introduzione di una disparità di trattamento con i
pensionati residenti in Italia i quali invece beneficeranno degli aumenti
(seppur modesti) ma si rivela ingiusta e immorale perché le pensioni non sono
un regalo ma un salario differito ad ex lavoratori dipendenti ed autonomi che
hanno versato i contributi per tanti anni e perché la perequazione è l’unico
dispositivo che può salvaguardare, anche se solo in parte, il potere d’acquisto
dei pensionati”.
“Per quanto
riguarda invece l’improvvisa abrogazione del sussidio di disoccupazione
previsto per i lavoratori rimpatriati dalla legge n. 402 del 1975 – prosegue il
parlamentare Pd – ricordiamo che questa legge, tra l’altro poco conosciuta, è
l’unica legge italiana che prevede una qualche forma di assistenza per i nostri
lavoratori che rientrano in Italia infatti in caso di disoccupazione derivante
da licenziamento ovvero da mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale
da parte del datore di lavoro all’estero, i lavoratori italiani rimpatriati,
nonché i lavoratori frontalieri, hanno diritto al trattamento ordinario di
disoccupazione per un periodo di 180 giorni”.
“Fare cassa sulle
spalle, già deboli e discriminate, dei nostri connazionali pensionati e
lavoratori residenti all’estero è ingiusto e immorale”, accusa Porta, che
aggiunge: “inoltre, come se non bastasse, è stato introdotto dalla Legge di
Bilancio un obbligo di contributo pari a 600 euro (praticamente una tassazione per
le spese degli atti giudiziari) dovuto dalla parte ricorrente – spesso soggetti
provenienti dai Paesi a valuta debole del Sudamerica - per scoraggiare le
controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana e in
pratica disincentivare quindi anche le richieste di cittadinanza italiana iure
sanguinis”.
“Ovviamente,
considerata e verificata l’ostilità di questo Governo per i diritti e gli
interessi degli italiani all’estero, nella Manovra 2025 non si ravvisano misure
che possano andare incontro alle tante richieste dei nostri connazionali:
riduzione dell’Imu e della Tari, eliminazione del Canone Rai, interventi sulle
doppie tassazioni, miglioramenti dei trattamenti pensionistici, etc. Infine –
conclude Porta – non è azzardato sospettare che nell’ambito degli interventi
mirati a ridurre le spese dei Ministeri ci possano essere ulteriori forti
riduzioni delle spese nei vari capitoli del Ministero degli esteri per gli
italiani nel mondo. Staremo a vedere e ci prepariamo a dare battaglia in Parlamento.
Si profila quindi un dibattito acceso su questa iniqua Legge di Bilancio che ci
vedrà impegnati per promuovere e ripristinare i diritti violati del mondo
dell’emigrazione”. (aise/dip 24)
Scrivere sull’attuale
momento politico italiano è difficile. Nelle faccende di partito il “lavoro”
non manca mai. Prenderne atto, a mio avviso, non basta più. Ci vorrebbero delle
proposte costruttive lontane dalle polemiche già ben note. Scriverlo è
semplice. Realizzarle resta, oggettivamente, difficile. Ci sono troppi lacci
che legano e, poche, iniziative praticabili con accordi sempre più relativi.
Ora ci sarà da verificare le reali intenzioni operative di questa maggioranza
di centro/destra. Il tempo ne appurerà la reale efficacia.
Se bastassero le
esternazioni, problemi ne avremmo di meno. Ciascuno dice la sua, ma la Penisola
continua il suo peggioramento. Per cambiare, ci vorrebbero uomini politici che
non abbiamo, o che non si sono ancora palesati. Per andare “Contro Corrente”,
basterebbe, appunto, essere connessi con le reali necessità del Paese. Senza
“polemiche” che non servono e, spesso, complicano ciò che di positivo si
potrebbe fare. Il recente passato avrebbe dovuto servire da esempio.
Ciò di cui sente l’esigenza, è l’”equilibrio”
di una politica per il bene della Penisola e non a favore dei partiti.
Auspichiamo che qualcuno prenda consapevolezza di quanto serve realmente al
Paese. I tempi sono misurati e la nostra situazione nazionale è ben “oltre” i limiti
fisiologici di una politica con le reali necessità del Paese. Tanto da fare
delle “riflessioni” sul ruolo di un partito che non c’è ancora. Giorgio
Brignola, de.it.press
"Gestazione per altri": in Italia diventa reato universale
Il Senato ha approvato
la legge in via definitiva dopo il sì della Camera nel luglio 2023
Roma. Il Senato
della Repubblica ha approvato ieri in via definitiva il disegno di legge che
vieta la "gestazione per altri" e che in Italia diventa reato
universale. Hanno votato a favore 84 senatori della maggioranza di
centrodestra, 58 i contrari. Il provvedimento era stato approvato dalla Camera
dei Deputati in prima lettura nel luglio 2023.
Con questa
decisione il Parlamento ha modificato l'articolo 12, comma 6, della legge 40 del
2004 estendendo la punibilità delle due fattispecie penali rigaurdanti la
commercializzazione di gameti o embrioni e la maternità surrogata, anche ai
fatti commessi all'estero da cittadini italiani. La pena prevista dalla nuova
norma è il carcere fino a due anni e una sanzione pecuniaria fino a un milione
di euro.
"L'approvazione
della legge che qualifica l'utero in affitto un reato universale rende quella
di oggi una giornata storica, perché assesta un colpo durissimo all'osceno
mercato internazionale di bambini alimentato dalla maternità surrogata. Da oggi
l'Italia non sarà più complice, neanche indirettamente, di una pratica che
sfrutta il corpo delle donne come un vero e proprio 'forno' con cui produrre
bambini su misura come se fossero oggetti da vendere e acquistare. È chiaro che
da oggi, ancor più di prima, i Giudici dovranno rigettare le richieste di
trascrivere nelle anagrafi gli atti di nascita presentati da coppie che hanno
affittato uteri all'estero per dotarsi di figli altrui", il commento di
Pro Vita & Famiglia onlus.
Nel discorso al
corpo diplomatico del gennaio scorso, il Papa stesso era intervenuto sul tema.
"La via della pace - aveva detto Francesco - esige il rispetto della vita,
di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre,
che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo,
ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede
gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento
di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un
dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della
Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica".
Nessun commento
dopo il voto del Senato invece è arrivato dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Aci 17
Centri di trattenimento in Albania
Il luogo scelto
dall’Italia per «accogliere» i migranti rimanda «ai luoghi dove viene meno la
tutela della dignità della persona. Noi sappiamo che sui Cpr ci sono già state
condanne dal 2001». Questo il primo commento rilasciato a Famiglia Cristiana da
monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, e Presidente
Cemi e Fondazione Migrantes della CEI, che a proposito della notizia dei primi
trasferimenti di richiedenti asilo nei centri allestiti a Schengim e Gjader
ricorda la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue.
«Sappiamo che in Italia
si aspetta fino a due anni per veder esaminata la richiesta. Come potrà
avvenire questo in Albania in 4 settimane?» si chiede mons. Perego. E
sulla prigione annessa aggiunge: «il timore è che lì potrebbe andarci anche
solo chi è autore di una semplice manifestazione non violenta». Tra i rischi
anche quello di veder divisi i nuclei familiari: «Chi terrà conto della tutela
al diritto di famiglia di queste persone, minori, donne o persone con
disabilità?».
“Siamo passati dai
muri alle prigioni”, ha poi chiosato monsignor Perego in un commento successivo
rilasciato all’agenzia di stampa Adnkronos. “Spendere un miliardo, come di
fatto sarà, per costruire tre prigioni a cielo aperto e un centro di
identificazione allo sbarco per 400 persone significa che siamo passati dai
muri alle prigioni quindi siamo davanti ad un passaggio ulteriormente grave
nella gestione del diritto di asilo”. L’arcivescovo di Ferrara chiarisce in
merito: “Il centro di trattenimento è comunque una prigione perché non si può
uscire né avere un cellulare”.
Per il presidente
della fondazione Migrantes siamo davanti a un “grande spreco di risorse, ad un
risultato minimo” perché “se i numeri saranno questi per ogni tipo di
salvataggio, e non potranno essere più di due in una settimana, i numeri
saranno molto residuali. Forse il 10% se si arriva a 5.000 in un anno di quei
52 mila che finora sono sbarcati a Lampedusa e nei porti italiani”. “Speriamo –
ha aggiunto Perego – venga presto una condanna anche dalla Corte penale europea
e dalla Commissione dei diritti umani. La premessa e’ anche la condanna che ha
avuto Cipro in questi giorni per il trattenimento di alcune persone in maniera
non adeguata”.
Sul tema è
intervenuta anche Ursula von der Leyen parlando di “lezione per l’Ue”. Al che
osserva mons. Perego: “A mio modo di vedere la von der Leyen non è esattamente
informata dei fatti e di cosa si è costruito in Albania e di questa procedura
che sta avvenendo. Forse quando sarà, con precisione, informata dei fatti,
magari dagli organismi europei deputati anche al controllo, rivedrà questo suo
giudizio. O, almeno, lo spero. Perché pensare che questa sia la soluzione
quando un governo, quello inglese, è caduto sulla stessa soluzione, è una cosa
che segnala una deriva del popolarismo europeo”. Migr.on.16
Sette verità universali della vita
Ogni momento della
vita è dipinto con colori variopinti di esperienze, contrattempi e sfide,
tracciati sulle verità senza tempo sul quadro della nostra esistenza. Ma ciò
che conta davvero si trova spesso nei piccoli momenti. Non si tratta tanto di
astrazioni filosofiche, quanto di principi fondamentali che risuonano
profondamente nelle nostre vite, modellando il modo in cui ci percepiamo, ci
relazioniamo agli altri e navighiamo nel mondo.
Durante il mio
viaggio di scoperta personale e crescita interiore, ho incontrato e abbracciato
sette verità fondamentali che hanno influenzato profondamente la mia visione
della vita. Non sono ricette per la felicità o il successo; sono rivelazioni di
intuizioni più profonde sulla condizione umana, il tipo di intuizioni che hanno
arricchito la mia comprensione e offerto chiarezza in mezzo alle complessità
della vita. Ecco le sette verità della vita da acquisire. Nonostante possano
essere amare, sono comunque utilissime nella vita.
1. Lo specchio non
ti lascia mai mentire!
La prima verità
parla della natura profonda della consapevolezza di sé e dell’autenticità. Lo
specchio, sia esso un riflesso letterale o una metafora per l’introspezione, ci
confronta con il nostro vero io. Non rivela solo il nostro aspetto fisico, ma
anche i nostri pensieri, emozioni e motivazioni interiori. Gli occhi dello
specchio non perdonano; lì dobbiamo affrontare le nostre forze, ammettere le
nostre debolezze e accettare chi siamo, senza pretese né inganni. Ci insegna
una lezione sull’onestà, prima verso noi stessi e poi verso gli altri,
spingendoci in un viaggio verso la scoperta di sé che conduce a una profonda
accettazione e comprensione interiore.
2. La conoscenza
non ti lascia mai avere paura!
La conoscenza ha
il potere di liberarci dalle incertezze della vita e di farci avanzare con
equilibrio e chiarezza. Elimina l’ignoranza e la paura di ogni tipo, fornendoci
la comprensione necessaria per basare le nostre azioni e perseguire i nostri
obiettivi con decisione. Che questa conoscenza provenga dall’educazione
formale, dalle esperienze di vita o dalla riflessione, illumina il nostro
cammino attraverso il mutevole paesaggio del mondo. È ciò che ci consente di
affrontare le avversità, adattarci ai cambiamenti e crescere attraverso nuove
opportunità di apprendimento. La conoscenza coltiva la saggezza, permettendoci
di affrontare il viaggio della vita con tenacia e scopo.
3. La verità non
ti delude mai!
La verità è la
base su cui si fondano fiducia e autenticità, sia nei rapporti che dentro di
noi. Essa genera trasparenza, integrità e resilienza emotiva, permettendoci di
creare connessioni significative e di navigare nella vita con eleganza e
dignità. La verità ci costringe ad affrontare la realtà, a prendere decisioni
basate sui principi piuttosto che sulla convenienza, e a mantenere standard
morali nelle relazioni con gli altri. Ci libera dalle catene delle menzogne e
ci incoraggia a vivere secondo i nostri valori e principi. È la ricerca della
verità che ci dona un senso di pace e chiarezza, elevando il nostro percorso di
scoperta e crescita.
4. Il vero amore
non semina invidia né fa crescere gelosia
Il vero amore ci
trasforma, allontanandoci dalla mentalità di possesso e gelosia per coltivare
simpatia, compassione e sicurezza emotiva. Gioisce nei momenti felici e nel
benessere degli altri, creando legami più profondi basati su rispetto, fiducia
e accettazione incondizionata. L’amore ci insegna il valore della vulnerabilità
e coltiva l’empatia, rafforzando i legami e arricchendo profondamente le nostre
vite. Ci invita a rallegrarci per le fortune degli altri, sapendo che il loro
sorriso aggiunge bellezza e ricchezza alla tela della nostra vita. Nell’amore
più alto, si instaura un senso di appartenenza e intimità emotiva che va oltre
gli interessi individualistici, portando una profonda sensazione di appagamento
e gioia.
5. La fede non ti
lascia mai angosciato!
La fede ti dona
speranza e forza per affrontare le avversità e l’incertezza, dandoti uno scopo
e una resilienza che ti permettono di affrontare le prove della vita con
ottimismo e coraggio. Che sia in te stesso, negli altri o in una verità
superiore, la fede è una fonte di conforto e ispirazione nei momenti difficili.
Ci insegna a lasciar andare ciò che è fuori dal nostro controllo, a
intraprendere il cammino della vita con perseveranza e a trovare significato
nelle difficoltà. Ogni ostacolo diventa un’opportunità per crescere, ogni
momento di incertezza un testamento del potere trasformativo del credere in
qualcosa di più grande di noi stessi.
6. Il karma non ti
lascia fallire!
Il miglioramento
personale richiede azione verso i tuoi obiettivi. Ci incoraggia a uscire dalla nostra
zona di comfort, ad apprendere dagli errori e a continuare verso i nostri
obiettivi. Ogni azione, che abbia successo o meno, contribuisce al nostro
processo di apprendimento e sviluppo. Attraverso le nostre azioni, dimostriamo
impegno per l’eccellenza personale, promuovendo cambiamenti positivi per noi
stessi e le nostre comunità. Le azioni ci danno il potere di fare la
differenza, di influenzare il cambiamento e di lasciare un’eredità di impatto e
ispirazione per le future generazioni.
7. La spiritualità
non permette l'attaccamento
La spiritualità ci
invita a superare gli attaccamenti materiali e a partecipare a qualcosa di più
profondo dentro noi stessi e nel mondo che ci circonda. Insegna la
consapevolezza, la compassione e la gratitudine, portando alla pace interiore e
alla consapevolezza della connessione di tutti gli esseri. La pratica
spirituale, attraverso la meditazione, la preghiera o la contemplazione, ci dà
una migliore comprensione dell’esperienza umana e del significato e della
realizzazione che non dipendono dalle circostanze esterne. Vivendo in questo
modo, impariamo ad abbracciare l’impermanenza, a lasciar andare gli
attaccamenti agli esiti e a vivere con valori e credenze che ci portano una
profonda pace interiore.
In questo libro,
ti invito a un viaggio di esplorazione per scoprire queste sette verità della
vita, riflettere sulla profondità della loro saggezza, confrontarle con la
nostra vita e metterle in pratica per modellare il nostro cammino verso il
compimento personale e l’illuminazione spirituale. Che questo viaggio ti ispiri
all'autenticità, alla resilienza e a una vita piena di scopo e significato.
Krishan Chand Sethi, de.it.press 22
In Italia, la
politica ha segnato il “passo”. Le “falle” del nostro sistema politico ci sono.
Insomma, ci saranno ancora tempi di passione con solo qualche velata ipotesi di
miglioramento sostanziale. Intanto, i giovani rispondono alle insufficienze
“ideologiche” con l’assenteismo politico perché, con la concomitanza dei Partiti
che abbiamo, non ci sono altre scelte. Il cambiamento, se ci sarà, già si
presenta sofferto. I più diplomatici si limitano a definirlo incerto.
Anche noi, che di vita nazionale ne abbiamo
vissuta parecchia, avanziamo una personale riflessione. Che occorra del “nuovo”
è più che evidente. Ma la classe politica d’oggi non ha preparato un “vivaio”
di leve per favorire il naturale, e necessario, cambio istituzionale. Da noi
non bastano gli impegni per cambiare tendenza. L’avvicendamento politico non
concede valide scelte. Il Paese si riprenderà solo con l’impegno di un Popolo
che ha sempre saputo andare oltre le crisi e gli arrivismi dei politici. Le
incertezze di cordata non dureranno. Insomma, sarebbe indispensabile ridare una
giusta dimensione alla politica ma, soprattutto, a chi la gestisce. Ovviamente,
con concrete garanzie politiche.
Se si riuscirà a
essere coerenti all’interno, forse potrebbero rivelarsi nuove “vie” per
ritrovare un nostro ruolo nello scacchiere mediterraneo. Senza polemiche e con
molto rigore. Il 2025 si aprirà con un PIL in negativo e con una recessione
economica che non potevamo, nonostante tutto, neppure immaginare. Se, e quando,
ci saranno segnali di una politica più coerente e di ripresa, sarà nostra
premura prenderne atto. Le “ipotesi” preferiamo non evidenziarle. E’ meglio.
Giorgio Brignola, de.it.press
Rapporto Immigrazione 2024. Popoli in cammino
“Non sarebbe
possibile realizzare un’efficace e autentica accoglienza dei migranti, né una
loro protezione, promozione e integrazione, se si curassero solo gli aspetti
economici o lavorativo, ignorando le dimensioni sociali e relazionali”. Lo ha
dichiarato ieri a Roma all’agenzia SIR, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore
generale della Fondazione Migrantes, durante la presentazione del XXXIII
Rapporto Immigrazione Caritas/Migrantes dal titolo Popoli in cammino. “Né
tantomeno si darebbe una risposta adeguata alla persona – ha proseguito – se si
ricercasse esclusivamente una soluzione ai problemi abitativi o alimentari che
pure la affliggono, senza prestare pari attenzione agli aspetti culturali e
religiosi, che costituiscono invece dimensioni essenziali di ogni persona.
Qualsiasi concezione di accoglienza che concepisse quest’ultima solo come
impegno materiale sarebbe una pericolosa riduzione”. Mons. Felicolo ha concluso
invitando a ritrovare “la vocazione di formare una comunità comporta da
fratelli e sorelle che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni
degli altri”.
Infatti, come ha
evidenziato sempre all’agenzia SIR Simone Varisco, il ricercatore della
Fondazione Migrantes che ha curato la realizzazione del Rapporto, “la mobilità
umana è un fatto comunitario, sia per coloro che migrano sia per chi è chiamato
ad accogliere. Si accoglie e si include insieme. All’opposto della comunità c’è
l’individualismo che è negazione non solo della comunità e dell’umanità stessa.
Occorre passare dall’essere cellule singole a essere corpo sociale”. Sul
versante della missionarietà, Varisco ha invitato a guardare ai migranti non
come oggetti ma protagonisti attivi. Ha citato i casi di Germania, Norvegia,
Islanda, Paesi in cui la componente cattolica della popolazione è ormai
rappresentata in maggioranza da persone di origine straniera. Migr.on.17
Dl fiscale, ok del Cdm: cosa c'è nel decreto
I principali
interventi approvati dal governo
Il Consiglio dei
ministri, su proposta della presidente Giorgia Meloni e del ministro
dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato un
decreto-legge che introduce misure urgenti in materia economica e fiscale e in
favore degli enti territoriali. Ecco alcune tra le principali previsioni.
Dl fiscale, le
misure
Rifinanziamento di
autorizzazioni di spesa. Si dispongono tre rifinanziamenti per la gestione
dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, il contratto di programma RFI e il
servizio civile universale.
Rifinanziamento
Ape sociale 2024. Si incrementa di 20 milioni di euro per l’anno 2025, 30
milioni di euro per l’anno 2026, 50 milioni di euro per l’anno 2027 e di 10
milioni di euro per l’anno 2028, l’autorizzazione di spesa relativa
all’indennità APE sociale.
Misure in favore
di grandi eventi. Al fine di assicurare l’organizzazione e lo svolgimento dei
XX Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026, si incrementa di 25 milioni di
euro, per l’anno 2024, l’autorizzazione di spesa già prevista. Inoltre, per
consentire al Comitato Italiano Paralimpico di provvedere ai propri fini
istituzionali a fronte dei maggiori costi relativi alla XVII edizione dei
Giochi Paralimpici 2024, si incrementa di 4 milioni di euro, per l’anno 2024,
l’autorizzazione di spesa relativa alla promozione e allo sviluppo della
pratica sportiva di base e agonistica delle persone con disabilità. Si
autorizza la spesa di 4 milioni di euro per l’anno 2024 in favore di Roma
Capitale per le esigenze connesse allo svolgimento delle celebrazioni del
Giubileo della Chiesa cattolica.
Misure relative al
pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario del personale delle Forze
di polizia. Al fine di garantire, tra l’altro, le esigenze di tutela
dell’ordine e della sicurezza pubblica, si incrementa di 100 milioni di euro,
per l’anno 2024, rispetto all’ammontare previsto a legislazione vigente, lo
stanziamento destinato alla remunerazione delle prestazioni di lavoro
straordinario già svolte dal personale delle Forze di polizia e del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco.
Misure in materia
di PNRR. Si introduce un complesso di misure urgenti per rafforzare le misure
già previste per la riduzione dei tempi di pagamento, dando attuazione alla
milestone M1C1-72-bis del PNRR.
In particolare, si
introduce l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di adottare, annualmente,
un piano dei flussi di cassa, contenente un cronoprogramma dei pagamenti e
degli incassi relativi all’esercizio di riferimento, sulla base di modelli
elaborati dal Ministero dell’economia e delle finanze - Dipartimento della
Ragioneria Generale dello Stato.
Inoltre, lo stesso
Ministero, al fine di consentire alle amministrazioni centrali titolari di
misure del PNRR, di poter avere la disponibilità delle risorse necessarie per i
trasferimenti in favore dei soggetti attuatori degli interventi, effettuerà, a
titolo di anticipazione, i suddetti trasferimenti a carico delle risorse del
Fondo Next generation Eu – Italia nel termine di 15 giorni decorrenti dalle
richieste formulate dalle predette amministrazioni attraverso il sistema
informatico ReGis. Tali richieste devono attestare, in particolare, l’esigenza
di liquidità per far fronte alle erogazioni in favore dei soggetti attuatori
degli interventi del PNRR.
Su richiesta
formulata dalle amministrazioni titolari di misure PNRR, il Ministero
dell’economia e delle finanze potrà effettuare anticipazioni di cassa nei
limiti delle disponibilità esistenti.
Disposizioni
fiscali. Si modifica l’imposta sostitutiva, per le annualità ancora
accertabili, dei soggetti che aderiscono al concordato preventivo biennale. I
soggetti che hanno applicato gli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA)
e che aderiscono nel termine del 31 ottobre 2024, possono adottare un regime di
ravvedimento, versando l’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e delle
relative addizionali nonché dell’imposta regionale sulle attività produttive.
Il decreto adegua
la normativa in materia di ravvedimento per i soggetti che aderiscono al
concordato preventivo biennale e che per le annualità 2020 e 2021 abbiano
dichiarato la presenza di una causa di esclusione dalla applicazione degli ISA
in relazione alla diffusione della pandemia da COVID-19.
Somme da
riconoscere alle autonomie territoriali. Si riconosce alla Regione Sicilia un
contributo pari a euro 74.418.720, per l’anno 2024, in relazione agli effetti
finanziari conseguenti alla revisione della disciplina dell’imposta sul reddito
delle persone fisiche e delle detrazioni fiscali connessa all’attuazione della
riforma fiscale. Inoltre, si riconosce alla Provincia autonoma di Trento
l’importo di euro 5.491.000, relativo al maggior gettito della tassa
automobilistica riservata allo Stato per l’anno 2013. Adnkronos 17
Cina-Africa: la diplomazia della “trappola del debito”
Sulla scia di una nuova
corsa globale ai minerali grezzi critici, necessari per accelerare la
transizione dall’energia fossile a quella pulita, l’Africa si presenta ancora
una volta come un campo di battaglia politico e di geosicurezza sia per le
potenze consolidate (Ue, Regno Unito e Stati Uniti) sia per quelle emergenti
(Cina, India, Russia, Iran, Turchia, Emirati Arabi Uniti). La Cina sta
rapidamente ampliando la sua influenza sul continente, diventando il principale
partner commerciale bilaterale dell’Africa, superando sia l’Ue che gli Stati
Uniti. Il commercio cinese con l’Africa è aumentato di oltre il 226% tra il
2006 e il 2018, evidenziando i legami diplomatici ed economici in espansione
tra le due regioni.
In occasione di un
recente Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC) a Pechino, la Cina si è
impegnata a stanziare ulteriori 51 miliardi di dollari per finanziare lo
sviluppo in Africa nei prossimi tre anni. Sebbene gli investimenti e le linee
di credito cinesi siano accolti con favore da molti Paesi africani alle prese
con infrastrutture sottosviluppate e limitazioni di capitale, l’approccio della
Cina è stato oggetto di un crescente scrutinio. Un numero crescente di studiosi
sta cercando di comprendere e di disaggregare le relazioni Cina-Africa in un
contesto geopolitico dinamico e polarizzante, caratterizzato dalla competizione
tra potenze consolidate e aspiranti tali.
Per la maggior
parte, l’Africa si trova intrappolata tra le proverbiali potenze “vecchie” e
“nuove”, incapace di articolare una visione unitaria e una posizione comune. A
differenza della Cina, che ha una politica estera centralizzata, l’Africa
comprende 54 Paesi diversi e distinti, ciascuno con i propri obiettivi di
politica estera. Questa diversità sottolinea la complessità di formulare una
posizione africana coesa sulle questioni globali, poiché i Paesi tendono ad
allineare i propri strumenti di politica estera per servire al meglio i propri
obiettivi economici, politici e di sicurezza.
Sicurezza e
diplomazia: il peso crescente degli aiuti militari nelle relazioni Cina-Africa
A differenza
dell’Europa, della Russia o degli Stati Uniti, l’impegno della Cina con il
continente africano è relativamente recente e risale principalmente all’era
post-indipendenza. In questo periodo, la Cina ha cercato di stabilire relazioni
diplomatiche strategiche con gli Stati africani di recente indipendenza,
enfatizzando la sua politica di non interferenza negli affari interni dei Paesi
sovrani. Nella seconda metà del XX secolo, la Cina si è gradualmente orientata
verso partnership economiche più profonde con l’Africa. Questi legami sono
stati formalizzati in modo significativo nel 2013 con il lancio della Belt and
Road Initiative (BRI) sotto la guida del presidente Xi Jinping, segnando uno
sforzo concertato per espandere l’influenza economica e politica della Cina nel
mondo in via di sviluppo.
La penetrazione
finanziaria della Cina in Africa può essere attribuita, in parte, al relativo “ritiro”
dell’Ue e degli Stati Uniti, insieme alle loro limitate capacità di prestito
dopo la crisi finanziaria globale del 2008. Di conseguenza, i prestiti e gli
investimenti cinesi sono diventati sempre più interessanti per i governi
africani, in cerca di alternative alle pratiche di prestito condizionato delle
istituzioni finanziarie internazionali come il FMI e la Banca Mondiale.
Dalla sua
istituzione nel 2000, la FOCAC è diventata una piattaforma fondamentale per
rafforzare la collaborazione tra Cina e Paesi africani. Convocata ogni tre
anni, la FOCAC ha facilitato l’espansione del commercio, degli investimenti e
del sostegno finanziario cinese, offrendo prestiti “accessibili” per lo
sviluppo delle infrastrutture, la creazione di posti di lavoro e la crescita
economica. Per approfondire i legami economici e diplomatici, la Cina ha
attuato diverse iniziative strategiche, tra cui la creazione del China-Africa
Business Council (CABC) nel 2004, che mira a guidare le imprese private cinesi
negli investimenti in Africa. Questa strategia ha dato risultati significativi,
posizionando la Cina come il più grande partner commerciale bilaterale
dell’Africa e il principale finanziatore del continente. Nel 2021, il commercio
Cina-Africa aveva superato i 245 miliardi di dollari. La centralità della FOCAC
in questo contesto è evidente nella sua crescente rilevanza, con un aumento
della partecipazione da 40 capi di Stato e di governo africani nel 2006 a 51
nel vertice del 2024 a Pechino. Tuttavia, nonostante la Cina sia il primo
partner commerciale dell’Africa, le relazioni commerciali rimangono
squilibrate, con la Cina che esporta in Africa più di quanto importi.
Il recente impegno
cinese di 51 miliardi di dollari al vertice FOCAC di quest’anno, sebbene
inferiore ai 60 miliardi promessi nel 2015, sottolinea il crescente impegno
commerciale e strategico di Pechino nei confronti dell’Africa. Oltre a questo
impegno finanziario, la Cina ha stanziato 140 milioni di dollari in aiuti
militari, l’importo più elevato finora destinato alla sicurezza africana.
Questi aiuti comprendono l’impegno a formare 6.000 militari e 1.000 agenti
delle forze dell’ordine, nonché a stabilire una partnership per l’attuazione
dell’Iniziativa di sicurezza globale (GSI).
La GSI rappresenta
la visione strategica della Cina per riorientare il panorama della sicurezza
globale, allontanandosi da un sistema di alleanze incentrato sugli Stati Uniti.
Questa iniziativa si basa sull’impegno cinese del 2018 di 100 milioni di
dollari per sostenere l’African Standby Force (ASF) e l’Africa Capacity for
Immediate Response to Crisis. Sebbene l’impatto a lungo termine di questi
sviluppi sulla sicurezza africana debba ancora essere valutato, essi
evidenziano l’importanza crescente delle questioni di sicurezza nelle relazioni
Cina-Africa, specialmente nei Paesi in cui gli investimenti cinesi possono
essere a rischio.
L’industria cinese
dei veicoli elettrici e la corsa globale ai minerali grezzi critici dell’Africa
Il bisogno della
Cina di minerali grezzi critici e di altre risorse, nonché di un mercato per
vendere i prodotti in eccesso, ha spinto il paese ad approfondire gli impegni
con i Paesi africani. Destinata a diventare il più grande consumatore di
petrolio al mondo entro il 2030, la Cina ha cercato di rafforzare i legami
diplomatici con Paesi africani ricchi di minerali, come Nigeria, Sud Sudan,
Angola e Repubblica Democratica del Congo (RDC). Gli studi dimostrano che la
Cina gestisce l’80% del cobalto mondiale e il 61% del litio, permettendole di
incrementare la produzione di veicoli elettrici, con aziende e società cinesi
che ora rappresentano il 51% delle vendite globali di tali veicoli . Ad
esempio, la casa automobilistica cinese BYD detiene una quota di mercato del
21%, la più alta a livello mondiale.
Poiché la produzione
attuale supera la domanda, la Cina sta cercando mercati alternativi, compreso
quello africano, e sta anche cercando di aumentare la produzione di veicoli
elettrici in Africa per aggirare le tariffe dell’Ue e degli Stati Uniti sui
produttori cinesi. Ad esempio, il Marocco è diventato il principale produttore
di veicoli elettrici in Africa. Attualmente, il mercato africano conta circa
20.000 veicoli elettrici e meno di 1.000 stazioni di ricarica in tutto il
continente, ma le aziende cinesi hanno avviato o stanno per avviare impianti di
produzione in almeno 21 Paesi africani, tra cui Egitto, Sudafrica, Botswana,
Ruanda e Kenya.
La produzione di
veicoli elettrici e l’accesso a minerali grezzi critici, come litio, nichel e
cobalto, utilizzati nelle batterie, sono diventati elementi fondamentali
dell’impegno della Cina nei confronti dei Paesi africani. Con l’accelerazione
della transizione dall’energia fossile a quella pulita, l’Africa è diventata un
campo di battaglia geoeconomico e politico, poiché UE, Stati Uniti, Cina e
altri cercano di dominare l’industria dei veicoli elettrici e la relativa
catena del valore. Sostenuta dalla legge sulle materie prime critiche, l’Ue
mira a azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050. Questa legge fa parte
della strategia dell’Ue di coinvolgere i Paesi africani: diversi Paesi dell’Ue
offrono accordi di fornitura in cambio di investimenti nell’economia verde
dell’Africa. Ad esempio, l’Ue ha stipulato accordi con la RDC, il Ruanda, lo
Zambia e la Namibia per assicurarsi le materie prime.
Vedendo
un’opportunità per far crescere le proprie economie e aumentare la produzione
nazionale, diversi Paesi africani, tra cui Zimbabwe, Ghana e Nigeria, hanno
vietato l’esportazione di minerali grezzi critici, insistendo sulla necessità
di raffinare queste risorse all’interno dei propri confini come parte del
processo di valorizzazione locale. Per quei Paesi che ci riusciranno, questo
potrebbe porre le basi per una maggiore collaborazione tra le aziende minerarie
private cinesi e i governi africani. Tuttavia, molto dipenderà
dall’affidabilità delle infrastrutture elettriche e di trasporto.
Il ruolo della
Cina nella diplomazia globale dell’Africa
Oltre ai legami
bilaterali, la Cina sta cercando di approfondire il suo impegno diplomatico con
i Paesi africani nei principali forum globali, tra cui le Nazioni Unite e il
Consiglio di Sicurezza. Un esempio pertinente è la Convenzione quadro delle
Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale, avviata dai Paesi
africani per combattere i flussi finanziari illeciti (IFF). Secondo un rapporto
storico guidato dall’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki, l’Africa perde ogni
anno circa 100 miliardi di dollari a causa degli IFF. La convenzione, che
dovrebbe essere approvata dall’Assemblea Generale nel corso di quest’anno, mira
a stabilire standard fiscali globali su ricchezza, prelievi ambientali e IFF.
È interessante
notare che, mentre alcuni Paesi del Nord globale, tra cui Gran Bretagna, Stati
Uniti e Ue, si sono astenuti o opposti al mandato fiscale per motivi tecnici o
settoriali, la Cina e la Russia si sono allineate al Sud globale, cogliendo
l’opportunità di rafforzare le relazioni diplomatiche con gli Stati africani.
Nonostante non siano tradizionalmente associati alla trasparenza finanziaria,
Cina, Russia e Corea del Nord hanno sostenuto la creazione di un nuovo
organismo delle Nazioni Unite per affrontare una questione cruciale per lo
sviluppo dell’Africa. L’Assemblea Generale ha deciso di istituire un’agenzia
intergovernativa delle Nazioni Unite per scopi fiscali, anche se sono stati
compiuti sforzi per limitarne la portata.
Questo sviluppo
evidenzia una dinamica diplomatica strategica, con la Cina e la Russia che
sfruttano la percepita mancanza di entusiasmo da parte dei Paesi occidentali
nei confronti della Convenzione fiscale delle Nazioni Unite. In questo modo,
dimostrano il loro sostegno all’agenzia e alla cooperazione africana,
nonostante la loro complessa storia in materia di trasparenza finanziaria. In
particolare, nel luglio 2008, allineandosi alla posizione comune dell’Unione
Africana sullo Zimbabwe, la Cina e la Russia hanno votato contro la bozza di
risoluzione S/2008/447 del Consiglio di Sicurezza, che mirava ad autorizzare un
intervento militare sostenuto dalle Nazioni Unite in risposta alla situazione
politica e dei diritti umani nel Paese.
La Cina e la
questione del debito in Africa
Sebbene gli
investimenti e le linee di credito cinesi siano accolti con favore da molti
Paesi africani alle prese con infrastrutture sottosviluppate e limitazioni di
capitale, l’approccio della Cina è oggetto di crescente scrutinio. I critici
esprimono preoccupazioni riguardo a quella che è stata definita la “diplomazia
della trappola del debito”, in cui i Paesi incapaci di onorare i propri prestiti
sono costretti a fare concessioni strategiche, aumentando così la loro
vulnerabilità economica e politica.
Sebbene Pechino
non abbia affrontato la questione del debito durante il vertice, il Segretario
generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha sottolineato la grave sfida
del debito che molti Paesi africani devono affrontare. Ha osservato che
l’elevato onere del debito in Africa rende sempre più difficile per i Paesi
poveri investire nello sviluppo sostenibile e ha chiesto la riforma
dell’architettura finanziaria internazionale, evidenziando l’importanza della
cooperazione sud-sud per guidare i progressi verso obiettivi di sviluppo
condivisi.
Diversi Paesi africani sono fortemente indebitati con la Cina, e sono stati segnalati casi di sequestro forzato di infrastrutture strategiche, come i porti marittimi, da parte di funzionari cinesi quando i Pae